Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 18 nr. 152
febbraio 1988


Rivista Anarchica Online

Né ronny né gorby
di Carlo Oliva

Lo confesso: a costo di essere giudicato incontentabile, estremista, originale a tutti i costi o, più semplicemente, bastian contrario per partito preso, non sono riuscito ad entusiasmarmi per lo "storico" accordo dell'otto dicembre ultimo scorso, quello con cui Reagan e Gorbaciov, anzi, Ronny e Gorby, con l'amabile assistenza delle rispettive signore (Nancy e Raissa, mi sembra) si sono impegnati a distruggere complessivamente circa 2700 missili a medio e corto raggio.
Continuo a pensare alle altre decine di migliaia di missili a varia gittata impiantati nelle basi militari di mezzo mondo, sui sottomarini in navigazione negli oceani e, quanto prima, nelle stazioni orbitanti. Non mi rallegra affatto sapere che l'accordo riguarda i vettori, e non gli ordigni distruttivi veicolati dai medesimi, che da qualche parte ben finiranno. Penso alla capacità inesausta dell'apparato militare di suscitare e tener desti conflitti in ogni parte del mondo, tanto per garantire una usura adeguata e un'adeguata sostituzione per via commerciale dei sistemi d'armamento convenzionali (perché credete che si combatta nel Golfo?). E, soprattutto, non credo, non riesco a credere, alla volontà di pace delle classi dirigenti degli Stati Uniti, dell'Unione Sovietica e dei loro più o meno riluttanti alleati.
Dirò di più, nonostante sia stato elevato ai fastigi della copertina di Time e insignito del titolo di "uomo dell'anno", non riesco tuttora a farmi prendere da quello sviscerato amore per Gorbaciov che pervade, da qualche tempo a questa parte, l'intera sinistra italiana. Non ho mai creduto più di tanto al valore propulsivo della rivoluzione d'ottobre, ma proprio non vedo perché rallegrarmi del fatto che alla testa del sistema uscito da quella rivoluzione sia insediato uno statista capace di comportarsi, finalmente, come un uomo politico occidentale, di badare al look e di farsi accompagnare da una graziosa signora in pelliccia (l'unica signora al mondo, sia detto tra parentesi, che può permettersi d'indossare una pelliccia senza essere censurata dai verdi o rimbrottata da Celentano).
Si, d'accordo. So già cosa state per dirmi. 2700 missili non sono un gran che, rappresentano solo una piccola parte degli arsenali nucleari americani e sovietici, ma l'importante è cominciare, invertendo una tendenza ormai annosa. E poi quei missili sono proprio quelli installati qui in Europa, nella prospettiva di una guerra "di teatro" destinata a deflagrare giusto sulle nostre teste.
E Gorbaciov non sarà un leader rivoluzionario di statura mondiale, ma sempre meglio di Breznev lo è, per non dire che dai leader rivoluzionari di struttura mondiale, in genere, è meglio guardarsi. I suoi cappottini di cachemire blu sono certo di taglio borghese, ma vanno preferiti alle palandrane militari con bottoni dorati care al compagno Djugashvilij. Ha instaurato la glasnost, riabilitato Bucharin e promesso la perestrojka. Certo, dà un po' troppo spago a Reagan, senza darsi pensiero delle preoccupazioni elettorali dei liberal americani, ma così va il mondo, il protocollo ha le sue esigenze, e poi Reagan è vecchio e praticamente fuori gioco. Come hanno detto praticamente tutti, "ha vinto la ragione, ha vinto il buon senso".
Sarà. Ma se pensiamo alla terribile inadeguatezza di quell'accordo, limitato negli obiettivi, sottoposto, di fatto, a un sistema di veti e ipoteche incrociate ed esposto a rischi tutt'altro che inconsistenti di mancata ratifica, o di ratifica sub condicione, da parte del Senato statunitense, e se riflettiamo al peso che l'apparato industriale militare ha in entrambi i paesi (a come si tratti, in buona sostanza, di due società profondamente militarizzate) è difficile sfuggire alla sensazione che l'aspetto principale del "vertice" di dicembre sia stato quello propagandistico. Un do ut des di reciproca utilità per due leader, ciascuno con il suo apparato alle spalle, bisognosi entrambi di un "successo d'immagine" internazionale sull'onda del quale venire a capo di grosse difficoltà politiche interne, e di scarso o nessun danno per gli interessi economico-militari di entrambi gli schieramenti.
Niente di male, naturalmente. Sarebbe davvero ingenuo scandalizzarci perché i potenti motivano i loro interessi specifici sulla base di valori universali. È il loro mestiere, e l'ideologia, in fondo, è stata inventata appunto per questo. Non è neanche detto che si tratti d'interessi deprecabili: nel caso di Gorbaciov, può darsi persino che un suo rafforzamento al potere rappresenti, nell'immediato, un certo vantaggio per i sudditi del suo impero. E la storia, come diceva quel tale, ha una sua astuzia, e può portare a risultati imprevedibili, quali che siano le intenzioni e le progettualità di chi avvia certi processi.
Ma perché non dirlo? Perché questo coro d'ipocrita pacifismo e questa ritrovata volontà di piaggeria a livello di strumenti di comunicazione di massa? Non è facile capire perché si è permesso, in tutti i paesi, il nostro compreso, che i soliti turpi figuri, usi a difendere gli stanziamenti militari con la foga di una leonessa che protegge i suoi cuccioli, parlassero con compunzione delle nuove prospettive di pace, senza nemmeno tentare di seppellirli sotto un coro di omeriche risate.
In realtà, in casi come questi, la voglia che tutti abbiamo di farci ingannare è molta. Per una volta, la ricerca della pace ha vissuto un suo momento di spettacolarità, ha fornito argomenti agli stessi opinionisti che avevano appena finito di spiegare le ragioni della presenza navale nel Golfo e immagini ai teleoperatori che di solito riprendono le azioni degli eserciti in zona di combattimento. È stato un momento di sollievo per tutti. Rallegriamocene pure.
Ma datemi retta: non vi fidate.