Rivista Anarchica Online
Corriere della
nube
di Fausta Bizzozzero
Analizzando
l'atteggiamento del principale quotidiano italiano nei primi giorni
dopo Chernobyl, emergono i meccanismi e le contraddizioni di una
stampa tutto sommato al servizio della lobby nucleare. E del potere.
Come sempre.
Papà, non sarai
mica andato nell'orto in questi giorni? Certo che ci
sono andato. E non avrai mica
mangiato la tua insalata? E perché non
avrei dovuto mangiarla? Il giornale dice che si tratta di misure
cautelative, ma che comunque non c'è nessun rischio reale, visto che
i livelli di radioattività sono al di sotto delle soglie di
pericolo. Sintesi di un
colloquio telefonico avvenuto in data 5 maggio e conclusosi,
ovviamente, con un litigio. Se ho citato mio padre è perché incarna
il prototipo per eccellenza dell'uomo comune, livello di istruzione
medio-basso, ma che da sempre, da quando mi ricordo, si legge il
"Corriere della Sera" da cima a fondo, pagine economiche e
scientifiche comprese. Eppure... eppure
ingurgita informazioni, notizie, opinioni, le fa sue per quel giorno,
salvo poi sostituirle con quelle del giorno successivo, magari
contrastanti, magari opposte. Senza che se ne renda conto. Il
giornale, la carta stampata, per lui "ha sempre ragione". Si potrà obiettare
che mio padre rappresenta una fascia di persone - quelle più
sprovvedute - che non hanno i mezzi per cogliere i sottili meccanismi
di manipolazione dell'informazione. Forse. Ma mi raccontava
recentemente un amico giornalista in un quotidiano che persino gli
operai della tipografia - gente certo smaliziata perché ha seguito
dall'interno per tanti anni le vicende del giornale e che ne ha viste
di tutti i colori, - ebbene, persino loro ci sono cascati, persino
loro si sono bevuti le parole d'ordine tranquillizzanti. E allora? Allora
non resta che prendere atto dell'enorme potere di persuasione dei
mass-media, al di là di ogni intelligenza e buon senso. Allora non
resta che tentare di fare un'analisi del loro comportamento in questa
situazione di emergenza che si configura come la prima enorme
sciagura prodotta dalle scelte umane, prendendo come campione il
maggiore quotidiano italiano, il più emblematico: il "Corriere
della Sera".
Cominciamo
dall'inizio, cioè da martedì 29 aprile: in prima pagina, in
alto a destra (la posizione è molto significativa perché determina
la maggiore o minore importanza che si vuole dare a una notizia) il
Corriere titola: SCIAGURA NUCLEARE IN URSS. Sottotitolo: "Alcune
vittime, le radiazioni giunte fino in Scandinavia". All'interno
dell'articolo un riquadro: "Nessuna variazione della
radioattività in Italia" in cui si comincia ad accennare alla
scarsa sicurezza della centrale di Chernobyl che non sarebbe dotata
di "contenitore esterno". Va bene dare risalto al fatto
poiché è avvenuto in Russia, quindi lontano da noi, e questo
permette di "fare notizia" attaccandone l' arretratezza
tecnologica.
Mercoledì 30
aprile. Ai giornali cominciano ad arrivare telefonate sempre più
numerose di privati e di laboratori allarmati per l'aumento notevole
di radioattività rilevata (10, 100, ma anche 300 e 500 volte a
seconda dei luoghi). Il Corriere titola in alto su nove colonne:
PAURA NUCLEARE SULL'EUROPA, e sotto, con un titolo più piccolo: La
nube sarà nei prossimi giorni sull'Italia, ma "non corriamo
pericoli" - dice il ministro. Il ministro in questione è
Zamberletti che assicura in una conferenza stampa che la situazione è
sotto controllo perché "i livelli di radioattività ambientale si
manterrebbero comunque molto al di sotto della soglia di pericolo
(...). Si può prevedere che, anche nel caso di un passaggio della
nube radioattiva sul nostro territorio i livelli di radioattività
non andrebbero al di là di quelli misurati in Svezia, e cioè 5
volte superiori al fondo naturale". Si parla di soglia di
pericolo ma non si spiega cos'è, né chi l'ha qualificata: si parla
