Rivista Anarchica Online
Va bene,
parliamone
Caro John, è un bene che tu
abbia preso il caso Farmoplant come esempio per esprimere il tuo
parere sulla validità o meno dello strumento referendum, dandomi
così la possibilità - se la rivista vorrà ospitare questa risposta
- di apportare alcune puntualizzazioni
che altrimenti finirebbero, come tante altre volte, nel
dimenticatoio. Ma prima di entrare nel merito del referendum, o
meglio, intorno a questo
tema, mi vedo costretta a dilungarmi in alcune precisazioni
necessarie, in quanto le inesattezze che dici travalicano ogni limite
della corretta informazione, senza la quale anche in buona fede si
prendono le peggiori cantonate.
Tu dici: "...
in merito a questo ultimo referendum, promosso a seguito di una
attiva militanza del gruppo Lega Ambiente locale affiancato dagli
anarchici di Massa e Carrara... ecc". Neanche per sogno, caro
John! La Lega che tu citi è nata quattro anni fa, nel tentativo di
innestarsi su un vigoroso movimento popolare già esistente - allora -
da sette-otto anni. Le cose andarono più o meno così: nella seconda
meta degli anni '70, l'attività degli anarchici sul territorio diede
vita ad un Comitato contro l'inquinamento. Man mano che le nostre
iniziative trovavano il consenso nella gente che vive a ridosso della
zona industriale, quando nell'80 un grave incidente mosse vasti
strati della popolazione (30.000 evacuati), il Comitato confluì con
altri organismi popolari di base e diede vita all'Assemblea
Permanente dei cittadini mantenendo al suo interno una presenza
costante e attiva. Ciò non significa che ne fossimo i "leader",
ce ne guardiamo bene, ma questo solo fatto - la nostra presenza
libertaria all'interno - sicuramente contribuì ad impedire che il
movimento popolare cadesse nelle mani dei soliti politicanti sempre
in agguato pronti a cogliere un'occasione per la scalata al potere.
Così, un po' per
il lavoro militante, un po' per gli incidenti e l'aria fetida che la
Montedison non ha mai mancato di produrre, l'Assemblea si è
consolidata. Farti la cronistoria di una dozzina d'anni di lavoro
sarebbe molto difficile: se sfogli la collezione di
"Umanità Nova" ne potrai trovare frequenti tracce, altrimenti
chiedici la documentazione e ti possiamo fornire cinque "Quaderni"
(raccolte di documenti) e una scelta delle centinaia di volantini e
manifesti distribuiti fra la popolazione: la
corretta informazione, base insostituibile di qualunque movimento che
non abbia scopi strumentali ed autoritari, non è mai mancata. Ma torniamo alla
Lega. Quando nel marzo dell'84, in seguito alla fuoriuscita di
diossina dall'Anic, che ha richiesto il massimo dei nostri sforzi
perché tutto non passasse sotto silenzio, ci siamo trovati tra le
palle l'allora nascente Lega, subito ci siamo accorti di trovarci di
fronte a degli scalatori sociali in erba. Essendo nostra abitudine
impegnarci negli obiettivi che ci diamo, trascurando le bassezze e le
incongruenze altrui, anche quella volta demmo tutta l'attività per
portare avanti la nostra conquista (non possiamo dire vittoria,
perché l'Anic è chiusa ma non bonificata), tralasciando di
soffermarci a puntualizzare le viscide manovre di bassa Lega, sempre
in agguato a carpire una nostra iniziativa per strumentalizzarla,
lo svicolare dai momenti di lotta, l'ambiguità, la dissociazione
quando si imponevano discorsi e fatti un pochino più duri, i
continui patteggiamenti con le istituzioni, l'infiltrarsi nel
movimento popolare per condizionarlo alle
proprie volontà, il tutto condito col libero accesso ai mass-media
di cui hanno goduto fin dal primo giorno.
Certo non siamo
degli stupidi, e dopo un paio di visite all'Assemblea hanno preferito
portare altrove la loro meritoria opera, visto che la gente non era
poi tanto disposta a farsi strumentalizzare, tanto più che anche un
cieco avrebbe visto che si trattava di una segreteria in cerca di una
base di appoggio, base che non ci risulta abbia ancora trovato.
