Rivista Anarchica Online
Cari compagni, a malincuore vi chiedo un po' di spazio
Cari compagni, vi sarei grato se mi poteste concedere ospitalità sulle pagine della vostra pubblicazione. E' una richiesta
che faccio un po' a malincuore, sia perché mi dispiace richiedervi spazio che dovrebbe essere utilizzato
in modo assai migliore sia perché non avrei proprio più voluto esser costretto ad imbarcarmi in
polemiche/diatribe che di solito si rivelano sterili, controproducenti. Davvero non avrei voluto esser costretto a dove parlare della storiaccia con i redattori di Crocenera:
un po' perché non ho proprio più voglia né tempo di occuparmi di cose infantili, un po' perché ritengo
che ognuno può pensare e dire le cose che vuole (sempre che non scada nell'insulto e nell'infamia!).
Quindi anche i redattori di Crocenera possono pensare/dire ciò che vogliono: la cosa non mi riguarda
neppure quando pensano bene di occuparsi di me. Purtroppo la loro attenzione si è estesa anche ad altri compagni/amici (sia i firmatari del documento
incriminato, sia i compagni/e intervenuti/e nella polemica). Ritengo dunque doveroso far sentire la mia
voce, cercando però di uscire dal mero pantano della polemica e di dare alla stessa un respiro più
ampio, più politico e meno ideologico/«chiesastico». E' anche per questo che chiedo ospitalità a voi,
che di certo non potete essere considerati «di una parte». Ma anche per uscire dal ghetto di una lite da
osteria (e per non esser costretto a ripetere 10-100-1000 volte le stesse cose) vorrei fosse ben chiaro
da subito che non è nelle intenzioni di questa richiedere/ricercare adesioni o, peggio, schieramenti né
tantomeno promuovere liste alternative. Personalmente ho poche cose da ribadire. Non ritengo di aver rinnegato i miei quasi 31 anni di vita (e non solo di attività politica), ma solo di
averli rivisitati in modo critico (nel senso di un'analisi il più possibile obiettiva) riscoprendo così cose
piacevoli ed altre meno. Fra le piacevoli: la riprova di un disgusto sempre più profondo verso tutto ciò
che è precostituito, predeciso, preorganizzato, verso gli schemi preconfezionati, i ceti politici, i ruoli,
le gerarchie ed i rapporti mediati da mero ideologismo. Forse è anche per questo che sento come mio
quel percorso di superamento, di trasformazione che molti compagni/e oggi stanno vivendo e che
attraversa grossa parte del circuito carcerario. Ma questo lo si può capire leggendo i vari documenti
prodotti negli ultimi mesi un po' da tutti. Ma ... ai redattori di Crocenera non volevo tanto dire queste
cose che del resto già conoscono (o perlomeno dovrebbero conoscere bene), vorrei invece molto più
banalmente dir loro un semplice concetto. Ieri tutta una serie di soggetti hanno operato delle scelte ben precise (per giuste o sbagliate che
fossero), scelte fatte in contesti spesso collettivi, ma pur sempre scelte soggettive, scelte che hanno
portato migliaia di soggetti (chi in modo più o meno marginale, chi in modo più o meno concreto) ad
entrare, esser parte di quel microcosmo che è stata la lotta armata in generale, e l'antagonismo spinto
a livelli sempre più alti di scontro, ecc. ecc .. Da quelle scelte tutta una serie di persone sono restate più
o meno volutamente, più o meno coscientemente, estranee. Oggi, forse con il senno di poi, ma sicuramente con esperienze vissute (spesso in modo tragico)
direttamente sulla pelle, si stanno operando altre scelte. Proprio in base ai percorsi di rivisitazione degli anni passati, di superamento degli stessi, nonché di trasformazione di noi come
soggetti. Scelte ancora in contesti collettivi (o meglio, di ciò che rimane di aspetti/momenti
collettivi) ma nello stesso tempo ancora soggettive, nel senso che io soggetto decido di me, senza
che nessun partito o ceto politico dia le direttive. Di nuovo tutta una serie di persone rimangono estranee, ma questo è un fatto normale, si può anche
non essere d'accordo su scelte operate da altri, ma non si può far finta di non capire quali sono i
motivi reali e i contenuti di nuovi percorsi. Non si può continuare ad intendere (così come fanno i
redattori di Crocenera) il confronto, il dibattito fra diverse posizioni esclusivamente in base a
«battaglie politiche» di vecchia memoria. Con ciò non è che ritenga presuntuosamente di avere la
verità in tasca, né che il sentiero che cerchiamo di percorrere sia la «giusta strada» o l'unica, la sola
