Rivista Anarchica Online
Fatti & misfatti
a cura della Redazione
Condannato
Valastro
Otto mesi: questa è
la sentenza emessa dal Tribunale militare di Palermo, il 27 febbraio,
al termine del processo contro l'anarchico catanese Orazio Valastro. Come si ricorderà,
Valastro, dopo un breve periodo di naja, disertò. Arrestato un
prima volta a Catania, il 12 gennaio 1982, rimase in carcere otto
giorni. Rilasciato con l'obbligo di presentarsi in caserma, Valastro
non vi ottemperò. Arrestato nuovamente a Catania, il 4 marzo
1982, poco prima di una pubblica manifestazione in un cinema (nel
corso della quale avrebbe letto la sua dichiarazione di rifiuto del
servizio militare), venne condannato a cinque mesi, scontati nel
carcere militare di Palermo. Avrebbe dovuto
ripresentarsi in caserma, ma si rifugiò in Francia. Rientrato
in Italia, il 22 gennaio scorso è stato arrestato per la terza
volta, sempre a Catania, nuovamente processato e condannato per
diserzione: questa volta - come si è detto prima - a otto
mesi. Una volta scontata
la pena, Valastro riceverà un nuovo obbligo di presentarsi in
caserma. Dal punto di vista della legge militare, la vicenda di un
disertore che continui a restare tale si presenta come una storia
infinita. Valastro è
detenuto nel Carcere Militare, Corso Pisani 201, 90129 Palermo.
Solidarietà
con Saskio
Tempi duri per gli
obiettori di coscienza in Finlandia. Sono attualmente 6 i
giovani incarcerati per il loro rifiuto di "cooperare in
qualsiasi maniera" con le autorità militari. Altri 20 sono già
stati condannati e sono in attesa di scontare la pena. Un'altra
ventina è in attesa del processo. Tempi duri: mentre
finora la condanna è stata normalmente di 9 mesi, le autorità
hanno deciso di portarla in futuro a 16 mesi. Si tratta della
risposta ai sempre più numerosi casi di rifiuto della naja e
soprattutto alla risonanza che hanno nella società finlandese. L'ultimo caso - che
particolare spazio ha avuto sui mass-media - è quello che ha
per protagonista Jouko Saksio, 23 anni, anarchico. Condannato nello
scorso ottobre a 9 mesi, avrebbe dovuto presentarsi in carcere il 5
gennaio - secondo la prassi. Saksio ha comunicato in anticipo che non
l'avrebbe fatto: quattro giorni dopo la data prevista del suo
ingresso in carcere, è stato arrestato a casa sua da agenti
della "squadra criminale". Saksio ha subito iniziato uno
sciopero della fame, che ha avuto un'eccezionale risonanza. I
principali quotidiani ne hanno parlato ampiamente. Ad Oulu, nel cui
carcere è detenuto, si è subito costituito un comitato
di sostegno che ha, tra l'altro, promosso delle manifestazioni. In un
suo appello, questo comitato invita a scrivere alla presidenza della
repubblica finlandese per richiedere la sua immediata scarcerazione. Ecco L'indirizzo:
Tasavallan Presidentti, Presidentin Linna, 00170 Helsinki, Finlandia. Si chiede anche di
scrivere direttamente in carcere a Saksio, a questo indirizzo:
Mielipidevanki, Jouko Saksio, Oulun lààninvankila,
90100 0ulu, Finlandia.
Cinque storie
infinite
Il reato è
il solito: rifiuto del servizio militare. Anton Bergaver (nato il
10-1-1962) ha subito una condanna e si è già fatto
dentro 3 anni; lvan Bergaver (25-4-1965), una condanna, 10 mesi già
trascorsi in cella; Janko Cehtel (25-7-1961), due condanne, 4 anni
già scontati; Peter Jezernik (3-1-1962), una condanna, 30 mesi
già passati al fresco; Bojan Miglic (28-7-1961), due condanne,
4 anni; Rajko Valenta (10-8-1961), anche lui 2 condanne e 4 anni già
scontati. Questi sei
obiettori di coscienza sloveni non hanno alcuna intenzione di
"pentirsi" del loro rifiuto di indossare la divisa. E le
autorità jugoslave - in particolare quelle di Maribor preposte
alla cosiddetta Difesa Popolare - li avevano riconvocati lo scorso
ottobre. In caso di un loro nuovo rifiuto, avrebbero dovuto
affrontare nuovamente processo, condanna, galera. Un mese dopo, però,
la loro convocazione era stata inspiegabilmente annullata e si era
pensato che avesse prevalso, tutto sommato, il buon senso: che le
autorità, in altre parole, considerassero conclusa la loro
vendetta contro questi giovani, colpevoli solo di vivere in prima
persona quel rifiuto della violenza organizzata e della guerra che è
nelle parole di molti - governanti, inclusi. E invece no. A fine
febbraio i sei hanno ricevuto una nuova convocazione. Dal momento che
ancora una volta rifiuteranno di "servire la patria" li
aspetta una nuova condanna. Altri mesi, altri anni rinchiusi in una
cella. Con la prospettiva, una volta usciti, di venire nuovamente
convocati ecc. ecc. Il variegato
movimento alternativo (ecologisti, femministe, gay, ecc.) che da
tempo vivacizza la società slovena ha preso varie iniziative
in loro difesa. Il motivo di fondo è la denuncia
dell'insensatezza e dell'inumanità insite nel comportamento
delle autorità, che si concretizza in una pratica cinica e
vendicativa. Il "Gruppo di
lavoro per un movimento pacifista" (Delovna skupina za mirovan
gibanja pri RK ZSMS, Dalmatinova 4, 61000 Lubiana, Jugoslavia) e la
"Sezione per una cultura della pace" (Sekcija za kulturo
miru pri SKUC, Kersnikova 4, 61000 Lubiana, Jugoslavia) hanno diffuso
un appello agli individui, ai gruppi ed alle organizzazioni pacifiste
e umanitarie perché prendano posizione a sostegno dei sei
obiettori di coscienza. In particolare si chiede di scrivere in tal
senso alle ambasciate jugoslave (per l'Italia l'indirizzo è:
Ambasciata di Jugoslavia, via Monte Parioli 20, 00100 Roma), inviando
copia delle lettere e dei telegrammi sia ai succitati gruppi
pacifisti di Lubiana sia alla rivista Iztok (B.P.
161-09, 75422 Parigi Cedex 09, Francia). Questa rivista, che
abbiamo già avuto modo di segnalare più volte, svolge
da anni un ottimo lavoro di informazione e di analisi sulle società
dell'Est europeo ed in particolare sui fermenti di segno libertario
che, in varia misura, le attraversano.
Il primo
obiettore
Si chiama Zsolt
Keszthely. Secondo il quotidiano parigino Liberation è
il primo obiettore di coscienza ungherese "per motivi politici". Si è
rifiutato di indossare la divisa, visto che questo avrebbe potuto
comportare la sua partecipazione ad operazioni quali lo strozzamento
della "primavera di Praga". È
stato arrestato il 25 febbraio scorso. Si ha notizia di un appello in
suo sostegno sottoscritto da 25 esponenti dell'opposizione
democratica ungherese.
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