Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 18 nr. 153
marzo 1988


Rivista Anarchica Online

Perché no

È da parecchio tempo che penso di buttare giù ciò che penso in materia di fede e/o religione, fin da quando la lettera di Nik su "A" 145 rispose con i giusti toni a un Lamendola dalle idee fin troppo confuse. Secondo me è opportuno fare chiarezza su due concetti.
1) IL SENTIMENT0 RELIGIOSO.
Il sentimento religioso viene tirato in ballo spesso e volentieri per giustificare un atteggiamento di adorazione non rivolto ad un dio personificato ma, per esempio, alla natura, alle leggi che regolano la vita ed il perfetto funzionamento dell'universo, ecc...
Ebbene, io credo che l'oggetto della nostra attenzione non debba essere tanto il chi o che cosa si adora, bensì il sentimento religioso in quanto tale, come antitesi dell'atteggiamento scientifico.
Chi, come noi, crede nella liberazione dell'uomo da ogni forma di oppressione deve avvicinarsi ai fenomeni naturali, ed in generale a tutto ciò che ci si presenta dinanzi, con l'atteggiamento scientifico di chi vuole studiare e conoscere per non dover più temere. Solo con la conoscenza ci si può liberare dal timore di ciò che ci spaventa ed opprime perché oscuro e sconosciuto. Il sentimento religioso è sempre stato un abominevole strumento per tener sottomesso il popolo nelle mani di chi invece le cose le conosceva fin troppo bene. Finché non avremo capito tutto dell'universo che ci circonda non saremo liberi dalla paura dell'ignoto, e coloro che nutrono sentimenti religiosi nei confronti delle cose, rinunciando a razionalizzarle e sviscerarle per conoscerle, non ci sono di grande aiuto nel percorrere la strada per la libertà.
2) IL CRISTIANESIMO ANARCHICO.
Eugen Galasso ("A" 147) e Alice Donato ("A" 148). Ecco due esempi di come persone, senz'altro in buona fede, tentano di coniugare anarchismo e cristianesimo. Tentano, perché chi conosce bene il cristianesimo sa che non si può essere cristiani se non si accetta il fatto che Jahvè abbia punito il mondo per la disobbedienza di Adamo (Gen. 3, 11 19); che abbia distrutto intere città perché gli abitanti vivevano la propria sessualità in modo difforme dalla sua volontà (Gen. 18, 20-21) (Gen. 19, 28-29); che abbia misurato la devozione di Abramo portandolo ad accettare di uccidere suo figlio per mostrare la propria fede (Gen. 22, 1-2); che Cristo continui a dominare col terrore dell'ades (la morte eterna) i suoi fedeli, minacciando coloro che al suo ritorno non saranno trovati a fare la volontà del padre suo (Matteo 24, 37-51); che non vi sia salvezza per chi è ingiusto, fornicatore, idolatra, adultero, omosessuale, ladro, sessualmente perverso, avido, ubriacone od oltraggiatore (I° Cor. 6, 9-10); ecc...
Insomma, o si accetta l'aberrante teocrazia di un dio dispotico e vendicativo, oppure si ha la libertà (i cristiani lo chiamano libero arbitrio) di scegliersi la distruzione eterna (o l'inferno per coloro che ci credessero ancora).
Ebbene amici miei, tutto questo non solo non può convivere con un anarchismo sincero e maturo, ma ne è la negazione ed il nemico principale. Bene disse Bakunin "se ci fosse un dio bisognerebbe distruggerlo", e bene recita quello slogan "né dio né stato, né servi né padroni".
Caro Paolo Finzi (cfr. lettera su "A" 145) qui non si tratta di rispettare le idee altrui (perché ognuno ha il diritto di avere in testa tutto il casino che vuole) ma di combattere senza sosta filosofie e ideologie liberticide nonché coloro che le zuccherano nel tentativo di farcele accettare.
Fraternamente

Corrado Olivotto (Aosta)