Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 14 nr. 121
estate 1984


Rivista Anarchica Online

Cronache sovversive
a cura della Redazione

Piacenza / Occupato (e sgomberato) l'ex-cinema S. Vincenzo

«Sabato 7 luglio abbiamo occupato l'ex-cinema S. Vincenzo, come atto di lotta e di protesta in risposta a ciò che da 7 mesi il comune stava facendo: prenderci in giro»: così inizia uno dei volantini distribuiti a Piacenza durante i tre giorni di occupazione di un edificio di proprietà comunale, effettuata dal Collettivo Punx Anarchici, dagli anarchici di Fiorenzuola e dal Gruppo anarchico «Serantini» di Codogno.
«E' stata senz'altro un'esperienza positiva - ci ha scritto Enrico, uno degli occupanti - anche aldilà delle enormi differenze e degli «scazzi» tra gli organizzatori, e anche se la cosa era molto in discussione ma poco in «organizzazione»... Nel quartiere dove abbiamo occupato c'è stata abbastanza solidarietà, soprattutto da parte di persone anziane che ci portavano da bere e che capivano che noi eravamo lì per rimettere in sesto, in un certo senso «ristrutturare», il locale per usarlo in senso autogestito con mostre, films, dibattiti, concerti. Sabato 7 sono arrivati vari punx da Genova e da Alessandria, mentre la sera hanno suonato (pur nella precarietà più assoluta!) il gruppo «Messa a fuoco» di Bergamo, che già aveva partecipato al boicottaggio della settimana sulle bande giovanili organizzata dal Comune di Milano. Il giorno dopo, domenica 8, è arrivata gente dalla Toscana e da Milano e sempre nel massimo della precarietà, con un impianto a dir poco schifoso (ma in queste cose sono pochi i negozianti disposti ad affidarti qualcosa!) hanno fatto qualche pezzo i «Rappresaglia» di Milano. Sempre nello stesso giorno c'è stata un'assemblea all'interno dell'ex-cinema occupato, dove erano state prese due decisioni importanti da attuarsi il giorno dopo, durante il 3° giorno d'occupazione: una delegazione che avrebbe dovuto presentarsi dal sindaco e la convocazione di un'assemblea cittadina alla sera all'interno del cinema. Purtroppo la violenza (evitata nella pratica) del Comune ci ha costretto a lasciare il posto e ancora una volta ci siamo ritrovati in piazza, ma con un'azione diretta in più. Non si preoccupino i vari «gestori» della cultura, partiti o altro: OCCUPEREMO ANCORA, perché quando non capite grideremo fortissimo fino a quando non avremo uno spazio completamente nostro senza intrallazzi vari».

Giuseppe Ruzza / Concessi gli arresti domiciliari

Apertosi il 7 giugno nell'aula-bunker del carcere delle Vallette, a Torino, il processo contro Delfina Stefanuto, Giuseppe Ruzza e varie altre decine di imputati si è svolto per alcune udienze, dopodiché - complice la lunga pausa estiva - il processo è stato rinviato a settembre. I giudici al mare o ai monti, gli imputati in attesa di giudizio a godersi la calura estiva dietro le sbarre.
Il 14 luglio, comunque, Giuseppe Ruzza ha finalmente ottenuto gli arresti domiciliari. Dal carcere di San Vittore, a Milano, è stato tradotto alla caserma dei carabinieri di Gattinara (VC), il suo paese, dove gli è stata notificata la concessione degli arresti domiciliari (che i suoi legali avevano chiesto da mesi, in subordine rispetto alla libertà provvisoria, date le sue preoccupanti condizioni di salute).
Nell'ultima sua lettera Ruzza, ringraziando i compagni per la solidarietà, scrive tra l'altro: «Io attendo con serenità quanto decideranno, perché ho la coscienza tranquilla. Spero che Delfina possa uscire, non trascurando tutti gli altri che soffrono in galera. Non bisogna mollare perché le cose sono ancora lunghe e per questo chiedo (nei limiti del possibile) lo sforzo di tutti».
Il processo riprenderà il 18 settembre.

