Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 19 nr. 167
ottobre 1989


Rivista Anarchica Online

A nous la libertè
diario a cura di Felice Accame

La coda dell'implicito

Una vedova allegra...ma non troppo, come titolo, ha più di un merito per rivelare la più completa insipienza del film cui si riferisce. C'è la formula usurata del "x... ma non troppo", ci sono i puntini di sospensione (alzi la mano chi si ricorda un buon film nel cui titolo allignino puntini di sospensione: è come se ci fossero "regole" non scritte sulla capacità di un titolo nei confronti della qualità del prodotto che designa) e, come primo impatto, c'è la "vedova allegra", figura ormai canonica di quella nequizia ideologica che ha rappresentato l'operetta - come genere artistico presso certi paesi e certe generazioni ove l'ipocrisia l'ha fatta da padrone.
Che questa "Vedova allegra etc." ennesima l'abbia diretta un tal Jonathan Demme e l'abbia interpretata una sempre più muteggiante (da "Muti Ornella") Michelle Pfeiffer - ogni suo sguardo sembra testimoniare un bagno di endorfine per le cellule gliali..., nonché un caricaturale Matthew Modine, non ha fatto sì che il film migliorasse di un baffo ciò che il titolo italiano garantisce. E infatti il film è rimasto poco più di una porcheriuola: l'avrei potuto dirigere anch'io con pari destrezza e avrei potuto affidare la parte della vedova allegra a Pippo Baudo con risultati non peggiori.
Detto di passaggio, la vedova in questione è tutto fuori che allegra: le hanno tolto di mezzo il marito mafioso e fedifrago e, mentre l'FBI cerca di coinvolgerla per incastrarne i soci, lei cerca la fuga verso una vita libera, felice, lontana dalle "famiglie" e rispettabile.
Ovvio che siamo in America e ovvio che siamo rigorosamente fra italo-americani, dei cui tic più italo che americani dovremmo ridere come matti (sì, perché traspare qua e là il tentativo vano di sollazzare l'incauto spettatore). Orbene, se la miseria è costì ed è così, perché parlarne? Che c'è da discuterne? Per quale fortuita circostanza rifletterci sopra?
Presto detto: per i titoli di coda. Fra le sciocchezzuole, una sciocchezzuola simpatica e istruttiva. Mentre scorrono i nomi di comprimari e di tecnici, infatti, il regista ha pensato di proiettare sequenze che nel film non s'erano viste, sequenze che - badate - non spostano di una virgola la vicenda narrativa, ma che, diciamo al momento del montaggio, sono state tagliate via come superflue. Più che altro, è curioso come esperimento mentale: praticamente allo spettatore è dato di ricostruire le fasi fondamentali del film tramite immagini che "non ha visto" ma che ora gli tocca porre in relazione con ciò che "ha visto" ricostruendone la reciproca congruenza.
All'esplicito del racconto, per una volta, viene aggiunto - così, più per sfizio che per interesse specifico perché nulla ci vien detto che già non "sapessimo" - una porzione di implicito, una porzione tra le tante o, meglio, tra le infinite che governano silenziosamente qualsiasi racconto (non solo cinematografico, anche quello che possiamo fare a nostro figlio tornando a casa dal lavoro).
Un esempio: se nel film abbiamo visto un personaggio prendere l'ascensore nell'albergo in cui sappiamo esserci un altro personaggio a noi noto, e poi vediamo il primo nella stanza del secondo, ecco che, nei titoli di coda della Vedova allegra-etc., vediamo quel primo personaggio nell'ascensore che presumibilmente sale. La sequenza "rivelata" dopo è più plausibile, anzi del tutto ovvia, e tuttavia - nella percezione del racconto - non ha trovato posto neppure sotto forma di pura rappresentazione. In altre parole: per "capire" non ne abbiamo avuto bisogno; il "non detto" svolge un ruolo essenziale, come il "detto".
Morale della favola: per scemo che un film sia, c'è sempre qualcosa da imparare. Se ci lascia del tutto indifferenti per quanto il racconto ci vuole raccontare, può invece interessarci il come questo racconto ci viene raccontato; e questa "tecnica" - tutta da appuntare - può dirci molto sull'evoluzione della trasmissione di conoscenze fra le comunità umane nell'epoca della riproduzione artificiale delle narrazioni.