Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 18 nr. 152
febbraio 1988


Rivista Anarchica Online

Bordighera scrive...

Questa lettera vuole essere uno stimolo, una riflessione, per chi gestisce direttamente la rivista, consapevoli che partecipando alle assemblee che si tengono periodicamente avremmo modo di fare a viva voce.
Discutendo con i compagni del Circolo Trobar Clus è emerso che sempre più spesso le opinioni, il taglio, gli argomenti scelti, le recensioni, si allontanano dal nostro vissuto, da ciò che andiamo elaborando come circolo da tre anni a questa parte. La nostra critica nasce da una partecipazione che ci vede da sei anni diffusori costanti e attenti lettori, promotori di iniziative che hanno sviluppato una crescita quantitativa e qualitativa del pensiero libertario nel Ponente Ligure.
In questi ultimi tre anni il Circolo è passato dai 5 fondatori agli attuali 24 aderenti, è la stessa sorte che ha seguito la diffusione del materiale dell'area libertaria e antagonista.
Il taglio della rivista, dicevamo, ci sembra orientato verso uno spirito più meneghino che nazionale, ed un certo disincanto metropolitano del Nord spesso sconfina in uno spirito pragmatico che sfiora il real-cinismo da ultima spiaggia; ciò traspare dagli umori generali degli articoli privi di entusiasmo e di voglia di vivere e lottare; come se la polvere finissima del "tanto non cambia mai niente" permeasse gli autori degli articoli, tutti o quasi, simil-reduci di una guerra persa, senza sapere né quando né dove. Gli argomenti scelti, da un anno a questa parte, sembrano orientati più da chi gestisce la rivista che da un movimento reale con opinioni proprie, che si estende dalle Alpi all'estremo lembo di Pantelleria; è chiaro che volentieri i compagni assumono un ruolo attendista-passivo, come è reale che quattro o cinque lettere sul falso problema della religione non possono portare al centro un problema che è un lusso dell'astrazione e penalizza la carta sulla quale viene stampato.
Altro dato preoccupante sono i parametri e le logiche che portano a recensire testi e cultura di case editrici e autori facilmente sponsorizzati dalla cultura dominante, relegando proporzionalmente tutte le iniziative dei compagni, che con grandi difficoltà diffondono e producono una cultura fuori dal circuito dei monopoli; e se così non è, si dica chiaro perché un certo libro può valere e un altro non riceve lo spazio.
Ultimo rilievo che riguarda la scelta degli argomenti, sembra che prevalga una linea di non presa di posizione, per paura di sbagliare, dossier che vorrebbero essere esaurienti e non lo sono, però riducono il resto della rivista ad un bollettino di poche informazioni; non riusciamo a capire perché non si debba leggere del Nicaragua, del grave problema dei Palestinesi schiacciati dalla democrazia armata israeliana e di tutte quelle notizie snobbate o derise dai piscia-inchiostro di regime; sembra che per esigenze di attualità si affrontino argomenti determinati dalla stampa che fa notizia, col rischio delle rilettura critica del Manifesto o di Repubblica.
Per finire, ci piacerebbe se fra le varie pubblicazioni anarchiche si eliminassero tutti i doppioni di notizie ed iniziasse una discussione su un progetto unificatore per concentrare energie e forze, e non cadere in specializzazioni e settorialismi che indeboliscono il prodotto e la capacità di penetrazione del nostro pensiero.
Per quanto riguarda invece il filo di pensiero che fa capo ad Anarchismo e altra pubblicistica tipo Tracce, s'impone, secondo noi, un rapporto più sereno, ed un'etica che consideri tutti come compagni seppur con opinioni diverse, senza parlarsi addosso con logiche del dominio infarcite di pettegolezzi e diffidenze.
In attesa di una vostra risposta, un saluto libertario:

Momo, Giuliano, Roberto, Franco, Scilla, Vito, Isabella, Remo, Priscilla, Bruna, Gianni, Sabrina (Bordighera)


