Rivista Anarchica Online
Alle soglie del 2000
di Gruppo editoriale "A ideia"
Con il titolo Manifeste
libertaire pour une fin de siècle, il gruppo
editoriale portoghese "A ideia" - che tra l'altro pubblica
l'omonima rivista trimestrale - ha messo giù, nero su bianco,
i propri principi ispiratori.
La libertà è una nostra
tradizione. Prendendo in esame tutti i movimenti radicali
d'ispirazione libertaria e più specificatamente la storia
dell'anarchismo, si giunge alla conclusione che i loro valori restano
attuali, così come aperti restano i loro progetti. L'autonomia
individuale e l'autogoverno collettivo potranno anche suscitare i
dubbi più forti ed i più accesi dibattiti sulle forme e
le vie di una loro istituzionalizzazione e di un loro sviluppo, ma
per noi sono valori fondamentali, punti di riferimento
insostituibili. E noi pensiamo che essi contengano la possibilità
di risposta storica alle delusioni ed alle impasse distruttive
di questa fine-secolo.
Al contempo, la libertà esiste e
si sviluppa solo se è uguale per tutti, ed in tutti i settori
della società. Senza uguaglianza la libertà può
essere fittizia, ma senza libertà l'uguaglianza porta
all'uniformità e alla spersonalizzazione.
Noi non preferiamo l'una all'altra,
anche se la libertà è il nostro primo riferimento. Noi
vogliamo l'uguaglianza come condizione per la libertà ed il
suo sviluppo, e viceversa.
In quest'ottica, difendiamo la libertà
d'iniziativa, che non deve essere intesa come la possibilità
di imporre ad altri una condizione di libertà ridotta. In
realtà, la libertà e l'uguaglianza sono in reciproca
connessione, come dimostrano la storia dello scorso secolo e quella
dell'attuale. Di fronte ai risultati provocati dalla
burocratizzazione e dalla corruzione delle relazioni sociali nei
paesi del "socialismo reale" non si può, oggi,
abbandonare la difesa della libertà di lavoro, di credo
politico, di religione e dell'iniziativa economica e sociale -
compresi i paesi detti del Terzo Mondo. Tutto ciò, anche se
non possiamo ignorare che così si possono anche permettere
forme odiose di dominio e di sfruttamento. Il lavoro indipendente ed
associato, la partecipazione dei lavoratori nell'organizzazione del
lavoro e una dimensione umana di quest'ultimo costituiscono degli
elementi in genere positivi per la creazione di una vera economia
sociale che si basi sulla partecipazione, sulla possibilità di
scegliere, l'associazionismo e la democratizzazione dalla parte dei
consumatori, in tutte le sfere dell'attività economica.
In passato gli anarchici si sono
mobilitati per rivendicare innanzitutto il diritto di essere se
stessi, ritenendo di poter contribuire a creare una società
perfetta, senza oppressione, senza Stato e senza violenze.
Un secolo dopo, noi ci consideriamo, in
parte, i loro eredi, soprattutto per quanto riguarda il loro
desiderio utopico di liberazione. Il problema cruciale è come
l'uomo possa continuare ad essere libero nelle nostre società
di massa. La realtà è il disordine e il conflitto. La
società ideale dovrebbe essere in grado di rispettare il
disordine e di convivere con il conflitto, diminuendo al contempo
ingiustizie e sofferenze.
Da questo punto di vista, il problema
dell'individuo e della società - in termini tra loro
irriducibili e generatori di una certa tensione (che è una
delle fonti più feconde della continuità storica) - si
presenta con una nuova chiarezza. Non si tratta più di
scegliere tra l'uno e l'altra.
Non c'è più posto per una
certa innocenza nell'agire individuale o localistico, in un'epoca in
cui tutto poggia su equilibri fragili ed interdipendenti. I "buoni
risultati" per noi dovranno essere tali anche per gli altri.
Parlare di una società libera è cosa del tutto priva di
senso se, nel contempo, non si affermano l'autonomia ed il diritto
alla differenza da parte delle singole individualità.
Il vecchio anarchismo si basava sugli
operai e sulla rivoluzione. La nostra strategia, oggi - quasi
all'inizio del 21° secolo - non può più essere
quella. È cosa nota che
non c'è - se non in specifiche situazioni - un agente
privilegiato della trasformazione radicale.
Il progetto libertario che abbiamo
ereditato e che dobbiamo esser capaci di portare avanti da soli ed a
nostro rischio, implica la partecipazione attiva ed impegnata della
maggioranza degli esseri umani, la promozione di relazioni
alternative tra l'individuo e la società, tra l'uomo e la
terra, tra la fase creativa e quella regolamentativa, tra il
particolare e l'universale.
Noi ripudiamo, d'altra parte, il
terrorismo ed i mezzi d'azione coercitivi. Scegliamo di porci nella
sfera d'azione sociale, e non in quella della contrapposizione
istituzionale allo Stato. Vogliamo offrire le nostre riflessioni
all'uomo comune e non vogliamo fare della manipolazione mediatica,
basata sulla mozione degli affetti o dell'irrazionalità.
L'azione libertaria non si propone,
secondo una formula classica, di arrivare all'anarchia oggi o domani,
ma di progredire sempre verso l'anarchia, intesa come il contesto
sociale in cui gli individui possano disporre della massima libertà.
Noi pensiamo che una prospettiva
emancipatrice potrà svilupparsi a partire:
dalla grande forza
sociale della gioventù; dalla dinamica risultante dalla
crescente partecipazione delle donne in tutte le sfere della
vita sociale;
da una modifica dell'accesso al
sapere ed alla cultura, e da un loro buon uso e sviluppo,
cosicché ciascun individuo possa beneficiare di un'autentica
concezione del mondo, che gli sia propria;
dalle nuove energie che
caratterizzano i movimenti sociali post-industriali, attivi su temi
come la difesa della natura, l'estensione della democratizzazione
delle strutture sociali, il diritto all'esistenza ed all'espressione
delle minoranze, l'apparizione di nuove forme culturali, ecc.;
dall'emergere di una nuova
coscienza professionale, basata sull'esigenza di realizzarsi, di
autonomia e di responsabilità nel lavoro, nonché su di
una conoscenza scientifica e tecnologica sempre più
importante.
La "società perfetta"
per fortuna non esiste, altrimenti sarebbe probabilmente quella
dell'oppressione totale degli individui. Noi non crediamo in alcun
tipo di "società anarchica": quel che ci interessa è
che lo sviluppo delle società attuali sia sempre più
impregnato dei valori di libertà e di solidarietà, e
quindi - in questo senso - sia sempre più libertario.
È
questa la sfida che, oggi come ieri, noi continuiamo a proporre.
(traduzione
Paolo Finzi)
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