Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 18 nr. 156
giugno 1988


Rivista Anarchica Online

Libertari a Budapest
(Traduzione di Giuseppe Gessa dal n. 15 della rivista Itzok, marzo 1988)

Mentre i mass-media si occupano delle vicende del potere in Ungheria, all'indomani della sostanziale uscita di scena di Kadar, noi preferiamo seguire quanto si muove in senso libertario dentro la società, nonostante la cappa oppressiva del potere comunista.

La nascita di un piccolo movimento libertario in Ungheria è stata illustrata, a un anno di distanza, da due documenti apparsi sulla stampa libertaria tedesca.
Circa un anno fa la rivista anarchica tedesca Scwharzer Faden pubblicava una lunga lettera firmata Emmanuel Goldstein (pseudonimo di un gruppo libertario polacco) in merito alla costituzione, nel novembre 1986, di un gruppo informale a Budapest. Il periodico Direkte Aktion (organo della Freie Arbeiter Union) ha pubblicato nel numero di dicembre '87 un'intervista con lo stesso E. Goldstein che traccia il bilancio di un anno di attività del gruppo ungherese.
La nascita di un movimento libertario in Ungheria avviene all'interno dell'università di Budapest, spiega E. Goldstein su Scwharzer Faden: "Da circa due anni organizzavamo seminari sui principi dell'anarchismo in ambito universitario o nei club studenteschi, con un pubblico compreso tra le quindici e le venticinque persone. La maggior parte di loro sentiva parlare per la prima volta delle idee anarchiche. Uno dei miei amici è anche riuscito ad organizzare (nell'aprile '86) un convegno scientifico sull'anarchismo nei locali dell'Istituto di studi politici del Partito. Il convegno è stato un vero successo e ha visto la partecipazione di circa duecento persone. Le relazioni vertevano sui fondamenti dell'individualismo e del comunismo anarchico, sulle figure di Bakunin e di Machno, sulle relazioni tra anarchismo e nazionalismo e su quello che è stato definito il "libertarianesimo" nella rivoluzione francese (Saint-Just). Sono state anche presentate le figure di due anarco-comunisti ungheresi vissuti all'inizio del secolo, Eugen Heinrich Schmidt e Erwin Batthvany. (...) Nonostante gli oratori non fossero tutti anarchici, contributi interessanti ed obiettivi sono arrivati da storici di professione "neutrali" o anche membri del partito comunista. Il successo dell'iniziativa non deve far dimenticare che essa si è svolta, come pure gli altri incontri, senza il coinvolgimento della popolazione. Il convegno è stato infatti pubblicizzato solo da qualche manifesto affisso all'interno dell'università".
In seguito a queste iniziative si è costituito, il 26 novembre 1986, in un appartamento privato, un gruppo di una quindicina di persone. "Noi, anarco-comunisti, individualisti e anarco-sindacalisti, ci incontreremo regolarmente in maniera informale per scambiarci idee...Per il momento non possiamo che riflettere sul tema dell'organizzazione. Abbiamo già numerosi contatti con l'ambiente underground che si presenta come "d'avanguardia" (sotto questa definizione sono compresi i gruppi che vanno dai punk a quelli della musica psichedelica e della new-wawe). I non-conformisti, i giovani e gli studenti critici sono la nostra speranza", scrive E. Goldstein.
Un anno dopo le aspettative sembrano essersi mitigate: "È pur vero che una quindicina di persone sono interessate all'anarchismo, ma questo non indica ancora l'esistenza di un vero gruppo. La sua esistenza presupporrebbe un' organizzazione che, purtroppo, non esiste affatto. Al contrario, stiamo affondando sempre più anche a livello politico. Col passare del tempo solo quattro o cinque persone hanno continuato ad incontrarsi per portare avanti delle iniziative. Voglio comunque dire che noi respingiamo l'opposizione ungherese attuale e che non lavoriamo al suo interno. Alcune persone ci hanno scritto dalla provincia, dove abbiamo una buona base e dove sono state organizzate alcune conferenze sull'anarchismo. Se esistessero dei gruppi libertari in Ungheria, il movimento avrebbe maggiori possibilità di crescere. Ma noi abbiamo paura, credo sia molto importante dirlo".
Le difficoltà del movimento libertario in Ungheria appaiono in filigrana in questo primo bilancio della sua attività. Per semplicità possiamo citarne tre: i rapporti con lo Stato, con l'opposizione e con la popolazione.
