Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 18 nr. 153
marzo 1988


Rivista Anarchica Online

Al di là degli slogan?

Nelle pagine di "Fatti&misfatti" dello scorso numero della rivista è apparso un articolo, senza firma, dal titolo "Aldilà degli slogan". A parte i riferimenti all'OLP, su cui si può anche essere d'accordo, e a parte il paragone con il Vietnam, secondo me del tutto fuori luogo, essendo le due situazioni notevolmente diverse, l'articolo termina dicendo che i comportamenti delle autorità israeliane e la conseguente repressione contro il popolo palestinese non debbano indurre la gente a criminalizzare l'intera nazione ebraica.
È pur vero che polizia e stato sono uguali in ogni parte del mondo, pero è bene non dimenticare che oggi come oggi esistono solo due nazioni al mondo dove è in atto una forma di repressione razziale così brutale e spietata: Israele ed il Sud Africa. E mentre nel caso di quest'ultimo è unanime in tutto il mondo l'indignazione (più o meno sincera), per quanto riguarda gli ebrei sembra che tutto sia loro concesso e si tende sempre a giustificare per via di un senso di colpa ormai destinato a protrarsi in eterno.
Ora bisogna ancora ricordare che non sono solo la polizia e l'esercito ad ammazzare i giovani palestinesi nei campi di concentramento ove sono ammassati, ma anche moltissimi civili armati che, forse avendo visto troppi film western, si devono essere messi in testa di sembrare John Wayne e far strage di indiani. Quindi in Israele lo stato si fa forza sull'appoggio di almeno gran parte della popolazione civile, ed io dico che "da stroncare subito" è soprattutto quella gente che sta compiendo, sotto gli occhi del mondo intero indifferente, gli stessi infami crimini subiti da loro 40-50 anni fa per mano di nazisti e fascisti, e non gli ingenui (o stupidi?) che emotivamente reagiscono indignati in modo rabbioso ed incoerente, al trionfo della prepotenza razzista, proprio ad opera di coloro che per primi ne furono vittime e dovrebbero ben aver imparato la tragica lezione.
I Palestinesi, come sono stati gli Indiani d'America, come lo sono i Curdi, gli Armeni, i Neri in Sud Africa, sono vittime di violenze orrende e atroci soprusi per opera di un popolo a cui non va concessa alcuna attenuante. E se esistono ebrei che non si riconoscono nell'operato del loro governo, che lo facciano sentire in modo chiaro e corretto, che gridino la propria vergogna per essere passati da vittime a spietati carnefici, che riconoscano di essere loro usurpatori ed invasori e di essere in ogni caso dalla parte del torto.

Maurizio Strini (Piacenza)


A Patrizio Biagi, in più occasioni collaboratore della nostra rivista, abbiamo chiesto di rispondere almeno ad alcuni dei luoghi comuni (per usare un eufemismo) contenuti nell'intervento di Maurizio Strini.


