Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 14 nr. 123
novembre 1984


Rivista Anarchica Online

Dietro il sipario
intervista a Carla Atlante / Rosanna Ambrogetti

Dopo Venezia incontriamo Rosanna e Carla che, unitamente ad altri compagni di Forlì (e di altre località), si sono occupate dell'organizzazione del settore spettacolo dell'incontro internazionale anarchico. Finito l'incontro vorremmo tirare un po' le somme su quello che ha rappresentato, nel loro settore particolare, questa esperienza. Chiediamo quindi un giudizio generale sulla riuscita della parte «spettacolare» di questo incontro, soprattutto rispetto a quelle che erano le aspettative e le idee iniziali.

Carla - Partendo da un giudizio finale direi che le cose si sono svolte in maniera soddisfacente rispetto a quelli che erano i timori precedenti. Ci sono stati molti problemi prima e durante l'organizzazione degli spettacoli, per carenze tecniche e finanziarie, che non hanno permesso di sostenere più ampiamente questa iniziativa. Per noi è stata la prima esperienza in questo campo, per cui eravamo anche molto inesperte. E' stato un tentativo: da una parte abbiamo cercato di animare questo spazio di convivialità in maniera tale da farne un'occasione per stare bene insieme, dall'altra abbiamo cercato di mantenere un confronto diretto tra chi si «esibiva» e chi «guardava». Non c'è stata infatti mai la pretesa di «fare spettacolo», professionalmente parlando.
Rosanna - Queste le nostre intenzioni. Lo spirito nostro (di tutti noi che ci abbiamo lavorato) e di tanti altri compagni era quello di partecipare e «fare» la festa, far vivere l'incontro internazionale in tutti i suoi aspetti, compreso lo spazio conviviale di Campo S. Margherita. Abbiamo invece verificato sul posto che questo non era un atteggiamento comune a tutti. Da parte di tanti l'atteggiamento è stato quello di «venire, vedere, aspettarsi qualcosa di già pronto e perfetto» ed in base a queste aspettative giudicare, criticare, rimanere insoddisfatti, lamentarsi di tante cose. Questa è stata, secondo noi, la cosa più negativa alla quale sono da ricondurre tutte le piccole, grandi lamentele che ci sono state.

Nella preparazione degli spettacoli eravate partite da un piano particolare o vi siete limitate ad «assemblare» le varie proposte di gruppi ed individui che vi sono giunte?

Carla - Un piano iniziale era stato fatto soprattutto per dare una varietà di spettacolo. Ci siamo preoccupate di fare in modo che gli interventi non annoiassero e non fossero ripetitivi. Abbiamo cercato di alternare momenti di musica, momenti di spettacolo prettamente teatrale, momenti di quasi cabaret, complessi e cantautori. Abbiamo tentato di lasciare spazio a tutti cercando di «accontentare» chi si aspettava di sentire i canti anarchici tradizionali, chi aspettava musica rock, punk, teatro italiano e straniero, performance di vario tipo.
Rosanna - I contatti e le scelte non sono stati esclusivamente nostri, ma anche dei compagni di Milano, di Marco Pandin e di altri. La scelta è stata senz'altro parziale (avevamo solo cinque giorni e poche ore a disposizione) e senza dubbio è stata anche condizionata dalle adesioni che erano pervenute in precedenza. Adesioni, fra l'altro, non tutte mantenute. Infatti erano saltati fuori anche nomi «famosi» che poi hanno disertato l'incontro. Questo fatto comunque non ha certo minato la riuscita delle serate ed in fondo è stato per noi positivo che abbiano lavorato negli spettacoli compagni che erano presenti all'incontro a prescindere dalla loro personale esibizione serale.

Intendevate, nel vostro piano iniziale, cercare di dare una sorta di «sommario» di quello che è lo «spettacolo anarchico» e pensate possa esistere una maniera particolare, anarchica, di fare spettacolo?

Rosanna - La risposta è no: non conosco un genere di spettacolo «anarchico» e ci tengo a chiarirlo perché questa è stata una delle critiche che ci siamo sentiti muovere. Era un incontro internazionale e si prevedeva la presenza di giovani, vecchi, italiani, tedeschi, americani, cinesi, ecc., per cui non potevamo e non volevamo avere la ricetta dello spettacolo valido per tutti. Crediamo che questo non sia possibile e sinceramente speriamo anche che non sia mai così. Più in generale, se il punto è un diverso modo di proporsi e di fare spettacolo mi sembra che sia un discorso a parte e troppo lungo per essere affrontato qui. In fondo ciò che dicevo all'inizio sulla partecipazione alla «festa» significava anche questo: se vogliamo un modo diverso di stare assieme, di fare musica, senza barriere, questo dipende principalmente da ognuno di noi, dipende dalla capacità di tolleranza reciproca, dalla capacità di spogliarsi un po' della veste di «spettatore» per assumere quella più difficile di protagonista.

Vi sembra che il settore «spettacolo» sia stato importante per la riuscita dell'incontro?

