Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 16 nr. 142
dicembre 1986 - gennaio 1987


Rivista Anarchica Online

Fatti & misfatti
a cura della Redazione

Antimilitarismo

Circa duecento uomini e donne, obiettori di coscienza in servizio e non, in varie località italiane (Bologna, Brescia, Genova, Bergamo, Modena, Torino, Asti, Verona, Roma, Cuneo, Rovereto, Como) hanno digiunato perché l'obiezione di coscienza sia rispettata.
Il digiuno si è svolto nei giorni 22-23-24-25-26 ottobre ed è stato promosso ed organizzato dal Collettivo Obiettori Autotrasferiti.
L'iniziativa ha avuto numerose adesioni tra le quali quella della Lega degli Obiettori di Coscienza, il Movimento Nonviolento, il Movimento Internazionale per la Riconciliazione, il Coordinamento degli Enti in Servizio Civile e molti coordinamenti di enti ed obiettori in tutta Italia.
La sede principale dell'iniziativa, Bologna, vedeva la presenza al digiuno degli obiettori auto-trasferiti e di più di cinquanta digiunatori ed il Comune di Bologna ha dato il suo patrocinio ed ha contribuito materialmente concedendo gratuitamente l'alloggio.
Tutti i digiunanti hanno solidarizzato con gli obiettori auto-trasferiti che per contestare la pratica delle precettazioni d'autorità del Ministero della Difesa sono tornati agli enti che li avevano effettivamente richiesti (CARITAS, ARCI, CENASCA-CISL, ACRA, GRUPPO ABELE, MIR).
Infatti gli obiettori di coscienza auto-trasferiti rischiano di essere denunciati, processati, incarcerati per rifiuto di servizio civile anche se essi in realtà non lo rifiutano affatto dimostrando infatti di lavorare presso gli enti che li avevano richiesti.
Si è voluto attraverso il digiuno evidenziare le palesi ingiustizie subite dagli obiettori di coscienza ed attraverso il digiuno si è voluto chiedere al Ministero della Difesa di riconsiderare il senso dell'obiezione di coscienza e di ripristinare una pratica "civile" di gestione di un servizio che deve essere per l'appunto civile e non deve essere "militarizzato" dal Ministero della Difesa. Si è anche chiesto alla società civile solidarietà agli obiettori auto-trasferiti (si sono già raccolte un migliaio di firme) ed attenzione al fenomeno dell'obiezione di coscienza che in questo momento è in serio pericolo.

Gli obiettori di coscienza auto-trasferiti
Marco Baino, Giovanni Barin, Massimo Cerani,
Mauro Capurro, Adriano Sensale, Ermanno Cova,
Marco Antolini, Fulvio Ichino, Marco Rulli,

Critiche e suggerimenti

All'incontro romano con i lettori di "A", svoltosi il 15 novembre presso il Centro di Documentazione Anarchica, hanno preso parte una trentina di persone, gran parte delle quali - e questo è già un primo fatto positivo - sono intervenute per esprimere il loro parere, avanzando critiche e suggerimenti.
Uno studente che legge "A" solo da qualche mese si è detto parzialmente deluso dalla rivista: da una rivista dichiaratamente anarchica si aspettava anche delle proposte ideologiche, che invece non ha trovato. Mancano poi articoli sui teorici dell'anarchismo, nonché informazioni sul dibattito interno al movimento anarchico.
Una giovane lettrice da poco trasferitasi nella capitale da un piccolo centro della provincia pugliese, vorrebbe che "A" fosse un po' meno rivista ed un po' più fanzina: insomma, più agile, vivace, meno pallosa.
Un'altra giovane, immigrata a Roma dal Salernitano ed impiegata in un ministero, ha sottolineato la discontinuità della rivista. Ad alcuni numeri decisamente interessanti ne corrispondono altri fiacchi.
L'attenzione con cui la rivista sta seguendo la "questione verde" è stata variamente giudicata da alcuni lettori presenti all'incontro romano: c'è chi vi ha scorto un dato di non-originalità, sostenendo che per esempio il dossier antinucleare pubblicato sul numero estivo non ha aggiunto alcunché a quanto già si sapeva e si poteva leggere su altri giornali e riviste.
Secondo un altro lettore, invece, ad "A" va riconosciuto il merito di aver sollevato ed approfondito la "questione verde" tra gli anarchici, evitando di nascondersi dietro superficiali e presuntuose "superiorità" ideologiche.
Uno studente romano, anche lui da pochi mesi lettore della rivista, ha lamentato che l'unica musica ad essere regolarmente "seguita" sia quella definibile più o meno precisamente "rock", con l'esclusione dunque di altri settori, innanzitutto il jazz.
Numerosi altri sono stati gli interventi. Senza esaminare qui nella loro specificità le singole critiche/proposte/valutazioni emerse da questa incontro, si è confermato il fatto che intorno ad "A" si accalcano esigenze, aspettative e proposte di segno diverso, a volte tra loro contraddittorie.