Rivista Anarchica Online
Bordighera
scrive...
Questa lettera
vuole essere uno stimolo, una riflessione, per chi gestisce
direttamente la rivista, consapevoli che partecipando alle assemblee
che si tengono periodicamente avremmo modo di fare a viva voce.
Discutendo con i
compagni del Circolo Trobar Clus è emerso che sempre più spesso le
opinioni, il taglio, gli argomenti scelti, le recensioni, si
allontanano dal nostro vissuto, da ciò che andiamo elaborando come
circolo da tre anni a questa parte. La nostra critica
nasce da una partecipazione che ci vede da sei anni diffusori
costanti e attenti lettori, promotori di iniziative che hanno
sviluppato una crescita
quantitativa e qualitativa del pensiero libertario nel Ponente
Ligure.
In questi ultimi
tre anni il Circolo è passato dai 5 fondatori agli attuali 24
aderenti, è la stessa sorte che ha seguito la diffusione del
materiale dell'area libertaria e
antagonista.
Il taglio della
rivista, dicevamo, ci sembra orientato verso uno spirito più
meneghino che nazionale, ed un certo disincanto metropolitano del
Nord spesso sconfina in uno spirito pragmatico che sfiora il
real-cinismo da ultima spiaggia; ciò traspare dagli umori generali
degli articoli privi di entusiasmo e di voglia di vivere e
lottare; come se la polvere finissima del "tanto non cambia mai
niente" permeasse gli autori degli articoli, tutti o quasi,
simil-reduci di una guerra persa, senza sapere né quando né dove. Gli argomenti
scelti, da un anno a questa parte, sembrano orientati più da chi
gestisce la rivista che da un movimento reale con opinioni proprie,
che si estende dalle Alpi all'estremo lembo di Pantelleria; è chiaro
che volentieri i compagni assumono un ruolo attendista-passivo, come
è reale che quattro o cinque lettere sul falso problema della
religione non possono portare al centro un problema che è un lusso
dell'astrazione e penalizza la carta sulla quale viene stampato.
Altro dato
preoccupante sono i parametri e le logiche che portano a recensire
testi e cultura di case editrici e autori facilmente sponsorizzati
dalla cultura dominante, relegando proporzionalmente tutte le
iniziative dei compagni, che con grandi difficoltà diffondono e
producono una cultura fuori dal circuito dei monopoli; e se così non
è, si dica chiaro perché un certo libro può valere e un altro non
riceve lo spazio.
Ultimo rilievo che
riguarda la scelta degli argomenti, sembra che prevalga una linea di
non presa di posizione, per paura di sbagliare, dossier che
vorrebbero essere esaurienti e non lo sono, però riducono il resto
della rivista ad un bollettino di poche informazioni; non riusciamo a
capire perché non si debba leggere del Nicaragua, del grave problema
dei Palestinesi schiacciati dalla democrazia armata
israeliana e di tutte quelle notizie snobbate o derise dai
piscia-inchiostro di regime; sembra che per esigenze di attualità si
affrontino argomenti determinati dalla stampa che fa notizia, col
rischio delle rilettura critica del Manifesto o di Repubblica.
Per finire, ci
piacerebbe se fra le varie pubblicazioni anarchiche si eliminassero
tutti i doppioni di notizie ed iniziasse una discussione su un
progetto unificatore per concentrare energie e forze, e non cadere in
specializzazioni e settorialismi che indeboliscono il prodotto e la
capacità di penetrazione del nostro pensiero.
Per quanto
riguarda invece il filo di pensiero che fa capo ad Anarchismo e altra
pubblicistica tipo Tracce, s'impone, secondo noi, un rapporto più
sereno, ed un'etica che consideri tutti come compagni seppur con
opinioni diverse, senza parlarsi addosso
con logiche del dominio infarcite di pettegolezzi e diffidenze.
