Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 17 nr. 148
estate 1987


Rivista Anarchica Online

Berneri e la donna

Cari compagni, sull'ultimo numero della rivista ho letto con interesse le pagine dedicate a Camillo Berneri. Devo però dire che mi è apparso superficialmente critico nei confronti del pensiero berneriano.
Ritengo infatti quantomeno discutibili le idee di Berneri sulla donna e, più in generale, sulla questione femminile. Per rendersene conto basta la lettura de L'emancipazione della donna (sic!) da lui scritto nel 1926.
Infatti dietro un falso atteggiamento progressista, Berneri in tale pamphlet appare talmente imbevuto di maschilismo da far seriamente riflettere sulle sue convinzioni di anarchico.
Cosa dire di un rivoluzionario che sostiene, ad esempio, che "il lavoro extradomestico è pericoloso per la salute morale e fisica delle ragazze" e che fa propria l'affermazione di Proudhon per cui "la donna si trova al bivio: o madre di famiglia o prostituta"?!
Che senso ha - mi chiedo - essere contro l'oppressione dell'uomo sull'uomo, se poi la rivoluzione sociale si ferma ancora davanti ad una liberazione della donna ancora tutta da compiersi? Ed allora queste contraddizioni non vanno sorvolate come se fossero questioni marginali, tanto più che Berneri non appartiene sicuramente al periodo storico di Proudhon. Sarebbe infatti curioso immaginare quale potesse essere la sua opinione verso una sovversiva come Emma Goldman, che sicuramente non scelse di essere madre di famiglia.
Se veramente, come è auspicabile, certa ideologia oggettivamente autoritaria e maschilista non appartiene più al modo di rapportarsi tra compagni e compagne, criticare anche duramente Berneri non deve intimorirci, ma anzi esserci di stimolo. Invece, purtroppo, ho constatato che nel 50° anniversario del suo assassinio nessun giornale anarchico ha avuto il coraggio di mettere il dito nella piaga. Rimozione, autocensura o lapsus freudiano?
Ciao.

Gisella Escalar (Milano)


Siamo pienamente d'accordo. Le posizioni espresse da Camillo Berneri in tema di donne/sessualità/famiglia/ecc. ci sono sempre parse del tutto incompatibili con la nostra concezione dell'anarchismo. E tali furono giudicate anche da militanti anarchici suoi contemporanei, come testimonia - tra l'altro - il puntuale intervento polemico di Carlo Molaschi ("Il problema femminile: frammento di una polemica") apparso nel 1926 sulla rivista Pensiero e Volontà, a poca distanza dalla pubblicazione di due interventi di Berneri: il saggio "La garçonne e la madre" (apparso sempre nel '26 sul giornale anarchico Fede! e successivamente pubblicato in opuscolo con l'assurdo titolo L'emancipazione della donna) e l'articolo "La donna operaia" (pubblicato su Pensiero e Volontà).
Citiamo questo intervento di Molaschi (riprodotto su Volontà, a. XXVIII n. 4, luglio/agosto 1975) perché ci pare significativo che le affermazioni di Berneri abbiano trovato già allora immediata e dura risposta in seno all'anarchismo.
Da parte nostra - si rassicuri Gisella - non c'è alcuna remora a "criticare anche duramente Berneri" né ci manca "il coraggio di mettere il dito nella piaga".
D'altra parte, scegliendo - per la ripubblicazione su "A" - alcune parti del lungo saggio di Nico Berti, ci siamo preoccupati di non saltare quel passo in cui si faceva riferimento proprio alle posizioni di Berneri sulla questione femminile.
Berti parla, in proposito, di "posizione molto lontana dalla comune visione libertaria, e di opposizione tradizionalistica che non va molto più avanti delle retrive indicazioni proudhoniane" ("A" 147, pag.42).
A fronte dello stridio tra le affermazioni di Berneri e la nostra sensibilità, si possono ritenere non abbastanza "dure" tali valutazioni di Berti. Forse. Ma la sostanza del giudizio critico è fuori discussione.
Un'ultima precisazione. Alla nostra concezione dell'anarchismo il culto della personalità (comunque mascherato) è estraneo. Ci definiamo anarchici, ma mai e poi mai "bakuniniani", "malatestiani", "goldmaniani", o "berneriani".
Qualunque compagno/a - qualunque contributo di pensiero e di azione abbia apportato al comune patrimonio anarchico - non deve mai cessare di essere guardato con occhio critico. Non abbiamo Santi ne Maestri, né li vogliamo.
Bakunin - per esempio - ha dato un contributo fondamentale alla nascita stessa dell'anarchismo come movimento. La sua polemica con Marx ha avuto spunti di eccezionale attualità (si pensi alle "previsioni" sulla natura ed i risultati della dittatura del partito unico). Molti suoi scritti sono - a nostro avviso - basilari per il pensiero anarchico. Ma la stima ed anche - se cosi si può dire - la simpatia e l'affetto che nutriamo per lui non ci impediscono di sentirci mille miglia distanti da certe sue teorizzazioni e pratiche organizzative di stampo carbonaro. O di segnalare come inaccettabili certi accenti antisemiti che fanno capolino in alcune sue pagine.
Idem per Berneri. Si è trattato di una delle figure più interessanti e ancor oggi stimolanti nell'anarchismo di lingua italiana di questo secolo.
Nico Berti, nel suo saggio citato, ne ha sottolineato numerosi aspetti. Ma non abbiamo verso di lui alcuna "riverenza". Se sulla questione femminile ha scritto delle vere e proprie boiate, noi le chiamiamo con il loro nome.
Con la presunzione di pensare che anche lui - spirito così irrequieto ed ipercritico - apprezzerebbe la nostra sincerità.

La redazione