Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 17 nr. 145
aprile 1987


Rivista Anarchica Online

Fatti & misfatti
a cura della Redazione

Condannato Valastro

Otto mesi: questa è la sentenza emessa dal Tribunale militare di Palermo, il 27 febbraio, al termine del processo contro l'anarchico catanese Orazio Valastro.
Come si ricorderà, Valastro, dopo un breve periodo di naja, disertò. Arrestato un prima volta a Catania, il 12 gennaio 1982, rimase in carcere otto giorni. Rilasciato con l'obbligo di presentarsi in caserma, Valastro non vi ottemperò. Arrestato nuovamente a Catania, il 4 marzo 1982, poco prima di una pubblica manifestazione in un cinema (nel corso della quale avrebbe letto la sua dichiarazione di rifiuto del servizio militare), venne condannato a cinque mesi, scontati nel carcere militare di Palermo.
Avrebbe dovuto ripresentarsi in caserma, ma si rifugiò in Francia. Rientrato in Italia, il 22 gennaio scorso è stato arrestato per la terza volta, sempre a Catania, nuovamente processato e condannato per diserzione: questa volta - come si è detto prima - a otto mesi.
Una volta scontata la pena, Valastro riceverà un nuovo obbligo di presentarsi in caserma. Dal punto di vista della legge militare, la vicenda di un disertore che continui a restare tale si presenta come una storia infinita.
Valastro è detenuto nel Carcere Militare, Corso Pisani 201, 90129 Palermo.

Solidarietà con Saskio

Tempi duri per gli obiettori di coscienza in Finlandia.
Sono attualmente 6 i giovani incarcerati per il loro rifiuto di "cooperare in qualsiasi maniera" con le autorità militari.
Altri 20 sono già stati condannati e sono in attesa di scontare la pena. Un'altra ventina è in attesa del processo.
Tempi duri: mentre finora la condanna è stata normalmente di 9 mesi, le autorità hanno deciso di portarla in futuro a 16 mesi. Si tratta della risposta ai sempre più numerosi casi di rifiuto della naja e soprattutto alla risonanza che hanno nella società finlandese.
L'ultimo caso - che particolare spazio ha avuto sui mass-media - è quello che ha per protagonista Jouko Saksio, 23 anni, anarchico.
Condannato nello scorso ottobre a 9 mesi, avrebbe dovuto presentarsi in carcere il 5 gennaio - secondo la prassi. Saksio ha comunicato in anticipo che non l'avrebbe fatto: quattro giorni dopo la data prevista del suo ingresso in carcere, è stato arrestato a casa sua da agenti della "squadra criminale". Saksio ha subito iniziato uno sciopero della fame, che ha avuto un'eccezionale risonanza. I principali quotidiani ne hanno parlato ampiamente.
Ad Oulu, nel cui carcere è detenuto, si è subito costituito un comitato di sostegno che ha, tra l'altro, promosso delle manifestazioni. In un suo appello, questo comitato invita a scrivere alla presidenza della repubblica finlandese per richiedere la sua immediata scarcerazione.
Ecco L'indirizzo: Tasavallan Presidentti, Presidentin Linna, 00170 Helsinki, Finlandia.
Si chiede anche di scrivere direttamente in carcere a Saksio, a questo indirizzo: Mielipidevanki, Jouko Saksio, Oulun lààninvankila, 90100 0ulu, Finlandia.

Cinque storie infinite

Il reato è il solito: rifiuto del servizio militare. Anton Bergaver (nato il 10-1-1962) ha subito una condanna e si è già fatto dentro 3 anni; lvan Bergaver (25-4-1965), una condanna, 10 mesi già trascorsi in cella; Janko Cehtel (25-7-1961), due condanne, 4 anni già scontati; Peter Jezernik (3-1-1962), una condanna, 30 mesi già passati al fresco; Bojan Miglic (28-7-1961), due condanne, 4 anni; Rajko Valenta (10-8-1961), anche lui 2 condanne e 4 anni già scontati.
Questi sei obiettori di coscienza sloveni non hanno alcuna intenzione di "pentirsi" del loro rifiuto di indossare la divisa. E le autorità jugoslave - in particolare quelle di Maribor preposte alla cosiddetta Difesa Popolare - li avevano riconvocati lo scorso ottobre. In caso di un loro nuovo rifiuto, avrebbero dovuto affrontare nuovamente processo, condanna, galera. Un mese dopo, però, la loro convocazione era stata inspiegabilmente annullata e si era pensato che avesse prevalso, tutto sommato, il buon senso: che le autorità, in altre parole, considerassero conclusa la loro vendetta contro questi giovani, colpevoli solo di vivere in prima persona quel rifiuto della violenza organizzata e della guerra che è nelle parole di molti - governanti, inclusi.
E invece no. A fine febbraio i sei hanno ricevuto una nuova convocazione. Dal momento che ancora una volta rifiuteranno di "servire la patria" li aspetta una nuova condanna. Altri mesi, altri anni rinchiusi in una cella. Con la prospettiva, una volta usciti, di venire nuovamente convocati ecc. ecc.
Il variegato movimento alternativo (ecologisti, femministe, gay, ecc.) che da tempo vivacizza la società slovena ha preso varie iniziative in loro difesa. Il motivo di fondo è la denuncia dell'insensatezza e dell'inumanità insite nel comportamento delle autorità, che si concretizza in una pratica cinica e vendicativa.
Il "Gruppo di lavoro per un movimento pacifista" (Delovna skupina za mirovan gibanja pri RK ZSMS, Dalmatinova 4, 61000 Lubiana, Jugoslavia) e la "Sezione per una cultura della pace" (Sekcija za kulturo miru pri SKUC, Kersnikova 4, 61000 Lubiana, Jugoslavia) hanno diffuso un appello agli individui, ai gruppi ed alle organizzazioni pacifiste e umanitarie perché prendano posizione a sostegno dei sei obiettori di coscienza. In particolare si chiede di scrivere in tal senso alle ambasciate jugoslave (per l'Italia l'indirizzo è: Ambasciata di Jugoslavia, via Monte Parioli 20, 00100 Roma), inviando copia delle lettere e dei telegrammi sia ai succitati gruppi pacifisti di Lubiana sia alla rivista Iztok (B.P. 161-09, 75422 Parigi Cedex 09, Francia).
Questa rivista, che abbiamo già avuto modo di segnalare più volte, svolge da anni un ottimo lavoro di informazione e di analisi sulle società dell'Est europeo ed in particolare sui fermenti di segno libertario che, in varia misura, le attraversano.

Il primo obiettore

Si chiama Zsolt Keszthely. Secondo il quotidiano parigino Liberation è il primo obiettore di coscienza ungherese "per motivi politici".
Si è rifiutato di indossare la divisa, visto che questo avrebbe potuto comportare la sua partecipazione ad operazioni quali lo strozzamento della "primavera di Praga".
È stato arrestato il 25 febbraio scorso. Si ha notizia di un appello in suo sostegno sottoscritto da 25 esponenti dell'opposizione democratica ungherese.