Rivista Anarchica Online
Obiezione fiscale alle spese militari: perché si
Cari compagni, vorrei intervenire nel dibattito sull'obiezione fiscale alle spese militari aperto, tra non pochi equivoci
da una parte e dall'altra, su «A» di aprile. Non sono né un radicale né un cristiano, eppure la campagna nonviolenta per l'obiezione fiscale alle
spese militari mi convince e ho deciso di sostenerla, e vorrei spiegare in due righe il perché. 1) E' un atto concreto di opposizione al militarismo; certo è poca roba, ma lottiamo come e quanto
possiamo; rispetto al tanto chiacchierare sul potere in astratto, qui si cerca di praticare in concreto una
forma d'opposizione radicale e limpida (la cui giustificazione non è nel consenso ma nel suo stesso
realizzarsi). 2) Non credo quindi vi sia una logica istituzionalista o opinionista, personalmente almeno non mi pare
sia affatto egemone, né mi interessa (ho sempre disprezzato la teatralità pubblicitaria in relazione alle
cose serie), si tratta proprio semplicemente di un'opposizione diretta all'apparato della guerra, nuda e
cruda, che poi certo si può inserire in altri spazi di riflessione teorica e di pratica sociale, ma che ha una
sua autonomia e una sua efficacia oggettive. E' poco? Non mi pare. 3) Di problemi tecnici ce ne sono a bizzeffe, come no: mi pare un limite enorme l'impossibilità di fatto
di praticarla realmente da parte dei lavoratori dipendenti tassati alla fonte, ma questo a mio parere
significa solo che - come è ovvio - occorre praticare anche altre forme di resistenza alla guerra e alle
spese militari, che non esistono panacee, che lo scontro passa su più linee, che si possono e devono fare
anche molte altre cose. Concordo con Franco che dichiarare 50.000 in più per detrarci il 5% è bizzarro, però penso che sarebbe
comunque utile (ripeto, non per motivi pubblicitario-opinionistici, ma come espressione di un
antagonismo reale e immediato) dare questa benedetta adesione alla campagna e all'obiezione fiscale,
e faccio due esempi: per i tassati alla fonte e i pensionati è possibile fare richiesta allo Stato di rimborso
della quota del 5% versando il corrispettivo sul ccp dei fondi obiettati, che è qualcosa di più che una
dichiarazione di buona volontà; per tutte le persone che non percepiscono redditi è possibile fare una
dichiarazione da inviare al ministero delle finanze dichiarando che si aderisce alla campagna per
l'obiezione fiscale alle spese militari e qualora si fossero percepiti redditi la si sarebbe praticata,
allegando ricevuta di un versamento simbolico alla campagna. Per informazioni più' precise,
comunque, non resta che contattare direttamente il Centro coordinatore nazionale, c/o Centro per la
nonviolenza, via Milano 65, 25128 Brescia. Ecco, su questo, da questo, mi pare interessante discutere: con serenità e lealtà, senza presunzioni né
appiattimenti (soprattutto senza quegli atteggiamenti aristocratici e arroganti che emergevano dalla
lettera di Mauro Suttora della LDU, con la cui conclusione sono in totale dissenso: si dovrebbe rispettare un po' di più la gente che soffre e lotta). Con viva simpatia,
Peppe Sini (Viterbo)
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