Rivista Anarchica Online
Il bel paese in
vacanza
di Andrea Papi
Anche quest'estate
non sono mancate le emozioni. Alcune inattese, piovute letteralmente
dal cielo, "per volontà del padreterno", come ha affermato al
TG2 il sindaco di un paese della Valtellina disastrata. Altre per
volontà degli uomini che, nonostante tutta la loro buona volontà,
continuano a commettere disattenzioni, errori di valutazione,
inefficienze su commissione. I nostri mass-media
hanno avuto effettivamente qualcosa da scrivere, tra l'elevato numero
di morti e feriti sulle strade delle vacanze, il concentramento di
super-flotte da guerra nel golfo Persico e i prevedibili, ma non
previsti secondo tradizione, disastri naturali nell'alta Lombardia e
nel Trentino. Ah! dimenticavo la simpatica vacanza di venti giorni
che si è preso il bel Renè, lo scanzonato bandito della Comasina,
fuggito con oculata abilità di mago da un oblò trovatosi lì per
caso, poi ripreso come un principiante, dopo essersi fatto
intervistare a "Radio Popolare", dopo aver trascorso notti
folli ai night, partecipe forse di una fruttuosa rapina
sull'autostrada, e aver fatto innamorare diverse belle giovani
ragazze in cerca di avventure più che romantiche. Ci credo che,
subito dopo la cattura, sorridesse davanti ai teleschermi, mentre i
carabinieri, pur promossi e decorati, mostravano musi lunghi e tesi,
mica si son divertiti come lui in quei venti giorni di eroico
servizio. E poi, forse, le loro vacanze sono meno ricche di suspense. Così, attorniata
da questa cornice abbastanza corposa, anche la politica nostrana ci
ha regalato un po' di allegre notizie, forse meno emozionanti,
permettendo ai media di propinarci parole e commenti. Mentre sto
scrivendo il neo-governo, instancabile come i precedenti, è ancora
in attesa di andare in vacanza. E gli conviene andarci, perché se i
neoeletti non si beccano un po' di aria salubre, lontano da quella
viziata del parlamento, dopo aver abbondantemente sudato in mezzo a
tutte le correnti che lo percorrono, rischiano di prendersi dei
malanni. Un governo nato tra
litigi e sconfessioni, che non si sente più pentapartito nonostante
sia formato dagli stessi partiti di prima. A dire il vero, i notabili
democristiani per qualche attimo sono rimasti perplessi. Il bel
Goria, dall'inizio alla fine delle consultazioni, li ha tenuti col
fiato sospeso, dando ad intendere furbescamente che c'erano serie
probabilità perché verdi e radicali potessero far parte del governo
postelettorale. Per i verdi questa
possibilità si è sgonfiata quasi subito, in mezzo a un tira e molla
di dichiarazioni, per cui non è stato facile capire che in fondo a
loro la NATO sta bene. Alla faccia di Mattioli, faccia da bravissimo
ragazzo per carità, il quale all'atto della definizione del
programma elettorale, almeno dicono i presenti, aveva proposto a
chiare lettere l'uscita dell'Italia dall'alleanza atlantica come
punto irrinunciabile. Ci dispiace per Marco Boato, che aveva visto
una possibilità non trascurabile di diventare ministro per
l'ecologia. Non dovrebbe però disperare. Se riesce a vincerla sulla
rotazione, per la quale i verdi si sono impegnati, e se questi, come
sembra, diventano sempre più malleabili nelle loro pretese, in un
futuro non tanto lontano ce la potrebbe anche fare. Proprio lui in
fondo è stato fin dall'inizio il principale sostenitore delle
alleanze trasversali, per cui, sempre se ho capito bene, ci dovrebbe
essere la disponibilità ad allearsi con chiunque, purché ovviamente
ci si metta d'accordo. Per i radicali le
cose sono state più lunghe, anche perché avevano ottenuto il
sostegno formale del PSI. Si è visto un Pannella molto meno
aggressivo di quello cui ci eravamo abituati. Ha dato persino l'idea
di essere conciliante, con quel suo sbavare dietro la possibilità di
conquistare uno scranno di ministro; un nuovo ministero, ovviamente,
creato apposta per lui. Ma la partitocrazia è una vetta cui si
accede con una certa difficoltà e un certo tirocinio, che per i
notabili ancora non sembra avere il Marco radicale. Eppure questa
volta aveva al suo fianco due padrini come Craxi e Nicolazzi. Non si
