Rivista Anarchica Online
Né ronny né gorby
di Carlo Oliva
Lo confesso: a costo di essere
giudicato incontentabile, estremista, originale a tutti i costi o,
più semplicemente, bastian contrario per partito preso, non
sono riuscito ad entusiasmarmi per lo "storico" accordo
dell'otto dicembre ultimo scorso, quello con cui Reagan e Gorbaciov,
anzi, Ronny e Gorby, con l'amabile assistenza delle rispettive
signore (Nancy e Raissa, mi sembra) si sono impegnati a distruggere
complessivamente circa 2700 missili a medio e corto raggio. Continuo a pensare alle altre decine
di migliaia di missili a varia gittata impiantati nelle basi militari
di mezzo mondo, sui sottomarini in navigazione negli oceani e, quanto
prima, nelle stazioni orbitanti. Non mi rallegra affatto sapere che
l'accordo riguarda i vettori, e non gli ordigni distruttivi veicolati
dai medesimi, che da qualche parte ben finiranno. Penso alla capacità
inesausta dell'apparato militare di suscitare e tener desti conflitti
in ogni parte del mondo, tanto per garantire una usura adeguata e
un'adeguata sostituzione per via commerciale dei sistemi d'armamento
convenzionali (perché credete che si combatta nel Golfo?). E,
soprattutto, non credo, non riesco a credere, alla volontà di
pace delle classi dirigenti degli Stati Uniti, dell'Unione Sovietica
e dei loro più o meno riluttanti alleati. Dirò di più, nonostante
sia stato elevato ai fastigi della copertina di Time e
insignito del titolo di "uomo dell'anno", non riesco
tuttora a farmi prendere da quello sviscerato amore per Gorbaciov che
pervade, da qualche tempo a questa parte, l'intera sinistra italiana.
Non ho mai creduto più di tanto al valore propulsivo della
rivoluzione d'ottobre, ma proprio non vedo perché rallegrarmi
del fatto che alla testa del sistema uscito da quella rivoluzione sia
insediato uno statista capace di comportarsi, finalmente, come un
uomo politico occidentale, di badare al look e di farsi
accompagnare da una graziosa signora in pelliccia (l'unica signora al
mondo, sia detto tra parentesi, che può permettersi
d'indossare una pelliccia senza essere censurata dai verdi o
rimbrottata da Celentano). Si, d'accordo. So già cosa
state per dirmi. 2700 missili non sono un gran che, rappresentano
solo una piccola parte degli arsenali nucleari americani e sovietici,
ma l'importante è cominciare, invertendo una tendenza ormai
annosa. E poi quei missili sono proprio quelli installati qui in
Europa, nella prospettiva di una guerra "di teatro"
destinata a deflagrare giusto sulle nostre teste. E Gorbaciov non sarà un leader
rivoluzionario di statura mondiale, ma sempre meglio di Breznev lo è,
per non dire che dai leader rivoluzionari di struttura
mondiale, in genere, è meglio guardarsi. I suoi cappottini di
cachemire blu sono certo di taglio borghese, ma vanno preferiti alle
palandrane militari con bottoni dorati care al compagno Djugashvilij.
Ha instaurato la glasnost, riabilitato Bucharin e promesso la
perestrojka. Certo, dà un po' troppo spago a Reagan, senza
darsi pensiero delle preoccupazioni elettorali dei liberal
americani, ma così va il mondo, il protocollo ha le sue
esigenze, e poi Reagan è vecchio e praticamente fuori gioco.
Come hanno detto praticamente tutti, "ha vinto la ragione, ha
vinto il buon senso". Sarà. Ma se pensiamo alla
terribile inadeguatezza di quell'accordo, limitato negli obiettivi,
sottoposto, di fatto, a un sistema di veti e ipoteche incrociate ed
esposto a rischi tutt'altro che inconsistenti di mancata ratifica, o
di ratifica sub condicione, da parte del Senato statunitense,
e se riflettiamo al peso che l'apparato industriale militare ha in
entrambi i paesi (a come si tratti, in buona sostanza, di due società
profondamente militarizzate) è difficile sfuggire alla
sensazione che l'aspetto principale del "vertice" di
dicembre sia stato quello propagandistico. Un do ut des di
reciproca utilità per due leader, ciascuno con il suo apparato
alle spalle, bisognosi entrambi di un "successo d'immagine"
internazionale sull'onda del quale venire a capo di grosse difficoltà
politiche interne, e di scarso o nessun danno per gli interessi
economico-militari di entrambi gli schieramenti. Niente di male, naturalmente. Sarebbe
davvero ingenuo scandalizzarci perché i potenti motivano i
loro interessi specifici sulla base di valori universali. È
il loro mestiere, e l'ideologia, in fondo, è stata inventata
appunto per questo. Non è neanche detto che si tratti
d'interessi deprecabili: nel caso di Gorbaciov, può darsi
persino che un suo rafforzamento al potere rappresenti,
nell'immediato, un certo vantaggio per i sudditi del suo impero. E la
storia, come diceva quel tale, ha una sua astuzia, e può
portare a risultati imprevedibili, quali che siano le intenzioni e le
progettualità di chi avvia certi processi. Ma perché non dirlo? Perché
questo coro d'ipocrita pacifismo e questa ritrovata volontà di
piaggeria a livello di strumenti di comunicazione di massa? Non è
facile capire perché si è permesso, in tutti i paesi,
il nostro compreso, che i soliti turpi figuri, usi a difendere gli
stanziamenti militari con la foga di una leonessa che protegge i suoi
cuccioli, parlassero con compunzione delle nuove prospettive di pace,
senza nemmeno tentare di seppellirli sotto un coro di omeriche
risate. In realtà, in casi come questi,
la voglia che tutti abbiamo di farci ingannare è molta. Per
una volta, la ricerca della pace ha vissuto un suo momento di
spettacolarità, ha fornito argomenti agli stessi opinionisti
che avevano appena finito di spiegare le ragioni della presenza
navale nel Golfo e immagini ai teleoperatori che di solito riprendono
le azioni degli eserciti in zona di combattimento. È
stato un momento di sollievo per tutti. Rallegriamocene pure. Ma datemi retta: non vi fidate.
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