Rivista Anarchica Online
Cronache sovversive a cura della Redazione
Piacenza / Occupato (e sgomberato) l'ex-cinema S. Vincenzo
«Sabato 7 luglio abbiamo occupato l'ex-cinema S. Vincenzo, come atto di lotta e di protesta in
risposta a ciò che da 7 mesi il comune stava facendo: prenderci in giro»: così inizia uno dei
volantini distribuiti a Piacenza durante i tre giorni di occupazione di un edificio di proprietà
comunale, effettuata dal Collettivo Punx Anarchici, dagli anarchici di Fiorenzuola e dal Gruppo
anarchico «Serantini» di Codogno. «E' stata senz'altro un'esperienza positiva - ci ha scritto Enrico, uno degli occupanti - anche aldilà
delle enormi differenze e degli «scazzi» tra gli organizzatori, e anche se la cosa era molto in
discussione ma poco in «organizzazione»... Nel quartiere dove abbiamo occupato c'è stata
abbastanza solidarietà, soprattutto da parte di persone anziane che ci portavano da bere e che
capivano che noi eravamo lì per rimettere in sesto, in un certo senso «ristrutturare», il locale per
usarlo in senso autogestito con mostre, films, dibattiti, concerti. Sabato 7 sono arrivati vari punx da
Genova e da Alessandria, mentre la sera hanno suonato (pur nella precarietà più assoluta!) il
gruppo «Messa a fuoco» di Bergamo, che già aveva partecipato al boicottaggio della settimana
sulle bande giovanili organizzata dal Comune di Milano. Il giorno dopo, domenica 8, è arrivata
gente dalla Toscana e da Milano e sempre nel massimo della precarietà, con un impianto a dir poco
schifoso (ma in queste cose sono pochi i negozianti disposti ad affidarti qualcosa!) hanno fatto
qualche pezzo i «Rappresaglia» di Milano. Sempre nello stesso giorno c'è stata un'assemblea
all'interno dell'ex-cinema occupato, dove erano state prese due decisioni importanti da attuarsi il
giorno dopo, durante il 3° giorno d'occupazione: una delegazione che avrebbe dovuto presentarsi
dal sindaco e la convocazione di un'assemblea cittadina alla sera all'interno del cinema. Purtroppo
la violenza (evitata nella pratica) del Comune ci ha costretto a lasciare il posto e ancora una volta ci
siamo ritrovati in piazza, ma con un'azione diretta in più. Non si preoccupino i vari «gestori» della
cultura, partiti o altro: OCCUPEREMO ANCORA, perché quando non capite grideremo fortissimo
fino a quando non avremo uno spazio completamente nostro senza intrallazzi vari».
Giuseppe Ruzza / Concessi gli arresti domiciliari
Apertosi il 7 giugno nell'aula-bunker del carcere delle Vallette, a Torino, il processo contro Delfina
Stefanuto, Giuseppe Ruzza e varie altre decine di imputati si è svolto per alcune udienze,
dopodiché - complice la lunga pausa estiva - il processo è stato rinviato a settembre. I giudici al
mare o ai monti, gli imputati in attesa di giudizio a godersi la calura estiva dietro le sbarre. Il 14 luglio, comunque, Giuseppe Ruzza ha finalmente ottenuto gli arresti domiciliari. Dal carcere
di San Vittore, a Milano, è stato tradotto alla caserma dei carabinieri di Gattinara (VC), il suo
paese, dove gli è stata notificata la concessione degli arresti domiciliari (che i suoi legali avevano
chiesto da mesi, in subordine rispetto alla libertà provvisoria, date le sue preoccupanti condizioni di
salute). Nell'ultima sua lettera Ruzza, ringraziando i compagni per la solidarietà, scrive tra l'altro: «Io
attendo con serenità quanto decideranno, perché ho la coscienza tranquilla. Spero che Delfina possa
uscire, non trascurando tutti gli altri che soffrono in galera. Non bisogna mollare perché le cose
sono ancora lunghe e per questo chiedo (nei limiti del possibile) lo sforzo di tutti». Il processo riprenderà il 18 settembre.
Antimilitarismo / Un anno di carcere a Mario Terzi
Presso il tribunale militare di Roma si è svolto il 3 agosto il processo contro Mario Terzi, il giovane
anarchico di Bolgare (BG) che era stato arrestato il 26 maggio scorso per «mancanza alla
chiamata». Il 4 aprile, infatti, Terzi avrebbe dovuto presentarsi in caserma per iniziare il servizio
militare: ma non si era presentato, né aveva cercato di ottenere la concessione del servizio civile
«alternativo». Nel corso di una manifestazione organizzata dagli anarchici bergamaschi del
collettivo «Freccia Nera», tenutasi nel cinema Conca Verde, Terzi aveva letto una dichiarazione in
tal senso, stracciando la cartolina-precetto. Dopo due giorni l'arresto e, dopo poco più di due mesi, il processo e la scontata condanna ad un
anno di carcere militare. Terzi è stato difeso dall'avv. Alfredo Salemi, del gruppo «Malatesta» di
Roma. Al processo erano presenti solo alcuni compagni di Bergamo e Sondrio. Nel corso della stessa mattinata è stato processato anche un giovane di Bergamo, Guido Fornoni, al
quale per ben due volte è stata negata la concessione del servizio civile. Il suo caso è stato rinviato
al tribunale amministrativo regionale (TAR) del Lazio. Nel frattempo, gli è stata negata la libertà
provvisoria. Fatta la loro opera di giustizia, i giudici militari sono partiti per le meritate ferie.
