Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 16 nr. 138
giugno 1986


Rivista Anarchica Online

Corriere della nube
di Fausta Bizzozzero

Analizzando l'atteggiamento del principale quotidiano italiano nei primi giorni dopo Chernobyl, emergono i meccanismi e le contraddizioni di una stampa tutto sommato al servizio della lobby nucleare. E del potere. Come sempre.

Papà, non sarai mica andato nell'orto in questi giorni?
Certo che ci sono andato.
E non avrai mica mangiato la tua insalata?
E perché non avrei dovuto mangiarla? Il giornale dice che si tratta di misure cautelative, ma che comunque non c'è nessun rischio reale, visto che i livelli di radioattività sono al di sotto delle soglie di pericolo.
Sintesi di un colloquio telefonico avvenuto in data 5 maggio e conclusosi, ovviamente, con un litigio. Se ho citato mio padre è perché incarna il prototipo per eccellenza dell'uomo comune, livello di istruzione medio-basso, ma che da sempre, da quando mi ricordo, si legge il "Corriere della Sera" da cima a fondo, pagine economiche e scientifiche comprese.
Eppure... eppure ingurgita informazioni, notizie, opinioni, le fa sue per quel giorno, salvo poi sostituirle con quelle del giorno successivo, magari contrastanti, magari opposte. Senza che se ne renda conto. Il giornale, la carta stampata, per lui "ha sempre ragione".
Si potrà obiettare che mio padre rappresenta una fascia di persone - quelle più sprovvedute - che non hanno i mezzi per cogliere i sottili meccanismi di manipolazione dell'informazione. Forse. Ma mi raccontava recentemente un amico giornalista in un quotidiano che persino gli operai della tipografia - gente certo smaliziata perché ha seguito dall'interno per tanti anni le vicende del giornale e che ne ha viste di tutti i colori, - ebbene, persino loro ci sono cascati, persino loro si sono bevuti le parole d'ordine tranquillizzanti.
E allora? Allora non resta che prendere atto dell'enorme potere di persuasione dei mass-media, al di là di ogni intelligenza e buon senso. Allora non resta che tentare di fare un'analisi del loro comportamento in questa situazione di emergenza che si configura come la prima enorme sciagura prodotta dalle scelte umane, prendendo come campione il maggiore quotidiano italiano, il più emblematico: il "Corriere della Sera".


Cominciamo dall'inizio, cioè da martedì 29 aprile: in prima pagina, in alto a destra (la posizione è molto significativa perché determina la maggiore o minore importanza che si vuole dare a una notizia) il Corriere titola: SCIAGURA NUCLEARE IN URSS. Sottotitolo: "Alcune vittime, le radiazioni giunte fino in Scandinavia". All'interno dell'articolo un riquadro: "Nessuna variazione della radioattività in Italia" in cui si comincia ad accennare alla scarsa sicurezza della centrale di Chernobyl che non sarebbe dotata di "contenitore esterno". Va bene dare risalto al fatto poiché è avvenuto in Russia, quindi lontano da noi, e questo permette di "fare notizia" attaccandone l' arretratezza tecnologica.

