Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 18 nr. 152
febbraio 1988


Rivista Anarchica Online

Un congresso eccezionale?
a cura della Redazione

Del recente congresso del Partito Radicale, svoltosi a Bologna all'inizio dell'anno, l'elemento più degno di nota - e, francamente, anche di una qualche ammirazione - è lo sforzo congiunto di tutto il gruppo dirigente radicale per convincere l'opinione pubblica che questa volta sì, di un congresso davvero eccezionale si è trattato.
Sulla carta, di elementi a sostegno non ne mancano. C'è innanzitutto la scelta "transnazionale", con il dichiarato abbandono dei patri confini a tutto vantaggio di una scelta europeista ed internazionale. Tant'è vero che i non-italiani sono maggioranza nel nuovo Consiglio Federale. C'è poi la tanto sbandierata decisione di non presentarsi alle elezioni in Italia, con la non secondaria conseguenza di rinunciare (a partire appunto dalle prossime elezioni politiche) al finanziamento pubblico. Ed altro ancora.
Se fosse la prima volta che ci si trova dinnanzi a dichiarazioni e scelte così "radicali" forse potremmo dar loro credito. Ma così non è. Da quando negli anni '60 ci trovammo a sostenere insieme - noi quattro gatti anarchici, loro due o tre gatti radicali, più qualche beat, provo & simili - battaglie di libertà, antimilitariste ed anticlericali, ne è passata di acqua sotto i ponti. Da "compagni di strada" nel senso proprio del termine (pensiamo alle marce antimilitariste, promosse e realizzate insieme tra la fine degli anni '60 e i primi anni '70) li abbiamo visti, un po' alla volta, avvicinarsi ed entrare sempre più saldamente nelle istituzioni, ricercare alleanze tra i partiti veri, abbandonare l'anticlericalismo, fare a tratti da ruota di scorta alla maggioranza pentapartita, tirare comunque la volata al PSI di Craxi, ecc...
Dal lontano settembre '72 quando, intervenendo ad un convegno nazionale del movimento anarchico a Rimini, Marco Pannella parlò dell'opportunità di cessare con l'esperienza partitica e di confluire con gli anarchici in un movimento di opposizione libertaria al di fuori delle istituzioni, ne sono passati di anni.
Ne abbiamo visti troppi di salti, saltelli e capriole: da parte radicale. E allora non ci sfugge che la decisione di non presentarsi alle elezioni politiche in Italia è stata presa da un Congresso che, statuariamente, delibera solo per quanto riguarda l'anno in corso: e nell'88 di elezioni politiche all'orizzonte non ce ne sono. Né comunque ci può interessare un astensionismo "tattico", che tutto sommato serve soprattutto per poter utilizzare i voti radicali come merce di scambio con Craxi, nell'ambito dei patteggiamenti per la costituzione del cosiddetto "polo laico" PSI-PSDI-PR.
Pronti oggi a sottolineare il loro disinteresse per il finanziamento pubblico, i dirigenti radicali farebbero meglio a tacere, perché è proprio questo uno dei capitoli più squallidi della loro storia. Dopo tanta battaglia contro la partitocrazia ed il suo immorale strumento-principe (il finanziamento pubblico dei partiti, appunto), una volta arrivati nelle condizioni di poterne usufruire, i radicali hanno cambiato subito opinione. I soldi li hanno intascati tutti e subito, come gli altri partiti della vituperata partitocrazia. Con il solo accorgimento (e qui sta tutto il loro squallore) di continuare a rifiutarli come Partito, per poi intascarli come Radio Radicale.
Lo spettacolo della politica e la politica dello Spettacolo non ci interessano. Il Partito Radicale, che di entrambi è parte integrante, non fa certo eccezione.