Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 18 nr. 154
aprile 1988


Rivista Anarchica Online

A Parigi, intanto...
di Jean-Claude Barbier / Jean-Paul Clipet / Michèle Forestier

170 studenti, 24 docenti, 700 mq di spazio, sottostante un liceo. Finanziamenti pubblici intermittenti. Eppure il Centro sperimentale autogestito di Parigi è una realtà. Con molte realizzazioni positive al suo attivo, ma anche tanti problemi da risolvere

Queste note non hanno come scopo quello di sintetizzare la storia della nascita e dei primi mesi d'esistenza del liceo autogestito, ma essenzialmente quello di presentare ai militanti del Sindacato Scuola della CFDT i problemi che il nostro progetto e l'avvio del funzionamento del liceo ci pongono attualmente. Prima di ciò, tuttavia, è bene presentare brevemente i principi e le caratteristiche di fondo, non sia altro che per correggere le affermazioni talvolta erronee della stampa!

Principi e caratteristiche

1. Il progetto a cui il Ministero dà il suo "via" nel mese di luglio '82 è il risultato del lavoro di un'equipe di docenti che si è andata formando progressivamente lungo tutto l'anno scolastico 1981/82, a cui si sono aggiunti, a partire dal marzo '82, un numero considerevole di studenti e alcuni loro genitori. L'apertura "ufficiale" del 6 settembre '82 è così il frutto di una lotta comune, che aveva subito una prima sconfitta all'inizio dell'82 (un rifiuto del Ministero fondato sulla necessità d'attendere i "risultati" di Saint Nazaire...) e che s'è protratto durante le vacanze estive in vista dell'attribuzione di un locale. Abbiamo così voluto un istituto del Sistema Educativo Nazionale che accoglie 150 studenti quest'anno e 200 l'anno prossimo, e 24 docenti, tutti sulla base del volontariato. Gli studenti si preparano per il bac (equivalente del nostro diploma superiore - n.d.c.) per loro scelta nel momento in cui lo ritengono opportuno e, con i docenti, organizzano collettivamente la vita quotidiana al liceo e i differenti modi d'apprendimento. Il fine del liceo, al di là del bac, è dunque l'apprendimento dell'autogestione in un luogo d'insegnamento e di vita che appartiene a tutti ed è gestito da tutti senza responsabili privilegiati (nessun direttore, ispettore, Commissione esecutiva, né personale amministrativo né di servizio) né "capo storico": l'Assemblea Generale è l'organo supremo decisionale. È implicito che questo apprendimento è un processo che dovrà, in una certa misura, essere eternamente re-iniziato!
2. Attualmente, siamo 170 studenti e 24 docenti (e nessun salariato in più!). Siamo alloggiati in una mezzala sottostante un liceo esistente e disponiamo di 700 mq. che erano liberi al nostro arrivo. Il consistente finanziamento promesso dal Ministero (500.000 Franchi sino al dicembre 1983) non è stato sempre erogato! La settimana scorsa, un residuo dei fondi del Provveditorato ci ha dato una boccata d'ossigeno ma è grazie ad una associazione di sostegno (Legge 1901) che abbiamo potuto decollare; questa autogestione "forzata" sul piano economico ci ha certamente spinti, all'inizio, a inventare molto sul piano materiale, ma oggi ci sta portando all'asfissia, soprattutto se la situazione dovesse durare troppo a lungo (documentazione, materiale di riproduzione...).
3. La concretizzazione del principio secondo cui gli studenti sono padroni dei temi e dei ritmi del loro lavoro si traduce nell'assenza di classi e di impiego del tempo annuale e nella costituzione di quelli che chiamiamo "atelier", gruppi liberamente formati su temi proposti da docenti o studenti; un'assemblea generale, in settembre, ha varato alcuni atelier e altri sono stati creati dopo. Questa modalità di lavoro privilegia il lavoro autonomo e l'elaborazione di temi di studio al di là dei vincoli dei programmi. L'idea è quella che, in un primo momento, l'atelier si convoca per fissare i suoi obiettivi, la sua durata, le sue fonti documentative e la sua periodicità; tra le riunioni gli studenti lavorano soli o a gruppi, durante le riunioni i docenti intervengono per garantire la continuità e la sintesi dei lavori e fornire i chiarimenti e le informazioni richieste o giudicate necessarie.
In pratica, ovviamente, le cose si complicano e si pongono una serie di problemi; il nostro lavoro può essere paragonato, in effetti, a un immenso cantiere! In una certa misura, questa situazione è stata voluta, l'idea stessa d'autogestione; ma la questione è quella della coscienza e del ritmo della sua costruzione...