Quando i compagni della redazione scrissero il redazionale "al di là degli slogan", volevano cercare di mettere insieme, con tutti i limiti di spazio, carenze di informazioni di prima mano, ecc., un abbozzo di analisi libertaria sulla situazione palestinese.
Non la solita aria fritta di derivazione marxista, da cui una parte dei compagni sembra essere culturalmente "colonizzata" e attratta, ma un'analisi che andasse al di là appunto del facile schematismo di chi ama poco riflettere o porsi interrogativi e cerca quindi di dividere sempre, e a tutti i costi, il mondo in "buoni" e "cattivi" senza voler cogliere tutte le sfaccettature e tutte le complessità che ogni singola situazione (sociale, politica, razziale, religiosa, economica, nazionale, ecc.) comporta.
C'è chi, seppure con fatica e un poco a tentoni, cerca di porsi interrogativi, di andare "aldilà degli slogan" e c'è chi invece si accontenta di restare al calduccio delle proprie certezze, cioè di restare " aldiqua degli slogan". Strini con la sua lettera dimostra di rientrare appieno e senza ombra di dubbio in quest'ultima categoria.
Rispondere come si dovrebbe alla sua lettera è impresa ardua perché meritando ogni singola riga una risposta, la cosa porterebbe via troppo spazio. Anche se non si vuole prendere in esame tutto il contenuto della lettera, bisogna però pur fare un appunto alla tesi di fondo che mi sembra veramente una perla: il popolo ebreo, che ha subito il più violento genocidio storico da parte dei nazisti, sta ora facendo altrettanto (sta diventando cioè a sua volta nazista di fatto) con i palestinesi. E non è finita. Se esiste qualche ebreo che non si riconosce nell'operato del governo di Israele che lo faccia sentire concretamente gridando la propria vergogna per essere passato da vittima a spietato carnefice.
Non vorrei stare qui a fare un'analisi filologica del significato di determinate parole. Per sviscerare le differenze che ci sono tra termini quali sterminio di massa e massacro ci vorrebbe un intero articolo se non addirittura un libro. Ma se l'orrore per la morte dei nostri simili non può essere una cosa che aumenta mano mano che cresce il numero degli assassinati (se l'assassinio ripugna alla nostra coscienza di esseri umani, un assassinio o cento assassinii devono riempirci dello stesso orrore), questo non può certo portarci a paragonare il massacro dei palestinesi, ad opera dell'esercito israeliano, con lo sterminio di massa programmato subìto dal popolo ebreo.
Un'altra cosa. Per quale motivo un ebreo dovrebbe, per il fatto di essere contro la politica del governo di Israele, dichiararsi spietato carnefice o dire di essere nel torto per il solo fatto di appartenere al popolo ebraico? Strini ha forse mai dichiarato di essere nel torto perché lo stato italiano impone la sua "cultura'" nazionale cercando di soffocare e sradicare tutte quelle culture che sono patrimonio di minoranze etniche che ancora esistono nella penisola italiana? O si è forse mai dichiarato spietato carnefice perché i soldati di Mussolini (italiani) sterminarono parecchi abissini indifesi scaricando loro addosso nuvole di iprite (gas vescicante) o perché aiutarono Franco a schiacciare nel sangue la repubblica spagnola? O si è forse dichiarato spietato carnefice per essere bianco, appartenente alla stessa razza che nei secoli si è macchiata dei più atroci e orrendi genocidi? Non ha mai analizzato infine, lo Strini, che se noi occidentali, europei e americani, godiamo di un certo benessere, per quanto relativo possa essere, lo dobbiamo all'esistenza di un Terzo Mondo che viene continuamente e sistematicamente depredato dalle multinazionali (comprese quelle italiane) di tutte le sue risorse più preziose? Questo forse dovrebbe indurre tutti, compresi noi, a dichiararci spietati assassini e sfruttatori solo perché siamo nati in questo parallelo piuttosto che in un altro?
Ma non è solo per confutare le tesi dello Strini che prendo in mano la penna. Vorrei aggiungere alcune mie brevi osservazioni sul come viene affrontato e ideologizzato il problema palestinese.
1) Ebrei, israeliani e stato d'Israele.
Mi pare che riguardo a questi tre termini ci sia molta confusione, in larga parte voluta. Gli ebrei intesi come popolo specifico sono sparsi un po' in tutto il mondo e questo li fa via via cittadini dei vari stati in cui nascono ed abitano. Non tutti gli ebrei sono israeliani quindi, come non tutti gli israeliani sono ebrei, vi sono anche israeliani arabi. Infine i massacri di palestinesi vengono fatti dall'esercito israeliano appoggiato a volte da elementi civili di estrema destra, mentre una consistente fetta di opinione pubblica ebraico-israeliana si è più volte mobilitata contro la politica portata avanti dal governo di Israele nei territori occupati.
Riassumendo: non si possono assimilare tout-court gli ebrei agli israeliani come non si possono criminalizzare tutti gli ebrei e tutti gli israeliani per ciò che fa il governo israeliano. Lo stato e l'esercito di Israele usano gli stessi metodi e sistemi che da sempre gli stati, siano essi democratici, comunisti o fascisti, usano in varia misura per reprimere le minoranze ribelli.
2) Antisemitismo.
In una situazione come quella attuale l'antisemitismo, che secondo me non è un fenomeno di ritorno ma solamente un sentimento sopito per mancanza di argomenti che lo alimentassero, riprende nuovo vigore dalla situazione palestinese e si ricicla abbandonando la sua connotazione più biecamente razzista e assumendone una pseudo-umanitaria di orrore per i massacri di Gaza e di Cisgiordania.
Ma se è vero che da un lato l'antisemitismo sta riprendendo nuovo vigore, dall'altro, cioè sul versante della destra internazionale ebraica, si tenta di far passare e di bollare tutte le critiche allo stato di Israele con il marchio dell'antisemitismo. Si usa cioè questa formula, che ha storicamente significato il genocidio, come una specie di viatico col quale si può fare tutto senza che alcuno debba minimamente esprimere le proprie critiche. Esiste dunque un reale risveglio dell'antisemitismo più o meno mascherato, ma esiste anche chi batte la grancassa dell'antisemitismo nel tentativo di far sembrare meno sporche le porcherie che lo stato di Israele sta consumando.
3) Palestinesi e OLP.
Anche qui viene fatta molta confusione, anche qui voluta come negli altri casi. I palestinesi sono un popolo che reclama, giustamente una sua terra dove poter vivere in pace mantenendo le proprie tradizioni, la propria cultura e la propria religione.
L'OLP (stato senza territorio, come è stato acutamente definito dai compagni della redazione) rappresenta invece l'esatto organigramma di un (futuribile) stato palestinese. Uno stato che avrà la sua polizia, i suoi tribunali, il suo esercito, le sue classi sociali diversificate e sotto tutti ci sarà una miriade di poveracci che nel caso si ritrovasse nelle piazze a lanciare sassi verrebbe massacrata dai mercenari dei "compagni" Yasser Arafat, Abu Abbas, George Abbassa, Hanna Siniora, ecc., come oggi viene massacrata dai mercenari dell'esercito di Israele.
4) Solidarietà.
La solidarietà umana degli anarchici deve andare, come sempre, a tutti coloro che in ogni parte del mondo subiscono la dura repressione degli stati per motivi sociali, razziali, politici, ecc., quindi la nostra più ampia solidarietà umana deve andare al popolo palestinese, così come ampia e umana deve essere quella con i popoli tibetano, basco, irlandese, tamil, curdo, afgano, armeno, salvadoregno, cileno, con gli indios miskitos del Nicaragua e con tutti gli indios del Sud America, con gli zingari, con i neri di Azania (sud Africa) ecc., ma nessuna solidarietà o ibrida solidarietà politica deve essere data dagli anarchici agli organismi politici che rappresentano o pretendono di rappresentare questi popoli: OLP, IRA, ETA, ANC, ecc...

Patrizio Biagi (Milano)