Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 15 nr. 126
marzo 1985


Rivista Anarchica Online

Di papà ce n'è uno solo
di Tiziana Ferrero

La madre, protagonista dell'episodio "L'altro figlio" nel film Kaos dei fratelli Taviani (che poi è Pirandello), rifiuta di pensare come suo un figlio non voluto, anzi, nato da un episodio di violenza. "È figlio mio, ma non è figlio mio", come dire: l'ho fatto ma niente di più. La madre, il cui utero non sostituisce la ragione e il ricordo dell'orribile violenza che ha generato quello che è figlio suo solo perché concepito e partorito dal suo ventre. Questo, più che Fatto su misura di Laudadio, mi ha stimolato a riflettere sugli uteri in affitto, dei figli desiderati, ma impossibili da concepire e quindi fatti "conto terzi". E poi: perché la scienza ha fatto progressi enormi proprio nel campo delle fecondazioni artificiali, degli embrioni congelati in provetta e usati al momento "giusto"?
Tutto nasce (ma era da un po' che il fuoco covava sotto le ceneri) insieme ad una bambina, che assurge agli onori della cronaca col nome di baby Cotton. Una donna che ha partorito per un'altra donna ha svelato la propria identità, ha rilasciato interviste, ha raccontato perché l'ha fatto e cosa ha provato. Ha suscitato il "caso" anche per tutti i "baby Cotton" che non sono apparsi sui giornali ma che cominciano a diventare tanti e a porre alla società problemi etici, religiosi, giuridici, ecc. (sono passati cento anni dalla prima inseminazione artificiale, venti dall'apertura della prima banca di sperma congelato). Tralasciando l'ovvia condanna ecclesiastica, poiché i figli devono nascere nella santità del vincolo matrimoniale con un atto d'amore (e incoraggia le adozioni in funzione antiabortista), mi sono chiesta: ma io sono d'accordo o no? Il no mi è parso scontato, ma pensandoci bene il mio no si riempiva di domande e di dubbi per niente scontati. Questo è un problema molto importante di cui dobbiamo parlare, così come abbiamo parlato di tecnologia e di computer. Il progresso della genetica e della biologia ci pone di fronte a parecchie domande che non possiamo liquidare con un semplicistico no o un superficiale sì.
L'obiezione più immediata è: che bisogno c'è di scomodare la scienza per mettere al mondo un figlio che non si può fare "come madre natura vuole" se è possibile adottarne uno? I figli non sono una cosa che si compra un tanto al chilo oppure perché, come le macchine e la televisione, "ce l'hanno tutti e lo voglio anch'io". Se quindi il desiderio ponderabile e ponderato di un figlio è forte, perché non offrire amore, cure e affetto ad un bambino abbandonato o orfano? Gli animali non hanno bisogno della consanguineità per prendersi automaticamente cura dei cuccioli orfani! E nelle popolazioni primitive (ma che avranno poi di primitivo?) i bambini diventano figli di tutto il gruppo parentale e chiamano madre, padre, sorella, fratello... non solo la Madre, il Padre, ecc., coloro cioè che li legano con vincoli di sangue. La filiazione non si appoggia quindi su un legame biologico, ma è un fatto culturale e societario. I bambini appartengono ad un clan o a un lignaggio (in linea materna o paterna o in entrambe) e comunque tutti si preoccupano di loro. I figli insomma sono di chi li cresce, li nutre, li ama.
Perché il bisogno di una provetta? Ecco spuntare le corna del diavolo e una vocina che suggerisce: finalmente la maternità è smitizzata, finalmente la scienza ci ha liberati da tutta quella letteratura scritta e introiettata intorno al concepimento come atto d'amore, alla pancia che cresce, al bambino che si muove, al viso della donna che durante la gravidanza si addolcisce, eccetera, eccetera. Chi lo fa, lo fa per denaro o per "ideologia" (permettere ad un'altra donna di avere il suo bambino) e chi lo ordina non si sente madre solo perché l'ha cresciuto dentro di sé.
Macché, è sempre la stessa solita storia. Il corpo della donna è ancora fertile (le sterili non me ne vogliano) terreno di sperimentazione scientifica. La donna ancora una volta strumento di riproduzione, una fabbrica con costi di gestione tutto sommato contenuti, visto l'alto valore di una vita umana. Un commercio che dà i suoi frutti anche dal punto di vista economico.
È di pochi mesi lo scandalo scoppiato intorno alla compravendita da parte dell'industria cosmetica di embrioni o di feti concepiti in vitro e impiantati in uteri a pagamento e prelevati al momento giusto. Inoltre le infezioni diverse degli organi genitali dovute ai lavaggi uterini per impiantare o aspirare l'ovulo fecondato e i rischi legati ad ogni gravidanza extra-uterina sono evidenti. Ma vediamo nel dettaglio quali sono le fasi e le diverse possibilità che ci offre la scienza. 1) impossibilità a portare avanti la gravidanza (malformazioni uterine, inelasticità dei tessuti uterini, ecc.): l'ovulo viene prelevato dalla donna, fecondato artificialmente con lo sperma del marito e impiantato nell'utero di un'altra donna. 2) sterilità femminile: è il maschio che trasmette il genotipo fecondando l'ovulo di una donatrice (sempre con inseminazione artificiale) che porterà avanti la gravidanza. 3) sterilità maschile: la donna si rivolge a una banca del seme e provvede alla propria inseminazione senza passare attraverso un apparato medico. Il bambino può così avere, nei casi estremi, tre madri - uterina (quella che lo partorisce), genetica (la donatrice di ovulo), sociale (quella che lo adotta) - e due padri - quello biologico (il donatore di sperma) e quello legale (il padre adottivo).