di fondo naturale e non si dice in cosa consiste. Sulle due colonne
di destra, riquadrato per evidenziarlo maggiormente, un articolo di
Umberto Colombo, presidente dell'Enea. Occhiello: La parola
all'esperto. Titolo: "L'incidente più grave mai accaduto
sinora". L'esperto, guarda caso, è proprio chi l'energia
nucleare la produce e la difende a spada tratta! Siamo al paradosso,
ma ancora più paradossali sono le sue dichiarazioni, tutte tese a
spiegare la non sicurezza tecnica della centrale russa, mentre "per
quanto riguarda il nostro paese la rete di sorveglianza della
radioattività (...) non ha sinora rilevato alcun aumento. Le
misurazioni continuano e, comunque, non si prevedono effetti
significativi per la popolazione o per l'ambiente". E per finire
nella sua opera tranquillizzante: "Dobbiamo sottolineare che
nulla di simile sarebbe potuto accadere in una centrale
elettronucleare occidentale dei tipi PWR o BWR attualmente in
esercizio e in costruzione (...). Ritengo quindi che i criteri di
sicurezza adottati nel nostro paese siano adeguati e che pertanto ci
consentano di proseguire con animo tranquillo nell'attuazione del
piano energetico nazionale". Peccato che,
proprio in seconda pagina, in basso a destra, nell'articolo Caorso,
dove il nucleare è dietro la porta Ottavio Rossani
ricordi un incidente avvenuto in data 13 ottobre 1985: "A
centrale ferma per manutenzione, mentre una squadra stava per
ripulire il recipiente d'acciaio del reattore, per la perdita di aria
compressa da una macchina si levò un pulviscolo radioattivo che
riuscì a superare i contenitori e arrivò all'esterno. I controlli
non hanno poi registrato danni alle persone. Ma la paura c'è stata". Cominciano ad
ampliarsi le recriminazioni e lo sdegno contro la Russia che non ha
informato tempestivamente né la popolazione né i paesi europei;
l'incidente di Chernobyl, insomma, viene ampiamente utilizzato in
funzione antisovietica.
Giovedì 1°
maggio. il
Corriere titola La nube radioattiva sfiora l'Italia. Ma
non c'è pericolo, i livelli sono bassissimi. Si parla per la
prima volta di un aumento del fondo naturale di 2 volte, si continua
a tranquillizzare e minimizzare. In seconda pagina si ribadisce che
"Il governo esclude che ci siano valori pericolosi" e che
"di fronte alla sciagura di Chernobyl sottolinea la differenza
tra gli impianti nucleari sovietici e quelli installati o in
costruzione nel nostro paese".
Sabato 3 maggio.
Titolo su 9 colonne in prima pagina: il governo, pur ribadendo che
non ci sono motivi d'allarme, ha varato provvedimenti a scopo
precauzionale. PIOGGIA NUCLEARE, MISURE D'EMERGENZA IN
ITALIA. Vietata per quindici giorni la vendita di verdure. Niente
latte fresco ai bambini. Zamberletti continua a confermare il
raddoppio del fondo naturale. Ma se fosse vero perché allora il varo
di queste misure di sicurezza? Comincia il ballo tra Degan e
Zamberletti: i consigli diventano ordinanza, Degan non demorde di
fronte alle critiche, c'è il rischio che chieda a Zamberletti di
rendere pubblici i dati reali. Nella stessa
pagina, i "consigli" degli esperti della Protezione civile
per evitare i pericoli della contaminazione (una contaminazione che
in teoria non esiste) e, nelle privilegiate due colonne di destra, un
Luca Goldoni elargisce le sue banalità non su spiagge e ombrelloni -
come suo solito - ma sulla radioattività. In seconda pagina si
scopre che "una Chernobyl italiana è in funzione
da 23 anni a Borgo Sabotino, Fulco Pratesi riesce
ad avere un piccolo spazio in cui critica la sicumera degli esperti
nucleari, si chiede perché l'opzione nucleare debba essere
necessariamente una scelta obbligata e propone il gas metano come
fonte energetica pulita. Ma subito sotto, altri esperti dell'Enea
riportano il discorso sui soliti binari con due articoli dai titoli
significativi: Muovendosi nell'atmosfera la nube pericolosa perde
pian piano tutta la sua radioattività e Replica di
Ippolito: due soli incidenti in 25 anni.
