Rivista Anarchica Online
Occhio alle colombe!
di Claudia Santi / Stefano Fabbri d'Errico
Mentre Governo e Sindacati si
apprestano a definire il quadro generale dell'intervento teso a
regolamentare il diritto di sciopero, i CdB della scuola, che primi
si sono mossi contro ogni limitazione delle libertà sindacali,
sembrano attraversare al momento attuale una fase molto delicata. Proprio sulle diverse proposte di
mobilitazione in difesa del diritto di sciopero, si è infatti
verificata prima a Roma e poi all'Assemblea Nazionale di Napoli una
scissione tra la cosiddetta "ala dura" e "l'ala
morbida", o se si preferisce, tra i "falchi" e le
"colombe", metafora che, se pur prediletta dai mass-media,
non risulta illuminante. Se così non fosse, non sarebbero
esistiti gli inviti ad un confronto e ad un'eventuale mediazione
lanciati dai cosiddetti falchi ed ostinatamente rifiutati da colombe
munite di artigli troppo affilati per poter essere realmente definite
tali. La spaccatura è avvenuta
prendendo a pretesto l'eventuale partecipazione alla manifestazione
nazionale del 12 dicembre a Roma contro la Finanziaria e in difesa
del diritto di sciopero, manifestazione che, lanciata dall'Assemblea
Intercategoriale del 15 novembre doveva dare una risposta al duro
attacco portato ai diritti consolidati dei lavoratori. Ma dietro
questo pretesto si nascondeva una realtà ben diversa,
rimarcata da dichiarazioni compiaciute del sopravvenuto divieto per
il corteo del 12 dalle quali anzi traspariva la richiesta di
ulteriori e più marcati interventi repressivi. Di fatto è
stata la constatazione della intrinseca debolezza della piattaforma
dell'"ala morbida" - il cosiddetto "documento degli
11" di stampo neo-corporativo - che si vedeva già battuta
a Roma dalla molto più credibile e praticabile piattaforma
"per l'unità di base" dell'ITIS Volta, a
consigliare di accelerare i tempi della scissione, costringendo ad
un'uscita nettamente minoritaria, sia a livello romano che nazionale. Mentre il "documento degli 11"
punta unicamente sulla funzione docente, introducendo nuove
sperequazioni all'interno degli stessi ordini di scuola in base al
titolo di studio e/o alla collocazione o meno in ruolo, la
piattaforma "per l'unita di base" raccoglie in sé,
tramite la rivalutazione delle tre componenti del salario, una
prospettiva contrattuale molto più ampia. Lancia, con la
rivalutazione secca del salario di base, un ponte verso tutti i
lavoratori del pubblico impiego, dal quale i neo-corporativi
intendono invece "scorporarsi", scaricando persino il
personale ausiliario e tecnico-amministrativo della scuola stessa.
Esalta ugualmente la specificità della funzione docente,
rivalutandola appieno tramite il salario professionale e il
ripristino del salario d'anzianità, senza per questo dover
ricorrere al nominalismo insulso di un improbabile quanto inutile
"aggancio" ai professori universitari associati. Il meccanismo che viene ipotizzato è
lo slittamento di livello, per tutto il comparto scuola, con
riferimento alle uguali mansioni professionali svolte dai lavoratori
del pubblico impiego. Appena consumata la scissione, in un convegno
nazionale che vede la partecipazione di circa 150 persone fra
insegnanti e curiosi concepito come contraltare dell'Assemblea
Nazionale dei CdB dalla quale sono usciti sconfitti pur avendo
convogliato da diverse provincie "fedelissimi" che nei mesi
precedenti si erano distinti per la loro assenza, gli estensori del
"documento degli 11" non rinunciano a costruire
un'organizzazione di cui essere leader. A capo di tale struttura
rigidamente piramidale, è posta la monade suprema "Gilda
Nazionale" di 15 membri (11 +4), che rimane in carica per un
triennio contrattuale. Nonostante il richiamo verbale all'esperienza
della rivoluzione francese (Convenzione Nazionale), viene eliminata
ogni parvenza di pratiche e metodi democratici ed orizzontali,
mediante l'attribuzione di deleghe pressoché permanenti ed
altre simili amenità. L'obbligo di rotazione dei delegati,
unico sistema per garantirsi dalla cristallizzazione del mandato e
dall'involuzione burocratica, viene liquidato in base alla sua
presunta totale "impraticabilità". Per finire, quale preda abbiano
adocchiato le "colombe" del Movimento non è
difficile immaginare; occupare gli spazi lasciati liberi dal
sindacalismo autonomo (più che confederale), cavalcando la
tigre del malcontento di quei singoli docenti che si vedono negato il
ruolo di yuppies, cui credono, in preda ad esaltazione, di poter
meritatamente aspirare in base ad estrazione sociale, formazione
culturale e qualifica professionale. Né mai questi insegnanti
d.o.c., che guardano all'Università come ad un tempio della
cultura scevro ed esente da tutte le miserie della Scuola,
accetterebbero di confondersi e lasciarsi confondere (perdendo la
loro identità) con i "nuovi poveri degli anni '80".
Effimeri sogni di prestigio sociale, smentiti ogni mese da un salario
che li colloca inesorabilmente nel "proletariato", sia pure
"intellettuale".
|