Dopo aver dissociato la sessualità dalla procreazione, l'inseminazione artificiale dissocia la procreazione dal corpo umano, arrivando a separare la nascita dalla maternità (se per maternità si intende tutta quella letteratura di cui sopra). È vero quindi che sancisce con l'avallo scientifico un cambiamento culturale della maternità, già operato dal movimento femminista (pur con i flussi e i riflussi) e, a prima vista, sembra operi a favore di un mutamento del concetto di filiazione da genetica o biologica a culturale.
A dispetto della sovrappopolazione mondiale, le coppie sterili vogliono un figlio proprio rifiutando l'adozione. La famiglia tradizionale richiede un erede, un individuo "simile", del quale sia sicura l'appartenenza ad uno dei genotipi dei genitori. Per la prima volta nella storia umana la paternità è accertata al cento per cento. Finalmente l'uomo (nel senso sessuale del termine) ha raggiunto uno dei suoi sogni più ambiti. Questo sia nel caso dei donatori di sperma, fino ad oggi anonimi (ma si sta già provvedendo ad una schedatura, in Svezia per esempio), sia nel caso di fecondazione in vitro (quel figlio è veramente tuo!). Finiti i tempi di "mater certa..."., attraverso la fecondazione artificiale è sufficiente che sia uno dei genitori il donatore del genotipo, nella maggioranza dei casi l'uomo, poiché nella nostra società patriarcale è quello che veramente conta, quello che dà il nome (quanta similitudine con la trasmissione del casato al primogenito maschio dei tempi che furono), quello che assicura l'eredità. La donna non conta, né quella che ha prestato il proprio utero o il proprio ovulo, né quella che crescerà il figlio. Mi pare che anche in zootecnia si usi fecondare artificialmente vacche di razza selezionata, asportarne il feto e impiantarlo in una "prestautero"; la vacca di razza è pronta di nuovo per il concepimento di un vitello selezionato, senza attendere la fine della gestazione. Un mezzo per assicurare l'appartenenza ad una stirpe, un mezzo per cementare la coppia, al di là dei problemi psicologici creati dall'impossibilità di procreare naturalmente, un mezzo di controllo per il potere. Attraverso la schedatura dei donatori di sperma i bambini concepiti artificialmente possono identificare, al raggiungimento del diciottesimo anno di età, anche il padre naturale. Una madre, due padri - quello legale e quello genetico - una legge che tende a tutelare il soggetto nel caso in cui il primo disconosca il figlio. Una tutela ancora una volta patrimoniale, legale, biologica, non psicologica.
Per non parlare dei casi aberranti come quello della banca del seme di Escondido, in California, che fornisce lo sperma di persone dotate di un elevato quoziente di intelligenza, facendolo scegliere su un apposito catalogo sul quale vengono segnalate oltre alla compatibilità genetica e ai tratti somatici, anche le qualità e le attitudini del donatore: "genio musicale", "attitudine alla matematica", ecc... L'aspirante madre riceve a casa per posta (con la stessa procedura adottata dai cataloghi che offrono casalinghi o abbigliamento) uno speciale contenitore con lo sperma scelto fornito in due grandezze: una per inseminazione singola, una per il trattamento mensile.
C'è poi la clonazione, realizzata finora soltanto con gli animali, e in via sperimentale nell'uomo. Essa permette di generare un individuo perfettamente uguale dal punto di vista genetico ad un altro individuo. La procedura consiste nell'asportare una cellula dal corpo dell'uomo (dal tessuto epiteliale, per esempio) e inserire il suo nucleo in un ovulo, al quale invece il nucleo viene tolto. Dopo alcuni giorni di "coltura" in provetta, l'ovulo viene trasferito nell'utero femminile. Il risultato è un secondo sé, più giovane, con una storia che potrebbe essere diversa, ma con un corredo cromosomico del tutto identico ad una sola persona. Viene eliminato quell'imponderabile che diversifica gli individui tra loro, proprio grazie alla mescolanza dei geni, che tra l'altro permette di avere maggiori possibilità di sopravvivenza in un dato ambiente. Ma il vantaggio è evidente: potremmo avere tanti militari, tutti figli di uno stesso grande condottiero, tanti chimici, fisici, politici, burocrati, a seconda delle necessità. Una scelta perdente in natura che, come la bomba atomica, può portare alla distruzione dell'umanità.
Inseminazione artificiale, clonazione, fecondazione in provetta. La scienza che supera la fantasia, la scienza che supera la natura, la scienza che ci dà la sensazione di poter sconfiggere la morte, perché come diceva Platone "La creatura mortale ha una particella di immortalità: la capacità di generare".
Ecco le ragioni del mio no a tutti i baby Cotton.