Carla - Secondo noi è stato fondamentale ed irrinunciabile per un incontro così lungo che voleva differenziarsi, proprio nei suoi fini, dai soliti convegni passati. E la risposta positiva di tanti c'è stata. Ogni sera c'erano tanti compagni che, al di là di falsi conformismi, si «divertivano» e «partecipavano» a spettacoli di ogni tipo. L'obiettivo era quello di cercare di «vivere» assieme queste giornate, accomunati dalle idee, dalle discussioni, dalla musica, dal buon vino... ecc. e su questo non possiamo dichiarare fallimento. Purtroppo non manca mai chi trova da ridire ad ogni costo, compresi compagni che hanno usufruito dello spazio come tutti gli altri. E' questo, per esempio, il caso di quel componente del gruppo punk anarchico «Contrazione» che si è ritenuto in dovere, prima della performance del suo gruppo (sabato 29 sera), di fare un pistolotto dal palco, puntualizzando tra l'altro che il loro anarchismo non si incontrerà mai con il nostro (loro? nostro?). Ha poi aggiunto che non ci dobbiamo dimenticare dei punk perché in ognuno di noi c'è del punk. Speriamo che questa fosse anche una specie di autocritica, ma ci crediamo poco: perché se c'è stato qualcuno che non ha voluto capire che non bisogna ignorare chi non è punk (e non è detto che in ognuno di noi ci debba essere qualcosa di punk), sono stati proprio quelli come lui.
Rosanna - Voglio aggiungere a quanto ha già detto Carla solo un'ultima cosa. Altri due compagni di Forlì si sono occupati di filmare l'incontro cercando di riportare nel film quella che secondo noi era l'essenza dell'incontro internazionale a Venezia. Hanno filmato sia l'aspetto del convegno di studi, riprendendo alcune tavole rotonde e dibattiti, sia l'aspetto conviviale della piazza e cioè gli spettacoli, il lavoro in cucina, la libreria, sia il lavoro in Campo S. Polo. Se ci deve essere un riassunto di quello che intendevamo trovare noi a Venezia, speriamo e pensiamo possa essere questo film.

In conclusione una domanda ed una risposta telegrafiche. Lo rifareste?

Rosanna e Carla - Sì lo rifaremmo, subito (!?!) e senz'altro molto meglio! Nonostante le difficoltà, nonostante le «lamentele» fatte finora, non eravamo sole! Con il nostro stesso spirito hanno lavorato tanti compagni e tante compagne che ci è dispiaciuto lasciare dopo una sola settimana. Ma speriamo di avere sempre un'altra occasione per ritrovarci!


Cantare l'anarchia

I canti più noti e significativi della tradizione libertaria internazionale sono stati raccolti in una cassetta dal titolo «Cantare l'anarchia». Dalla Spagna all'Argentina, dall'Italia alla Germania, dalla Francia agli Stati Uniti, ecc., ecc., un viaggio musicale che cadenza i momenti storici più significativi del movimento anarchico.
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Chansonnier, punk, rock, ecc.

Sul palco in Campo S. Margherita si sono succeduti, nell'arco della settimana, diversi generi di «spettacolo»: musica, teatro, cabaret, ecc .. Anna Maria Varagnolo, di Chioggia, ci ha offerto una calda interpretazione del canzoniere anarchico tradizionale, dalle poesie in musica di Pietro Gori alla ballata di Pinelli. Lo chansonnier Serge Utge-Royo (figlio di un anarchico catalano e di una socialista castigliana) ha interpretato una dozzina delle sue canzoni bellissime, struggenti, piene di sensibilità e di spirito libertario. Claudia Lorenz e Mario Mattia Giorgetti (Milano) hanno dato vita ad un duetto cantato/recitato su tematiche antimilitariste. Stesso argomento affrontato dai compagni di Lanterna Rossa (Roma) nel loro spettacolo «Guerra alla guerra»: gli stessi compagni hanno dato vita ad un seminario teatrale e ci tengono a far conoscere la loro disponibilità a concordare con gruppi interessati spettacoli di lotta (sono contattabili presso la loro sede: via dei Quinzi 3, 00175 Roma, tel. 06/2581687). Decisamente originali quelli dell'Alchemical Theatre di New York, con il loro teatro di strada «rappresentavano» in certo modo anche quelli del Living Theatre, impossibilitati a venire a Venezia anche per le gravissime condizioni di salute di Julian Beck. Numerosi, infine, i gruppi musicali: Voxx (Venezia), Franti (Torino), Contrazione (Torino), Kina (Aosta), Trotz allem (Svizzera), Bermuda idiots (Svizzera), Station total (Svizzera); alcuni rock, altri punk, altri altro ancora. Nonché l'angloamericana Annie Anxiety (del suo tour italiano riferisce ampiamente Marco Pandin nella rubrica Musica&idee), nel partecipatissimo concerto punk (e simili) del sabato sera. E ancora il gruppo di musica sperimentale elettronica «Proteo» (Forlì). E il cantautore Vanni Scopa (Forlì). E speriamo di non esserci dimenticati nessuno!