Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 18 nr. 156
giugno 1988


Rivista Anarchica Online

Un altro mese a Manni
di Alfredo Passante

Giovedì 5 maggio, presso il Tribunale militare di Napoli, si è svolto un processo contro Agostino Manni. Riconosciuto colpevole di "disobbedienza", è stato condannato ad un mese di carcere militare. Il pubblico ministero aveva chiesto la condanna a 5 mesi.
La disobbedienza, per cui Agostino è stato condannato, consiste nel suo rifiuto di indossare gli abiti militari. Le ragioni di questo rifiuto sono state ben chiarite da Agostino e da altri due obiettori totali anarchici (Fabrizio Falciani e Giuseppe Coniglio) in una presa di posizione comune, da noi pubblicata sullo scorso numero di "A".
Agostino avrebbe dovuto presentarsi al corpo il 29 luglio dello scorso anno. In seguito al suo rifiuto, è stato arrestato a Milano il 23 febbraio scorso, tradotto nel carcere militare di Bari-Palese e processato presso il tribunale militare di Bari: è stato condannato a 12 mesi. Già a Bari-Palese Agostino è stato denunciato per essersi rifiutato di indossare gli abiti militari. E un'altra denuncia gli è stata comunicata per il suo rifiuto di eseguire dei lavori che gli erano stati comandati.
Successivamente trasferito nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), Agostino ha ribadito il suo rifiuto di indossare la divisa: questa volta, però, è stato subito processato e condannato.
Sulla sua vicenda è da registrare una valida presa di posizione solidale da parte del comunista Alfredo Passante, assessore alla cultura della provincia di Brindisi, pubblicata con un buon rilievo a pag. 2 de "L'Unità" del 18 maggio, sotto il titolo "Il PCI e l'obiezione di coscienza". La riproduciamo volentieri.

Agostino Manni è uno dei tre giovani attualmente in carcere per aver fatto la scelta dell'obiezione totale, per aver cioè rifiutato sia il servizio militare che quello sostitutivo civile. È un compagno, anarchico, da anni impegnato in una battaglia ideale che trova, purtroppo, scarsa attenzione nell'opinione pubblica in generale e in quella della sinistra in particolare. Condannato a 12 mesi di carcere militare, Agostino è sottoposto a restrizioni assurde ed inumane. Può vedere e ricevere solo i parenti più stretti. Non si può comunicare con lui neanche per telefono.
Strano paese l'Italia. Strano per davvero! Chi ha sul capo l'accusa di aver cospirato a danno dello Stato e di aver ideato stragi che sono costate la vita a decine e decine di innocenti può tranquillamente ricevere la stampa, rilasciare dichiarazioni e farsi riprendere dalla TV. Un giovane la cui unica colpa è quella di voler essere coerente fino in fondo con certi suoi principi morali, viene invece trattato come un pericolosissimo criminale tenuto lontano da ogni estranea "contaminazione".
Una volta, altri tempi, casi come quello di Agostino avrebbero fatto gridare allo scandalo, infiammare le coscienze, avviare campagne di sensibilizzazione, oggi silenzio assoluto.
Non c'è più spazio per l'utopia? Eppure la testimonianza di questo giovane e quella degli altri due amici che ne dividono la sorte, è un fatto "politico" di grande rilevanza.
Ho espresso ad Agostino, con una breve lettera, la mia personale solidarietà offrendogli nel contempo la possibilità di essere utilizzato presso l'amministrazione provinciale di Brindisi in un servizio civile alternativo, ai sensi della legge 167/83.
Ho ricevuto una lettera che esprime una risposta negativa unitamente però ad una stupenda lezione di coerenza.
Agostino non accetta alcun compromesso. Mi chiedo se oltre al rispetto di cui siamo capaci come compagni di fronte a fatti come questi, non avvertiamo il rimorso di non aver tentato ancora tutto quanto vi è da tentare per consentire anche a posizioni come quella di Agostino di avere piena cittadinanza nel nostro paese. I comunisti sono stati i soli ad avere l'ardire per quei tempi, circa vent'anni addietro, di pubblicare su Rinascita "L'obbedienza non è più una virtù" di don Lorenzo Milani. Da allora molta acqua è passata sotto i ponti.
Occorre però andare avanti. Si possono e si devono sviluppare intuizioni che di tanto in tanto affiorano negli interventi di alcuni qualificati compagni. Penso al fondo apparso sull'Unità a firma di Natalia Ginzburg subito dopo il bombardamento della Libia da parte di Reagan; all'analisi condotta sul Manifesto nella stessa circostanza da parte di Pietro Folena o ancora, alle considerazioni veramente rivoluzionarie di Achille Occhetto in merito alla non violenza. Mi auguro che la vicenda di Agostino Manni sia il classico sasso lanciato nello stagno e abbia sui compagni lo stesso effetto che ha avuto su di me.