Interrogativi

1. La strutturazione interna della comunità e la divisione dei poteri.
Alla riapertura si sono riattivate 7 commissioni composte da docenti e studenti (volontari, nessuna elezione): finanze, amministrazione, pubbliche relazioni, acquisizione del materiale, programmazione, coordinamento dei progetti, accettazione. Salvo le ultime due, esse continuano a funzionare tutt'oggi; il principio ribadito dall'assemblea generale è quello della loro autonomia: hanno carta bianca sino a nuovo ordine, sotto riserva di un rendiconto della loro attività davanti all'assemblea generale. Immediatamente, si è fatta strada una tendenza di vanificazione di fatto dell'assemblea generale in favore delle commissioni: i rendiconti sono poco ascoltati e rivestono un carattere tecnico e poco motivante per l'assemblea generale.
Si è così posto il problema centrale del potere: se per alcuni, l'assemblea generale è il solo organo legittimo di potere, per altri essa non può decidere tutto; ma come deve esercitarsi il suo controllo sulle commissioni, la cui composizione potrebbe sbilanciarsi, se non vi si presta attenzione, a favore dei docenti?
Le assemblee generali settimanali, si svolgono spesso in condizioni sperimentali: dibattito difficile da organizzare per mancanza di procedure universalmente accettate, per cui verifiche (voti, quorum...), difficoltà a prendere decisioni; i conflitti sono spesso passionali e le prese di posizione spesso motivate dall'adesione a modelli di comportamento fortemente valorizzati e non per libera riflessione (e ciò riguarda sia studenti che docenti). In breve, l'assemblea generale è ancora da costruire.
Agli inizi di ottobre, si attivano dei "gruppi di riferimento" di una dozzina di individui che raccolgono arbitrariamente tutti i membri del liceo ed il cui scopo è di permettere la discussione e la libera espressione in condizioni più serene rispetto all'assemblea generale; eventualmente si trasmettono le loro proposte all'assemblea.
2. L'importanza dei problemi tecnici e di funzionamento.
La gestione quotidiana, per esempio, è assicurata da un gruppo di 8-10 persone prese in ordine alfabetico (docenti compresi) per una settimana; l'eredità del passato, la mancanza in certi casi d'abitudine (bisogna svuotare l'aspirapolvere, mettere un sacchetto...), la difficoltà d'organizzare una discussione collettiva (quali sono le priorità?) fanno si che questo gruppo si ritrovi spesso ridotto a 4 o 5... inoltre, ha il compito di tenere le chiavi, cioè l'apertura e la chiusura: spesso si ricorre al bidello del liceo di sopra che eccezionalmente ci presta le sue chiavi...
Lo stesso apprendimento della gestione amministrativa e finanziaria, che come tutti i compiti ruotano e vengono spesso coperti anche da studenti, è difficile. In questo ultimo caso, il compito è complicato dal fatto che il nostro liceo non ha statuto proprio ma è giuridicamente annesso al liceo "F. Villon". O i responsabili del Provveditorato e del Ministero sono stati poco precisi nella definizione delle nostre rispettive competenze; da qui una reticenza o anche un rifiuto della direzione e dell'intendenza del liceo Villon quando sembra loro che gli si vuol fare indossare una veste imbarazzante... La nostra autonomia pedagogica non è arricchita di una totale autonomia finanziaria poiché il "nostro" fondo è controllato a livello dei mandati di pagamento e della registrazione contabile.
3. Il ruolo del collettivo docenti.
