Rivista Anarchica Online
La nube
dell'informazione
di Mauro Suttora
A Mauro Suttora, del
Movimento Nonviolento, giornalista all'Europeo, abbiamo
chiesto un'opinione sul ruolo dei mass-media al servizio della lobby
nucleare.
L'informazione è
tutto. Sulle questioni atomiche siamo completamente dipendenti
dall'informazione. Le radiazioni non si vedono, non si sentono, non
hanno sapore, lavorano vent'anni: se non c'è informazione non
esistono. Addio San Tommaso apostolo, non possiamo toccare niente con
mano: dipendiamo al 100 per cento dall'informazione che i potenti ci
elargiscono. Pomeriggio di
lunedì 28 aprile, arriva la notizia della nube. Il direttore
dell'Europeo mi dice: "Prendi il primo aereo per la Finlandia".
Quando si scopre che il disastro è in URSS, telefono al consolato di
Milano. Mi rispondono che per il visto devo inoltrare regolare
domanda corredata da tre foto con lo scopo e l'itinerario del
viaggio, penseranno loro a inoltrarlo a Mosca alle autorità
competenti. Tempo medio: 15 giorni. Buonanotte. Mi costringono a dar
ragione a Bettiza, che prende in giro gli illusi del sorriso di
Gorbaciov.
Nei giorni seguenti si moltiplicano comicamente gli articoli: "Ê
la Russia ma W l'atomo" (due
assolutamente identici sulla prima pagina del "Corriere della Sera"
del 1° maggio, uno di Coletti e uno di Alberoni). I TG non danno uno
straccio di informazione, si pradvizzano anche loro, scambiano due
con cento e parificano, con le medie, il Friuli radioattivo alla
Sicilia quasi incontaminata. Uniche briciole di verità su "il
Manifesto", nuova radio Londra. Sulle sciocchezze della Francia
sappiamo tutto. Nasce
così il buonsenso ecologico-sinistrese: "I capi sovietici sono
mascalzoni, criminali, ma anche i nostri tecnocrati del nucleare
occultano le informazioni". Vero. Se però con questo si vuol dire
che gli stati dell'Est e dell'Ovest sono tutto sommato uguali, allora
no. Può far piacere agli anarchici la somiglianza Est-Ovest sul
nucleare, perché dimostra l'inevitabile autoritarismo della
struttura "stato". Ma permettetemi di essere brutale: la
democrazia (borghese,
rappresentativa, capitalista, quello che volete) è sempre meglio
della dittatura. Anche sul nucleare. Infatti adesso tutte le
democrazie, grazie all'informazione, bene o male si interrogano;
mentre i gerarchi sovietici hanno già promesso altre centrali, non
pagheranno i danni, e si permettono perfino di criticare i
giornalisti occidentali ai quali essi stessi hanno impedito di fare
il loro mestiere. E
allora? Allora, così i veri antimilitaristi sono per il disarmo
unilaterale, ma "dappertutto", e vanno a protestare anche
all'Est, adesso gli ecologisti non devono farsi imprigionare dalle
frontiere, limitandosi a combattere contro le poche centrali nucleari
italiane. Non si può neanche dire "intanto cominciamo da qui".
Potrà ricominciare qualcuno in Francia, paese dove lo "stato
atomico" è già entrato in collisione con l'informazione e la
democrazia. Ma dove non c'è neanche la libertà di andare a sudare
una domenica fra Casale e Trino, che si fa?. Devono
fare qualcosa gli anarchici, i verdi, i radicali, cioè quelli che
hanno capito di più il potere dell'informazione, la pericolosità
del dominio totalitario, e la forza della nonviolenza. L'informazione
è un'arma che possiamo usare contro i mascalzoni nostrani del
nucleare, dei soldi e della crescita illimitata, ma ancora di più
contro i mascalzoni che non permettono neanche una marcia contro
Chernobyl. Penso al professor Yuri Medvedkov, ecopacifista di Mosca,
scienziato licenziato dal suo lavoro e tartassato in ogni modo solo
per aver fondato il gruppo "Trust", per la fiducia fra Est e
Ovest. Sono
un antisovietico viscerale? Può darsi, e se non lo ero lo sono
diventato dopo aver visto le figure kafkiane che hanno dovuto fare i
miei colleghi giornalisti russi della Novosti intervistati dalla
nostra TV, per giustificare il regime che li controlla e non perdere
il posto. Io
sono un antinucleare irrazionale, penso che l'atomo non va toccato
proprio perché è a-tomo, inscindibile. E voglio andare a fare una
marcia a Chernobyl. Non rispondetemi che anche a Malville, nella
democratica Francia, nel 1977 c'è stata una marcia antinucleare, che
la polizia sparò e che ci fu un morto: questo lo so, lo sappiamo
tutti, lo stato nucleare è
pronto a uccidere. Ma in Unione Sovietica è peggio.
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