Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 18 nr. 152
febbraio 1988


Rivista Anarchica Online

Va bene, parliamone

Caro John,
è un bene che tu abbia preso il caso Farmoplant come esempio per esprimere il tuo parere sulla validità o meno dello strumento referendum, dandomi così la possibilità - se la rivista vorrà ospitare questa risposta - di apportare alcune puntualizzazioni che altrimenti finirebbero, come tante altre volte, nel dimenticatoio. Ma prima di entrare nel merito del referendum, o meglio, intorno a questo tema, mi vedo costretta a dilungarmi in alcune precisazioni necessarie, in quanto le inesattezze che dici travalicano ogni limite della corretta informazione, senza la quale anche in buona fede si prendono le peggiori cantonate.
Tu dici: "... in merito a questo ultimo referendum, promosso a seguito di una attiva militanza del gruppo Lega Ambiente locale affiancato dagli anarchici di Massa e Carrara... ecc". Neanche per sogno, caro John! La Lega che tu citi è nata quattro anni fa, nel tentativo di innestarsi su un vigoroso movimento popolare già esistente - allora - da sette-otto anni. Le cose andarono più o meno così: nella seconda meta degli anni '70, l'attività degli anarchici sul territorio diede vita ad un Comitato contro l'inquinamento. Man mano che le nostre iniziative trovavano il consenso nella gente che vive a ridosso della zona industriale, quando nell'80 un grave incidente mosse vasti strati della popolazione (30.000 evacuati), il Comitato confluì con altri organismi popolari di base e diede vita all'Assemblea Permanente dei cittadini mantenendo al suo interno una presenza costante e attiva. Ciò non significa che ne fossimo i "leader", ce ne guardiamo bene, ma questo solo fatto - la nostra presenza libertaria all'interno - sicuramente contribuì ad impedire che il movimento popolare cadesse nelle mani dei soliti politicanti sempre in agguato pronti a cogliere un'occasione per la scalata al potere.
Così, un po' per il lavoro militante, un po' per gli incidenti e l'aria fetida che la Montedison non ha mai mancato di produrre, l'Assemblea si è consolidata. Farti la cronistoria di una dozzina d'anni di lavoro sarebbe molto difficile: se sfogli la collezione di "Umanità Nova" ne potrai trovare frequenti tracce, altrimenti chiedici la documentazione e ti possiamo fornire cinque "Quaderni" (raccolte di documenti) e una scelta delle centinaia di volantini e manifesti distribuiti fra la popolazione: la corretta informazione, base insostituibile di qualunque movimento che non abbia scopi strumentali ed autoritari, non è mai mancata.
Ma torniamo alla Lega. Quando nel marzo dell'84, in seguito alla fuoriuscita di diossina dall'Anic, che ha richiesto il massimo dei nostri sforzi perché tutto non passasse sotto silenzio, ci siamo trovati tra le palle l'allora nascente Lega, subito ci siamo accorti di trovarci di fronte a degli scalatori sociali in erba. Essendo nostra abitudine impegnarci negli obiettivi che ci diamo, trascurando le bassezze e le incongruenze altrui, anche quella volta demmo tutta l'attività per portare avanti la nostra conquista (non possiamo dire vittoria, perché l'Anic è chiusa ma non bonificata), tralasciando di soffermarci a puntualizzare le viscide manovre di bassa Lega, sempre in agguato a carpire una nostra iniziativa per strumentalizzarla, lo svicolare dai momenti di lotta, l'ambiguità, la dissociazione quando si imponevano discorsi e fatti un pochino più duri, i continui patteggiamenti con le istituzioni, l'infiltrarsi nel movimento popolare per condizionarlo alle proprie volontà, il tutto condito col libero accesso ai mass-media di cui hanno goduto fin dal primo giorno.
Certo non siamo degli stupidi, e dopo un paio di visite all'Assemblea hanno preferito portare altrove la loro meritoria opera, visto che la gente non era poi tanto disposta a farsi strumentalizzare, tanto più che anche un cieco avrebbe visto che si trattava di una segreteria in cerca di una base di appoggio, base che non ci risulta abbia ancora trovato.
Poi, da una costola della Lega sono nati i verdi - parlo ovviamente sul piano locale - che un po' per il voto di protesta, un po' per quello giovanile e chissà per quante altre vie, sono riusciti a piazzare un consigliere comunale a Carrara e uno a Massa, vedendo così coronato il loro sogno di intermediari fra i bisogni popolari e le sorde istituzioni.
