Rivista Anarchica Online
La gabbia
istituzionale
di Andrea Papi
Al convegno "Noi
e gli altri animali" svoltosi in marzo a Firenze, su iniziativa dei
Verdi e di alcune associazioni animaliste, ha partecipato anche il
nostro collaboratore Andrea Papi, membro del gruppo "Animal
Liberation" di Forlì. Ecco il suo
resoconto, critico con il taglio fortemente istituzionale dato al
Convegno dagli organizzatori.
Il 21 e 22 marzo
scorsi, al Palazzo degli Affari di Firenze, si è svolto il convegno
nazionale "Noi e gli altri animali", primo di questo genere in
Italia. Organizzato dalla federazione toscana delle Liste Verdi e da
diverse associazioni ambientaliste e protezioniste, ha cercato di
fare il punto sulla situazione del movimento per la liberazione degli
animali, di aggiornare il corpo teorico su cui questo si fonda, di
darsi strutture e obiettivi. Nei momenti di pausa, accanto al fluire
delle parole, l'emittente televisiva Videomusic ha anche organizzato
un'ampia rassegna video di musica rock dedicata agli animali, con
musiche, fra le altre, di Paul Mac Cartney, The Smiths, Peter
Gabriel, ecc... Nel suo genere un appuntamento decisamente
importante. Introdotto da tre
relazioni corpose che, in un certo senso, hanno funzionato da
cappello e da altre comunicazioni, il convegno si è poi diviso in
sette forum che hanno affrontato altrettanti temi separatamente. Luisella Battaglia
ha cercato di dare un taglio filosofico, asserendo che il rapporto
tra esseri umani e animali non può essere collocato all'interno
della discriminazione tra specie diverse. Il superamento dello
specismo, equiparato al razzismo e al sessismo, porta alla
considerazione di un'uguaglianza di fondo tra tutti gli individui
animali, compreso I'uomo, il quale in tal modo diventa animale
collocato all'interno del mondo animale alla pari di tutti gli altri,
pur con sue caratteristiche specifiche. Di qui l'assunzione del
concetto di animalismo fatta propria da tutto il convegno. Adriano Sofri,
ex-sessantottino dirigente di Lotta Continua ora neofita animalista,
ha sciorinato una serie di appunti in ordine sparso, più volte con
sfoggio della sua cultura, proponendo il pentimento come momento di
alto sentire, capace di farci rivedere tutto il nostro colpevole
atteggiamento nei confronti degli altri animali. Il pretore Maurizio
Santoloci invece ha fatto il punto sulla situazione giuridica
antianimalista, proponendo una nuova filosofia legislativa, capace di
salvaguardare giuridicamente gli animali. Al microfono, sul
palco, sono anche sfilati nomi "di prestigio" come Fulco
Pratesi, Giorgio Saviane, Mario Pastore e Adele Faccio. Pezzo forte è
stato l'intervento di Robin Lane (pubblicato nelle pagine
seguenti), attuale portavoce di "Animal Liberation Front",
l'organizzazione animalista illegale sorta in Gran Bretagna nel 1976.
Il suo fondatore, Ronnie Lee, sta scontando sei anni di carcere per
le azioni illegali attuate a favore della liberazione degli animali,
ed è autore del libro "Animal Liberation", appena tradotto in
italiano e pubblicato dalla L.A.V. C'è stato anche un
breve momento di suspense, quando un gruppo di convegnisti ha tentato
di contestare un convegno medico (che si svolgeva in un'altra sala
all'interno dello stesso palazzo degli Affari) sui metodi di cura per
il cuore. I contestatori, appresa con certezza la notizia che quel
consesso medico era condotto da molti vivisezionisti, si sono
introdotti ed hanno tentato di leggere una dichiarazione di Pietro
Croce, noto patologo antivivisezionista, che contestava la presunta
scientificità dei loro metodi tarati su animali (vedi nella
tabella sottostante). La reazione degli scienziati è stata
istericamente reattiva. Capita la mala parata, con una buona dose di
rabbia e violenza hanno strappato il microfono dalle mani di chi
stava leggendo, hanno cacciato via in malo modo i contestatori e, da
par loro, hanno chiamato il centotredici. Ovviamente i
solerti poliziotti non si sono fatti attendere ed hanno riportato
l'ordine dei torturatori d'animali i quali, solo un po' scossi, hanno
continuato a disquisire dottamente, senza più contestazioni, sui
loro presunti metodi scientifici, in buona parte basati sulla
sperimentazione animale.