...la redazione risponde

Se i nostri dodici compagni del "Trobar Clus" non avessero messo, prima del conclusivo saluto libertario, quelle sei paroline ("In attesa di una vostra risposta"), ce la saremmo cavata in quattro e quattr'otto. Corpo dieci, chiaro, a bandiera, asta a sinistra, sottolineato in corsivo: con le sue brave indicazioni tipografiche, la loro lettera sarebbe stata (com'è stata) trasmessa subito in composizione, per poi finire (com'è appunto finita) in questa rubrica della posta.
Una lettera in più, ad arricchire questo settore della rivista che noi vorremmo sempre ricco di interventi, commenti, opinioni critiche: critiche con il nostro operato, le nostre scelte, le recensioni fatte o non fatte, gli argomenti "bucati", ecc... Tante volte, in questi anni, abbiamo ripetuto che ci servono lettere critiche, che segnalino cadute di tono, difetti vari, aspettative deluse, ecc... I complimenti fanno sempre piacere, ma sono soprattutto le critiche che ci aiutano a migliorare "A". Con particolare attenzione, poi, siamo portati a considerare l'opinione di chi - come i compagni del "Trobar Clus" - da molti anni è concretamente vicino alla rivista, essendone (come loro stessi scrivono) diffusori costanti e attenti lettori, ed anche - aggiungiamo noi, per chi non avesse l'abitudine di leggere attentamente "i nostri fondi neri" - generosi e regolari sottoscrittori.
Quelle sei paroline, dunque, ci impediscono di cavarcela facilmente, con la sola pubblicazione della lettera. Chiamano una risposta. E noi, almeno su qualcuno dei temi da loro toccati, ci sentiamo in dovere di dire, seppure in forzatissima sintesi, la nostra. Lasciamo perdere - perché tutte da spiegare e da argomentare, da parte di chi le fa - le loro osservazioni sul nostro disincanto metropolitano del Nord che, passando per lo spirito pragmatico, sfiora il real-cinismo da ultima spiaggia.
Altra considerazione che non può esser buttata lì senza ulteriori spiegazioni riguarda lo spirito più meneghino che nazionale della rivista. Sulla mancanza di entusiasmo e - addirittura - di voglia di vivere e di lottare, beh, se proprio così fosse, non crediamo saremmo ancora qui (due di noi dalla nascita stessa di "A") a "sbatterci" per far uscire regolarmente la rivista, con tutti gli annessi e connessi impegni che ciò comporta. Né continueremmo a portare avanti singolarmente e in gruppo, al di là dell'impegno redazionale, altre forme di attività libertaria.
I compagni del "Trobar Clus" pur riconoscendo che c'è un atteggiamento "attendista" da parte di molti compagni, scrivono poi che gli argomenti scelti da un anno a questa parte, sembrano orientati più da chi gestisce la rivista che da un movimento reale con proprie opinioni. E se la prendono con lo spazio dedicato su "A" al falso problema della religione.
Il problema dei rapporti tra chi "produce" un periodico ed il composito universo di cui questo periodico è, vuole o dovrebbe essere espressione, è questione complessa, importante e, in realtà, mai risolvibile del tutto. In ballo ci sono la concezione stessa di una pubblicazione, la legittimità o meno della discrezionalità della redazione in ordine alla scelta dei materiali da pubblicare, ecc. ecc. Di chi è in realtà "A"? Della sola redazione? Di tutti coloro che si considerano anarchici? Del "movimento reale" (ma quale esattamente?)? Accenniamo solo a questo tipo di problematica e ci limitiamo a precisare, in questa sede, che quanto appare su "A" è il risultato di un mix tra scelte redazionali, collaborazioni concordate, articoli inviati anche da compagni sconosciuti: il tutto passato al filtro del collettivo redazionale, che nella sua riunione settimanale esamina, discute e valuta tutto il materiale che in un modo o nell'altro perviene alla casella postale.
Vige dunque il principio della discrezionalità, secondo cui nessuno è in condizione di ergersi a "rappresentante" di chicchessia (movimento anarchico, movimento reale o altro). Tutto è opinabile: può piacere o non piacere, interessare o non interessare. Ma sbagliano - per esempio - i compagni del "Trobar Clus" a ritenere sprecato o peggio ancora lo spazio dedicato alla pubblicazione di alcune lettere sul tema religione/antinuclearismo/ecc... Ne abbiamo pubblicato solo alcune di quelle che ci sono arrivate. Ma abbiamo ritenuto di farlo perché dagli scritti ricevuti (e da altre opinioni trasmesseci o riferiteci) ci siamo resi conto che è un problema che alcuni sentono. E quegli alcuni fanno certamente parte di quel "movimento reale" cui gli estensori della lettera fanno riferimento: se non altro nel senso che esistono, pensano, si pongono e pongono questioni.
