Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 18 nr. 156
giugno 1988


Rivista Anarchica Online

Anarchici a Pisa
di Paolo Finzi

Da anni - da sempre, potremmo dire - non perdiamo occasione per sostenere l'importanza che riveste, per il movimento anarchico ma anche - più in generale - per la cultura italiana, la ricostruzione di quelle pagine di storia che segnarono la nascita del movimento operaio e socialista nel nostro Paese, sotto il segno caratterizzante dell'anarchismo.
Non è tanto una questione di rivalsa contro la storiografia marxista, da molti decenni egemone nel mondo culturale e universitario, e contro i suoi tentativi di "riscrivere" la storia cancellando tout court gli anarchici, le loro lotte, le loro polemiche (oppure stravolgendole del tutto).
Il fatto è che siamo convinti che solo facendo i conti criticamente con le sue origini, con i primi contrasti tra socialisti autoritari e libertari, con il dibattito sull'organizzazione specifica ed operaia, ecc., sia possibile oggi ritrovare appieno il senso di una presenza - quella anarchica e libertaria, appunto - che anche un secolo dopo conserva - ed anzi, per certi aspetti, accentua - il suo significato nella società.
Ne è una conferma il documentato lavoro di ricostruzione storica appena uscito per i tipi della Biblioteca Franco Serantini (via San Martino 108, Casella postale 247, 56100 Pisa, conto corrente postale 11232568) dal titolo Anarchismo e lotte sociali a Pisa 1871-1901 (Dalla nascita dell'Internazionale alla Camera del Lavoro).
Ne è autore Franco Bertolucci, militante della Federazione Comunista-Anarchica Pisana impegnato anche nell'attività culturale promossa dalla Biblioteca Franco Serantini.
Il volume (pagg. 223, lire 18.000) può essere letto - perché tale innanzitutto è - come una ricostruzione il più possibile precisa del contesto proletario pisano nella seconda metà dello scorso secolo e dell'attività che vi svolsero gli anarchici, in un rapporto quantomai stretto (e polemico) con le altre componenti della "sinistra": i socialisti ed i repubblicani.
Per dare un'idea della consistenza dell'anarchismo pisano sul finire del secolo, val la pena riportare il prospetto dei gruppi anarchici della città (tra parentesi, il numero degli aderenti) secondo i dati forniti dal prefetto nel 1891.
L'elenco comprende i seguenti 15 gruppi: Né dio né padrone (42), Cafiero (73), Pisacane (60), La famiglia (91), Primo maggio (74), 18 marzo (76), Figli del lavoro (30), Gruppo anarchico (90), Sociale (75), Studi sociali (83), Lavoratori (88), Luce e verità (35), Bakunin (38), I figli dell'anarchia (70), Avvenire (25).
Sia ben chiaro: i prefetti, tanto più quando si basano su dati forniti dalla polizia, sono quanto di più inattendibile si possa trovare. Eppure questi dati - ed anche le denominazioni dei gruppi - aiutano a ricostruire una realtà ed un clima sociale.
C'è poi una seconda lettura possibile di questo libro, ed è quella che ritrovi - tra le pieghe dell'attività locale, nel dibattito interno agli anarchici e tra questi e le altre forze "sovversive" ecc. - le ragioni di fondo di un impegno, il senso di un progetto rivoluzionario perché estraneo alle logiche del potere. Una chiave di lettura attuale, contemporanea - alla quale il lavoro di Bertolucci fornisce non pochi spunti di riflessione - su di una presenza anarchica che nemmeno la dura e prolungata repressione fascista saprà stroncare e che per alterne vicende - tra cui quella drammatica che ha avuto per protagonista/vittima il giovane Serantini - è proseguita fino ad oggi.
Un oggi - va sottolineato - che vede gli animatori della Biblioteca Franco Serantini impegnati - tra l'altro - in una battaglia per assicurare alla loro iniziativa, dopo lo sfratto ricevuto, una sede adeguata per proseguire la loro attività.