Uno spettacolo
pre-elettorale?
Questo è un
parziale panorama del convegno, sul quale vorrei fare alcune brevi
considerazioni. Ciò che è riuscito abbastanza bene è senza dubbio
lo spettacolo d'insieme, soprattutto se si considera che è stato
preparato in pochi mesi. Anche la presenza, dal punto di vista sia
quantitativo che qualitativo, è stata buona: si sono trovate assieme
diverse centinaia di persone, rappresentative di tutto l'arco
animalista italiano. Del resto non sono l'unico a supporre che quello
dello spettacolo in fondo fosse il vero obiettivo che gli
organizzatori volevano raggiungere. Promosso e voluto in tempi così
brevi dalle liste verdi toscane, sotto sotto è stato concepito come
il lancio della loro campagna elettorale, avendo con tempestività
sentito l'odore di probabili elezioni anticipate. Dal punto di vista
anarchico e libertario, invece, non sono poche le lacune, dovute
soprattutto all'impostazione che si è voluta dare. Non casualmente è
mancato un vero e proprio momento di confronto collettivo, uno
spazio cioè dedicato al dibattito tra le diverse anime presenti del
movimento per la difesa dei diritti degli animali, attorno alle
posizioni di principio, alle scelte teoriche e agli obiettivi
pratici. Mancanza non da poco, sottolineata anche da alcuni
intervenuti che, a chiare lettere, hanno manifestato la propria
insoddisfazione. La maggior parte
dello spazio, finalizzato allo spettacolo, è stata infatti dedicata
a mettere in evidenza le posizioni e le impostazioni precostituite,
favorevoli chiaramente alla linea di tendenza delle liste verdi, che
hanno così mostrato il loro intento di essere delegate quale forza
politica atta a portare avanti le istanze animaliste. Un convegno
dunque organizzato per sancire, molto poco per dibattere e
confrontarsi al fine di decidere insieme quali strade percorrere. È
la vecchia storia della pratica politica consolidatasi, che tende ad
ingabbiare le istanze dei movimenti all'interno della logica
funzionale alla scelta strategica stabilita dalla élite dirigenziale
del partito. Non a caso tutto il
convegno è stato impostato in funzione di una logica strettamente
istituzionale. La liberazione degli animali è stata vista
soprattutto attraverso atti di protesta giuridici. Un'"emancipazione"
legislativa tutta tesa a definire una normativa protezionista,
equiparando, forse senza volerlo, il decantato animalismo ad una
nuova giurisprudenza, stabilita dagli umani, per ritrovarsi questa
volta a favore degli altri animali. Gli animalisti vogliono così,
umanisticamente, salvare gli animali non umani. Il vecchio vizio
della politica inventata dall'uomo è veramente duro a morire. Ne fa fede il fatto
che la relazione presentata da Robin Lane sulla filosofia e le scelte
di lotta diretta portate avanti dall'Animal Liberation Front, non
solo non è stata accolta con entusiasmo, seppur doverosamente
applaudita, ma è stata sostanzialmente rifiutata e contestata. E non
tanto perché fra le diecimila azioni finora portate in porto sia
stata attaccata anche qualche macelleria e pescheria, la qual cosa
non ci trova affatto concordi. Quanto soprattutto perché si colloca
su un piano totalmente altro: vuole liberare gli animali e sottrarli
dalle grinfie dei torturatori umani senza preoccuparsi, anzi
rifiutando, di normalizzare e legiferare. Lane, fra l'altro, ha detto
che le leggi saranno fatte quando non potranno che sancire un dato di
fatto, mentre per ora ciò non li riguarda e non è di loro
competenza. Ovviamente una simile scelta di lotta e di vita non è
molto confacente ai piani politici delle nascenti Liste Verdi, né
dei radicali, né di chiunque veda l'azione a favore degli animali
racchiusa dentro una logica politica che si muove all'interno dei
meandri di questa democrazia umana, più votata alla mediazione e al
potere temporale sulle cose animate e inanimate, che a qualsiasi vera
istanza di emancipazione.
