Rivista Anarchica Online
A proposito di
servizio civile, obiezione totale, ecc.
Cari compagni di
"A", scrivo a proposito
dell'antimilitarismo nonostante i miei 16 anni. Ho avuto modo di
prendere spunto per le mie poche righe da quanto ho letto nei numeri
126/8, nelle lettere dei compagni che si sono già pronunciati in
proposito. La cosa che mi ha
colpito di più è questa tendenza a dividere il nostro movimento in
Anarchici e anarchici. Come si pretende di distruggere, abolire o
ridurre questa idiota istituzione, quale il servizio militare, se c'è
ancora chi si scanna a proposito dell'obiezione totale e del servizio
civile? Pazzi! Continueremo a controbattere, contraddire, ma nessuno
sarà mai unito, se non a livello di azione (si sa i punti di vista
sono diversi, quindi le scelte), a livello di pensiero. Ancor più grave.
Trovo sbagliato definire "inutile eroismo" l'obiezione totale. È
anche questa una forma di protesta, che non serve a fare gli eroi, ad
avere magari un primo piano sui quotidiani, ma a dimostrare quanto
sia grande l'avversione verso lo stato e le sue imposi/istituzioni.
Non è volontaria la scelta del carcere. C'è forse qualcuno che goda
nell'essere messo "in gattabuia"? Non credo. Non credo
soprattutto che ci sia qualcuno che lo fa volontariamente. Il carcere
è, come dice il compagno Mauro, la conseguenza di una lotta. In
questa società tutto ciò che esce dal tracciato è represso e
soffocato. Scelta o non scelta, chi parla con lingua biforcuta, è
tolto di mezzo.
Con questo discorso non voglio assolutamente sminuire la scelta dei
compagni i quali trovano la "salvezza" nel servizio
civile. Infatti anche questa lotta contro lo stato è validissima.
È
vero, verissimo, come dice il compagno Franco, che questo metodo è
legato al
servizio militare,
ma è pur sempre una maniera di non fare il soldato, una maniera di
dire "NO"! al militarismo soffocante, oppressore del singolo
individuo, forse meno forte dell'obiezione
totale, ma valida. È
un modo di
staccarsi, se ben ci si pensa, dallo stato
più di quanto si creda. Certo però non sono d'accordo con chi
accusa i compagni "totali" poiché non hanno cercato una via di
mezzo, solo perché la loro richiesta è andata male. Il
vero nemico è la legge, che ostacola la lotta. E anche se ci
vogliamo sfogare a parole, facciamolo contro la legge, non contro gli
amici obiettori. Siamo o no tutti contro il militarismo? E allora
smettiamo con le accuse o simili. Sì,
il dibattito è aperto sulle pagine del "nostro" giornale, ma
dovrebbe essere più pacifico. Non parliamo di eroi e schifosi
vigliacchi, ma di chi ha più coscienza di ciò che fa, perché tutti
noi siamo accomunati da un unico interesse, che ben conosciamo e
quindi siamo tutti sullo stesso piano. Non credo che per essere
anarchico ci vuole il rifiuto di ciò che ci sta attorno in maniera
totale, si ritorna qui al "totale" e al "civile", poiché
bisogna vivere in qualche modo. Per quanto odioso sia, il mezzo di
sopravvivenza ci viene offerto dallo stato. Penso che l'importante
sia mantenersi politicamente indipendenti e non farsi soffocare da
nessuno, ribellandoci sì a ciò che ci sta attorno, ma senza morir
di fame. Io
frequento il liceo classico, ho fatto medie e elementari e vivo in
famiglia, eppure mi sento anarchico lo stesso. Anzi, io di per me
sono ben propenso a fare l'obiettore "parziale", quando nell''86
sarò chiamato alla visita di leva. "Parziale" perché, come a
tutti, a me non piace il carcere, anche perché sono stufo di vedere
l'anarchico ghettizzato, che al minimo accenno di lotta viene
sbattuto dentro. Voglio però oppormi a ciò che il governo mi
impone, in qualche maniera. Spero
per questo che non riceverò accuse dagli altri compagni, suddetti e
non, ma venga apprezzato per questo mio impegno. Tutta questa lettera
potrà sembrare l'accozzaglia delle idiozie di un sedicenne, ma è
quel che penso e mi auguro sarà capito. Nella
speranza di vederla pubblicata nella rubrica "C.P. 17120", saluto
affettuosamente tutti i compagni/e e la redazione. Viva l'anarchia.
Antonio
Abbotto (Sassari)
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