Domenica 4
maggio. In prima pagina in alto sulla destra campeggia il titolo
LA NUBE FA MENO PAURA. Sottotitolo: La pioggia nucleare sta per
lasciare l'Italia - Zamberletti: non abbiamo mai nascosto nulla, le
radiazioni non sono mai andate oltre 10 volte i valori
normali (il tondo è nostro, n.d.r.). Qui raggiungiamo il massimo
livello di mistificazione e demagogia: fino al giorno prima, 3
maggio, il signor Zamberletti ha sempre dichiarato il raddoppio del
fondo naturale - polemizzando anche sui provvedimenti di Degan - e
ora, con una faccia tosta incredibile, sostiene di aver sempre detto
la verità e, contemporaneamente, ammette per la prima volta che la
radioattività è aumentata di 10 volte. Così si costruisce
l'informazione - o meglio, la disinformazione - con un titolo
rassicurante e un sottotitolo che dà un dato nuovo ma che passa
inosservato. Che poi neppure questo 10 corrisponda alla realtà si
vedrà successivamente. Quel che ci preme sottolineare è il
meccanismo "informativo". Completa la prima pagina, nella
solita posizione privilegiata delle due colonne di destra, un
ennesimo articolo antisovietico di Enzo Bettiza.
Lunedì 5
maggio. La notizia scompare dall'alto della prima pagina e passa
in secondo piano nella parte bassa con un titolo ancora rassicurante:
Il vento disperde le radiazioni mentre in seconda pagina
continua la "guerra" tra Zamberletti e i tecnici dell'Enea
da un lato e Degan e i tecnici dell'Istituto Superiore della Sanità
dall'altro sui provvedimenti adottati. Gli uni sostengono che si
tratta di misure ridicole rispetto alla situazione e inutilmente
allarmanti, gli altri ribadiscono: "Nelle verdure che stiamo
esaminando (...) continuiamo a trovare Iodio 131 a tutto spiano
(...). Se il Ministro Zamberletti deciderà di pubblicare tutti i
dati in suo possesso tutti potranno rendersi conto che l'ordinanza di
Degan era necessaria".
Martedì 6
maggio. La notizia si attesta nella parte bassa della prima
pagina sotto a una maxi-foto di Craxi e a un fondamentale articolo
sul summit di Tokyo. Paradossalmente - ma forse nemmeno tanto - dal
momento in cui si trovano costretti a fare qualche ammissione sulla
gravità della situazione italiana (e non si tratta più soltanto di
dar addosso ai russi o degli effetti in altri paesi), cambia il
posizionamento degli articoli. Quello di oggi cita: Via la nube,
aumenta la radioattività a terra, e
fornisce per la prima volta una tabella riguardante i vegetali
formulando i valori in nanocurie. Nessuno spiega ancora cosa
significa soglia di rischio e di pericolo, né su quali basi esse
sono state definite. Nessuno parla degli altri radionuclidi
necessariamente presenti e ben più pericolosi dello Iodio 131. Per fortuna, però,
il martedì il Corriere esce con il supplemento "Scienza e
tecnologia" in cui il problema viene affrontato in modo un po'
più serio, seppure con estrema cautela. Innanzitutto si dice per la
prima volta che l'Italia è inadempiente da sei anni rispetto a una
direttiva della CEE che prevede per ogni paese un piano per la
protezione sanitaria della popolazione dai pericoli di contaminazione
radioattiva. Nessun piano del genere è mai esistito in Italia, e
questo può spiegare in parte il disorientamento, la
pressapochezza, l'accavallarsi di dati contraddittori, l'impressione
di assoluta incapacità di far fronte a una situazione imprevista.
Può spiegare, ma non giustificare, anzi semmai aggrava la
responsabilità di chi - governo, partiti politici, ecc. - ha scelto
la strada del nucleare senza neppure avere presenti le possibili
implicazioni. Poi, per la prima volta, si fa notare che i dati
forniti derivano da medie nazionali, e quindi scarsamente o per nulla
significative. Non è un caso, ovviamente. Peccato che le pagine
della scienza siano - è risaputo - ben poco lette!
Mercoledì 7
maggio. L'argomento è ancora nella parte bassa della prima
pagina col titolo: Le campagne ancora ricoperte dalla brina
nucleare, ma si ribadisce che siamo ancora lontani dalla soglia
di pericolo anche se al nord la radioattività è tornata sui livelli
del 2 maggio (ma nessuno dice quali erano quei livelli!). Due Piccoli
riquadri affiancati annunciano: Tenete i bambini in casa, dice la
regione Lombardia, e
Soltanto undici giorni dopo un reportage dalla TV
russa, per evidenziare quanto siano poco democratici i russi e
quanto invece lo sia il governo italiano. In una colonnina laterale
dal titolo Il diritto a una informazione sicura tale Orazio M.
Petracca dice tra l'altro: "Ciò che avevamo il diritto di
aspettarci dai ministri in causa e dai loro collaboratori era
un'informazione precisa sui dati e i criteri cui si sono attenuti nel
determinare i livelli di pericolo, procedere agli accertamenti sul
campo, valutarne le risultanze, prendere le decisioni conseguenti.