Mercoledì 30 aprile. Ai giornali cominciano ad arrivare telefonate sempre più numerose di privati e di laboratori allarmati per l'aumento notevole di radioattività rilevata (10, 100, ma anche 300 e 500 volte a seconda dei luoghi). Il Corriere titola in alto su nove colonne: PAURA NUCLEARE SULL'EUROPA, e sotto, con un titolo più piccolo: La nube sarà nei prossimi giorni sull'Italia, ma "non corriamo pericoli" - dice il ministro. Il ministro in questione è Zamberletti che assicura in una conferenza stampa che la situazione è sotto controllo perché "i livelli di radioattività ambientale si manterrebbero comunque molto al di sotto della soglia di pericolo (...). Si può prevedere che, anche nel caso di un passaggio della nube radioattiva sul nostro territorio i livelli di radioattività non andrebbero al di là di quelli misurati in Svezia, e cioè 5 volte superiori al fondo naturale". Si parla di soglia di pericolo ma non si spiega cos'è, né chi l'ha qualificata: si parla di fondo naturale e non si dice in cosa consiste.
Sulle due colonne di destra, riquadrato per evidenziarlo maggiormente, un articolo di Umberto Colombo, presidente dell'Enea. Occhiello: La parola all'esperto. Titolo: "L'incidente più grave mai accaduto sinora". L'esperto, guarda caso, è proprio chi l'energia nucleare la produce e la difende a spada tratta! Siamo al paradosso, ma ancora più paradossali sono le sue dichiarazioni, tutte tese a spiegare la non sicurezza tecnica della centrale russa, mentre "per quanto riguarda il nostro paese la rete di sorveglianza della radioattività (...) non ha sinora rilevato alcun aumento. Le misurazioni continuano e, comunque, non si prevedono effetti significativi per la popolazione o per l'ambiente". E per finire nella sua opera tranquillizzante: "Dobbiamo sottolineare che nulla di simile sarebbe potuto accadere in una centrale elettronucleare occidentale dei tipi PWR o BWR attualmente in esercizio e in costruzione (...). Ritengo quindi che i criteri di sicurezza adottati nel nostro paese siano adeguati e che pertanto ci consentano di proseguire con animo tranquillo nell'attuazione del piano energetico nazionale".
Peccato che, proprio in seconda pagina, in basso a destra, nell'articolo Caorso, dove il nucleare è dietro la porta Ottavio Rossani ricordi un incidente avvenuto in data 13 ottobre 1985: "A centrale ferma per manutenzione, mentre una squadra stava per ripulire il recipiente d'acciaio del reattore, per la perdita di aria compressa da una macchina si levò un pulviscolo radioattivo che riuscì a superare i contenitori e arrivò all'esterno. I controlli non hanno poi registrato danni alle persone. Ma la paura c'è stata".
Cominciano ad ampliarsi le recriminazioni e lo sdegno contro la Russia che non ha informato tempestivamente né la popolazione né i paesi europei; l'incidente di Chernobyl, insomma, viene ampiamente utilizzato in funzione antisovietica.

Giovedì maggio. il Corriere titola La nube radioattiva sfiora l'Italia. Ma non c'è pericolo, i livelli sono bassissimi. Si parla per la prima volta di un aumento del fondo naturale di 2 volte, si continua a tranquillizzare e minimizzare. In seconda pagina si ribadisce che "Il governo esclude che ci siano valori pericolosi" e che "di fronte alla sciagura di Chernobyl sottolinea la differenza tra gli impianti nucleari sovietici e quelli installati o in costruzione nel nostro paese".

Sabato 3 maggio. Titolo su 9 colonne in prima pagina: il governo, pur ribadendo che non ci sono motivi d'allarme, ha varato provvedimenti a scopo precauzionale. PIOGGIA NUCLEARE, MISURE D'EMERGENZA IN ITALIA. Vietata per quindici giorni la vendita di verdure. Niente latte fresco ai bambini. Zamberletti continua a confermare il raddoppio del fondo naturale. Ma se fosse vero perché allora il varo di queste misure di sicurezza? Comincia il ballo tra Degan e Zamberletti: i consigli diventano ordinanza, Degan non demorde di fronte alle critiche, c'è il rischio che chieda a Zamberletti di rendere pubblici i dati reali.
Nella stessa pagina, i "consigli" degli esperti della Protezione civile per evitare i pericoli della contaminazione (una contaminazione che in teoria non esiste) e, nelle privilegiate due colonne di destra, un Luca Goldoni elargisce le sue banalità non su spiagge e ombrelloni - come suo solito - ma sulla radioattività. In seconda pagina si scopre che "una Chernobyl italiana è in funzione da 23 anni a Borgo Sabotino, Fulco Pratesi riesce ad avere un piccolo spazio in cui critica la sicumera degli esperti nucleari, si chiede perché l'opzione nucleare debba essere necessariamente una scelta obbligata e propone il gas metano come fonte energetica pulita. Ma subito sotto, altri esperti dell'Enea riportano il discorso sui soliti binari con due articoli dai titoli significativi: Muovendosi nell'atmosfera la nube pericolosa perde pian piano tutta la sua radioattività e Replica di Ippolito: due soli incidenti in 25 anni.

