Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 18 nr. 156
giugno 1988


Rivista Anarchica Online

Non servono, anzi
di La Redazione

Ancora bombe/carta rivendicate da messaggi alla stampa siglati con la "A" cerchiata (dopo quelle esplose a Milano in aprile). E ancora una volta ci troviamo a ripetere che le sentiamo estranee alla nostra concezione ed alle esigenze di un anarchismo che sappia fare i conti con il suo passato. E con il nostro futuro.

Nella notte tra il 12 e il 13 maggio, alla Spezia, due ordigni sono esplosi nel piazzale destinato a parcheggio delle auto dei dipendenti dello stabilimento Oto-Melara - una delle principali fabbriche italiane di armi. Nessun danno significativo.
Contemporaneamente a Roma, lungo il viale delle Milizie, i carabinieri hanno scoperto e disinnescato una bomba rudimentale, costituita da una pentola a pressione all'interno della quale erano stati messi otto candelotti di dinamite. La miccia a lenta combustione, lunga otto metri e mezzo, fortunatamente si è spenta evitando un'esplosione che avrebbe potuto - nell'ipotesi che qualcuno si fosse trovato negli immediati dintorni - provocare spargimento di sangue.
La rivendicazione, ricevuta per posta dall'agenzia ANSA , era costituita da un cartoncino, firmato con una "A" cerchiata e contenente la scritta "La Spezia -Oto Melara; Roma-Tribunale Militare; Milano-Distretto Militare. Stiamo facendo qualche passo avanti". Dell'attentato (evidentemente mancato) al distretto militare del capoluogo lombardo, comunque, non si è trovato alcun riscontro.
Questi attentati fanno seguito a quelli avvenuti in aprile a Milano, sempre rivendicati con messaggi recapitati all'ANSA e firmati con la solita "A" cerchiata. Ne abbiamo riferito sullo scorso numero della rivista, riportando anche il testo del comunicato/stampa prontamente emesso da varie organizzazioni ed iniziative anarchiche milanesi (tra cui la redazione di "A").
"Bombe/carta a Milano. NON SERVONO, E BASTA". Era questo il titolo della breve cronaca redazionale apparsa sullo scorso numero. Ad alcuni quella cronaca non è piaciuta, quel nostro comunicato nemmeno. E tantomeno è piaciuto quel titolo ("Non servono, e basta") giudicato, nella sua perentorietà, troppo secco.
Qualcuno vi ha colto una nostra volontà di "imporre" ad altri - che, a loro rischio e pericolo, praticherebbero "forme dure" di lotta - la nostra concezione anarchica, che sembrerebbe escludere la possibilità stessa di attuare simili azioni.
Altri hanno sostenuto che da parte della rivista sarebbe meglio venisse una continua sottolineatura dell'abissale differenza (quantitativa e qualitativa) tra le pressoché innocue bombette fatte esplodere in nome dell'anarchia e quelle che quotidianamente il potere e il militarismo distribuiscono a piene mani, un po' ovunque.
Sarà. Ma a noi pare che, mentre sembra allungarsi la serie delle bombe/carta (ma non solo carta, pare) fatte esplodere qua e là per l'Italia, puntualmente rivendicate da anarchici che non ritengono di qualificarsi meglio e pertanto risultano agire in nome di tutti gli anarchici, sia più che legittimo che chi - anarchico - rigetta l'uso delle bombe (carta o non carta che siano), possa esprimere il suo dissenso - fermo, netto, totale - con chi (rischiando non solo la propria incolumità) quei mezzi utilizza.

Rifiuto cosciente
Non abbiamo nessuna pretesa di "imporre" a chicchessia la nostra concezione dell'anarchismo.
Parimenti, non abbiamo alcuna intenzione di tacere le nostre opinioni, di interrompere quella serie di riflessioni ad alta voce che da anni stiamo portando avanti su "A" sul (nostro) anarchismo, sui metodi di lotta, sulla violenza, sulla coerenza mezzi/fini, ecc... Non abbiamo "verità assolute" da proclamare, né "massimi sistemi" da difendere. L'esperienza più che secolare del movimento anarchico, filtrata attraverso la storia recente ed i nostri percorsi personali, ci ha spinto ad analizzare con sempre maggiore attenzione e sensibilità i guasti che l'adozione - ed anche l'acquiescenza - di mezzi violenti provoca: non solo in chi della violenza è vittima.
Riteniamo che i valori positivi, costruttivi, di cui l'anarchismo si pone come espressione più coerente a livello progettuale, possano trovare fertile terreno di propaganda e di sperimentazione solo in contesti che coscientemente rigettino la cultura della violenza, della sopraffazione, della paura.
In un mondo quotidianamente intriso, nella sua realtà quotidiana come nell'immagine martellante trasmessa dai mass-media, di violenza, qualcosa di diverso può nascere solo da un rifiuto cosciente di quelle mentalità e di quei mezzi che - aldilà delle intenzioni - di fatto si pongono in sintonia con la realtà e l'immagine del potere.
A nostro modesto avviso, dunque, quelle bombe/carta non servono. Anzi, le sentiamo estranee alla nostra concezione ed alle esigenze di un anarchismo che sappia fare i conti con il suo passato. E con il nostro futuro.