percorribile. Di certezze salde ed inamovibili ne ho ben poche. Per questo le proposte altre, le
critiche sono sempre ben accette, così come il confronto, anche critico, sempre che non si caschi in
puerili autoglorificazioni. Non so, né mi interessa tanto saperlo, se in base ai percorsi di cui sopra, e con «le mie scelte e le
mie stesse pratiche» mi sia messo fuori dall'anarchismo e/o dove mi sia situato. So però che con
tanti altri compagni/e (sia pure in modo non omogeneo e spesso con varie diversità) stiamo
percorrendo sentieri ancora tutti da scoprire/inventare e anche in modo libertario. Magari, anzi
sicuramente, non con un libertarismo ideologico, quanto con un libertarismo di modi, pratiche,
comportamenti quotidiani. Come costruzione di rapporti nuovi non mediati da regole societarie o
ideologiche né da ragioni politiche. Rapporti che si vanno costruendo sulle basi della conoscenza,
del confronto quotidiano, della tolleranza e del rispetto delle diversità e delle specificità dei soggetti
che si rapportano fra loro. Senza dare né richiedere atti di fede a chicchessia, senza «corteggiare»
nessuno, con la voglia e la disponibilità di rapportarsi con chiunque veda, riconosca in noi dei
soggetti sociali, e non solo politici (unica «qualifica» questa che io riconosca-accetti), con tutta la
nostra mia voglia di vivere una vita decisa da noi, con i nostri sogni, desideri, ecc. ecc .. Per concludere questa polemica, un'ultima cosa. Ragazzi, se proprio non avete del buon senso per
accettare l'emergere di nuove posizioni che non sono vostre e che quindi non vi appartengono (così
come non vi appartenevano le vecchie), abbiate almeno il buon gusto di non cascare in ripicche da
asilo infantile o peggio da «comitato centrale». Sperando con ciò di non essere più
chiamato/costretto a perdere il mio e vostro tempo. Vi ringrazio dell'ospitalità e dell'attenzione, spero di sentirvi in momenti e modi migliori.
Daniele Tarasco (carcere Le Nuove di Torino) Un forte abbraccio a tutti/e coloro che hanno voluto/saputo essermi vicino con il calore della loro solidarietà, amicizia ed affetto.
Questa lettera fa riferimento alle polemiche originate qualche mese fa dalla decisione della
redazione di Crocenera («bollettino anarchico di controinformazione sociale») di cancellare
dall'elenco dei detenuti anarchici e libertari Daniele Tarasco, «reo» di aver firmato (insieme con
altri detenuti alle Nuove di Torino) un documento sull'attuale situazione carceraria, che a quella
redazione è apparso in contrasto insanabile con la loro concezione dell'anarchismo. A noi e a molti
altri compagni (detenuti e non), invece, quel documento (discutibile, ma assolutamente non
«infame») è apparso invece sostanzialmente «normale»: uno dei numerosi scritti usciti in questi
ultimi tempi dalle carceri, nei quali, criticando/rigettando il lottarmatismo (con annessi e connessi:
mito della violenza, spirito bellicistico, gambizzazioni e assassinii, ecc.), si cerca di affrontare il
problema del superamento dell'emergenza, della ripresa di lotte nelle carceri per la conquista e la
difesa di elementari diritti civili quotidianamente calpestati, dell'amnistia, ecc .. Noi, che del lottarmatismo siamo stati critici fin dall'inizio degli anni di piombo, attirandoci per
questo critiche ed a volte calunnie (anche da alcuni che oggi, abbandonata ogni truculenza verbale,
si ritrovano molto meno distanti dalle nostre posizioni di allora e di oggi), seguiamo con attenzione
ed interesse l'emergere, tra molti detenuti, di tensioni e posizioni che non sono né vogliono essere
etichettabili (come ribadisce anche Tarasco nella sua lettera), ma che di fatto richiamano una
sensibilità libertaria. Altri, evidentemente, la pensano diversamente. Per loro non ci può essere alcuno spazio per il
ripensamento, per il dibattito, per il rispetto del pluralismo delle posizioni. Né conta il fatto,
tutt'altro che trascurabile, che a criticare «quel» passato sia chi per quel passato ha pagato e sta
pagando duramente con anni ed anni di carcere (spesso preventivo). Il «reato» di leso
combattentismo cancella tutto e porta alla pratica delle «cancellazioni». E' stata proprio l'inaccettabilità di questa pratica a farci vincere la nostra profonda riluttanza a dar
spazio sulla rivista a simili polemiche interne. Al «cancellato» Tarasco non potevamo negare
l'ospitalità richiestaci.
La redazione
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