Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 14 nr. 123
novembre 1984


Rivista Anarchica Online

Il camaleonte chiesa
di Maria Teresa Romiti

Questo 1984, anno orwelliano, sta giocando dei brutti scherzi. Vera e propria nemesi letteraria. Ricostruire il passato perché chi ha in mano le chiavi del passato ha anche quelle del presente e del futuro. Orwell ci dice che questo è uno strumento principe per poter dominare. E il papa, capo della cristianità, ci dà subito l'esempio a Santo Domingo.
La Chiesa si appresta a celebrare la scoperta dell'America (cinquecento anni nel 1992) e la cristianizzazione del continente. Di una parte della storia che andrebbe al massimo dimenticata o molto più onestamente profondamente criticata la Chiesa vuol fare il rito celebrativo della cristianizzazione, del suo messaggio di pace e di civiltà.
Messaggio di pace e di civiltà per chi? Non certo per gli abitanti del nuovo mondo che, se dovessero segnare le loro date più funeste, dovrebbero mettere al primo posto il 1492. L'onda selvaggia che si abbattè sul continente americano non è ancora finita. In questi cinquecento anni la cultura europea (o la bianca occidentale, per essere più precisi) è riuscita ad accumulare un numero incredibile di crimini. Genocidio, omicidi, assassini, etnocidio, distruzione di fauna e flora, attacchi su tutti i fronti. Tutti i mezzi sono stati buoni e lo sono tuttora per arraffare questa nuova terra. Che cosa non hanno fatto gli Europei?
E la Chiesa, il campione dei poveri e degli oppressi? In un primo tempo gli ecclesiastici, sempre al seguito delle spedizioni che avvenivano per la gloria di Dio, sono rimasti attoniti di fronte alle popolazioni incontrate: «Gente senza fede, senza legge, senza re» fu il loro grido: quindi gente senza anima, ovvero non-uomini che si potevano tranquillamente uccidere, incatenare, lasciar morire di fame. E non si sono neppure salvati popoli molto più simili all'esempio europeo; i Maya, gli Aztechi, gli Inca, benché società statuali, hanno subito tranquillamente la sorte degli altri: ridotti in catene, cancellati.
Ma la Chiesa è un camaleonte di rara bravura. Accade così che oggi il papa può permettersi di dire che se all'inizio c'è stata «una connivenza tra croce e spada», successivamente la Chiesa ha lottato per la giustizia impegnandosi nell'opera di evangelizzazione, ma anche in opere sociali ed educative.
Sarebbe stupido da parte nostra disconoscere che nell'ambito ecclesiale non ci sono stati solo gli inquisitori assetati di sangue, non solo politici bramosi di potere, ma anche persone in perfetta buona fede pronte a lavorare per ciò che ritenevano meglio, a volte perfino immuni dai deliri del fanatismo. Ma non sono state loro a «fare» la Chiesa: al massimo sono state usate per recuperare un istituto troppo compromesso.
La politica della Chiesa nel Nuovo Mondo è cambiata solo per passare dal genocidio dei primi anni all'etnocidio che continua tuttora. Così sono state le riduzioni degli indiani Guarany del Paraguay (nati dalle ceneri di una tribù fiera, bellicosa e libera). E non è forse un caso che, dopo la «cura gesuita», i Guarany si fossero ridotti a poche migliaia. Così è stato il cambiamento spaziale del villaggio Bororo, simbolo del loro universo culturale, che ha distrutto la loro visione del mondo. E così è stato il dono, proprio da missionari, di fucili ad un gruppo Yanoama che stava rompendo l'equilibrio delle loro scaramucce. Ma gli esempi sono a centinaia: monogamia forzata, vestiti, lavoro, ecc ..