capisce bene con quale faccia l'ex terribile Pannella avrebbe fatto
parte spudoratamente della mai odiata, ma sempre agognata
partitocrazia, quando una parte consistente della sua opposizione
parolaia è sempre stata infarcita di furbesche ed eloquenti
frecciate proprio contro quei mafiosi con cui questa volta si sarebbe
molto volentieri spartito la torta. Anche lui non disperi. Sta
dimostrando di avere le doti per farne parte una prossima volta,
forse neanche tanto lontana. Superate queste
iniziali perplessità, direi con una certa disinvoltura, il non più
pentapartito, rimasto semplicemente alleanza dei cinque, ha preso il
volo. Però, almeno dalle prime battute, non mostra di essere
un'alleanza molto spensierata. DC e PSI, i due litiganti del
pre-elezioni, continuano bellamente e tranquillamente a farsi i
dispetti. E ne han tutte le ragioni, perché l'elettorato in un certo
senso ha premiato questo loro amore litigarello. Solo che in questo
caso non c'è stato il tradizionale terzo a godere fra i due
litiganti. Per ora la parte del leoncino di turno sembra farla tutta
il PSI, al punto che un commentatore politico ha potuto scrivere
"Goria propone e Craxi dispone". In effetti De Mita
ha perso la faccia già sulla prima questione abbastanza grossa. Si
era presentato come candidato unico del suo partito per diventare
presidente del consiglio, portatore di una coalizione la cui
condizione imprescindibile doveva essere la formazione di una
maggioranza politica, dopodiché si sarebbe formulato il programma.
Per niente impressionato dal suo cipiglio da 34%, armato della sua
dentatura sempre più sfavillante, il grande Bettino lo ha
ridimensionato con molta calma. E la maggioranza, molto precaria a
dire il vero, si è ricostituita attorno a un programma. A sentire
quello che ci dicono, non si deve più rispettare l'intesa tra
partiti, ma l'accordo per la realizzazione di un progetto
programmatico a breve termine. In altre parole, la partitocrazia si
riformula. Tenta di farsi credere diversa per rimanere come prima. Questo dover cedere
le armi ha portato un certo scombussolamento in casa democristiana,
dove i panni sporchi non riescono a lavarsi. Le faide intestine hanno
preso piede con rinnovata energia e, secondo il loro codice d'onore,
esplicato ad uso interno nel manuale Cencelli, in una gran giostra
tra onorevoli han cominciato a menarsi dei gran fendenti, non tanto
per conquistare la mano di una bella principessa o il santo Graal,
quanto per impossessarsi di ministeri, segretariati e
sottosegretariati. Tra i caduti han fatto scalpore Zamberletti e
Scalfaro. Il primo, molto sfortunato, non potendo essere presente al
torneo perché impegnato sul campo in Valtellina, è stato
vigliaccamente detronizzato senza poter combattere. Il secondo è
crollato sotto l'enorme statura di Fanfani e, preso dalla rabbia, in
un raptus d'onore, ha spiattellato al "Corriere della Sera" che i
servizi segreti han resistito alle pressioni di non ben identificati
"don" della politica e, forse non ben pagati, non hanno messo
a disposizione i loro dossier. La cosa ha
suscitato un gran putiferio, tipico perché, soprattutto i partiti
esclusi, han fatto finta di meravigliarsi sia che i servizi segreti
stiano schedando degli integerrimi cittadini, sia che qualche
politico di grosso calibro abbia cercato di avere informazioni
particolari. In fondo la cosa è sempre stata normale addentro i
corridoi della politica italiana; probabilmente questa volta ha fatto
scandalo che le informazioni non siano state date, almeno secondo le
dichiarazioni dell'ex ministro dell'interno. Dal canto loro i
socialisti, forti dell'abbondante 3% di voti in più, si sono messi
di buona lena per approfittare della disgregazione in casa DC. Dopo
aver messo in ginocchio il segretario democristiano, si sono
accaparrati un buon numero di ministeri importanti, assieme alla vice
presidenza del consiglio. Al contrario dei loro antagonisti alleati,
che si sono scannati secondo una logica di cosca per spartirsi i
posti in base alle lotte tra le correnti, hanno agito col partito
compatto, mettendo a disposizione uno staff di tecnici, ritenuti da
