Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 18 nr. 156
giugno 1988


Rivista Anarchica Online

Contro il metodo
di Salvo Vaccaro

La venuta a Palermo di Paul Feyerabend, noto epistemologo e storico delle scienze, era un'occasione piuttosto preziosa per verificare quanto fossero attendibili le reputazioni di cui gode; come si sa, Feyerabend ha legato le sue fortune con un libro dal titolo Contro il metodo (tradotto da Feltrinelli) del '79, che recava come sottotitolo "Abbozzo di una teoria anarchica della conoscenza".
In realtà, Feyerabend si definiva "dadaista", più che anarchico, volendo con quel termine significare il suo carattere trasgressivo rispetto alla comunità scientifica di cui fa parte.
E invero, nell'ambito delle discipline che lui attraversa disinvoltamente (fisica, filosofia greca, storia delle scienze), la sua carica innovativa e trasgressiva è notevole, in quanto tutta la sua ricerca è tesa a far esplodere confini disciplinari, dogmatismi della ragione, primati metodologici che si ammantano monopolisticamente di scientificità, e quindi di inappellabilità. Soprattutto la sua lotta contro la Scienza, unica e totalizzante, con la S maiuscola, si riverbera poi nella lotta contro il dogmatismo dello scienziato che pretende di inventare e rivelare la verità scientifica, anch'essa una e sacra, quando invece Feyerabend dimostra come storicamente la verità scientifica è una posta in palio tra conflitti di poteri istituzionali, tra diversi programmi di ricerca scientifici, tra diverse opzioni e possibili letture della realtà, che mai si lascia cogliere da un solo sapere disciplinare, bensì si fa avvicinare un po' da tutti, senza esaurirsi in essi.
Il reale non è scopribile dalla scienza, afferma provocatoriamente Feyerabend, secondo cui questa è solo una macchina predittiva, mentre la conoscenza è un processo "artistico", per via di metodi plurali e intuizioni diversificate, il tutto lasciato al gusto ed alla sensibilità del singolo.
Contro il metodo si rivela quindi un atteggiamento (più che una teoria, tiene a precisare) antisistematico che sostituisce la ragionevolezza prudente del singolo alla protervia efficacia dogmatica di uno stile di razionalità dominante in occidente.
Ma Feyerabend è anche un cittadino impegnato a demistificare la centralità della scienza nei problemi sociali che subiscono il ricatto della "scientificità" assertoria dei sacerdoti del 2000: gli esperti. La scienza non ha nulla di decisivo da dire riguardo scelte pubbliche, afferma Feyerabend, non più delle opinioni del singolo cittadino; anzi, né l'esperto, né il politico professionista, in quanto tali, hanno diritto ad avere l'ultima parola giacché le decisioni riguardanti la collettività spettano alla collettività nel suo insieme, e in ciò Feyerabend si rifà esplicitamente al modello della polis ateniese.
È quindi l'opinione pubblica a dover decidere ciò che riguarda aspetti etico-politici dell'organizzazione sociale, e in tale decisione esperti e politici non hanno o non devono avere alcun privilegio.
Purtroppo qui emerge nettamente l'incredibile e disarmante ingenuità di Feyerabend, che sottovaluta apertamente la macchina del potere: questa non si muove lungo percorsi in ultima istanza psicologici, bensì attraverso regole del gioco e meccanismi di trasmissione di informazioni e conoscenze che esautorano di fatto il cittadino dalla possibilità di controllo, e non tanto per la buona o cattiva volontà del potente di turno o dell'esperto avversario e controparte.
A Feyerabend manca totalmente una concezione del potere, tipica di qualunque pensiero anarchico, anzi sembra avallare l'illusione che il ricambio biografico dei singoli nei posti di responsabilità potrà favorire un reale cambiamento qualitativo nella società e nell'uso sociale della scienza.
Certamente, il controllo popolare dal basso della ricerca scientifica e dell'uso delle tecnologie, che sono due problemi distinti, è molto più complesso di quanto lo stesso Feyerabend, da semplice cittadino, non pensi.
Nonostante ciò, però, Feyerabend non è un accademico, restio al confronto, chiuso nella sua torre dorata, anzi incarna il tipico intellettuale alla mano statunitense (sebbene sia di origine tedesca e si divida tra Berkeley e Zurigo), disponibile al dialogo con tutti, avulso dalle beghe accademiche nostrane, ingenuo e incantato, nel senso buono del termine, dalle belle favole di quando la terra era piena di giardini e di verde, il sole splendeva alto e gli uomini erano felici e beati (proprio come a Palermo durante la sua permanenza): sebbene dietro...