Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 18 nr. 154
aprile 1988


Rivista Anarchica Online

Primo: la libertà
di Centre Experimental de Saint-Nazaire

Il centro sperimentale di Saint-Nazaire. Un'altra esperienza concreta da conoscere e analizzare.

Innanzitutto, cominciamo con un bilancio di un anno di vita, che avrà la stringatezza di una constatazione senza sforzarsi di comprendere, di spiegare o di cercare delle soluzioni ma, beninteso, in funzione dei giudizi che la nostra comunità scolastica ha di se stessa e dei fini che persegue.
Ecco gli aspetti positivi che hanno attirato la nostra attenzione:
- L'esperienza non è esplosa da sé e non ne ha corso il pericolo in nessun momento; si può anche dire che ciò che ci ha unito di più, talvolta in modo anche angoscioso, è il desiderio comune di riuscire. Il gruppo educativo resta quasi al completo nonostante il notevole impegno in tempo e persone; dal loro canto, pochi abbandoni da parte degli studenti e un forte desiderio di ritorno.
- Al Centro stesso, malgrado una assenza totale di sorveglianza nel senso classico liceale, nessun vandalismo, graffiti sui muri, risse, casini, ma al contrario un'atmosfera rilassata, un po' lassista; l'uso senza controllo alcuno di macchinari complessi da parte degli studenti - fotocopiatrici, ciclostili, duplicatori elettronici, macchine da scrivere elettriche - non ha causato nessun degrado accelerato del materiale.
- Sempre al Centro, nessun furto, ubriachezza, droga.
- Nei rapporti collettivi e individuali, una progressione di tutti verso la verbalizzazione dei conflitti, delle opposizioni, dei blocchi.
- Una formidabile evoluzione globale individuale della maggior parte dei membri della comunità scolastica, sottolineata da loro stessi e dai loro ambienti vicini, e notata anche nei rapporti pedagogici: progresso nell'espressione scritta e orale, approfondimento della riflessione individuale autonoma, rapporti più riflessivi con la società nonostante delle opposizioni ancora molto forti.
- Le relazioni pedagogiche sono state estremamente positive negli schemi di lavoro pur se molto rudimentali, poiché per una serie di ragioni si è fatta economia di una riflessione complessa sulle tecniche pedagogiche propriamente dette. Quando c'è stato un lavoro scolastico tipico, ci si è sempre più organizzati in uno schema collettivo e autogestito.
- Quanto ai membri del gruppo educativo, sono sempre più usciti dalla loro specializzazione per acquisire altre formazioni o soprattutto dei compiti educativi più globali.
Non esitiamo però a dare gli aspetti che ci sono apparsi negativi, chiedendoci tuttavia se questi non sono l'altra faccia di una realtà che non può essere modificata, o meglio se corrispondono ad una tappa, necessaria o meno, di un nostro processo sperimentale a tentoni.
- Le attività dei membri del gruppo educativo sono state spesso troppo individuali e poco coerenti malgrado lunghe discussioni che dovevano creare il consenso e da cui infine sembravano uscire fuori poche decisioni; e quelle decisioni importanti erano prese rapidamente e spesso in modo poco riflessivo.
- Le preoccupazioni degli stessi membri del gruppo educativo sono state spesso attirate dai casi limite, certamente i più dolorosi, il che ha comportato una deriva del Centro sempre più lontana da coloro che avevano un progetto più "scolastico".
- D'altra parte il gruppo educativo, al quale la comunità scolastica ha più o meno abbandonato la gestione degli affari correnti e l'informazione, ha giocato un ruolo troppo grande, invero contestato, nella direzione politica del Centro.
- Il piccolo numero di studenti, deciso dall'inizio e decisamente in via di diminuzione per il loro assenteismo, ha sviluppato un circolo vizioso centrifugo contrario alla nostra volontà di creare un centro d'attrazione centripeto.
- I membri del gruppo educativo non hanno sempre controllato il peso che potevano avere nella considerazione degli studenti.
- Tutto ciò pertanto non ha favorito l'autonomia individuale e l'autogestione collettiva; ci si chiede anche a questo proposito se tutti, compresi gli stessi studenti, non avevano sopravvalutato le capacità d'autonomia e d'autogestione.
- Altro ostacolo all'autonomia e all'autogestione: il conflitto continuo e raramente superato, tra gli studenti, tra il desiderio di libertà assoluta e i vincoli imposti da ciascuna scelta individuale che impegna realmente di fronte al Centro e a se stessi. Questo conflitto inconfessato ha spesso condotto all'immobilismo ed alla fuga individuale. E in fin dei conti, gli investimenti in tempo e persona su compiti visibilmente producenti sono stati meno evidenti di quanto si sarebbe potuto sperare.
- Infine si è potuto notare un tabagismo veramente molto forte al Centro, ed è significativo sottolineare che se è stato possibile organizzare dibattiti sulla sessualità ed anche sull'alcolismo e la droga, nulla di tutto questo per quanto concerne il vizio del fumo.

