Rivista Anarchica Online
Unica arma, l'ironia
di Salvo Vaccaro
La nostra società, come è
noto, è definibile come la società dello scambio
mercificato, intendendo con ciò che il paradigma della merce
regge le comunicazioni infra-sociali, sia nel senso della riduzione
del vivente a mera merce, sia nel senso dell'induzione equivalente
allo scambio per ogni manifestazione irriducibilmente differente.
L'analisi sociologica (e politicamente
intenzionata) si affanna a rintracciare nei massimi sistemi le
rappresentazioni coerenti di questo paradigma, delineandone per
approssimazione i caratteri e gli elementi riscontrabili
successivamente nelle grandi dinamiche sociali. Ne vengono fuori dei
salti paurosi tra la rilevanza dei postulati (società di
classe, gerarchizzazione, introiezione dell'autorità, ecc...)
e la banalità delle evidenze che dovrebbero manifestare le
argomentazioni addotte.
Difficile, dunque, convincere
ragionevolmente, se stessi prima degli altri, della loro bontà,
e soprattutto farne uso come motivazione ad un agire e ad un
riflettere diverso. Meglio dei trattati, forse, funziona
la micro-fisica, che si appunta, in modo che qualcuno potrebbe dire,
"minimale", sulle piccole cose della vita quotidiana, le
idiosincrasie, le banalità irriflesse, i piccoli automatismi,
le cose date per scontato, crepe e ripetitività che si
succedono senza scossoni, insomma, tutto l'inventario a noi più
vicino degli eventi e degli atteggiamenti della vita quotidiana,
esercitati e vissuti dal nostro corpo e dalla nostra mente.
Il controllo riflessivo di questi gesti
è tanto più debole quanto più siamo vissuti, più
che viviamo, la nostra vita; eppure, è su questo micro-terreno
del quotidiano che possiamo misurare quelle teorie, quelle opzioni di
fondo, quelle etiche che abbracciamo a livello teorico, a cui siamo
debitori del taglio che vorremmo dare ai nostri desideri, che
vorremmo comunicare orizzontalmente, dalle quali traiamo le nostre
provvisorie conclusioni in fatto di scelte antiautoritarie,
libertarie, solidali, giuste ed egualitarie (in clima di rievocazioni
rivoluzionarie...), e per le quali, infine, ci meravigliamo del fatto
che siano neglette, misconosciute, addirittura negate, come se
qualcuno volesse scegliere la schiavitù piuttosto della
libertà, ed il nostro ragionare libertario non fosse così
self-evident come appare a noi, così semplice da imporsi
ragionevolmente senza costrizione alcuna.
I testi radiofonici di Accame e Oliva
raccolti in Transazioni minori dall'editrice Eleuthera (pagg.
220, lire 18.000) sono preziosi nella loro confidenzialità,
nel loro understatement in cui la retorica e la ridondanza barocca
vengono banditi, nel loro restare aggrappati alle piccole cose della
vita quotidiana, delle quali ci raccontano, pacatamente ma
acutamente, risvolti opachi e lati scuri, sino a pervenire alla
metamorfosi complessa di un fatto, gesto o situazione che si dava per
monolitica, per rigida. L'attenzione per la micro-fisica
diventa un'operazione proficua, perché svela rappresentazioni,
innocenti simulazioni e imposture (come direbbe Baudrillard)
accompagnandoci per mano per sentieri che non dichiarano apertamente
il punto di vista adottato e la bussola cui riferirsi.
Il testo fa parte di quella preziosa
famiglia di aforismi sulla "vita offesa", che ha nei Minima
moralia adorniani il suo capolavoro ineguagliato, con il quale
condivide il tono sommesso, disincantato, sornione, la cui unica arma
graffiante rimane l'ironia, che, come è noto, è l'arma
più irriverente e più irriducibile contro il morbo del
potere.
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