Voci discordanti
e trasgressive
Eppure un certo
numero di voci discordanti e trasgressive si sono anche sentite
all'interno dei forum. Si è parlato di azione diretta, di
rinascimento ecologico e animalista, di trasformazione culturale e
comportamentale, di liberazione concreta e di rispetto completo della
diversità. Lo stesso convegno alla fine ha dovuto accettare la
pratica dell'azione diretta, inserita però all'interno della scelta
istituzionale, come supporto indispensabile di pressione per far
emanare buone leggi dove la pratica normale dei politici risulta
inefficace. Gli stessi politici giurisprudenziali più volte hanno
dovuto ammettere l'insufficienza e i grossi limiti politici dei
referendum. Lo stesso Gianluigi Melega, radicale, ha ammesso che, se
le leggi già esistenti venissero applicate, la situazione non
sarebbe più così aberrante. Altri, meno conosciuti, hanno detto la
stessa cosa. Nel corso del forum dedicato alla caccia è stato
sottolineato come diventi più difficile proporre un referendum per
abolirla, dopo che la corte costituzionale ha già bocciato due volte
i termini di abrogazione finora presentati: una clamorosa smentita
dei fatti, però non colta, perché i politici del movimento
continuano testardamente a riproporlo. Ma tutte queste
voci e affermazioni sono rimaste là, nel punto dell'oceano
istituzionalista in cui sono cadute. Non sono state viste e sentite
come momenti costruttivi di autocritica, per cercare nuove strade,
più confacenti ai nuovi bisogni animalisti che stanno sorgendo.
Questo perché in fondo l'esigenza reale del convegno, al di là
della buona volontà dei suoi organizzatori, è stata
l'incasellamento delle nuove istanze emancipatorie dentro la vecchia
logica della gestione politica, la quale non farà altro che
riportare il tutto all'interno della normalizzazione voluta dalle
esigenze del dominio dell'uomo. Anche se, questa volta, le parole
hanno riconosciuto e sancito i diritti degli altri animali, questi,
loro malgrado, rimangono soggetti alle scelte dell'animale uomo, il
quale continua a detenere il potere sui più deboli.
Oltre tutto, non
è scientifica
Ecco il testo
dell'intervento del patologo antivivisezionista Pietro Croce che
alcuni esponenti anti-vivisezionisti hanno cercato di leggere durante
un convegno medico sui metodi di cura per il cuore, svoltosi
contemporaneamente - e nello stesso Palazzo degli Affari - al
Forum fiorentino "Noi e gli altri animali".
È
facile supporre che la metodica stimolazione del cuore per via
transesofagea, che qui viene proposta e discussa, è stata provata
nell'animale. Non sappiamo se, e quanto estesamente, la suddetta
metodica sia stata già applicata nell'uomo, e con quali risultati:
questo sarà precisato, molto probabilmente, in questo convegno. È
anche assai probabile, poiché si tratta di una pratica di tipo
meccanico (e non chimico, chimico-biologico), che i risultati
ottenuti negli animali siano riprodotti anche nell'uomo. Ma sia ben
chiaro: se così è stato, si tratta di una coincidenza, ed anche
alquanto prevedibile. Coincidenza, dunque, e non indicazione
scientificamente probativa. La
scienza non può basarsi su coincidenze. Anche dove queste si
verificano, il metodo che usa la sperimentazione nell'animale risulta
pur sempre un errore metodologico, dunque fuorviante la scienza
medica, anche quando i risultati apparentemente, e soltanto
apparentemente (perché in realtà si tratta di banali coincidenze),
appaiono trasferibili all'uomo. Risultati che, ad ogni modo,
diventano validi soltanto dopo che sono stati confermati
dall'applicazione nell'uomo. Si
verifica, così', l'incredibile paradosso: è la sperimentazione
sull'uomo a confermare quanto ottenuto nell'animale, e non viceversa
come dovrebbe essere in una ricerca scientifica corretta.
Pietro
Croce
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