Differente ma come?

Alla fine dell'anno trascorso in cui, per le condizioni di apertura e quindi di iscrizione, si è osservato da parte di tutti una certa deriva del progetto iniziale, ci sembra necessario, tenuto conto dell'esperienza fatta, riaffermare gli obiettivi.
Il Centro sperimentale è un luogo di formazione generale del tipo di secondo ciclo. Questa formazione può condurre a un bac generale o ad un esame d'accesso all'università, ma soprattutto deve considerare la cultura come un fine e non come un mezzo, con la preoccupazione di un felice inserimento sociale nel mondo per come esso è, con il suo tecnicismo e le sue differenziazioni professionali. Questo problema non appare immediatamente prioritario quando si vede il gran numero di giovani abbandonati per strada dai licei e che la disoccupazione sospinge da quella vita attiva dove li aveva inviati.
Pensiamo tuttavia che promuovere e sperimentare un liceo differente significa confrontarsi con la crisi attuale della gioventù che non è dovuta soltanto alla disoccupazione. La stragrande maggioranza delle testimonianze raccolte nel corso di cinque mesi ci ha mostrato che questa crisi era ancor più profonda di quanto pensassimo, e quali speranze la creazione del Centro ha fatto nascere lontano in Francia. Questo liceo deve essere differente:
- nel suo approccio pedagogico: vale a dire favorire l'emergere di un sapere e di un sapere-fare individualizzati;
- nel suo approccio istituzionale: l'autonomia individuale e l'autogestione collettiva ci appaiono ora come un obiettivo da ricercare e come un prerequisito sul quale si può costituire una istituzione modello; a questo riguardo la non-obbligatorietà non è sufficiente come principio di funzionamento ma ci consente di mettere in piedi delle strutture che motivano una partecipazione reale senza che ci siano sanzioni, negoziando dei contratti di tipo differente;
- nel suo approccio relazionale: accettare gli studenti come sono, senza parzializzarli nei loro problemi e senza confortarli nel loro comportamento dell'ora, affinché essi prendano in mano il loro proprio cambiamento; riconoscere i loro determinismi affinché prendano coscienza della necessità di superarli;
- nel suo approccio ideologico: una scuola Altra per un'altra società, per rispondere al rifiuto attuale dei giovani verso il mondo professionale e sociale.
Per quali studenti?
Per i motivi precedentemente evocati (data la tardiva apertura e a popolazione coinvolta) e in vista di un buon funzionamento del Centro per la prossima riapertura, occorre discutere presto i problemi seguenti:
- informazioni ufficiali sull'esistenza del Centro e sui suoi obiettivi reali per prevedere le iscrizioni;
- numero di studenti suscettibili di essere accolti; abbiamo già ufficiosamente 130 iscrizioni;
- criteri di iscrizione: a) priorità all'origine locale; b) accordo di principio sugli obiettivi del Centro; c) un equilibrio tra diverse categorie: socio-professionali, età, progetti, passato scolastico.