Poi, da una
costola della Lega sono nati i verdi - parlo ovviamente sul piano
locale - che un po' per il voto di protesta, un po' per quello
giovanile e chissà per quante altre vie, sono riusciti a piazzare un
consigliere comunale a Carrara e uno a Massa, vedendo così coronato
il loro sogno di intermediari fra i bisogni popolari e le sorde
istituzioni. E veniamo al
dunque. Il referendum nasce qui proprio per voce dei leader di questi
organismi nati (lo dicono loro stessi in varie interviste rilasciate,
fra cui perfino una a "Collegamenti-Wobbly" ) per "dare
degli obiettivi politici" ad una lotta popolare che
evidentemente - per loro distorsione congenita - senza "leader"
e senza "obiettivi politici" non poteva vivere. Il primo
passo del referendum è stato quello di stracciare le 20.000 firme
per la chiusura della Montedison, raccolte in poco più di una
settimana nell'80, che testimoniavano inequivocabilmente la volontà
popolare: neanche le amministrazioni, il governo e il PCI, sempre
dal lato della Montedison, avevano osato tanto! Quindi, buttare nel
cestino un responso popolare perfettamente legittimo per condurne un
altro, con se stessi al centro dell'iniziativa, tutto interno ai
canali istituzionali, tutto esterno e
alieno alla lotta di base e in prima persona.
Per farti capire
chi affianchi chi, mi vedo costretto a rubare altro spazio per
riportare un piccolo ma significativo episodio. Nel marzo '87, in
occasione del carnevale,
l'Assemblea ha allestito un carro allegorico per la sfilata
incentrato sulla figura del sindaco di Massa (repubblicano, ex-feroce
oppositore della Farmoplant prima di diventare sindaco) Pennacchiotti
adattato in Pinocchiotti. Maschere, costumi,
canzoni con parole adatte e il cui testo veniva distribuito alla
gente, tanto successo popolare. Ebbene dopo un po' compaiono due
Verdi-Lega, che dopo essersi complimentati per l'iniziativa corrono
alla sede e tornano per distribuire volantini che incitano a firmare
per il referendum, pur sapendo i due sciacalli (chiedo scusa
all'animale, che sicuramente svolge la sua opera ecologica con
serietà) che l'Assemblea aveva più volte manifestato la sua
contrarietà a quell'operazione di vertice. Non li abbiamo presi a
calci ed è sicuramente stato
un errore, anche se non si tratta degli stessi errori che tu ci
attribuisci.
Tu parli di un
nostro fallimento, ma per stabilire se di fallimento si tratta
dobbiamo prima vedere quali sono gli obiettivi di una lotta, per
capire se si fallisce. Quello
che è certo è che il referendum e la sua preparazione e coda, hanno
creato confusione, discussione, disimpegno, mentre sul fronte opposto
incenerivano a pieno ritmo, producevano ogni sorta di veleni senza
nessun freno.
Col referendum il
movimento popolare ha raggiunto probabilmente il suo punto più
basso: i militanti dell'Assemblea, pressati all'ultimo della scadenza
elettorale, per paura che vincessero i fautori della Farmoplant,
hanno deciso di votare e far votare, mentre la componente anarchica
si è fatta da parte per non creare inutili ulteriori divisioni
potendo constatare - in pochi giorni e sotto i nostri occhi - lo
sbandamento generale di un movimento che da anni lottava con
chiarezza e determinazione.
Accenno solo di
sfuggita al dopo referendum, quando hanno cominciato a fare la loro
comparsa e a far pesare la loro presenza un manipolo di persone che
si illudono di rinnovare ben presto i fasti elettorali chiedendo le
dimissioni della giunta, le elezioni
anticipate, forse nella speranza di uscire da un confronto elettorale
con una sorta di "fronte ecologico" o aberrazioni simili. Ma è storia di questi
giorni, in parte ancora da scrivere.
Concludendo,
parliamo un po' dello strumento referendum in sé. Mi sembra che
siamo alle solite: è nato prima l'uovo o la gallina? Gli anarchici
sono astensionisti
perché anarchici o sono anarchici perché astensionisti? A quanto ne
so io non è affatto obbligatorio, per degli individui, considerarsi
anarchici e quelli che lo fanno spesso arrivano a questa conclusione
dopo aver sperimentato le cose della vita, dopo essersi fatta un'idea
di qual è il ruolo delle istituzioni, fra cui lo strumento di
inganno popolare che è il referendum. Non sto dicendo
che per tutti sia così, ma nel mio caso - essendo approdata alle
idee anarchiche non più giovanissima - ho avuto modo di riflettere
varie questioni prima. E ora tu mi parli di "assenteismo
partecipativo" perché mi rifiuto di mettere una ridicola croce su
un ridicolo pezzo di carta? Hai mai sentito parlare di emancipazione
dell'individuo, di lotta in prima persona e cose simili? I discorsi
ecologici che non partono e non tornano all'uomo, all'individuo, alla
sua lotta per l'emancipazione sono aria fritta. E, per non dilungarci
oltre, anche se avrei ancora mille cose da dire, riconfermo, anche
alla luce dell'esperienza di lotta di base di questi anni, che
l'emancipazione finisce proprio dove comincia il gioco della scheda:
il resto sono esercizi politologici che lasciano il tempo che
trovano.
Paola Nicolazzi (Carrara)
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