In attesa di una
vostra risposta, un saluto libertario:
Momo, Giuliano,
Roberto, Franco, Scilla, Vito, Isabella, Remo, Priscilla, Bruna,
Gianni, Sabrina (Bordighera)
...la
redazione risponde
Se
i nostri dodici compagni del "Trobar Clus" non avessero messo,
prima del conclusivo saluto libertario, quelle sei paroline ("In
attesa di una vostra risposta"), ce la saremmo cavata in quattro e
quattr'otto. Corpo dieci, chiaro, a bandiera, asta a sinistra,
sottolineato in corsivo: con le sue brave indicazioni tipografiche,
la loro lettera sarebbe stata (com'è stata) trasmessa subito in composizione,
per poi finire (com'è appunto finita) in questa rubrica della posta. Una
lettera in più, ad arricchire questo settore della rivista che noi
vorremmo sempre ricco di interventi, commenti, opinioni critiche:
critiche con il nostro operato, le nostre scelte, le recensioni fatte
o non fatte, gli argomenti "bucati", ecc... Tante
volte, in questi anni, abbiamo ripetuto che ci servono lettere
critiche, che segnalino cadute di tono, difetti vari, aspettative
deluse, ecc... I complimenti fanno sempre piacere, ma sono
soprattutto le critiche che ci aiutano a migliorare "A". Con
particolare attenzione, poi, siamo portati a considerare l'opinione
di chi - come i compagni del "Trobar Clus" - da molti anni è
concretamente vicino alla rivista, essendone (come loro stessi
scrivono) diffusori costanti e attenti lettori, ed anche -
aggiungiamo noi, per chi non avesse l'abitudine di leggere
attentamente "i nostri fondi neri" - generosi e regolari
sottoscrittori. Quelle
sei paroline, dunque, ci impediscono di cavarcela facilmente, con la
sola pubblicazione della lettera. Chiamano una risposta. E noi,
almeno su qualcuno dei temi da loro toccati, ci sentiamo in dovere di
dire, seppure in forzatissima sintesi,
la nostra. Lasciamo
perdere - perché tutte da spiegare e da argomentare, da parte di chi
le fa - le loro osservazioni sul nostro disincanto metropolitano del
Nord che, passando per lo spirito pragmatico, sfiora il real-cinismo
da ultima spiaggia. Altra
considerazione che non può esser buttata lì senza ulteriori
spiegazioni riguarda lo spirito più meneghino che nazionale della
rivista. Sulla
mancanza di entusiasmo e - addirittura - di voglia di vivere e di
lottare, beh, se proprio così fosse, non crediamo saremmo ancora qui
(due di noi dalla nascita stessa di "A") a "sbatterci"
per far uscire regolarmente la rivista, con tutti gli annessi e
connessi impegni che ciò comporta. Né continueremmo a portare
avanti singolarmente e in gruppo, al di là dell'impegno redazionale,
altre forme di attività libertaria. I
compagni del "Trobar Clus" pur riconoscendo che c'è un
atteggiamento "attendista" da parte di molti compagni,
scrivono poi che gli argomenti scelti
da un anno a questa parte, sembrano orientati più da chi gestisce la
rivista che da un movimento reale con proprie opinioni. E se la
prendono con lo spazio dedicato su "A" al falso problema della
religione. Il
problema dei rapporti tra chi "produce" un periodico ed il
composito universo di cui questo periodico è, vuole o dovrebbe
essere espressione, è questione complessa, importante e, in realtà,
mai risolvibile del tutto. In ballo ci sono la concezione
stessa di una pubblicazione, la legittimità o meno della
discrezionalità della redazione in ordine alla scelta dei materiali
da pubblicare, ecc. ecc. Di chi è in realtà "A"? Della sola
redazione? Di tutti coloro che si considerano anarchici? Del
"movimento reale" (ma quale esattamente?)? Accenniamo
solo a questo tipo di problematica e ci limitiamo a precisare, in
questa sede, che quanto appare su "A" è il risultato di un mix
tra scelte redazionali, collaborazioni concordate, articoli inviati
anche da compagni sconosciuti: il tutto passato al filtro del
collettivo redazionale, che nella sua riunione settimanale esamina,
discute e valuta tutto il materiale che in un modo o nell'altro
perviene alla casella postale. Vige
dunque il principio della discrezionalità, secondo cui nessuno è in
condizione di ergersi a "rappresentante" di chicchessia
(movimento anarchico,
movimento reale o altro). Tutto è opinabile: può piacere o non
piacere, interessare o non interessare. Ma sbagliano - per esempio -
i compagni del "Trobar Clus" a ritenere sprecato o peggio ancora
lo spazio dedicato alla pubblicazione di alcune lettere sul tema
religione/antinuclearismo/ecc... Ne abbiamo pubblicato solo alcune
di quelle che ci sono arrivate. Ma abbiamo ritenuto di farlo perché
dagli scritti ricevuti (e da altre opinioni trasmesseci o riferiteci)
ci siamo resi conto che è un problema che alcuni sentono. E quegli
alcuni fanno certamente parte di quel "movimento reale" cui gli
estensori della lettera fanno riferimento: se non altro nel senso che
esistono, pensano, si pongono e pongono questioni. Altro
problema toccato: quello delle recensioni. I compagni del "Trobar
Clus" ci invitano a dire chiaro perché un libro può valere e
un altro non riceve lo spazio. Premettendo
che, per varie ragioni, solo una piccolissima parte dei libri che
ameremmo veder segnalati su "A" trovano spazio, passiamo a
(cercare di) chiarire i nostri criteri. Noi