Le strutture sperimentate

Abbiamo elaborato delle strutture che rispondono all'obiettivo che ci siamo proposti: cioè un istituto autogestito che consenta un inserimento sociale effettivo, ma che deve potersi sviluppare in funzione dei nuovi bisogni della sua popolazione.
1. Una struttura d'insegnamento comprendente tre indirizzi fondamentali:
- dei seminari di formazione privilegiati: a) la conoscenza,l'espressione, l'uso del corpo nella presa di coscienza di sé, degli altri; b) la scoperta del mondo della tecnica e l'approfondimento di certi suoi aspetti; c) le acquisizioni intellettuali, che non si riducono al solo programma scolastico del secondo ciclo; d) l'apertura sul mondo extra-scolastico e la pratica della retorica sotto forma di dibattiti che possono essere animati da interventi esterni;
- dei seminari di produzione con scadenze precise, cioè la realizzazione di un prodotto in un tempo determinato;
- il lavoro personale. I primi mesi di funzionamento hanno chiaramente fatto risaltare la necessità di esplicitare e di valorizzare l'importanza del lavoro personale affinché i seminari raggiungano i loro obiettivi. Questo lavoro necessita d'essere sostenuto da un legame stretto e permanente con il Centro Documentazione, la cui organizzazione resta uno dei compiti prioritari dell'anno prossimo.
Ciò che precede è un taglio arbitrario poiché l'acquisizione del sapere non si frammenta in modo parcellare, sistematico e fissato. Ogni attività è di volta in volta formativa, produttiva e impegna il singolo. La vecchia distinzione modulo/attività lascia vivere uno spezzettamento del sapere, precisamente rifiutato dagli studenti.
Ecco perché abbiamo cercato di elaborare delle strutture che mettono sullo stesso piano le diverse forme di acquisizione e tentino di articolarle attorno a progetti globali a partire da un tema determinato.
2. Per una strutturazione politica.
Il funzionamento auspicato consiste in un funzionamento di tipo autogestionario, dove il gruppo-studenti e il gruppo-equipe educativo si dividano il potere.
Durante i primi mesi trascorsi, la gestione e la decisionalità sono state assicurate per l'essenziale dal gruppo educativo, che tuttavia rendeva conto del suo operato all'assemblea generale e che piegava in funzione dei suggerimenti o delle opposizioni degli studenti. Il gruppo educativo ritiene che gli studenti debbano accedere a un altro livello di responsabilità reale, e che l'istituto si avvicinerà a una autogestione elaborata collettivamente attraverso la pratica di un'assemblea generale ridefinita. La struttura "assemblea generale" è d'altro canto evoluta in questo senso. Ne derivano le due posizioni seguenti:
- il gruppo educativo si costituisce in collegio, così come gli studenti. I collegi, da un lato designano i loro delegati ad una Commissione Esecutiva Paritaria, e dall'altro discutono separatamente i loro specifici problemi. Gli studenti non possono più essere auto-candidati se vogliono partecipare a strutture miste, ciò per favorire la costituzione di un gruppo "Studenti" politicamente organizzato, gruppo che è ancora a uno stadio embrionale. La Commissione Esecutiva ha per missione la gestione quotidiana, la delega e la verifica degli impegni: gestione economica, pulizia dei locali e conservazione dei materiali, organizzazione del tempo. Il Centro ha già esperienza di una struttura di questo tipo: il gruppo di coordinamento misto ha infatti garantito la responsabilità di alcuni suoi incarichi e in particolare quello dell'impegno del tempo. Per evitare la responsabilità unica e, quindi, il potere unico del gruppo educativo, i delegati rispondono del loro mandato davanti al loro collegio mentre l'insieme della CEP davanti all'assemblea generale. Questo funzionamento a doppio livello di responsabilità pone dei problemi teorici irrisolvibili senza riflessione nella prassi; lo stesso per la proposta di accordare a ciascun delegato alla CEP un diritto di veto.
