Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 17 nr. 148
estate 1987


Rivista Anarchica Online

Platoon, secondo me

Ho letto sull'ultimo numero di "A" l'articolo su Platoon, un film da me ritenuto molto valido, sul quale vorrei esprimere il mio modesto parere.
La caratteristica principale di Platoon, a differenza di altri film sul Vietnam, è la sua semplicità. Altri film su quella guerra propongono un discorso molto meno immediato, molto più ermetico, nonché denso di psicologia. Accade così che opere d'arte come "Il cacciatore" o "Apocalypse now", vengano viste come "una cosa raccapricciante, insopportabile da vedere".
La loro visione necessita in realtà di una "lettura tra le righe" che non tutti possono fare, o per mancanza di mezzi culturali o per cecità politica.
Platoon è qualcosa di completamente diverso, privo di sottigliezze che nemmeno ricerca, ma forse per questo apprezzabile quanto gli altri, sia pure per opposti motivi. Il film parla proprio perché è così crudo, non ci sono voli pindarici da fare e il discorso emerge spontaneamente.
Alessandra Calanchi nota che, dopo atti disumani, il soldato si salva l'anima sottraendo ad uno stupro una ragazza. Ma non c'è da rabbrividire a pensare che un uomo possa credere di salvarsi la coscienza in questo modo? Non suscita riflessioni il fatto che i soldati sparino, semi-impazziti, in preda alla disperazione, al grido di " morte ai comunisti"? Si noti che poco prima uno di loro aveva detto: "Io non so nemmeno chi sia Ho Chi Minh".
In Platoon si vede il disumano sfruttamento dell'uomo da parte dello stato, ma anche il suo totale annullamento e/o la sua metamorfosi e identificazione con la macchina, l'arma. L'uomo spara disperato, senza sapere perché, contro chi, così come la macchina, l'arma.
La guerra del Vietnam è stata comunque così abominevole da aver detto essa stessa tutto di sé.
Un fraterno saluto anarchico ai compagni/e della redazione.

Antonio Abbotto (Sassari)