Tutto ciò invece è mancato". Una voce che si perde nel mare
del caos.
Giovedì 8
maggio. In prima pagina in alto a sinistra (altra posizione
secondaria) un articolo titola: Troppo radioattivi per la CEE
alcuni prodotti agricoli italiani. Di fianco sono riassunti gli
articoli delle pagg. 4 e 5 sotto il titolo : Consigliato l'aborto
alle gestanti romene. Ergo il governo consiglia l'aborto. Basta
invece andare a pagina 5 e leggere le relative notizie d'agenzia per
rendersi conto che la notizia vera era ben diversa: "molti
ginecologi avrebbero consigliato l'aborto alle gestanti"
(il corsivo è nostro, n.d.r.). Far sparire un condizionale fa
miracoli, trasforma un forse, sembra che - si dice - in un fatto
realmente accaduto.
Venerdì 9
maggio. Mentre la Repubblica esce con il titolo In Italia la
radioattività è aumentata di 100 volte e Michele Colacino del
CNR si giustifica penosamente dicendo "Abbiamo parlato di un
fattore 2 di crescita: voleva dire che bisognava moltiplicare per
100. Forse qualcuno ha capito male (...). Del resto non si
spiegherebbero altrimenti le misure adottate da Degan", il
Corriere non ne parla neppure. È
già passato da 2 strillato al 10 sottovoce - come abbiamo visto -
cosa si può pretendere di più? Un articolo delirante del solito
Alberoni, appunto, che puntuale spara le sue idiozie sulla
"maledizione nucleare che convive con noi" e sulla
necessità di tenercela e di costruire tanti bei rifugi antiatomici. Si potrebbe
continuare ancora a lungo, ma forse non ne vale la pena: un'idea
abbastanza precisa della funzione e dei meccanismi che regolano i
mass-media dovrebbe essere emersa. Citiamo solo le ultime due perle:
la prima, del 19 maggio, consiste nella notizia che la centrale di
Chernobyl non era affatto meno sicura di quelle occidentali - lo
dicono persino gli esperti americani! - ergo in tutte le centrali
esistenti possono verificarsi incidenti simili. Non è una notizia da
poco, visto che tutta la campagna si basava sull'assunto
dell'arretratezza tecnologica russa. Che ne dice ora il presidente
dell'Enea dl cui ricordiamo perfettamente le dichiarazioni? La seconda è del
20 maggio ed ha come protagonista Zamberletti che, dimentico del suo
recentissimo passato, elogia addirittura l'operato di Degan mentre
quest'ultimo annuncia che "l'allarme è cessato" ma
raccomanda di lavare bene, magari due volte, le ormai innocue
verdure... Dovrebbe ormai essere evidente che può risultare
difficile, anche per chi è dotato di spirito critico, riuscire a
smascherare ogni distorsione, riuscire a leggere tra le righe,
soprattutto quando si gioca con termini tecnico-scientifici come in
questo caso. Gli interessi
politico-economici legati al nucleare sono certo stati determinanti
nell'andamento dell'informazione, come enorme è stata la difficoltà
di reperire i dati reali perché non c'è stata nessuna forza
politica realmente interessata a farli conoscere; e si sa che i
pareri di singoli esperti non appoggiati da forze politiche - per
quanto bravi possano essere - non hanno né spazio sui media né
credibilità presso il pubblico. Così funziona questa nostra
italietta, lo sappiamo bene, e agli italioti è stato raccontato che
questo è progresso, che senza il nucleare dovrebbero tornare al lume
di candela. E loro, come sempre, ci hanno creduto, senza neppure
domandarsi - chissà che comincino ora? - cos'è mai un progresso che
si paga a questo prezzo. Ci diceva recentemente un amico: "Il
progresso è forse una linea continua? Non mi sembra proprio.
L'evoluzione non è affatto lineare, essa pone tante scelte in ogni
momento e i risultati a cui si arriva sono il frutto di mille strade
percorse e tentate e di 999 abbandonate o perdute. La stessa cosa
vale anche per la tecnologia. Se si inventa una cosa e poi si scopre
che non funziona, chi l'ha detto che bisogna continuare su quella
strada? Nei primi del '900 gli uomini hanno costruito i dirigibili e
ci sono volute dieci tragedie per capire che quella tecnologia non
era affidabile e per abbandonarla. Se la scienza avesse sempre
ragione non avrebbe più motivo di esistere. Allora perché non
dovrebbe essere così anche per il nucleare?". Già perché non
dovrebbe essere possibile, se lo si vuole?
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