Rivista Anarchica Online
Al di là
degli slogan?
Nelle pagine di "Fatti&misfatti"
dello scorso numero della rivista è apparso un articolo, senza
firma, dal titolo "Aldilà degli slogan". A parte i
riferimenti all'OLP, su cui si può anche essere d'accordo, e a
parte il paragone con il Vietnam, secondo me del tutto fuori luogo,
essendo le due situazioni notevolmente diverse, l'articolo termina
dicendo che i comportamenti delle autorità israeliane e la
conseguente repressione contro il popolo palestinese non debbano
indurre la gente a criminalizzare l'intera nazione ebraica. È
pur vero che polizia e stato sono uguali in ogni parte del mondo,
pero è bene non dimenticare che oggi come oggi esistono solo
due nazioni al mondo dove è in atto una forma di repressione
razziale così brutale e spietata: Israele ed il Sud
Africa. E mentre nel caso di quest'ultimo è
unanime in tutto il mondo l'indignazione (più o meno sincera),
per quanto riguarda gli ebrei sembra che tutto sia loro concesso e si
tende sempre a giustificare per via di un senso di colpa ormai
destinato a protrarsi in eterno. Ora bisogna ancora ricordare che non
sono solo la polizia e l'esercito ad ammazzare i giovani palestinesi
nei campi di concentramento ove sono ammassati, ma anche moltissimi
civili armati che, forse avendo visto troppi film western, si devono
essere messi in testa di sembrare John Wayne e far strage di indiani.
Quindi in Israele lo stato si fa forza sull'appoggio di almeno gran
parte della popolazione civile, ed io dico che "da stroncare
subito" è soprattutto quella gente che sta compiendo,
sotto gli occhi del mondo intero indifferente, gli stessi infami
crimini subiti da loro 40-50 anni fa per mano di nazisti e fascisti,
e non gli ingenui (o stupidi?) che emotivamente reagiscono indignati
in modo rabbioso ed incoerente, al trionfo della prepotenza razzista,
proprio ad opera di coloro che per primi ne furono vittime e
dovrebbero ben aver imparato la tragica lezione. I Palestinesi, come sono stati gli
Indiani d'America, come lo sono i Curdi, gli Armeni, i Neri in Sud
Africa, sono vittime di violenze orrende e atroci soprusi per opera
di un popolo a cui non va concessa alcuna attenuante. E se esistono
ebrei che non si riconoscono nell'operato del loro governo, che lo
facciano sentire in modo chiaro e corretto, che gridino la propria
vergogna per essere passati da vittime a spietati carnefici, che
riconoscano di essere loro usurpatori ed invasori e di essere in ogni
caso dalla parte del torto.
Maurizio Strini (Piacenza)
A Patrizio Biagi, in più
occasioni collaboratore della nostra rivista, abbiamo chiesto di
rispondere almeno ad alcuni dei luoghi comuni (per usare un
eufemismo) contenuti nell'intervento di Maurizio Strini.
Quando i compagni della redazione
scrissero il redazionale "al di là degli slogan",
volevano cercare di mettere insieme, con tutti i limiti di spazio,
carenze di informazioni di prima mano, ecc., un abbozzo di analisi
libertaria sulla situazione palestinese. Non la solita aria fritta di
derivazione marxista, da cui una parte dei compagni sembra essere
culturalmente "colonizzata" e attratta, ma un'analisi che
andasse al di là appunto del facile schematismo di chi ama
poco riflettere o porsi interrogativi e cerca quindi di dividere
sempre, e a tutti i costi, il mondo in "buoni" e "cattivi"
senza voler cogliere tutte le sfaccettature e tutte le complessità
che ogni singola situazione (sociale, politica, razziale, religiosa,
economica, nazionale, ecc.) comporta. C'è chi, seppure con fatica e
un poco a tentoni, cerca di porsi interrogativi, di andare "aldilà
degli slogan" e c'è chi invece si accontenta di restare
al calduccio delle proprie certezze, cioè di restare "
aldiqua degli slogan". Strini con la sua lettera dimostra di
rientrare appieno e senza ombra di dubbio in quest'ultima categoria. Rispondere come si dovrebbe alla sua
lettera è impresa ardua perché meritando ogni singola
riga una risposta, la cosa porterebbe via troppo spazio. Anche se non
si vuole prendere in esame tutto il contenuto della lettera, bisogna
però pur fare un appunto alla tesi di fondo che mi sembra
veramente una perla: il popolo ebreo, che ha subito il più
violento genocidio storico da parte dei nazisti, sta ora facendo
altrettanto (sta diventando cioè a sua volta nazista di fatto)
con i palestinesi. E
non è finita. Se esiste qualche ebreo
che non si riconosce nell'operato del governo di Israele
che lo faccia sentire concretamente gridando la propria vergogna
per essere passato da vittima a spietato carnefice. Non vorrei stare qui a fare un'analisi
filologica del significato di determinate parole. Per sviscerare le
differenze che ci sono tra termini quali sterminio di massa e
massacro ci vorrebbe un intero articolo se non addirittura un
libro. Ma se l'orrore per la morte dei nostri simili non può
essere una cosa che aumenta mano mano che cresce il numero degli
assassinati (se l'assassinio ripugna alla nostra coscienza di esseri
umani, un assassinio o cento assassinii devono riempirci dello stesso
orrore), questo non può certo portarci a paragonare il
massacro dei palestinesi, ad opera dell'esercito
israeliano, con lo sterminio di massa programmato
subìto dal popolo ebreo. Un'altra cosa. Per quale motivo un
ebreo dovrebbe, per il fatto di essere contro la politica del governo
