Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 18 nr. 156
giugno 1988


Rivista Anarchica Online

Alle soglie del 2000
di Gruppo editoriale "A ideia"

Con il titolo Manifeste libertaire pour une fin de siècle, il gruppo editoriale portoghese "A ideia" - che tra l'altro pubblica l'omonima rivista trimestrale - ha messo giù, nero su bianco, i propri principi ispiratori.


La libertà è una nostra tradizione. Prendendo in esame tutti i movimenti radicali d'ispirazione libertaria e più specificatamente la storia dell'anarchismo, si giunge alla conclusione che i loro valori restano attuali, così come aperti restano i loro progetti. L'autonomia individuale e l'autogoverno collettivo potranno anche suscitare i dubbi più forti ed i più accesi dibattiti sulle forme e le vie di una loro istituzionalizzazione e di un loro sviluppo, ma per noi sono valori fondamentali, punti di riferimento insostituibili. E noi pensiamo che essi contengano la possibilità di risposta storica alle delusioni ed alle impasse distruttive di questa fine-secolo.
Al contempo, la libertà esiste e si sviluppa solo se è uguale per tutti, ed in tutti i settori della società. Senza uguaglianza la libertà può essere fittizia, ma senza libertà l'uguaglianza porta all'uniformità e alla spersonalizzazione.
Noi non preferiamo l'una all'altra, anche se la libertà è il nostro primo riferimento. Noi vogliamo l'uguaglianza come condizione per la libertà ed il suo sviluppo, e viceversa.
In quest'ottica, difendiamo la libertà d'iniziativa, che non deve essere intesa come la possibilità di imporre ad altri una condizione di libertà ridotta. In realtà, la libertà e l'uguaglianza sono in reciproca connessione, come dimostrano la storia dello scorso secolo e quella dell'attuale. Di fronte ai risultati provocati dalla burocratizzazione e dalla corruzione delle relazioni sociali nei paesi del "socialismo reale" non si può, oggi, abbandonare la difesa della libertà di lavoro, di credo politico, di religione e dell'iniziativa economica e sociale - compresi i paesi detti del Terzo Mondo. Tutto ciò, anche se non possiamo ignorare che così si possono anche permettere forme odiose di dominio e di sfruttamento. Il lavoro indipendente ed associato, la partecipazione dei lavoratori nell'organizzazione del lavoro e una dimensione umana di quest'ultimo costituiscono degli elementi in genere positivi per la creazione di una vera economia sociale che si basi sulla partecipazione, sulla possibilità di scegliere, l'associazionismo e la democratizzazione dalla parte dei consumatori, in tutte le sfere dell'attività economica.
In passato gli anarchici si sono mobilitati per rivendicare innanzitutto il diritto di essere se stessi, ritenendo di poter contribuire a creare una società perfetta, senza oppressione, senza Stato e senza violenze.
Un secolo dopo, noi ci consideriamo, in parte, i loro eredi, soprattutto per quanto riguarda il loro desiderio utopico di liberazione. Il problema cruciale è come l'uomo possa continuare ad essere libero nelle nostre società di massa. La realtà è il disordine e il conflitto. La società ideale dovrebbe essere in grado di rispettare il disordine e di convivere con il conflitto, diminuendo al contempo ingiustizie e sofferenze.
Da questo punto di vista, il problema dell'individuo e della società - in termini tra loro irriducibili e generatori di una certa tensione (che è una delle fonti più feconde della continuità storica) - si presenta con una nuova chiarezza. Non si tratta più di scegliere tra l'uno e l'altra.
Non c'è più posto per una certa innocenza nell'agire individuale o localistico, in un'epoca in cui tutto poggia su equilibri fragili ed interdipendenti. I "buoni risultati" per noi dovranno essere tali anche per gli altri. Parlare di una società libera è cosa del tutto priva di senso se, nel contempo, non si affermano l'autonomia ed il diritto alla differenza da parte delle singole individualità.
Il vecchio anarchismo si basava sugli operai e sulla rivoluzione. La nostra strategia, oggi - quasi all'inizio del 21° secolo - non può più essere quella. È cosa nota che non c'è - se non in specifiche situazioni - un agente privilegiato della trasformazione radicale.
Il progetto libertario che abbiamo ereditato e che dobbiamo esser capaci di portare avanti da soli ed a nostro rischio, implica la partecipazione attiva ed impegnata della maggioranza degli esseri umani, la promozione di relazioni alternative tra l'individuo e la società, tra l'uomo e la terra, tra la fase creativa e quella regolamentativa, tra il particolare e l'universale.
Noi ripudiamo, d'altra parte, il terrorismo ed i mezzi d'azione coercitivi. Scegliamo di porci nella sfera d'azione sociale, e non in quella della contrapposizione istituzionale allo Stato. Vogliamo offrire le nostre riflessioni all'uomo comune e non vogliamo fare della manipolazione mediatica, basata sulla mozione degli affetti o dell'irrazionalità.
L'azione libertaria non si propone, secondo una formula classica, di arrivare all'anarchia oggi o domani, ma di progredire sempre verso l'anarchia, intesa come il contesto sociale in cui gli individui possano disporre della massima libertà.
Noi pensiamo che una prospettiva emancipatrice potrà svilupparsi a partire:

  • dalla grande forza sociale della gioventù; dalla dinamica risultante dalla crescente partecipazione delle donne in tutte le sfere della vita sociale;

  • da una modifica dell'accesso al sapere ed alla cultura, e da un loro buon uso e sviluppo, cosicché ciascun individuo possa beneficiare di un'autentica concezione del mondo, che gli sia propria;

  • dalle nuove energie che caratterizzano i movimenti sociali post-industriali, attivi su temi come la difesa della natura, l'estensione della democratizzazione delle strutture sociali, il diritto all'esistenza ed all'espressione delle minoranze, l'apparizione di nuove forme culturali, ecc.;

  • dall'emergere di una nuova coscienza professionale, basata sull'esigenza di realizzarsi, di autonomia e di responsabilità nel lavoro, nonché su di una conoscenza scientifica e tecnologica sempre più importante.

La "società perfetta" per fortuna non esiste, altrimenti sarebbe probabilmente quella dell'oppressione totale degli individui. Noi non crediamo in alcun tipo di "società anarchica": quel che ci interessa è che lo sviluppo delle società attuali sia sempre più impregnato dei valori di libertà e di solidarietà, e quindi - in questo senso - sia sempre più libertario.
È questa la sfida che, oggi come ieri, noi continuiamo a proporre.

(traduzione Paolo Finzi)