Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 19 nr. 161
febbraio 1989


Rivista Anarchica Online

Per un autoadesivo
a cura della Redazione

L'anno 1988 addì 16 del mese di Dicembre alle ore 15,45 in questa loc. Piazza Ranieri. Innanzi a Noi sottoscritti Ufficiali e Agenti di P.G., appartenenti al suddetto Ufficio, è presente Marciati Eloisia, nata a Orvieto il 16.08.53, ivi residente in vicolo Lattanzi nr. 8, alla quale viene notificato il retroscritto provvedimento di sequestro emesso in data 16.12.88 dal Pretore di Orvieto inerente al reato previsto per la violazione di cui all'art. 403 2 comma C.P..
Noi verbalizzanti diamo atto di aver proceduto quindi al sequestro di nr. 1 autoadesivo forma tonda, applicato nella parte posteriore dell'autovettura targata TR 234418 recante la scritta "PAPA WOJTILA - N0 GRAZIE", il tutto in ottemperanza a quanto indicato nel provvedimento di sequestro retroscritto.
Di quanto sopra è stato redatto, previa lettura e conferma da parte dei verbalizzanti e della Marciati Eloisia (sic!), ne viene consegnata copia nelle mani della stessa.
Fatto, letto, confermato e sottoscritto in data e luogo di cui sopra.

E tanto di timbro della "Polizia di stato - Commissariato di Orvieto - Squadra di P.G.".
Dunque, i fatti sono andati così. Ad un normale controllo stradale (bollo, patente, libretto), la Marciati risulta "tutto in regola". Ma l'occhio di un solerte tutore dell'ordine si posa sull'autoadesivo incollato accanto alla targa. L'autorità giudiziaria viene subito informata. Ed il non meno solerte pretore di Orvieto, considerato che gli accertamenti eseguiti dalla Polizia ed in particolare la fotografia dell'autoadesivo costituiscono sicuri elementi di colpevolezza; ritenuto necessario ai fini probatori come pure al fine di evitare che il reato venga portato ad ulteriore (sic!) conseguenze, ordina appunto il sequestro dell'autoadesivo, che la Polizia Giudiziaria effettua stilando appunto il testo riportato all'inizio.
Secondo quanto riferito da alcuni quotidiani, il caso sarebbe ora all'esame della Corte Costituzionale, investita dal dubbio sulla legittimità o meno del procedimento promosso dal pretore di Orvieto, che ha ravvisato nell'autoadesivo un'"offesa della religione dello stato mediante vilipendio del medesimo ministro del culto cattolico".