valutiamo la significatività di un'opera innanzitutto dal suo
contenuto e quindi non attribuiamo particolare importanza - per
decidere se "dare spazio" o meno ad un libro - all'editore e al
circuito distributivo. A noi sta a cuore che sulla rivista vengano
segnalate opere che A NOSTRO AVVISO (lo scriviamo in maiuscolo perché
sia chiaro che si tratta di un criterio soggettivo) portino un
contributo alla riflessione ed al dibattito di segno libertario. In
quest'ottica non ci fa alcuna specie recensire anche libri pubblicati
da Einaudi, Feltrinelli o Rusconi. Non ci pare questo l'aspetto
qualificante. Ciò
non significa che noi non si sia sensibili ai problemi, alle esigenze
ed alle necessità di quell'editoria cosiddetta "minore", che
è tale spesso solo per mancanza di soldi e di finanziamenti, per la
sua deliberata estraneità al mercato
editorial-pubblicitario, ecc... Di questa editoria "minore"
tendenzialmente emarginata, spesso underground anche controvoglia,
"A" è una
delle tante espressioni. Proprio
negli ultimi tempi, anche dando vita alla rubrica Tamtam, abbiamo
voluto accentuare la nostra funzione di megafono delle iniziative
editoriali libertarie: dal libro di poesie al manifesto, dalla
fanzine al volantone, dal numero unico locale alla richiesta di
materiali. Ma questa funzione di vero e proprio tamtam delle
molteplici iniziative libertarie non ci pare per niente in contrasto
con l'attenzione e lo spazio riservati a quanto di (sempre A NOSTRO
AVVISO) interessante e stimolante esce sul mercato editoriale
"ufficiale". Anche
su questa questione sarebbe necessario un approfondimento, a partire
dal concetto stesso di "cultura". I
compagni di "Trobar Clus" scrivono poi di una nostra linea di
non presa di posizione, alla base della quale ci sarebbe la
nostra paura di sbagliare. Certo,
moltissimi sono i temi che su "A" non vengono nemmeno accennati,
e di questi non pochi rivestono una particolare importanza. È
vero, non abbiamo parlato, negli ultimi tempi, né del Nicaragua né
dei Palestinesi (di questi ultimi, dopo
la pesante e prolungata repressione israeliana nelle zone occupate,
ci occupiamo seppur brevemente nella rubrica "Fatti&Misfatti"). Così
come non abbiamo parlato degli afghani in lotta contro l'imperialismo
sovietico, delle numerose dittature armate arabe, dell'apartheid in
Sudafrica, ecc. ecc. Questi "buchi" sono decisamente negativi e
noi siamo i primi a rendercene
conto. Una
spiegazione, almeno parziale, c'è. Piuttosto che ripetere le solite
cose, piuttosto che riassumere acriticamente quanto letto sul
Manifesto o altrove, meglio tacere. Prendiamo l'esempio del
Nicaragua: da molto tempo cerchiamo materiali validi da pubblicare
sulla rivista. Non ne abbiamo trovati. Abbiamo parlato con
simpatizzanti che sono stati là, abbiamo letto molto di quanto è
stato pubblicato in proposito dalla stampa anarchica internazionale,
abbiamo chiesto
lumi (e nominativi) a compagni e gruppi (come quello di Comunidad)
particolarmente attenti alla situazione e agli sviluppi libertari in
America Latina, ma non abbiamo cavato un ragno dal buco. Qualcosa di
interessante abbiamo letto su "Volontà", qualcosa anche su
"Umanità Nova" : complessivamente poco, pochissimo. Piuttosto
che pubblicare rimasticature, o peggio ancora sviolinate pro-Ortega,
abbiamo preferito il silenzio. Va
altresì riconosciuto che su altre questioni la rivista ha pubblicato
materiali ed ha "preso posizione". Quando non l'ha fatto - stiano
certi i compagni del "Trobar Clus" - non è stata la paura a
bloccarci: né quella di sbagliare, né altra. Tralasciamo
di intervenire, in questa sede, sulla situazione più generale della
pubblicistica anarchica, sul problema dei doppioni di notizie,
sul progetto unificatore cui si accenna nella lettera. Osserviamo
solo che su un tema di tanta rilevanza varrebbe la pena aprire una
riflessione ed un dibattito approfonditi. Un'altra
considerazione. Non su "A" si sono letti articoli con
logiche del dominio infarcite di pettegolezzi e
diffidenze e nemmeno, da molti anni a questa parte, interventi o
risposte polemiche ad altre testate anarchiche, alcune delle quali
non hanno risparmiato apprezzamenti non proprio benevoli sulla nostra
rivista e su suoi singoli redattori. Convinti
di aver fornito solo qualche elemento di riflessione e di risposta
alla loro lettera, ma soprattutto convinti di aver sottratto già
troppo spazio alle altre cose da pubblicare su questo numero, ci
fermiamo qui, ricambiando i saluti libertari ecc. ecc.
La
redazione di "A"
P.S.
- Mentre stiamo discutendo tra noi redattori, con il nostro consueto
spirito real-cinico da ultima spiaggia, questa risposta ai compagni
del "Trobar Clus" squilla il telefono. Sono loro, o meglio
due di loro: a nome anche degli altri ci tengono, tra l'altro, a
precisare che, al di là della durezza volutamente provocatoria di
alcune espressioni usate nella lettera, immutati rimangono l'affetto
e la stima per noi redattori. "Non ne dubitavamo" - diciamo loro.
In realtà, ci fa davvero piacere sentirlo, così come ci fa piacere
che abbiano sentito
l'esigenza di telefonarci. In
fondo, anche i meneghini hanno un'anima.
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