Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 15 nr. 129
giugno 1985


Rivista Anarchica Online

Cronache sovversive
a cura della Redazione

(In)giustizia / Franceschi, chi era costui?

Nessuno ha ucciso Roberto Franceschi! A questa brillante conclusione è pervenuta la Corte d'Assise, assolvendo completamente anche l'ultimo imputato che ancora restava per questo barbaro assassinio (pardon, dimenticavo che questo termine oggi si usa solo se il morto è un poliziotto, un magistrato, un giornalista, ecc.) tragico incidente.
Lo stato, che come tutti sanno è un organismo al di sopra delle parti e quindi amministra la giustizia in modo imparziale, ha sancito che nessuno, e tantomeno la polizia, ha assassinato vigliaccamente il Franceschi.
A questo punto non ci resta che credere che il Franceschi si sia suicidato, sparandosi alla nuca per farne poi ricadere la colpa sulla polizia e facendo sparire in seguito la pistola. Non si sa mai di quali azioni perverse siano capaci questi giovani che fanno strani discorsi su socialismo o anarchia, sulla libertà e sull'egualitarismo, pure di screditare questa democrazia nata (e morta) nella resistenza.

Te la do io l'Olanda!

C'era una volta un uomo gretto, arrogante e molto potente che, tra le altre cose, amava vestirsi di bianco (non sempre il bianco è il simbolo dell'immacolatezza), fare lunghi viaggi e parlare ad immense folle che si lasciavano raggirare dalle sue parole. Nei suoi discorsi si scagliava contro il sesso, contro l'omosessualità, contro gli anticoncezionali, contro l'aborto, contro l'illuminismo di duecento anni prima, contro il pluralismo culturale. Lanciava scomuniche a destra e a manca, "abbracciava" i capi neri, ecc. ecc.
Vedendo che le sue tournée erano molto seguite, un giorno decise di andare in un Paesino abitato da gente che, pur appartenendo al grigio ceppo dei Popoli del Nord, aveva in sé la fantasia dei popoli del Sud, non avendone però la stessa supina adorazione per l'uomo bianco.
Prima dell'arrivo dell'uomo bianco in questo Paese, il fantasioso popolo, compresi i suoi seguaci, cominciò a contestarlo. Alcuni più fantasiosi misero una taglia sulla sua testa, altri fecero fumetti satirici, trasmissioni radio e altre cose che la loro fervida fantasia suggeriva.
All'arrivo dell'uomo bianco molti suoi seguaci non si fecero trovare all'appuntamento, altri lo contestarono pubblicamente. Coloro che non condividevano le sue teorie cercarono di fargli capire, con ottimi argomenti, che egli sbagliava nel voler perseverare nelle sue convinzioni, ma purtroppo vennero impediti nel loro intento da ingenti forze di polizia mobilitate per l'occasione.
Nonostante questo però il piccolo popolo della terra dei tulipani e dei mulini a vento aveva dimostrato che si poteva tentare di ridimensionare l'arroganza di quel potente uomo bianco.

Bunny

Brescia / Il fu c.s.l.

Vi stiamo parlando da un luogo che non esiste di uno spazio che non c'è più.
Pochi giorni fa anche il Centro Sociale Libertario è stato cancellato: la porta e le finestre della casa occupata da diversi anni sono state murate, addirittura intonacate, non esiste più il n. 9 di via Margheriti.
Restano a dormire sulla strada una famiglia con due bambine che abitavano nell'immobile. Alcuni africani in galera o spediti al mittente. I locali del Centro, già da qualche mese abbandonati per il boicottaggio del Comune che aveva tagliato luce e gas, devastati e "sgomberati" da ogni oggetto.
E, come vedete dalla foto, anche gli alpini hanno contribuito a nascondere i nostri manifesti.


P.S. Apprendiamo oggi 15/5 che ci è andata ancora bene: a Filadelfia, negli USA, le case occupate si bombardano con gli occupanti dentro!

Franco Bunçuga dell'(ex) Centro Sociale Libertario di Brescia

Pippo Scarso a Forte Boccea

Era ancora in stampa lo scorso numero, con la notizia della concessione degli arresti domiciliari a Pippo Scarso, che i carabinieri si recavano a casa sua, a Giarratana (RG), e gli comunicavano che dovevano riaccompagnarlo in carcere militare. Dal 29 Aprile, dunque, Scarso è detenuto nel carcere militare di Forte Boccea (00167 Roma).
Scarso avrebbe dovuto presentarsi in caserma il 30 Giugno 1982. Il giorno prima, però, inviò una lettera alle autorità per motivare la sua decisione di rifiuto della naia (e implicitamente anche del servizio civile). Il 1° Agosto di quell'anno, nel corso di un comizio in piazza Fonte Diana a Comiso, Scarso stracciò pubblicamente la cartolina-precetto. Convocato successivamente al tribunale militare della Spezia, si vide notificare nell'arco di un minuto un mandato d'arresto e la successiva ordinanza di libertà provvisoria: poté così far ritorno a Giarratana. Qui i carabinieri gli notificarono, lo scorso ottobre, l'obbligo degli arresti domiciliari.
Ai primi dello scorso Marzo, in prossimità del processo (svoltosi poi l'8 Marzo alla Spezia), i soliti carabinieri lo arrestarono e lo portarono nel carcere della città ligure. Qui trascorse una ventina di giorni, subendo nel frattempo la prevista condanna di un anno. Una volta concessi ancora gli arresti domiciliari, Scarso se ne ritornò a Giarratana, per continuare a scontare la condanna. Ora, però, gli arresti domiciliari gli sono stati nuovamente revocati e gli resta la prospettiva di trascorrere qualche mese a Forte Boccea.