Perché voler celebrare questa pagina di storia? Per il papa non è certo una commemorazione, ma una necessità impellente. Sta per ripartire una nuova evangelizzazione, una nuova crociata nell'America del Sud. Bisogna riportare in seno all'ortodossia cattolica la teologia della liberazione. La forza composita e varia che nell'America latina ha fatto guadagnare anime e corpi alla Chiesa. Una Chiesa che vuol essere dalla parte dei poveri, che odora di marxismo, che difende anche i diritti sulla terra della gente ma che soprattutto propugna l'idea delle comunità di base, della gestione orizzontale, nell'istituzione più piramidale che si conosca. Eresia ovviamente. E' una Chiesa che noi Europei sentiamo vicina ai culti millenaristi che hanno di tanto in tanto scosso il Medioevo.
Nulla poi di così rivoluzionario: il recupero di popolazioni che per troppo tempo hanno fatto i conti con una Chiesa dei potenti in aperta connivenza con il potere, pronta a scusare tutti i crimini, che ha sempre predicato accettazione e rassegnazione.
Ma il sottile filo della libertà sepolto sotto la conquista spagnola e portoghese era troppo presente nelle culture americane per non tornare almeno in parte alla luce, per non richiedere qualcosa di diverso. Infatti è proprio l'area brasiliana quella che ha dovuto fare i conti di più con queste culture: con la cultura africana di cui ha recuperato divinità, stregoni e miti e con quella amerindia che le ha donato un saggio di libertà. Soffio rivisitato e recuperato ovviamente ma per sempre da cancellare.
Ma come può Roma accettare una Chiesa che dice: «siamo una comunità e come comunità dobbiamo decidere insieme, muoverci insieme»; che pensa che l'assemblea deve decidere; che dice «se la canalizzazione delle fogne non te le dà lo Stato è inutile chiederla allo spirito santo. Bisogna ottenere i materiali con la lotta e costruirsela da soli». La teologia della liberazione, secondo Roma, ha recuperato a sufficienza. Ora bisogna recuperare la teologia, prima che quel piccolo soffio di libertà diventi vento pericoloso. Poi fra anni, quando tutto si sarà calmato, si potrà tranquillamente santificare qualcuno: i santi non hanno mai fatto male a nessuno. Da morti.
La Chiesa utilizza i metodi che da secoli le sono propri: maledicenza, provocazione, inquisizione. Già, perché se il Sant'Uffizio ha cambiato nome, non ha certo cambiato funzione. La crociata questa volta è contro i cristiani, come quella contro gli Albigesi o le altre che hanno costellato la storia. Roma non può cambiare.
Recupero, crociata è la nuova parola d'ordine che passa.
Il caso latino-americano ne è solo un esempio. Anche in Europa ci si sta mobilitando seppure su altri fronti. Qui, di fronte all'indifferenza, alla secolarizzazione, la Chiesa risponde con un attacco in grande stile. La battaglia è per la scuola privata che, rischiando di morire, dovrebbe essere assistita dallo Stato (tra amici ci si dovrebbe pur dare una mano). Battaglia per la scuola privata (confessionale, sarebbe meglio dire) che si sta svolgendo in Francia, Italia, Spagna, perfino nella piccola Malta. E che, per norma della sorte, viene condotta in nome della libertà, della differenza da salvare, della cultura cattolica come cultura oppressa. Così la Chiesa, che in tutto il mondo ha svolto e svolge la sua opera missionaria cercando di cancellare le differenze, chiedendo l'integrazione, la rinuncia alla propria cultura (ostacolo insormontabile per la missione), diventa la paladina delle differenze, delle diversità da salvaguardare nel nome di una libertà che non conosce e che calpesta ovunque trovi.
Una posta troppo importante per essere perduta, perché attraverso la scuola si plasmano i ragazzi, li si può condizionare sottilmente. E' forse un caso che dalle scuole gesuitiche siano passate quasi tutte le élites degli ultimi quattrocento anni? No di certo. Perché proprio i gesuiti (che potrebbero insegnare molto bene il mestiere sia alla CIA che al KGB) conoscono molto bene l'importanza delle scuole famose, dei professori liberali, delle strategie a lungo respiro.
Giochi già giocati parecchie volte, spesso con successo.
Dietro sempre il solito disegno, perché la Chiesa si rinnova, cambia fuori solo per non cambiare nulla. Da duemila anni.