Rivista Anarchica Online
Quel humour discreto
di Alessandra Calanchi
Figlia di ebrei ucraini perseguitati
dal regime zarista ed emigrati a New York nei primi anni del '900,
Grace Paley non è solo un'importante scrittrice americana: è
anche e soprattutto una donna sinceramente femminista e
antimilitarista, il cui attivismo, iniziato negli anni '60 contro la
guerra in Vietnam (con volantinaggi, marce, missioni di pace, ecc.)
continua tutt'oggi contro il nucleare, contro il maschilismo, contro
il razzismo. Autrice di due raccolte di racconti
(Piccoli contrattempi del vivere, edizioni Giunti Martello, ed
Enormi cambiamenti all'ultimo momento, La Tartaruga), Grace
Paley ha pubblicato ora Più tardi nel pomeriggio,
uscito da pochi mesi in Italia sempre per le edizioni La Tartaruga. Molti dei personaggi che vi si trovano
(per lo più femminili) sono gli stessi dei racconti
precedenti, solo è passato un po' di tempo. Tra questi spicca
Faith, "(forse l'alter-ego di Paley), (...) ora donna più
matura che, pur tra i suoi problemi personali e familiari, continua
ad essere animata da una forte sensibilità femminista e
pacifista" (W. Bevilacqua, "L'indice", gennaio 1988). La scrittura di Grace Paley è
raffinata e sperimentale, eppure autentica e realistica, molto vicina
alla spontaneità della conversazione quotidiana. I dialoghi
sono scritti senza virgolette, pieni d'intercalati, come a
sottolinearne la non letterarietà; i fatti sono quelli
quotidiani - il rapporto con i figli, gli incontri con le amiche, le
conversazioni - in un mondo che è "un immenso
immondezzaio" , dove i bambini diventano grandi e scoprono la
droga e la morte, dove i vecchi cercano una ragione di vita, dove le
battaglie politiche si mescolano alle lotte di tutti i giorni "contro
la disperazione". Ma insieme alla sofferenza c'è la gioia
di vivere, l'entusiasmo di un impegno costruttivo, e un humour
discreto e sereno che colora tutte le pagine. I suoi racconti non hanno un
intreccio: "per quanto riguarda ciò che scrivo, in realtà
io non so come si svilupperà" ha detto la Paley nel
racconto-intervista del 17 novembre scorso a Milano. Qualcosa è
sempre lasciato in sospeso, perché il lettore supplisca,
perché il lettore deve contribuire alla creazione del senso. Questo è proprio quanto succede
nei racconti di Grace Paley. I fatti sono quasi secondari, sono
caselle di un mosaico che non potrebbe essere completato senza la
trama invisibile che li collega, da un racconto all'altro, fra loro -
i nomi dei personaggi, i discorsi politici, il movimento pacifista,
l'associazione genitori-insegnanti, ecc... Senza le virgolette la pagina perde la
sua dimensione unicamente letteraria e diventa pluridimensionale, si
espande nel tempo e nello spazio acquistando uno spessore psicologico
e sonoro. I dialoghi si mescolano ai monologhi, le conversazioni ai
pensieri ad alta voce, in un armonico fluire di cose dette e non
dette, in un confondersi magico di parole e suoni. Faith e le sue amiche (appunto le
"tenaci anime dolcemente parlanti dell'anarchia") sono un
gruppo di donne americane d'oggi, genericamente di sinistra,
divorziate con figli grandi, sensibili e sempre pronte a definire la
propria posizione nei confronti delle ingiustizie, e mai frivole o
superficiali. Come e più delle sue creazioni
letterarie, Grace Paley parla alla nostra coscienza come donna ancor
prima che come scrittrice; come ci ricorda N. Aspesi (La Repubblica,
19/11/87), essa è "una donna di grande talento letterario
che è rimasta ferma nelle sue idee, che ha vissuto gli ultimi
vent'anni senza mai distrarsi dai propri impegni, senza mai
abbandonare o rinnegare le sue lotte: è ancora femminista, è
ancora antimilitarista, è più che mai antinucleare,
pacifista, ecologista". Ruth (un personaggio della raccolta)
che festeggia i suoi 50 anni preparando per le amiche tante torte
"così che il suo compleanno si potesse celebrare in
cucina, senza troppo disagio, durante tutta la giornata", e che
esprime con amarezza il desiderio "che questo mondo non finisca"
traduce la volontà di queste donne di restare unite per
continuare, fosse anche nella piccola sfera della vita domestica,
"con paura, coraggio e rabbia a salvare il mondo".
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