- L'assemblea generale deve essere uno spazio politico, non più soltanto di discussione, ma di indirizzo e controllo. La comunità scolastica non ha ancora raggiunto la padronanza delle tecniche dell'assemblea generale. Per questo motivo, bisogna renderne evidenti i fini: informazione, comunicazione, entrambi non esclusivamente verbali, decisione. L'Assemblea generale dovrà funzionare secondo delle regole da definire collettivamente ma già intraviste o sperimentate al Centro; verranno inoltre formati alcuni seminari di formazione sulla pratica delle tecniche di riunione. Infine, ogni assemblea generale dovrà tirare il proprio bilancio. Le assemblee generali come le riunioni dei collegi sono incluse nel tempo bimestrale.
3. Il progetto individuale.
Il ruolo dell'istituto è dare gli strumenti a ciascun giovane per elaborare e formulare il proprio progetto individuale, assicurarne la continuità e le rettifiche e infine permettergli di inserirsi nel tessuto sociale circostante.
È l'insieme dell'istituto che gioca questo ruolo ma molte altre strutture rispondono prioritariamente a questo fine:
- ogni studente, al suo arrivo, avrà un lungo colloquio con uno o più membri del gruppo educativo;
- si riuniranno regolarmente dei gruppi di progetto, con una dozzina di studenti e alcuni membri del gruppo educativo; è il luogo dove si precisano i progetti, si valutano i dati acquisiti e si equilibrano i coinvolgimenti di ciascuno;
- anche se quest'anno non abbiamo avuto il tempo di farli sistematicamente, svilupperemo gli "stages" di studenti in iniziative, come per quello "giovani"; va da sé che il progetto individuale verrà confrontato al progetto globale, ma anche al mondo esterno. In un secondo momento, ogni studente farà un contratto: contratto di presenza e di partecipazione alle attività del Centro
4. L'organizzazione del tempo.
La strutturazione del tempo si fa sugli assi seguenti:
- Riequilibrio tra le diverse strutture d'apprendimento; le forme di attività non sono più concorrenti; questa fascia oraria è riservata ai seminari sul "corpo", quell'altra ai seminari sulla "produzione", quell'altra ancora al funzionamento dell'istituto.
- Necessità della partecipazione al funzionamento dell'istituto; fasce orarie sono riservate alle assemblee generali, ai collegi "Studenti" e "Gruppo educativo", che si riuniscono contemporaneamente, ed ai gruppi di progetto.
Questa strutturazione si fa su base bimestrale, per mezze giornate raggruppabili, secondo un calendario seguente:
- seminari di formazione: 12 mezze giornate, di cui "corpo" 3-4, "tecniche" 1-2, "intellettuali" 7-8, "dibattiti" (con interventi esterni);
- seminari di produzione: 4 mezze giornate;
- assemblea generale: 1 mezza giornata;
- collegi: 1 mezza giornata;
- gruppi di progetto: 1 mezza giornata.
La libertà di scelta resta un principio fondamentale. Per gli studenti come per i membri del gruppo educativo, impiego nel tempo comunitario e impiego nel tempo individuale combaciano senza sovrapporsi. La strutturazione del tempo proposta è razionale: costringe ognuno a valutare la propria scelta in una discussione del proprio progetto e consente una discussione ragionevole di questa scelta. Consente egualmente d'accedere all'autonomia personale attraverso la coscienza del tempo e dei vincoli collettivi.
Rimane da riconoscere la necessità del tempo di lavoro personale, sia fuori istituto, sia staccato dalle scelte individuali all'interno dello schema temporale proposto. Ciò vale per gli studenti come per i membri del gruppo educativo. Quest'ultimo ha la necessità da parte sua di svincolarsi dai tempi di concentrazione psico-pedagogica e pluridisciplinare per preparare i propri interventi di gruppo e la propria auto-formazione.
Il gruppo educativo ha avuto la responsabilità della strutturazione del Centro; da qui l'importanza di una analisi costante delle nostre azioni e di una coerenza nel suo intervento.
1. Analisi dell'azione del gruppo educativo.
