Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 19 nr. 164
maggio 1989


Rivista Anarchica Online

Unica arma, l'ironia
di Salvo Vaccaro

La nostra società, come è noto, è definibile come la società dello scambio mercificato, intendendo con ciò che il paradigma della merce regge le comunicazioni infra-sociali, sia nel senso della riduzione del vivente a mera merce, sia nel senso dell'induzione equivalente allo scambio per ogni manifestazione irriducibilmente differente.
L'analisi sociologica (e politicamente intenzionata) si affanna a rintracciare nei massimi sistemi le rappresentazioni coerenti di questo paradigma, delineandone per approssimazione i caratteri e gli elementi riscontrabili successivamente nelle grandi dinamiche sociali. Ne vengono fuori dei salti paurosi tra la rilevanza dei postulati (società di classe, gerarchizzazione, introiezione dell'autorità, ecc...) e la banalità delle evidenze che dovrebbero manifestare le argomentazioni addotte.
Difficile, dunque, convincere ragionevolmente, se stessi prima degli altri, della loro bontà, e soprattutto farne uso come motivazione ad un agire e ad un riflettere diverso.
Meglio dei trattati, forse, funziona la micro-fisica, che si appunta, in modo che qualcuno potrebbe dire, "minimale", sulle piccole cose della vita quotidiana, le idiosincrasie, le banalità irriflesse, i piccoli automatismi, le cose date per scontato, crepe e ripetitività che si succedono senza scossoni, insomma, tutto l'inventario a noi più vicino degli eventi e degli atteggiamenti della vita quotidiana, esercitati e vissuti dal nostro corpo e dalla nostra mente.
Il controllo riflessivo di questi gesti è tanto più debole quanto più siamo vissuti, più che viviamo, la nostra vita; eppure, è su questo micro-terreno del quotidiano che possiamo misurare quelle teorie, quelle opzioni di fondo, quelle etiche che abbracciamo a livello teorico, a cui siamo debitori del taglio che vorremmo dare ai nostri desideri, che vorremmo comunicare orizzontalmente, dalle quali traiamo le nostre provvisorie conclusioni in fatto di scelte antiautoritarie, libertarie, solidali, giuste ed egualitarie (in clima di rievocazioni rivoluzionarie...), e per le quali, infine, ci meravigliamo del fatto che siano neglette, misconosciute, addirittura negate, come se qualcuno volesse scegliere la schiavitù piuttosto della libertà, ed il nostro ragionare libertario non fosse così self-evident come appare a noi, così semplice da imporsi ragionevolmente senza costrizione alcuna.
I testi radiofonici di Accame e Oliva raccolti in Transazioni minori dall'editrice Eleuthera (pagg. 220, lire 18.000) sono preziosi nella loro confidenzialità, nel loro understatement in cui la retorica e la ridondanza barocca vengono banditi, nel loro restare aggrappati alle piccole cose della vita quotidiana, delle quali ci raccontano, pacatamente ma acutamente, risvolti opachi e lati scuri, sino a pervenire alla metamorfosi complessa di un fatto, gesto o situazione che si dava per monolitica, per rigida.
L'attenzione per la micro-fisica diventa un'operazione proficua, perché svela rappresentazioni, innocenti simulazioni e imposture (come direbbe Baudrillard) accompagnandoci per mano per sentieri che non dichiarano apertamente il punto di vista adottato e la bussola cui riferirsi.
Il testo fa parte di quella preziosa famiglia di aforismi sulla "vita offesa", che ha nei Minima moralia adorniani il suo capolavoro ineguagliato, con il quale condivide il tono sommesso, disincantato, sornione, la cui unica arma graffiante rimane l'ironia, che, come è noto, è l'arma più irriverente e più irriducibile contro il morbo del potere.