Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 14 nr. 121
estate 1984


Rivista Anarchica Online

Fuor dall'ecclesia...
di Fausta Bizzozzero

Fuor dall'ecclesia non c'è salvezza. Certo non esistono più personaggi come Simone di Montfort che, agli inizi del 1200, durante una crociata contro gli Albigesi, ordinava ai suoi soldati: «Uccidete, uccideteli tutti! Dio saprà riconoscere i suoi» riferendosi a tutti gli abitanti di Tolosa, eretici e cattolici. Certo questo assoluto disprezzo verso gli esseri umani, questa incredibile arroganza della Chiesa «ufficiale», nel corso della storia successiva si sono trasformati, travestiti, adeguandosi man mano ai cambiamenti politici e sociali che i tempi nuovi imponevano. Ma il nucleo, il senso profondo dell'istituzione Chiesa è rimasto sostanzialmente immutato così come - a dispetto di tutte le analisi su una sua apparente crisi - il suo enorme, mostruoso potere.
Due avvenimenti recenti si dimostrano utili per capire il ruolo fondamentale che la Chiesa svolge in una società che pur viene definita sempre più «laica». Il primo riguarda il processo a Mamma Ebe e alla sua confraternita, un processo a cui la stampa ha dato notevole risalto sia per i suoi collegamenti con la Chiesa, sia per i suoi risvolti folkloristici e boccacceschi.
Perché allora occuparci anche noi di questa ennesima setta di «eretici», una setta come ce ne sono e ce ne sono state tante, soprattutto nei periodi di transizione, di crisi dei valori dominanti, di ricerca di nuove certezze? Perché questo processo è in un certo senso emblematico, perché dalla sua analisi emergono i meccanismi perversi capaci di fabbricare mostri e capri espiatori, di manipolare o tacere le prove, di fornire ricostruzioni addomesticate, come dimostra la testimonianza che ci ha inviato Laura Maragnani (che per motivi di lavoro - è una giornalista free lance - ha assistito a tutto il dibattimento processuale) pubblicata qui di seguito.
Ma soprattutto perché dimostra in modo eclatante che nel corso dei secoli tutto è cambiato ma nulla è cambiato: fuor dall'Ecclesia non c'è salvezza. E allora gli eretici vanno puniti. Non più col rogo o con la tortura, certo. Anche la Chiesa si è aggiornata. Ma con una pubblica condanna che sancisca l'eresia e punisca in modo esemplare. Ancora una volta, come nei secoli bui dell'Inquisizione, non è la Chiesa a sporcarsi le mani ma il suo braccio secolare: lo stato.
Si sa, per la nostra allergia a tutte le forme di misticismo, integralismo, fanatismo non esiste nessun vaccino: è una malattia incurabile che si manifesta in modo acuto di fronte a tutti i religiosi, eretici o no. Sappiamo bene che la matrice è la stessa e che il sorgere dell'eresia nasce da spazi che la Chiesa e la società lasciano liberi. Ma ci sembra importante cercare di capire quello che avviene intorno a noi, cercare di individuare i flussi e le correnti in cui si incanala l'insoddisfazione umana, riuscire a vedere le trasformazioni e i legami nei rapporti tra lo stato e le sue istituzioni e questa Chiesa incredibilmente vitale dopo duemila anni, questa Chiesa che ha marcato a fuoco tutta la nostra cultura e il cui immenso potere deriva essenzialmente dall'aver utilizzato la paura della morte e dall'aver fornito contemporaneamente la risposta - stupida, certo, ma efficace - a questa paura.
Il secondo avvenimento estremamente chiarificatore riguarda il movimento dei terroristi dissociati che hanno trovato nella Chiesa l'elemento mediatore tra loro e lo stato per avviare un processo di rivisitazione dell'esperienza lottarmatista e per trovare una soluzione che porti al reinserimento nella società civile di migliaia di detenuti.
Sulla matrice religiosa e fanatica di molte formazioni armate (B.R. in testa) abbiamo scritto già anni fa: anche loro erano «eretici», convinti di possedere la verità assoluta, quella con la V maiuscola, esenti da ogni dubbio, da ogni incertezza. Anche loro sottoponevano i loro nemici a processi di stampo inquisitoriale/stalinista. Anche loro, in allucinanti proclami, predivano l'avvento del millennio. Anche per loro, come per il crociato Simone di Montfort, i nemici passati a fil di spada erano solo simboli, non esseri umani.
Ma la verità, per questi signori, deve prima o poi venire riconosciuta, altrimenti significa che non è la verità vera, unica, indiscutibile. Così non è stato. Fuor dall'Ecclesia non c'è salvezza.
In mancanza di un riconoscimento ufficiale quella verità è stata rinnegata, in una sorta di abiura collettiva, per abbracciarne un'altra, ben più rassicurante perché provata da duemila anni di storia. E la Chiesa, maestra nel maneggiare il pentimento e nel concedere, al momento opportuno, il perdono a chi riconosce il suo potere assoluto, ha riaccolto nel suo mostruoso grembo le «pecorelle smarrite», ribadendo in modo indiscutibile il suo ruolo di mediatrice ed obbligando il potere politico a muoversi nella direzione da lei tracciata.
Non si tratta, ovviamente, di negare la possibilità di ripensamenti: la vita intera di ogni individuo è - o almeno dovrebbe essere - fatta di ripensamenti continui, di dubbi, di tentativi, di fallimenti che portano a nuove consapevolezze e quindi a nuovi tentativi. Ma in questo caso il modo in cui il ripensamento viene fatto (tipicamente confessionale), la cultura che lo ha prodotto, la scelta
dell'interlocutore privilegiato, tutto, tutto ci fa orrore.
Non possiamo farci niente. Rivoluzionari si sono dichiarati loro (fra un po' cosa si dichiareranno?), rivoluzionari ci dichiariamo noi da sempre, ma nulla, nulla ci accomuna: siamo proprio fatti di una pasta completamente, irrimediabilmente diversa.