Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 18 nr. 153
marzo 1988


Rivista Anarchica Online

Senza ritegno

Vorrei cogliere l'occasione data dalla lettera di Luca Manfrin per dire la mia su cose di cui si discute spesso senza a mio avviso andare a fondo, quasi per paura di dire cose sgradite. Parlo dell'alternativa tra servizio civile e rifiuto totale.
Forse l'errore sta proprio qui, nel considerare l'uno alternativo all'altro, perché in realtà non lo sono.
Sinceramente credo che nel servizio civile sia rimasto ben poco di antimilitarista e chi lo sceglie lo faccia per ripiego, perché non ha trovato la spinta ideale e il coraggio sufficienti. Credete che se avesse ancora una certa carica antimilitarista, eversiva, antiautoritaria permetterebbero a così tanta gente di praticarlo? Qui si nasconde una verità tanto evidente quanto sacrosanta, che dal momento in cui una forma di lotta viene fagocitata, legalizzata e regolamentata dagli organi di potere, perde di valore e diventa una sua specifica funzione e struttura di dominio.
Si tratta anche di un problema di immagine (sembrerà forse sconveniente parlare di look trattando di ideali): l'opinione della gente riguardo all'obiezione di coscienza non è delle migliori e chi ci rimette sono quei pochi animati realmente da valori etici. Oggi l'obiettore è considerato un lavativo che sceglie di pulire i cessi e di "portare a spasso" i vecchi piuttosto di "farsi il sangue" in caserma, e l'immagine di assistenza sociale al servizio dei cittadini non è certo migliore di quella dell'esercito (cfr. ultima campagna pubblicitaria). Mentre pochi sanno che esiste anche una forma di rifiuto totale, che lo stato non riesce assolutamente a gestire e quindi la mantiene lontana dai veicoli di informazione di massa. Inoltre credo che il servizio civile costituirà un punto di forza contro un futuro aumento degli obiettori totali, insieme all'inasprimento delle pene per quest'ultimi. Purtroppo per noi lo stato va al passo coi tempi, affinando e modernizzando i suoi strumenti di dominio, a furia di propaganda e nuovi look per cui solo una lotta radicale e coerente può sfuggire al suo controllo. E non gli mancano certo mezzi e terreno fertile, nell'indifferenza e tacito consenso dell'opinione pubblica.
Noi dobbiamo controbattere con la nostra propaganda, facendo più casino possibile, facendo credere di essere in molti anche se rimaniamo quattro gatti, senza avere tanta paura di sporcarci le mani. Anche per questo ritengo che il servizio civile non abbia più nessun valore...
Per quanto le motivazioni ideali possono essere sincere non si può negare l'evidenza; il servizio civile è sostitutivo della leva e non comporta necessariamente un suo rifiuto, non è una scelta antimilitarista, mentre un rifiuto totale e coerente lo è, anche se può sembrare sterile come effetti politici. Se poi uno crede nella sua utilità sociale e vuol fare qualcosa per il prossimo, perché aspettare che lo imponga il potere costituito, che degli handicap e dell'emarginazione sociale è la causa principale? Perderebbe anche di valore perché lo si deve fare per forza, non sarebbe più spontaneo.
Inoltre, dietro tutto questo si nasconde una logica assistenzialista ciellina molto discutibile, per cui si perdono di vista i nostri veri obiettivi, cioè eliminare le cause dell'emarginazione stravolgendo profondamente la società e il nostro modo di rapportarci ad essa.
Ho la vaga impressione che molti obiettori in servizio civile si accorgano ben presto di essere, e di essersi, presi in giro, e dalle lettere che ho trovato pubblicate traspare un certo senso di colpa per quello che avrebbero voluto fare e invece non hanno fatto. E questa sarebbe una cosa terribile, non solo perché non hanno portato avanti una lotta in cui credevano, ma perché ne sentono un profondo rimorso. D'altro canto un atteggiamento coerente porterebbe a forme di disobbedienza come l'autoriduzione e l'auto-trasferimento, e conseguentemente a grossi problemi con la giustizia, senza escludere la galera.
A questo punto non mi resta che domandarvi perché allora non abbiate scelto l'obiezione totale, che comporta guai peggiori, ma non intacca la nostra dignità e la nostra coscienza di essere liberi. Al di la delle nostre diverse situazioni familiari, personali, ecc., che non sono mai ragioni valide per rinunciare, le spinte ideali non sono poi molto lontane tra loro. Nelle vostre lettere non ho mai trovato una spiegazione a tutto ciò, ma piuttosto una voglia di giustificarsi e scusarsi in modo più o meno palese. Ma non dovete giustificarvi con nessuno, tanto meno sottoporvi al giudizio di altri.
Non siete voi nel torto e noi nel giusto: non è che noi abbiamo solo certezze e voi dubbi amletici, né tantomeno esistono "eroi" e "vigliacchi", questo deve essere ben chiaro; è un problema di coscienza e ognuno lo risolve come crede.
Penso di essere stato abbastanza provocatorio, ma ho il brutto vizio di dire quello che mi passa per la testa senza ritegno, ma senza cattiveria.
Saluti refrattari

Fabrizio Falciani (carcere militare di Forte Bocea - Roma)