tutti ad alto livello, senza impegnare cavalli di razza. Ma non gli è
andato tutto liscio. Per ottenere di fare i referendum in autunno,
hanno svenduto la moratoria nucleare, aiutati elegantemente dalla
Iotti che, approfittando della sua carica di presidente della camera,
non ha permesso in aula la discussione sull'ordine del giorno che
chiedeva appunto la moratoria. Ecco un buon esempio della coerenza
politica dei socialisti, che continuano a farsi passare per
antinucleari. Ma hanno fatto di
più. Imbaldanziti dal buon vento che dopo le elezioni sembra tirare
dalla loro parte, sentitisi a buon diritto la futura forza della
nazione, hanno voluto mostrare la loro disponibilità sul piano
internazionale, facendo vedere al Pentagono che sono veramente un
partito di governo, degno della tradizione filoatlantica. Per voce
dello stesso Bettino in parlamento, hanno insistito sul fatto che
l'Italia non può stare a guardare passivamente quello che succede
nel golfo persico, e che non può permettere che siano gli USA da
soli a difendere anche gli interessi nazionali. Roba da far invidia a
Spadolini, il quale, dopo la batosta del 14 giugno, si è assicurato
un posto tranquillo come presidente del senato. Che strani questi
socialisti! Mentre con la partecipazione al governo continuano a
rafforzare la loro immagine di tecnocrati yuppies, conservatori e
riformatori al tempo stesso, per bocca del sempre bello Martelli
rilasciano interviste a destra e a manca, dichiarando di voler
ricostruire la sinistra per portarla al governo. Subito dopo le
elezioni, il suo flirt imprevisto e quasi mieloso con
l'antisocialista Occhetto, ha lasciato tutti di stucco, lasciando
credere tra le righe che socialisti e comunisti, colpiti dalla
freccia di Cupido, tornano ad essere amanti. Una buona boccata di
ossigeno per il PCI evirato di un abbondante 3% del suo elettorato,
incalzato all'interno ma non troppo dal liberalista Napolitano, dopo
che per circa quindici anni ha detto di tutto, dal pacifismo al
nucleare, non più marxista, ormai irrimediabilmente orfano di mamma
Mosca, soffre di una grossa crisi d'identità. Aspirerebbe da sempre
ad essere forza di governo, ma non riesce ad avere ministeri perché
la partitocrazia nazionale continua ad emarginarlo, mentre lo obbliga
a stare all'opposizione. Preso da un grosso complesso di
responsabilità verso il bel paese, non è nemmeno più capace di
credere nella berlingueriana terza via. È
bastato che il numero due del PSI gli porgesse cortesemente la mano,
perché Occhetto, diventato numero due del PCI per volontà di Natta
proprio per la sua fama di antisocialista viscerale, facesse
un'inversione di 359 gradi, fino a far sembrare tutto il partito
ormai filosocialista. In pratica, uscito dall'interno del PSI nel '21
a Livorno come braccio bolscevico dell'Italia, dopo mezzo secolo
dichiara sconfitta su tutti i fronti, chiede scusa ai traditori
socialdemocratici, a suo tempo tacciati di socialfascismo, e aspira a
ritornare nel grembo materno originario. Cosa volete! così
van le cose in Italia. Un gran buttasù per affondare il governo
Craxi per problemi di egemonia interni al pentapartito. Si riportano
gli italiani alle elezioni (all'inizio dell'anno non ne era prevista
nessuna, ma ora, con i prossimi referendum, se ne faranno addirittura
due). Un gran rimescolamento di carte, di nomi vecchi e nuovi; novità
assoluta tra i neoeletti per la presenza estremamente pubblicizzata
di una pornostar. I comunisti perdono acqua da tutte le parti, i
socialisti trionfano, i democristiani si rafforzano, gli altri del
vecchio pentapartito dimagriscono di parecchio, si affermano verdi,
radicali e demoproletari. Secondo gli organi d'informazione si sta
rivoltando quasi tutto. Ma la situazione rimane simile a prima,
questa volta con i radicali aspiranti partitocrati, i comunisti
invidiosi della politica craxiana, i verdi sempre meno movimento. Forse varrebbe la
pena per una volta di ignorarli lassù dove sono, nelle loro logge
argentate, per provare a gestirci quaggiù senza di loro e senza
tutto questo dispendio altamente entropico.
|