Domenica 4 maggio. In prima pagina in alto sulla destra campeggia il titolo LA NUBE FA MENO PAURA. Sottotitolo: La pioggia nucleare sta per lasciare l'Italia - Zamberletti: non abbiamo mai nascosto nulla, le radiazioni non sono mai andate oltre 10 volte i valori normali (il tondo è nostro, n.d.r.). Qui raggiungiamo il massimo livello di mistificazione e demagogia: fino al giorno prima, 3 maggio, il signor Zamberletti ha sempre dichiarato il raddoppio del fondo naturale - polemizzando anche sui provvedimenti di Degan - e ora, con una faccia tosta incredibile, sostiene di aver sempre detto la verità e, contemporaneamente, ammette per la prima volta che la radioattività è aumentata di 10 volte. Così si costruisce l'informazione - o meglio, la disinformazione - con un titolo rassicurante e un sottotitolo che dà un dato nuovo ma che passa inosservato. Che poi neppure questo 10 corrisponda alla realtà si vedrà successivamente. Quel che ci preme sottolineare è il meccanismo "informativo". Completa la prima pagina, nella solita posizione privilegiata delle due colonne di destra, un ennesimo articolo antisovietico di Enzo Bettiza.

Lunedì 5 maggio. La notizia scompare dall'alto della prima pagina e passa in secondo piano nella parte bassa con un titolo ancora rassicurante: Il vento disperde le radiazioni mentre in seconda pagina continua la "guerra" tra Zamberletti e i tecnici dell'Enea da un lato e Degan e i tecnici dell'Istituto Superiore della Sanità dall'altro sui provvedimenti adottati. Gli uni sostengono che si tratta di misure ridicole rispetto alla situazione e inutilmente allarmanti, gli altri ribadiscono: "Nelle verdure che stiamo esaminando (...) continuiamo a trovare Iodio 131 a tutto spiano (...). Se il Ministro Zamberletti deciderà di pubblicare tutti i dati in suo possesso tutti potranno rendersi conto che l'ordinanza di Degan era necessaria".

Martedì 6 maggio. La notizia si attesta nella parte bassa della prima pagina sotto a una maxi-foto di Craxi e a un fondamentale articolo sul summit di Tokyo. Paradossalmente - ma forse nemmeno tanto - dal momento in cui si trovano costretti a fare qualche ammissione sulla gravità della situazione italiana (e non si tratta più soltanto di dar addosso ai russi o degli effetti in altri paesi), cambia il posizionamento degli articoli. Quello di oggi cita: Via la nube, aumenta la radioattività a terra, e fornisce per la prima volta una tabella riguardante i vegetali formulando i valori in nanocurie. Nessuno spiega ancora cosa significa soglia di rischio e di pericolo, né su quali basi esse sono state definite. Nessuno parla degli altri radionuclidi necessariamente presenti e ben più pericolosi dello Iodio 131.
Per fortuna, però, il martedì il Corriere esce con il supplemento "Scienza e tecnologia" in cui il problema viene affrontato in modo un po' più serio, seppure con estrema cautela. Innanzitutto si dice per la prima volta che l'Italia è inadempiente da sei anni rispetto a una direttiva della CEE che prevede per ogni paese un piano per la protezione sanitaria della popolazione dai pericoli di contaminazione radioattiva. Nessun piano del genere è mai esistito in Italia, e questo può spiegare in parte il disorientamento, la pressapochezza, l'accavallarsi di dati contraddittori, l'impressione di assoluta incapacità di far fronte a una situazione imprevista. Può spiegare, ma non giustificare, anzi semmai aggrava la responsabilità di chi - governo, partiti politici, ecc. - ha scelto la strada del nucleare senza neppure avere presenti le possibili implicazioni. Poi, per la prima volta, si fa notare che i dati forniti derivano da medie nazionali, e quindi scarsamente o per nulla significative. Non è un caso, ovviamente. Peccato che le pagine della scienza siano - è risaputo - ben poco lette!

Mercoledì 7 maggio. L'argomento è ancora nella parte bassa della prima pagina col titolo: Le campagne ancora ricoperte dalla brina nucleare, ma si ribadisce che siamo ancora lontani dalla soglia di pericolo anche se al nord la radioattività è tornata sui livelli del 2 maggio (ma nessuno dice quali erano quei livelli!). Due Piccoli riquadri affiancati annunciano: Tenete i bambini in casa, dice la regione Lombardia, e Soltanto undici giorni dopo un reportage dalla TV russa, per evidenziare quanto siano poco democratici i russi e quanto invece lo sia il governo italiano. In una colonnina laterale dal titolo Il diritto a una informazione sicura tale Orazio M. Petracca dice tra l'altro: "Ciò che avevamo il diritto di aspettarci dai ministri in causa e dai loro collaboratori era un'informazione precisa sui dati e i criteri cui si sono attenuti nel determinare i livelli di pericolo, procedere agli accertamenti sul campo, valutarne le risultanze, prendere le decisioni conseguenti. Tutto ciò invece è mancato". Una voce che si perde nel mare del caos.

