Rivista Anarchica Online
I due anarchismi
di Maria Teresa Romiti
Non sono molti i
saggi particolarmente interessanti sull'anarchismo provenienti da
ambienti universitari, soprattutto in Italia. Se non sono fortemente
condizionati da un impianto ed una filosofia marxista, spesso sono
superficiali o, per lo meno ai nostri occhi, non ricchi di idee nuove
e feconde. In questo panorama
il libro La sovranità dell'individuo di Antonio Donno,
Anna Rita Guerrieri e Giuliana Juliano (Piero Lacaita Editore, Lecce
1987, pagg .144, lire 15.000) si distingue per precisione, contenuti
e bibliografia: tre saggi sull'anarchismo americano (con una breve
introduzione) che coprono quasi un secolo, dalla seconda metà
dell'ottocento alla prima metà del novecento, attraverso
l'analisi del pensiero di Benjamin Tucker e Voltairine de Cleyre e
della rivista "Retort". Il filo conduttore
del saggio è la separazione dell'anarchismo americano in due
filoni divisi, a periodi anche contrapposti. Da una parte un filone
che viene considerato europeo, portato in America soprattutto dagli
emigranti, strettamente legato alla cultura ed al pensiero anarchico
europeo. Dall'altra parte un filone "indigeno" che, pur
rinunciando a confrontarsi e a collegarsi con i pensatori europei, si
riallaccia molto più strettamente al pensiero americano
autoctono. Un filone legato
strettamente alla cultura quacchera e di altre sette religiose della
prima emigrazione, al pensiero di Jefferson come a quello di Thoreau:
in un solo concetto, un filone legato alla tradizione del radicalismo
americano. È questo un
anarchismo piuttosto individualista, più legato a concezioni
filosofiche o psicologiche, meno attento alle problematiche
strettamente economiche e più vigile a quella culturale,
nonviolento, antimilitarista, pacifista, naturalista, pronto alla
sperimentazione comunitaria ed utopica. Nei due saggi su
Benjamin Tucker e Voltairine de Cleyre risalta un atteggiamento
aperto e critico su dibattiti culturali, anche se staccato, a volte,
dalle problematiche del loro periodo. Interessante è
la critica di Tucker alla scienza ed all'Accademia, vista sotto
l'aspetto della lobby di dominio, così come il concetto di
rivoluzione in Voltairine de Cleyre, vista come un cambiamento
brusco, veloce e radicale, più culturale che violento,
l'accento posto sull'individuo e sulla sua volontà e sulla
necessità prima di tutto di un cambiamento interiore. In questo senso si
può dire che sia un anarchismo meno politicizzato,nel senso
più classico e restrittivo del termine, rispetto
all'anarchismo europeo: forse per questo più vicino alla
sensibilità di oggi. Non è un caso, a mio modo di
vedere, che proprio Voltairine de Cleyre cerchi di mediare nei suoi
scritti tra razionalità e sentimento, sentendo il bisogno e la
necessità di accordare spazio nell'ambito culturale, storico e
politico anche a sentimenti e passioni. Ancora più importanti
sono però i legami di questo filone "indigeno" con
la cultura in senso lato. La rivista di Tucker promuove dibattiti
culturali e si pone soprattutto su questo piano, Voltairine è
scrittrice e poetessa e, ancora di più, la rivista "Retort"
ha tra i suoi collaboratori artisti e studiosi di tutti i campi,
tenendo legami molto stretti con il mondo artistico. Su "Retort"
scrivono il giovane Saul Bellow, Alex Confort, Herbert Read e molti
altri. E proprio per questo "Retort" si può
considerare l'anello di congiungimento tra le idee e le esperienze
comunitarie dell'ottocento americano e le nuove idee degli anni '60
(figli dei fiori, comuni, beatnik, ecc.). Del resto Cantine,
l'editore di "Retort", ha vissuto per un lungo periodo a
Woodstock, ed è li che negli anni '40 è stata
pubblicata la rivista. Forse proprio per questo negli anni sessanta
Woodstock diviene centro di dibattito e di esperienze. Un filone, quindi,
che merita di essere seguito ed approfondito, a cui anche oggi alcuni
gruppi si richiamano e a cui, secondo Donno, si riallacciano Murray
Bookchin e il suo progetto di ecologia sociale.
|