Rivista Anarchica Online
Cronache sovversive a cura della Redazione
(In)giustizia / Franceschi,
chi era costui?
Nessuno ha ucciso
Roberto Franceschi! A questa brillante conclusione è pervenuta la
Corte d'Assise, assolvendo completamente anche l'ultimo imputato che
ancora restava per questo barbaro assassinio (pardon, dimenticavo che
questo termine oggi si usa solo se il morto è un poliziotto, un
magistrato, un giornalista, ecc.) tragico incidente. Lo stato, che come
tutti sanno è un organismo al di sopra delle parti e quindi
amministra la giustizia in modo imparziale, ha sancito che nessuno, e
tantomeno la polizia, ha assassinato vigliaccamente il Franceschi. A questo punto non
ci resta che credere che il Franceschi si sia suicidato, sparandosi
alla nuca per farne poi ricadere la colpa sulla polizia e facendo
sparire in seguito la pistola. Non si sa mai di quali azioni perverse
siano capaci questi giovani che fanno strani discorsi su socialismo o
anarchia, sulla libertà e sull'egualitarismo, pure di screditare
questa democrazia nata (e morta) nella resistenza.
Te la do io l'Olanda!
C'era una volta un
uomo gretto, arrogante e molto potente che, tra le altre cose, amava
vestirsi di bianco (non sempre il bianco è il simbolo
dell'immacolatezza), fare lunghi viaggi e parlare ad immense folle
che si lasciavano raggirare dalle sue parole. Nei suoi discorsi si
scagliava contro il sesso, contro l'omosessualità, contro gli
anticoncezionali, contro l'aborto, contro l'illuminismo di duecento
anni prima, contro il pluralismo culturale. Lanciava scomuniche a
destra e a manca, "abbracciava" i capi neri, ecc. ecc. Vedendo che le sue
tournée erano molto seguite, un giorno decise di andare in un
Paesino abitato da gente che, pur appartenendo al grigio ceppo dei
Popoli del Nord, aveva in sé la fantasia dei popoli del Sud, non
avendone però la stessa supina adorazione per l'uomo bianco. Prima dell'arrivo
dell'uomo bianco in questo Paese, il fantasioso popolo, compresi i
suoi seguaci, cominciò a contestarlo. Alcuni più fantasiosi misero
una taglia sulla sua testa, altri fecero fumetti satirici,
trasmissioni radio e altre cose che la loro fervida fantasia
suggeriva. All'arrivo
dell'uomo bianco molti suoi seguaci non si fecero trovare
all'appuntamento, altri lo contestarono pubblicamente. Coloro che non
condividevano le sue teorie cercarono di fargli capire, con ottimi
argomenti, che egli sbagliava nel voler perseverare nelle sue
convinzioni, ma purtroppo vennero impediti nel loro intento da
ingenti forze di polizia mobilitate per l'occasione. Nonostante questo
però il piccolo popolo della terra dei tulipani e dei mulini a vento
aveva dimostrato che si poteva tentare di ridimensionare l'arroganza
di quel potente uomo bianco.
Bunny
Brescia / Il fu
c.s.l.
Vi stiamo parlando
da un luogo che non esiste di uno spazio che non c'è più.
Pochi giorni fa
anche il Centro Sociale Libertario è stato cancellato: la porta e le
finestre della casa occupata da diversi anni sono state murate,
addirittura intonacate, non esiste più il n. 9 di via Margheriti. Restano a dormire
sulla strada una famiglia con due bambine che abitavano
nell'immobile. Alcuni africani in galera o spediti al mittente. I
locali del Centro, già da qualche mese abbandonati per il
boicottaggio del Comune che aveva tagliato luce e gas, devastati e
"sgomberati" da ogni oggetto. E, come vedete
dalla foto, anche gli alpini hanno contribuito a nascondere i nostri
manifesti.
P.S. Apprendiamo
oggi 15/5 che ci è andata ancora bene: a Filadelfia, negli USA, le
case occupate si bombardano con gli occupanti dentro!
Franco Bunçuga dell'(ex) Centro
Sociale Libertario di Brescia
Pippo Scarso a
Forte Boccea
Era ancora in stampa
lo scorso numero, con la notizia della concessione degli arresti
domiciliari a Pippo Scarso, che i carabinieri si recavano a casa sua,
a Giarratana (RG), e gli comunicavano che dovevano riaccompagnarlo in
carcere militare. Dal 29 Aprile, dunque, Scarso è detenuto nel
carcere militare di Forte Boccea (00167 Roma). Scarso avrebbe
dovuto presentarsi in caserma il 30 Giugno 1982. Il giorno prima,
però, inviò una lettera alle autorità per motivare la sua
decisione di rifiuto della naia (e implicitamente anche del servizio
civile). Il 1° Agosto di quell'anno, nel corso di un comizio in
piazza Fonte Diana a Comiso, Scarso stracciò pubblicamente la
cartolina-precetto. Convocato successivamente al tribunale militare
della Spezia, si vide notificare nell'arco di un minuto un mandato
d'arresto e la successiva ordinanza di libertà provvisoria: poté
così far ritorno a Giarratana. Qui i carabinieri gli notificarono,
lo scorso ottobre, l'obbligo degli arresti domiciliari. Ai primi dello
scorso Marzo, in prossimità del processo (svoltosi poi l'8 Marzo
alla Spezia), i soliti carabinieri lo arrestarono e lo portarono nel
carcere della città ligure. Qui trascorse una ventina di giorni,
subendo nel frattempo la prevista condanna di un anno. Una volta
concessi ancora gli arresti domiciliari, Scarso se ne ritornò a
Giarratana, per continuare a scontare la condanna. Ora, però, gli
arresti domiciliari gli sono stati nuovamente revocati e gli resta la
prospettiva di trascorrere qualche mese a Forte Boccea.
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