Giovedì 8 maggio. In prima pagina in alto a sinistra (altra posizione secondaria) un articolo titola: Troppo radioattivi per la CEE alcuni prodotti agricoli italiani. Di fianco sono riassunti gli articoli delle pagg. 4 e 5 sotto il titolo : Consigliato l'aborto alle gestanti romene. Ergo il governo consiglia l'aborto. Basta invece andare a pagina 5 e leggere le relative notizie d'agenzia per rendersi conto che la notizia vera era ben diversa: "molti ginecologi avrebbero consigliato l'aborto alle gestanti" (il corsivo è nostro, n.d.r.). Far sparire un condizionale fa miracoli, trasforma un forse, sembra che - si dice - in un fatto realmente accaduto.

Venerdì 9 maggio. Mentre la Repubblica esce con il titolo In Italia la radioattività è aumentata di 100 volte e Michele Colacino del CNR si giustifica penosamente dicendo "Abbiamo parlato di un fattore 2 di crescita: voleva dire che bisognava moltiplicare per 100. Forse qualcuno ha capito male (...). Del resto non si spiegherebbero altrimenti le misure adottate da Degan", il Corriere non ne parla neppure. È già passato da 2 strillato al 10 sottovoce - come abbiamo visto - cosa si può pretendere di più? Un articolo delirante del solito Alberoni, appunto, che puntuale spara le sue idiozie sulla "maledizione nucleare che convive con noi" e sulla necessità di tenercela e di costruire tanti bei rifugi antiatomici.
Si potrebbe continuare ancora a lungo, ma forse non ne vale la pena: un'idea abbastanza precisa della funzione e dei meccanismi che regolano i mass-media dovrebbe essere emersa. Citiamo solo le ultime due perle: la prima, del 19 maggio, consiste nella notizia che la centrale di Chernobyl non era affatto meno sicura di quelle occidentali - lo dicono persino gli esperti americani! - ergo in tutte le centrali esistenti possono verificarsi incidenti simili. Non è una notizia da poco, visto che tutta la campagna si basava sull'assunto dell'arretratezza tecnologica russa. Che ne dice ora il presidente dell'Enea dl cui ricordiamo perfettamente le dichiarazioni?
La seconda è del 20 maggio ed ha come protagonista Zamberletti che, dimentico del suo recentissimo passato, elogia addirittura l'operato di Degan mentre quest'ultimo annuncia che "l'allarme è cessato" ma raccomanda di lavare bene, magari due volte, le ormai innocue verdure... Dovrebbe ormai essere evidente che può risultare difficile, anche per chi è dotato di spirito critico, riuscire a smascherare ogni distorsione, riuscire a leggere tra le righe, soprattutto quando si gioca con termini tecnico-scientifici come in questo caso.
Gli interessi politico-economici legati al nucleare sono certo stati determinanti nell'andamento dell'informazione, come enorme è stata la difficoltà di reperire i dati reali perché non c'è stata nessuna forza politica realmente interessata a farli conoscere; e si sa che i pareri di singoli esperti non appoggiati da forze politiche - per quanto bravi possano essere - non hanno né spazio sui media né credibilità presso il pubblico. Così funziona questa nostra italietta, lo sappiamo bene, e agli italioti è stato raccontato che questo è progresso, che senza il nucleare dovrebbero tornare al lume di candela. E loro, come sempre, ci hanno creduto, senza neppure domandarsi - chissà che comincino ora? - cos'è mai un progresso che si paga a questo prezzo. Ci diceva recentemente un amico: "Il progresso è forse una linea continua? Non mi sembra proprio. L'evoluzione non è affatto lineare, essa pone tante scelte in ogni momento e i risultati a cui si arriva sono il frutto di mille strade percorse e tentate e di 999 abbandonate o perdute. La stessa cosa vale anche per la tecnologia. Se si inventa una cosa e poi si scopre che non funziona, chi l'ha detto che bisogna continuare su quella strada? Nei primi del '900 gli uomini hanno costruito i dirigibili e ci sono volute dieci tragedie per capire che quella tecnologia non era affidabile e per abbandonarla. Se la scienza avesse sempre ragione non avrebbe più motivo di esistere. Allora perché non dovrebbe essere così anche per il nucleare?".
Già perché non dovrebbe essere possibile, se lo si vuole?