Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 15 nr. 126
marzo 1985


Rivista Anarchica Online

Quali banditi, quale Sardegna
di Giuseppe Gessa

"C'è un principio su cui non ho bisogno di essere istruito. È il principio umano e libertario del rifiuto della violenza, della fede nella fratellanza e nell'amore". Queste parole, contenute nell'ultimo lavoro dello scrittore sardo Ugo Dessy sulla sua terra (Quali banditi 1977/83 Bertani, Verona 1984), proseguimento di altri due volumi che prendono in esame la storia sarda degli ultimi due secoli, indicano lo spirito col quale ha combattuto per tutta la sua vita la menzogna e la violenza contro gli sfruttati.
Il volume che qui segnaliamo è dedicato in particolare alla campagna repressiva portata avanti negli ultimi anni contro i gruppi che lottano per la difesa dell'identità del popolo sardo, attraverso il tentativo di accomunarli al fenomeno terroristico nazionale, peraltro assolutamente inesistente in Sardegna. Assistiamo quindi al rituale delle incarcerazioni in mancanza di qualsiasi prova o indizi, avvenute subito dopo la celebre scorrazzata con relativa sparatoria fatta dai futuri pentiti delle Brigate Rosse Antonio Savasta ed Emilia Libera. I fatti si svolsero nel marzo '80 e da allora si affiancano all'opera degli inquirenti i giornalisti (disinformati o velinari) che presentano farneticanti e inesistenti terroristi sardi pronti a diffondere la guerra civile nell'isola.
Scrive Dessy a proposito del MAS, il fantomatico Movimento Armato Sardo che ha rivendicato una serie di sequestri ed omicidi: "Una cultura come quella sarda, che per sopravvivere ha esasperato i valori di coesione comunitaria e ha basato ogni suo progresso in forme selettive naturali favorendo le capacità (balentia) dell'individuo ha propri modi di opposizione al potere dello stato italiano (quando non dovesse accettarlo). Modi che non sono mai di "attacco" ma sempre di "difesa"; di "rifiuto più che di destabilizzazione" attraverso atti terroristici. Modi che sono scevri da influssi marxisti o marxisti-leninisti - come dimostra (oltre all'assenza di una vera e propria classe operaia indigena) anche l'incapacità di dare vita a organizzazioni proprie dell'ideologia marxista, e per essere più precisi a qualunque forma organizzata di risposta politica armata, di classe".
L'autore prosegue la sua analisi ricordando che, nonostante la netta opposizione che si è avuta in Sardegna al fascismo e alla sua ideologia, non c'è stato tuttavia il fenomeno della lotta armata partigiana. Ancora oggi queste caratteristiche del popolo sardo non sono state stravolte dal mutare delle strutture economiche in certe zone (la truffa della petrolchimica ad esempio). Non si è avuto un mutamento dell'uomo nel suo dato psicologico, etico e sociale. L'inesistenza di una struttura terroristica sarda è stata dimostrata dal crollo di tutte le accuse contro gli arrestati, alcuni dei quali non sono usciti indenni da questa sporca vicenda: chi è impazzito, chi è morto di crepacuore per l'assurdità delle accuse, chi è stato pestato in aula durante il processo.
Il libro di Dessy consente inoltre di comprendere le caratteristiche del variegato mondo delle organizzazioni autonomiste e indipendentiste sarde ed è corredato da una cronologia della storia del movimento. Altri capitoli sono dedicati al problema del bilinguismo, a quello delle servitù militari e ai tentativi di impiantare industrie estranee in modo assoluto al tessuto culturale sardo. Non poteva mancare inoltre una chiara risposta a quanti, o per animo razzista o per disinformazione non meno colpevole, si ostinano a considerare il sequestro a scopo di estorsione un reato specifico della criminalità pastorale, non considerando che ogni atto criminoso è legato al tessuto economico e sociale del territorio. Di qui il risorgere di sentimenti razzisti e xenofobi che, in momenti di crisi economica e di incertezze per il futuro come quello attuale, possono risolversi in nuove cacce all'untore o nella ricerca di un "colpevole" per tutti i mali della società.