Alessandria / Processo il 10/11 per antimilitarismo
Siamo accusati di apologia ed istigazione alla renitenza alla leva, per aver diffuso i testi di
obiezione totale di Mauro Zanoni e Pippo Scarso. Avremo il processo presso il tribunale di
Alessandria il 13 novembre di quest'anno. Con la FAI di Alessandria intendiamo rendere pubblico
il fatto attraverso una mobilitazione locale: proponiamo una manifestazione antimilitarista in
Alessandria il giorno 10 novembre, cioè il sabato precedente il processo. Facciamo prima di tutto
appello al Movimento Anarchico perché anche questa sia una scadenza antimilitarista, ricordando a
noi stessi che la manifestazione e la mobilitazione pubblica sono possibili e possono aver peso, se
siamo presenti.
S. Corvaio e A. Lombardo (Alessandria)
Sondrio / Né alpini, né uranio, né mondiali di sci
Sui nostri monti non deve esserci spazio per l'esercito! Dalle nostre valli non deve uscire un solo grammo di uranio! Vogliono gradatamente abituarci alla presenza militare sul nostro territorio con i periodici campi
che anche quest'anno la brigata alpina «Taurinense» ha installato sulle rive dell'Adda. Vogliono
illuderci che la presenza stabile di un contingente alpino possa servire alla popolazione nella
protezione civile in caso di calamità, dopo che i locali speculatori hanno sviluppato il degrado
dell'ambiente. Oltre alla solita retorica sulle tradizioni «alpine» delle popolazioni valtellinesi e valchiavennasche,
e forse dimenticando i lutti che le due guerre mondiali hanno provocato tra gli «alpini» partiti per il
fronte, si sta facendo una sottile opera di mistificazione. Ogni esercito è sempre stato concepito con
precise funzioni sia in tempo di guerra che in tempi di pace e nessuno ha mai tratto benefici dalla
presenza di Forze Armate. Accettare oggi i campi estivi significa spianare il terreno alla
costruzione della caserma domani, significa poligoni di tiro, aree espropriate agli abitanti della
zona. Nel frattempo iniziano a circolare voci riguardo al probabile acquisto della miniera di uranio in Val
Vedello da parte della società francese «Unione Miniere» che pare abbia offerto al governo italiano
la somma di ben 6.000 miliardi di lire. Anche in questo caso si vuole continuare a decidere sulla
testa della gente e si dimentica, nella solita retorica pacifista e parolaia, che dall'industria nucleare
civile nasce l'industria nucleare bellica e che la prima fase per la costruzione di ordigni atomici è,
appunto, l'estrazione di uranio. Boicottare la presenza delle truppe «alpine» e bloccare l'eventuale estrazione di uranio
rappresentano quindi un concreto impegno che le popolazioni locali possono opporre alla crescente
militarizzazione della società. Opporsi alle speculazioni edilizie, ai Mondiali di sci, all'inquinamento, allo sfruttamento energetico
indiscriminato e alla militarizzazione del territorio per noi significa sviluppare nei fatti una vera
cultura alpina che non è certo quel concetto astratto ad uso e consumo dei politicanti e dei militari
di turno.
La redazione di «Senzapatria» (Sondrio)
Francia / «Se non lavori per noi, te la faremo pagare»
Orazio Valastro, anarchico catanese emigrato in Francia per sfuggire al mandato di cattura della
magistratura militare per diserzione (per lo stesso reato ha già scontato due brevi periodi di
detenzione all'inizio dell'82), è stato oggetto di un grave episodio di violenza, intimidazione e
provocazione da parte di individui sicuramente appartenenti alle forze dell'ordine francesi. Il 19
luglio è stato prelevato dalla casa di amici nella quale si trovava, a Eclassan (un piccolo villaggio
nell'Ardèche), trasportato in aperta campagna, tenuto sotto la minaccia di una pistola, «interrogato»
sui legami che secondo i tre dovrebbe avere con i gruppi terroristici Action Directe ed i Colp. I tre
hanno anche cercato di «reclutarlo», proponendogli di infiltrarsi negli ambienti lottarmatisti di
Parigi al fine di identificare i responsabili dell'uccisione di due poliziotti avvenuta due anni orsono.
Alla fine Valastro è stato condotto ad una stazione ferroviaria e rilasciato. Qualche giorno dopo si sono rifatti vivi per telefono, rinnovando le minacce in caso di mancata
«collaborazione». Valastro e la sua compagna Nerina Scuderi hanno inoltrato esposti alla magistratura francese ed
hanno informato i giornali.
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