È forse il solo gruppo "costituito" in anticipo giacché si riunisce una volta a settimana; alcuni studenti vi vedono un "comitato esecutivo" che maschera il suo nome... Pertanto molti studenti sono perfettamente in grado di criticare e contestare le iniziative dei docenti giudicate negativamente. Il realtà il gruppo dei docenti ricerca sempre una "propria" pedagogia dell'autogestione: qual'è infatti il ruolo dei docenti, in quale misura essi devono avere una "linea" di condotta comune, ecc... Inoltre le regole interne al collettivo non sono tutte precisate: tempo di lavoro, ripartizione degli incarichi (si dice che siamo tutti "ricercatori, insegnanti, gestori") che restano diseguali. Anche qui, le pratiche sono "provvisorie".
4. La gestione dei vincoli esterni.
Come fare affinché l'autogestione sia più estesa possibile mentre noi siamo un servizio pubblico con responsabilità di fronte allo Stato - ed ai genitori -, in particolare per il fatto che esiste un esame?
Si è così aperta una discussione dopo quella sui contenuti degli atelier: bisogna privilegiare gli atelier tematici (esempio di seminari esistenti: il 14° quartiere, il mito di Don Giovanni, gli anni '50 in Europa, l'attualità...) oppure i gruppi di lavoro più incentrati sulle materie dei programmi (es. matematica, spagnolo...); il che pone un secondo interrogativo: bisogna dare priorità alla preparazione al bac o mirare di più all'approfondimento delle conoscenze e dei saper-fare, a costo di distaccarsi dai vincoli scolastici? Qui la discussione è accesa, soprattutto tra docenti (accordo deficitario con gli studenti su questo tema?): per gli uni, la logica delle materie rischia di farci scivolare nel solco del tradizionale rapporto di insegnamento, per gli altri lo scardinamento della struttura classe/materia è un antidoto sufficiente e l'approccio per disciplina resta talvolta necessario per l'acquisizione del rigore nelle metodologie e nei saperi.
Meglio ancora, si può superare questa discussione elaborando una pedagogia plausibile del "progetto" interdisciplinare (esempio di seminario: il bello, la campagna) che integrerebbe di volta in volta le scelte volontarie degli studenti e la costruzione dei loro saperi in maniera non "incasellata" intorno ad una problematica in rapporto con la realtà sociale e tecnica che determinerebbe la scelta delle teorie, dei metodi e degli strumenti?
5. La gestione sindacale.
La sua specificità non è ancora apparsa come tale per via dell'urgenza, ma gli aderenti alla sezione sindacale vedono tutto il loro lavoro come un contributo "originale" al lavoro del sindacato, in sintonia con le grandi opzioni del SGEN-CFDT sulla trasformazione della scuola. D'altronde, gran parte di noi si è conosciuta e si è aggregata nel piccolo gruppo di partenza dopo uno stage sindacale a Creteil nel gennaio '82 ("Cambiare la scuola")!
Comunque, ci chiediamo come possiamo restare coerenti con il programma del sindacato; come possiamo integrare le pratiche sindacali esistenti dato che in qualche modo stiamo creando tutto quello che siamo?
Comunque sia, la nostra azione acquista senso in una prospettiva di generalizzazione, qualunque sia la forma: perciò abbiamo bisogno degli altri, principalmente per pensare "come"; qua, contiamo sul sindacato!
Infine, vi invitiamo a venire a vederci! Giacché un testo, per quanto preciso sia, su quanto stiamo facendo non potrà mai illustrare ciò che realmente accade; inoltre, questo testo è stato scritto rapidamente e potrà essere superato entro un mese!