di Israele, dichiararsi spietato carnefice o dire di essere nel torto
per il solo fatto di appartenere al popolo ebraico? Strini ha forse
mai dichiarato di essere nel torto perché lo stato italiano
impone la sua "cultura'" nazionale cercando di soffocare e
sradicare tutte quelle culture che sono patrimonio di minoranze
etniche che ancora esistono nella penisola italiana? O si è
forse mai dichiarato spietato carnefice perché i soldati di
Mussolini (italiani) sterminarono parecchi abissini indifesi
scaricando loro addosso nuvole di iprite (gas vescicante) o perché
aiutarono Franco a schiacciare nel sangue la repubblica spagnola? O
si è forse dichiarato spietato carnefice per essere bianco,
appartenente alla stessa razza che nei secoli si è macchiata
dei più atroci e orrendi genocidi? Non ha mai analizzato
infine, lo Strini, che se noi occidentali, europei e americani,
godiamo di un certo benessere, per quanto relativo possa essere, lo
dobbiamo all'esistenza di un Terzo Mondo che viene continuamente e
sistematicamente depredato dalle multinazionali (comprese quelle
italiane) di tutte le sue risorse più preziose? Questo forse
dovrebbe indurre tutti, compresi noi, a dichiararci spietati
assassini e sfruttatori solo perché siamo nati in questo
parallelo piuttosto che in un altro? Ma non è solo per confutare le
tesi dello Strini che prendo in mano la penna. Vorrei aggiungere
alcune mie brevi osservazioni sul come viene affrontato e
ideologizzato il problema palestinese. 1) Ebrei, israeliani e stato
d'Israele. Mi pare che riguardo a questi tre
termini ci sia molta confusione, in larga parte voluta. Gli ebrei
intesi come popolo specifico sono sparsi un po' in tutto il mondo e
questo li fa via via cittadini dei vari stati in cui nascono ed
abitano. Non tutti gli ebrei sono israeliani quindi, come non tutti
gli israeliani sono ebrei, vi sono anche israeliani arabi. Infine i
massacri di palestinesi vengono fatti dall'esercito israeliano
appoggiato a volte da elementi civili di estrema destra, mentre una
consistente fetta di opinione pubblica ebraico-israeliana si è
più volte mobilitata contro la politica portata avanti dal
governo di Israele nei territori occupati. Riassumendo: non si possono assimilare
tout-court gli ebrei agli israeliani come non si possono
criminalizzare tutti gli ebrei e tutti gli israeliani per ciò
che fa il governo israeliano. Lo stato e l'esercito di Israele usano
gli stessi metodi e sistemi che da sempre gli stati, siano essi
democratici, comunisti o fascisti, usano in varia misura per
reprimere le minoranze ribelli. 2) Antisemitismo. In una situazione come quella attuale
l'antisemitismo, che secondo me non è un fenomeno di ritorno
ma solamente un sentimento sopito per mancanza di argomenti che lo
alimentassero, riprende nuovo vigore dalla situazione palestinese e
si ricicla abbandonando la sua connotazione più biecamente
razzista e assumendone una pseudo-umanitaria di orrore per i massacri
di Gaza e di Cisgiordania. Ma se è vero che da un lato
l'antisemitismo sta riprendendo nuovo vigore, dall'altro, cioè
sul versante della destra internazionale ebraica, si tenta di far
passare e di bollare tutte le critiche allo stato di Israele con il
marchio dell'antisemitismo. Si usa cioè questa formula, che ha
storicamente significato il genocidio, come una specie di viatico col
quale si può fare tutto senza che alcuno debba minimamente
esprimere le proprie critiche. Esiste dunque un reale risveglio
dell'antisemitismo più o meno mascherato, ma esiste anche chi
batte la grancassa dell'antisemitismo nel tentativo di far sembrare
meno sporche le porcherie che lo stato di Israele sta consumando. 3) Palestinesi e OLP. Anche qui viene fatta molta
confusione, anche qui voluta come negli altri casi. I palestinesi
sono un popolo che reclama, giustamente una sua terra dove poter
vivere in pace mantenendo le proprie tradizioni, la propria cultura e
la propria religione. L'OLP (stato senza territorio, come è
stato acutamente definito dai compagni della redazione) rappresenta
invece l'esatto organigramma di un (futuribile) stato palestinese.
Uno stato che avrà la sua polizia, i suoi tribunali, il suo
esercito, le sue classi sociali diversificate e sotto tutti ci sarà
una miriade di poveracci che nel caso si ritrovasse nelle piazze a
lanciare sassi verrebbe massacrata dai mercenari dei "compagni"
Yasser Arafat, Abu Abbas, George Abbassa, Hanna Siniora, ecc., come
oggi viene massacrata dai mercenari dell'esercito di Israele. 4) Solidarietà. La solidarietà umana degli
anarchici deve andare, come sempre, a tutti coloro che in ogni parte
del mondo subiscono la dura repressione degli stati per motivi
sociali, razziali, politici, ecc., quindi la nostra più ampia
solidarietà umana deve andare al popolo palestinese, così
come ampia e umana deve essere quella con i popoli tibetano, basco,
irlandese, tamil, curdo, afgano, armeno, salvadoregno, cileno, con
gli indios miskitos del Nicaragua e con tutti gli indios del Sud
America, con gli zingari, con i neri di Azania (sud Africa) ecc., ma
nessuna solidarietà o ibrida solidarietà politica deve
essere data dagli anarchici agli organismi politici che rappresentano
o pretendono di rappresentare questi popoli: OLP, IRA, ETA, ANC,
ecc...
Patrizio Biagi (Milano)
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