L'esperienza ha mostrato l'assoluta necessità di un confronto permanente delle pratiche, delle interpretazioni, dei progetti. Se il gruppo arriva meglio a compiere delle analisi pure conflittuali della realtà del Centro, questo sguardo introspettivo non è sufficiente; il coinvolgimento dei membri falsa la loro valutazione. Occorre allora uno sguardo esterno: interventi, visitatori, equipe di lavoro in collaborazione (quest'anno, il gruppo Desgenettes di socio-analisi), organizzazioni (genitori, sindacati), esperti hanno apportato degli elementi preziosi d'interpretazione e fornito temi di riflessione.
2. Coerenza dell'intervento di gruppo.
Il gruppo ricerca un consenso che permetta un funzionamento più decentralizzato: riunioni-dibattiti di gruppo sull'analisi e l'orientamento, delega di incarichi a individui (il che alleggerisce il lavoro di gruppo riunito in assemblea).
Il consenso non può che evolvere; deve essere costantemente messo in discussione, confrontato alla realtà che rivela l'analisi elaborata in gruppo. È pure attraverso un lavoro di gruppo che i membri interiorizzano il consenso; interiorizzazione e volontà d'assunzione del consenso sono garanti della coerenza nell'intervento.
L'esperienza ha mostrato che, sebbene assetati di una libertà definibile peraltro difficilmente, gli studenti avvertono un bisogno di strutture. Il consenso interiorizzato nel gruppo educativo come negli studenti, deve divenire il quadro di riferimento ideologico del Centro; essa è una struttura che tutti possono accettare perché la discussione vi è sempre possibile e fruttifera; serve da punto di orientamento ma non come riferimento definitivo.
È su questa base che si edificano progetti individuali e progetto globale; è utile allora sottolineare l'importanza di questo processo permanente: analisi, confronto, elaborazione, che pensiamo essere democratico per definizione.
1. La popolazione del Centro.
È costituita soprattutto da non-nazairiani e molti studenti con un esame tra cinque mesi (circa il 75% per l'anno scolastico 1981/82, e la scuola ha aperto nel febbraio '82):
- la vita in alloggi di non nazairiani ha creato dei rapporti molto stretti tra gli studenti che vivono negli stessi luoghi, ma ha anche posto dei problemi per quei giovani che, avendo lasciato l'ambiente familiare, non erano preparati a questa autonomia di vita.
- L'esame a breve termine ha orientato l'insegnamento verso una certa approssimazione, che ha un po' trascurato il gruppo dei più giovani, la loro strutturazione, e anche l'organizzazione del progetto educativo al di là della corsa all'esame; sembrerà meglio orientare l'iscrizione su studenti di terza abitanti a Saint- Nazaire: avranno così tre anni per costruirsi un loro progetto prima dell'esame finale, ed il loro inserimento a Saint-Nazaire non porrà alcun problema di vita extra ambiente familiare; non si tratta di limitare l'iscrizione a questo tipo di studenti, ma di avere una ripartizione equilibrata sui tre livelli del secondo ciclo.
- Molti studenti erano esclusi da altri istituti e rifiutavano il sistema scolastico tradizionale, la società, e non si davano alcun obiettivo preciso a breve o medio termine. Non si tratta di limitare l'iscrizione ai soli esclusi dal sistema tradizionale, ma di accogliere anche studenti che mal tollerano la scolarizzazione tradizionale.
2. La partecipazione degli studenti al Centro.
C'è stata partecipazione al Centro da parte di tutti gli studenti, anche se la partecipazione alle attività è stata fluttuante. In questo periodo di rodaggio, il Centro ha funzionato come uno spazio di socializzazione, non soltanto entro i limiti del Centro ma anche nella vita a Saint-Nazaire oltre il Centro, e entro gli ambienti familiari e sociali d'origine. È un punto che risalta tanto dalle osservazioni del gruppo educativo che da quelle dei genitori che hanno risposto a una nostra circolare.

Centre Experimental de Saint-Nazaire
Foyer du Travailleur,
30 rue du Soleil Levant
BP 272 - 44606 SAINT-NAZAIRE
(da "Autogestions", n. 12/13,
inverno 1982/83, pp. 57-65)