Altro problema toccato: quello delle recensioni. I compagni del "Trobar Clus" ci invitano a dire chiaro perché un libro può valere e un altro non riceve lo spazio. Premettendo che, per varie ragioni, solo una piccolissima parte dei libri che ameremmo veder segnalati su "A" trovano spazio, passiamo a (cercare di) chiarire i nostri criteri. Noi valutiamo la significatività di un'opera innanzitutto dal suo contenuto e quindi non attribuiamo particolare importanza - per decidere se "dare spazio" o meno ad un libro - all'editore e al circuito distributivo. A noi sta a cuore che sulla rivista vengano segnalate opere che A NOSTRO AVVISO (lo scriviamo in maiuscolo perché sia chiaro che si tratta di un criterio soggettivo) portino un contributo alla riflessione ed al dibattito di segno libertario. In quest'ottica non ci fa alcuna specie recensire anche libri pubblicati da Einaudi, Feltrinelli o Rusconi. Non ci pare questo l'aspetto qualificante. Ciò non significa che noi non si sia sensibili ai problemi, alle esigenze ed alle necessità di quell'editoria cosiddetta "minore", che è tale spesso solo per mancanza di soldi e di finanziamenti, per la sua deliberata estraneità al mercato editorial-pubblicitario, ecc... Di questa editoria "minore" tendenzialmente emarginata, spesso underground anche controvoglia, "A" è una delle tante espressioni.
Proprio negli ultimi tempi, anche dando vita alla rubrica Tamtam, abbiamo voluto accentuare la nostra funzione di megafono delle iniziative editoriali libertarie: dal libro di poesie al manifesto, dalla fanzine al volantone, dal numero unico locale alla richiesta di materiali. Ma questa funzione di vero e proprio tamtam delle molteplici iniziative libertarie non ci pare per niente in contrasto con l'attenzione e lo spazio riservati a quanto di (sempre A NOSTRO AVVISO) interessante e stimolante esce sul mercato editoriale "ufficiale". Anche su questa questione sarebbe necessario un approfondimento, a partire dal concetto stesso di "cultura".
I compagni di "Trobar Clus" scrivono poi di una nostra linea di non presa di posizione, alla base della quale ci sarebbe la nostra paura di sbagliare. Certo, moltissimi sono i temi che su "A" non vengono nemmeno accennati, e di questi non pochi rivestono una particolare importanza.
È vero, non abbiamo parlato, negli ultimi tempi, né del Nicaragua né dei Palestinesi (di questi ultimi, dopo la pesante e prolungata repressione israeliana nelle zone occupate, ci occupiamo seppur brevemente nella rubrica "Fatti&Misfatti"). Così come non abbiamo parlato degli afghani in lotta contro l'imperialismo sovietico, delle numerose dittature armate arabe, dell'apartheid in Sudafrica, ecc. ecc. Questi "buchi" sono decisamente negativi e noi siamo i primi a rendercene conto. Una spiegazione, almeno parziale, c'è. Piuttosto che ripetere le solite cose, piuttosto che riassumere acriticamente quanto letto sul Manifesto o altrove, meglio tacere. Prendiamo l'esempio del Nicaragua: da molto tempo cerchiamo materiali validi da pubblicare sulla rivista. Non ne abbiamo trovati. Abbiamo parlato con simpatizzanti che sono stati là, abbiamo letto molto di quanto è stato pubblicato in proposito dalla stampa anarchica internazionale, abbiamo chiesto lumi (e nominativi) a compagni e gruppi (come quello di Comunidad) particolarmente attenti alla situazione e agli sviluppi libertari in America Latina, ma non abbiamo cavato un ragno dal buco. Qualcosa di interessante abbiamo letto su "Volontà", qualcosa anche su "Umanità Nova" : complessivamente poco, pochissimo. Piuttosto che pubblicare rimasticature, o peggio ancora sviolinate pro-Ortega, abbiamo preferito il silenzio.
Va altresì riconosciuto che su altre questioni la rivista ha pubblicato materiali ed ha "preso posizione". Quando non l'ha fatto - stiano certi i compagni del "Trobar Clus" - non è stata la paura a bloccarci: né quella di sbagliare, né altra.
Tralasciamo di intervenire, in questa sede, sulla situazione più generale della pubblicistica anarchica, sul problema dei doppioni di notizie, sul progetto unificatore cui si accenna nella lettera. Osserviamo solo che su un tema di tanta rilevanza varrebbe la pena aprire una riflessione ed un dibattito approfonditi.
Un'altra considerazione. Non su "A" si sono letti articoli con logiche del dominio infarcite di pettegolezzi e diffidenze e nemmeno, da molti anni a questa parte, interventi o risposte polemiche ad altre testate anarchiche, alcune delle quali non hanno risparmiato apprezzamenti non proprio benevoli sulla nostra rivista e su suoi singoli redattori.
Convinti di aver fornito solo qualche elemento di riflessione e di risposta alla loro lettera, ma soprattutto convinti di aver sottratto già troppo spazio alle altre cose da pubblicare su questo numero, ci fermiamo qui, ricambiando i saluti libertari ecc. ecc.

La redazione di "A"

P.S. - Mentre stiamo discutendo tra noi redattori, con il nostro consueto spirito real-cinico da ultima spiaggia, questa risposta ai compagni del "Trobar Clus" squilla il telefono. Sono loro, o meglio due di loro: a nome anche degli altri ci tengono, tra l'altro, a precisare che, al di là della durezza volutamente provocatoria di alcune espressioni usate nella lettera, immutati rimangono l'affetto e la stima per noi redattori. "Non ne dubitavamo" - diciamo loro. In realtà, ci fa davvero piacere sentirlo, così come ci fa piacere che abbiano sentito l'esigenza di telefonarci. In fondo, anche i meneghini hanno un'anima.