Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 19 nr. 164
maggio 1989


Rivista Anarchica Online

Ma Il Manifesto no

Cari compagni,
(...) ho letto sul penultimo numero di "A" la risposta redazionale alla lettera del Circolo Trobar Clus, relativamente alla questione dello scambio di pubblicità con "Il Manifesto" e devo dire che tale risposta non mi è parsa del tutto convincente.
Non mi soffermerò sul discorso preliminarmente sviluppato dai compagni di Bordighera e che occupa la maggior parte del loro scritto, se non per dire che lo trovo interessante, stimolante e in gran parte condivisibile, ma non molto pertinente alla questione del rapporto economico della rivista "A" con "Il Manifesto".
Quanto al paragone tra la vicenda di tale rapporto e quella del dono del gruppo musicale Franti, mi trovo d'accordo con la risposta della redazione di "A" nel ritenerlo improponibile.
Si tratta, infatti, di situazioni che si collocano in piani diversi ed inconfrontabili. Il dono dei Franti va visto nell'ottica e sul piano della solidarietà reciproca, in una dimensione, cioè, che può configurarsi e svilupparsi in presenza di un certo grado di affinità, sintonia e simpatia ("condicio sine qua non", questa, anche per lo scambio paritario di annunci pubblicitari che la stessa rivista "A" mantiene con altre pubblicazioni).
L'altra dimensione è quella dei "compromessi" con la logica mercantile di un sistema sociale, all'interno del quale siamo tutti obbligati a vivere, ai quali ci troviamo tutti a dover quotidianamente sottostare, per quanto possa dispiacerci.
Quanto al fatto che, seppur in diversa misura, da tali compromessi non sia mai del tutto possibile sottrarsi, emerge, a ben vedere, anche nel caso del dono dei Franti. Quel gruppo, infatti, "ha deciso di usare 200 copie per finanziare situazioni autogestite o autogestionarie". Una tale decisione non implica, forse, l'accettazione dell'idea che i beneficiari abbiano successivamente a dover "commercializzare" quanto avuto in dono, per ricavarne un sostegno economico alle loro attività? Relativamente al primo ed al secondo dei tre quesiti con i quali si chiude la lettera del Circolo Trobar Clus, mi sembra che la risposta della redazione di "A" sia stata sufficientemente chiara ed esaustiva. Un po' meno convincente e anzi, almeno a mio avviso, piuttosto elusiva, la risposta redazionale al terzo quesito.
Se, infatti, la "questione morale" posta dalla scelta di un esborso in danaro per fini pubblicitari (così come quella, analoga ed opposta, che venne sollevata anni fa dall'accettazione di inserzioni pubblicitarie a pagamento) mi sembra astratta e, in ultima analisi, fittizia, non così quella della scelta del con chi sia lecito, opportuno e coerente allacciare un rapporto privilegiato.
In sostanza, quando, nella prima metà del 1978, la rivista "A" pubblicò degli annunci pubblicitari a pagamento (relativi, peraltro, a libri per i quali, visti gli argomenti che trattavano, nessuno avrebbe avuto niente da obiettare se fossero stati presentati e consigliati in sede di "recensione") quella decisione mi parve utile ed intelligente, tanto che mi stupì moltissimo il coro di proteste che suscitò.
Quando, più tardi, uscirono degli annunci pubblicitari di "A" su "Lotta Continua" e su "Repubblica", ne sono stato contento e tutt'altro che "scandalizzato". Mi rammaricai, anzi, che le scarse disponibilità di mezzi finanziari obbligassero a cessare tale forma di pubblicità. Lo stesso atteggiamento avrei oggi per le inserzioni su "Il Manifesto" qualora il loro costo economico fosse sopportabile e non implicasse la necessità, per contenerlo, di mettere uno spazio analogo a disposizione di quel quotidiano sulle pagine di "A".
È l'aspetto "scambio" (anche se fosse paritario) che mi lascia perplesso. Nella risposta ai compagni di Bordighera viene detto che "lo scambio/pubblicità non implica, a nostro avviso, alcuna particolare simpatia con la pubblicazione e la sua redazione. O meglio, non la implica necessariamente". Posso essere d'accordo, ma credo anche che un tale scambio esiga, almeno, il presupposto di un certo grado di compatibilità reciproca tra le differenti posizioni (se non su tutte, almeno sulla maggioranza di esse).
Dire, come si fa nella risposta redazionale, che "tutto sommato è il quotidiano più a sinistra che c'è" non significa molto, perché si tratta di una "sinistra" che non ha alcuna affinità ideale con il pensiero libertario e le aspirazioni dell'anarchismo. Neppure ha molto senso dire di quel giornale che esso sarebbe "quello che - almeno a volte - assicura un'informazione più seria".
Certo - a volte - può anche succedere (e a chi non capita? Se è per questo anche sul "Corriere della Sera" o su... "Famiglia Cristiana" vengono - a volte - pubblicate delle informazioni attendibili e serie). Ma è sufficiente per pubblicizzarlo su "A" (il che equivale a suggerirne la lettura ai compagni - e più ancora agli occasionali lettori - lasciando supporre un'affinità di posizioni) quel quotidiano?
È sufficiente per chiudere entrambi gli occhi davanti alle grottesche manipolazioni dell'informazione che sistematicamente (forse non di più, ma neppure di meno degli altri quotidiani) vi si perpetrano?
È sufficiente per dimenticarsi degli articoli denigratori, anche nei confronti del movimento anarchico, che non di rado vi compaiono?
Personalmente ne dubito molto, ma si tratta di una personale opinione e, proprio perché tale, essa è senz'altro..."opinabile" e riconosco che altri compagni possano vederla diversamente.
Un forte abbraccio.

Gianfranco Bertoli (carcere di Porto Azzurro)