I rapporti con lo Stato. Nonostante l'esistenza di spazi di libertà in Ungheria, è evidente che l'attività dell'opposizione rimane proibita. Diventa quindi impossibile andare avanti senza superare il limite che separa la legalità dall'illegalità. "Le principali aspettative non si sono realizzate, a parte qualche discussione, mentre bisogna chiedersi a cosa servono le idee migliori se non possono essere tradotte in fatti. Non esistono alternative per coloro che non vogliono limitarsi al blabla dei partiti e dell'opposizione, visto che non è possibile fare niente. In realtà noi potremmo anche agire, ma non ha nessun senso essere anarchici in prigione".
I rapporti con l'opposizione. E. Goldstein spiega chiaramente quali sono i motivi che inducono i libertari a rifiutare di entrare nell'opposizione ufficiale. Il primo punto è relativo ai rapporti dell'opposizione con il potere politico: "Il ruolo dell'opposizione dipende in gran parte dall'atteggiamento assunto nei suoi confronti dallo Stato e dal Partito. Diverse cose sono tollerate solo perché l'opposizione afferma cose che il partito non può dire. Si tratta della questione rumena, delle minoranze ungheresi all'estero, della dipendenza dall'URSS e del sistema economico. L'opposizione si occupa soprattutto dell'economia, considerandola ancora come il problema principale. Solo in seguito vengono i diritti dell'uomo, la questione nazionale, ecc...Io considero invece di primaria importanza non la situazione economica ma i livelli catastrofici raggiunti dalla situazione sociale. L'opposizione non ha in realtà il coraggio di prendere posizione sul problema delle minoranze sociali: omosessuali, donne, tossicomani, giovani. (...) I suoi leader continuano a fare allo stato proposte che non conducono ad alcun risultato".
L'opposizione ungherese è oggi politicamente divisa in due correnti principali: "La prima, di gran lunga maggioritaria (circa il 60% del totale), è di ispirazione socialdemocratica. I socialdemocratici sono favorevoli all'economia di mercato, pur senza propugnare il capitalismo. Essi chiedono un livello di vita più elevato, connesso a diritti sociali e democratici. L'altro gruppo è molto più piccolo ma più pericoloso: si tratta di nazionalisti e di sciovinisti, che rivendicano la Grande Ungheria, comprendente le regioni rumene dove vivono degli ungheresi. (...) Bisogna sottolineare che i nazionalisti di destra non sono mai stati presi di mira dalle autorità. Questi gruppi conducono furiose battaglie contro l'aborto sulla stampa ufficiale che, di tanto in tanto, pubblica articoli venati di antisemitismo.
I rapporti con la popolazione. "Il 1956 è il passato" scrive E. Goldstein. Questa frase rivolta all'opposizione ufficiale, prende forza dalla situazione in cui versa la stessa popolazione ungherese. "I danni causati da quarant'anni di totalitarismo pesano ancora oggi. (...) Non tanto perché la gente abbia paura di pensare a voce alta - in nessun luogo dell'Est europeo la gente critica la propria situazione come da noi. Molto semplicemente, lo stupefacente sviluppo della coscienza individuale e collettiva è stato, dopo il 1956, molto spesso legato alla soddisfazione dei bisogni materiali. La gente non solo ha il necessario per vivere, ma possiede anche il televisore e, talvolta, un'automobile o una seconda casa. Gli ungheresi possono viaggiare all'ovest con molta più facilità dei cittadini di altri paesi dell'Est. Quello ungherese è un popolo che ha molto da perdere, perché il benessere materiale è un dono che viene dall'alto, legato all'"intelligenza" dei potenti, i quali hanno d'altra parte smesso da tempo di essere marxisti".
I libertari ungheresi, rispetto a questo scenario politico e sociale, sembrano privilegiare due terreni d'azione: la cultura e il movimento ecologista.
Sul primo punto E. Goldstein scrive: "Si tratta pressoché dell'unico ambito in cui è possibile diffondere delle idee, dove esistono grandi possibilità nonostante la censura. Una delle nostre iniziative fu l'esposizione Radical Art".
Molte speranze sono anche riposte nello sviluppo di un movimento alternativo sui problemi ambientali, largamente ispirato all'esempio tedesco-occidentale. "Negli ultimi due tre anni molte nuove idee si sono diffuse tra gli studenti, le idee dell'ambiente Verde alternativo, che hanno come obiettivo politico la protezione dell'ecosistema. Si nota un crescente interesse per l'ecologia e per le forme di vita alternativa, con il parallelo sviluppo di un'attenzione intellettuale per l'anarchismo". Molto indicativa a questo proposito è stata la lotta contro la diga Nagymaros (con diverse migliaia di firme raccolte), alla quale hanno preso parte anche i libertari pur senza essere membri dell'associazione indipendente Duna-Kor (Circolo del Danubio).