E veniamo al dunque. Il referendum nasce qui proprio per voce dei leader di questi organismi nati (lo dicono loro stessi in varie interviste rilasciate, fra cui perfino una a "Collegamenti-Wobbly" ) per "dare degli obiettivi politici" ad una lotta popolare che evidentemente - per loro distorsione congenita - senza "leader" e senza "obiettivi politici" non poteva vivere. Il primo passo del referendum è stato quello di stracciare le 20.000 firme per la chiusura della Montedison, raccolte in poco più di una settimana nell'80, che testimoniavano inequivocabilmente la volontà popolare: neanche le amministrazioni, il governo e il PCI, sempre dal lato della Montedison, avevano osato tanto! Quindi, buttare nel cestino un responso popolare perfettamente legittimo per condurne un altro, con se stessi al centro dell'iniziativa, tutto interno ai canali istituzionali, tutto esterno e alieno alla lotta di base e in prima persona.
Per farti capire chi affianchi chi, mi vedo costretto a rubare altro spazio per riportare un piccolo ma significativo episodio. Nel marzo '87, in occasione del carnevale, l'Assemblea ha allestito un carro allegorico per la sfilata incentrato sulla figura del sindaco di Massa (repubblicano, ex-feroce oppositore della Farmoplant prima di diventare sindaco) Pennacchiotti adattato in Pinocchiotti. Maschere, costumi, canzoni con parole adatte e il cui testo veniva distribuito alla gente, tanto successo popolare. Ebbene dopo un po' compaiono due Verdi-Lega, che dopo essersi complimentati per l'iniziativa corrono alla sede e tornano per distribuire volantini che incitano a firmare per il referendum, pur sapendo i due sciacalli (chiedo scusa all'animale, che sicuramente svolge la sua opera ecologica con serietà) che l'Assemblea aveva più volte manifestato la sua contrarietà a quell'operazione di vertice. Non li abbiamo presi a calci ed è sicuramente stato un errore, anche se non si tratta degli stessi errori che tu ci attribuisci.
Tu parli di un nostro fallimento, ma per stabilire se di fallimento si tratta dobbiamo prima vedere quali sono gli obiettivi di una lotta, per capire se si fallisce. Quello che è certo è che il referendum e la sua preparazione e coda, hanno creato confusione, discussione, disimpegno, mentre sul fronte opposto incenerivano a pieno ritmo, producevano ogni sorta di veleni senza nessun freno.
Col referendum il movimento popolare ha raggiunto probabilmente il suo punto più basso: i militanti dell'Assemblea, pressati all'ultimo della scadenza elettorale, per paura che vincessero i fautori della Farmoplant, hanno deciso di votare e far votare, mentre la componente anarchica si è fatta da parte per non creare inutili ulteriori divisioni potendo constatare - in pochi giorni e sotto i nostri occhi - lo sbandamento generale di un movimento che da anni lottava con chiarezza e determinazione.
Accenno solo di sfuggita al dopo referendum, quando hanno cominciato a fare la loro comparsa e a far pesare la loro presenza un manipolo di persone che si illudono di rinnovare ben presto i fasti elettorali chiedendo le dimissioni della giunta, le elezioni anticipate, forse nella speranza di uscire da un confronto elettorale con una sorta di "fronte ecologico" o aberrazioni simili. Ma è storia di questi giorni, in parte ancora da scrivere.
Concludendo, parliamo un po' dello strumento referendum in sé. Mi sembra che siamo alle solite: è nato prima l'uovo o la gallina? Gli anarchici sono astensionisti perché anarchici o sono anarchici perché astensionisti? A quanto ne so io non è affatto obbligatorio, per degli individui, considerarsi anarchici e quelli che lo fanno spesso arrivano a questa conclusione dopo aver sperimentato le cose della vita, dopo essersi fatta un'idea di qual è il ruolo delle istituzioni, fra cui lo strumento di inganno popolare che è il referendum. Non sto dicendo che per tutti sia così, ma nel mio caso - essendo approdata alle idee anarchiche non più giovanissima - ho avuto modo di riflettere varie questioni prima. E ora tu mi parli di "assenteismo partecipativo" perché mi rifiuto di mettere una ridicola croce su un ridicolo pezzo di carta? Hai mai sentito parlare di emancipazione dell'individuo, di lotta in prima persona e cose simili? I discorsi ecologici che non partono e non tornano all'uomo, all'individuo, alla sua lotta per l'emancipazione sono aria fritta. E, per non dilungarci oltre, anche se avrei ancora mille cose da dire, riconfermo, anche alla luce dell'esperienza di lotta di base di questi anni, che l'emancipazione finisce proprio dove comincia il gioco della scheda: il resto sono esercizi politologici che lasciano il tempo che trovano.

Paola Nicolazzi (Carrara)