Antimilitarismo / Un anno di carcere a Mario Terzi

Presso il tribunale militare di Roma si è svolto il 3 agosto il processo contro Mario Terzi, il giovane anarchico di Bolgare (BG) che era stato arrestato il 26 maggio scorso per «mancanza alla chiamata». Il 4 aprile, infatti, Terzi avrebbe dovuto presentarsi in caserma per iniziare il servizio militare: ma non si era presentato, né aveva cercato di ottenere la concessione del servizio civile «alternativo». Nel corso di una manifestazione organizzata dagli anarchici bergamaschi del collettivo «Freccia Nera», tenutasi nel cinema Conca Verde, Terzi aveva letto una dichiarazione in tal senso, stracciando la cartolina-precetto.
Dopo due giorni l'arresto e, dopo poco più di due mesi, il processo e la scontata condanna ad un anno di carcere militare. Terzi è stato difeso dall'avv. Alfredo Salemi, del gruppo «Malatesta» di Roma. Al processo erano presenti solo alcuni compagni di Bergamo e Sondrio.
Nel corso della stessa mattinata è stato processato anche un giovane di Bergamo, Guido Fornoni, al quale per ben due volte è stata negata la concessione del servizio civile. Il suo caso è stato rinviato al tribunale amministrativo regionale (TAR) del Lazio. Nel frattempo, gli è stata negata la libertà provvisoria. Fatta la loro opera di giustizia, i giudici militari sono partiti per le meritate ferie.

Alessandria / Processo il 10/11 per antimilitarismo

Siamo accusati di apologia ed istigazione alla renitenza alla leva, per aver diffuso i testi di obiezione totale di Mauro Zanoni e Pippo Scarso. Avremo il processo presso il tribunale di Alessandria il 13 novembre di quest'anno. Con la FAI di Alessandria intendiamo rendere pubblico il fatto attraverso una mobilitazione locale: proponiamo una manifestazione antimilitarista in Alessandria il giorno 10 novembre, cioè il sabato precedente il processo. Facciamo prima di tutto appello al Movimento Anarchico perché anche questa sia una scadenza antimilitarista, ricordando a noi stessi che la manifestazione e la mobilitazione pubblica sono possibili e possono aver peso, se siamo presenti.

S. Corvaio e A. Lombardo (Alessandria)

Sondrio / Né alpini, né uranio, né mondiali di sci

Sui nostri monti non deve esserci spazio per l'esercito!
Dalle nostre valli non deve uscire un solo grammo di uranio!
Vogliono gradatamente abituarci alla presenza militare sul nostro territorio con i periodici campi che anche quest'anno la brigata alpina «Taurinense» ha installato sulle rive dell'Adda. Vogliono illuderci che la presenza stabile di un contingente alpino possa servire alla popolazione nella protezione civile in caso di calamità, dopo che i locali speculatori hanno sviluppato il degrado dell'ambiente.
Oltre alla solita retorica sulle tradizioni «alpine» delle popolazioni valtellinesi e valchiavennasche, e forse dimenticando i lutti che le due guerre mondiali hanno provocato tra gli «alpini» partiti per il fronte, si sta facendo una sottile opera di mistificazione. Ogni esercito è sempre stato concepito con precise funzioni sia in tempo di guerra che in tempi di pace e nessuno ha mai tratto benefici dalla presenza di Forze Armate. Accettare oggi i campi estivi significa spianare il terreno alla costruzione della caserma domani, significa poligoni di tiro, aree espropriate agli abitanti della zona.
Nel frattempo iniziano a circolare voci riguardo al probabile acquisto della miniera di uranio in Val Vedello da parte della società francese «Unione Miniere» che pare abbia offerto al governo italiano la somma di ben 6.000 miliardi di lire. Anche in questo caso si vuole continuare a decidere sulla testa della gente e si dimentica, nella solita retorica pacifista e parolaia, che dall'industria nucleare civile nasce l'industria nucleare bellica e che la prima fase per la costruzione di ordigni atomici è, appunto, l'estrazione di uranio.
Boicottare la presenza delle truppe «alpine» e bloccare l'eventuale estrazione di uranio rappresentano quindi un concreto impegno che le popolazioni locali possono opporre alla crescente militarizzazione della società.
Opporsi alle speculazioni edilizie, ai Mondiali di sci, all'inquinamento, allo sfruttamento energetico indiscriminato e alla militarizzazione del territorio per noi significa sviluppare nei fatti una vera cultura alpina che non è certo quel concetto astratto ad uso e consumo dei politicanti e dei militari di turno.

La redazione di «Senzapatria» (Sondrio)

Francia / «Se non lavori per noi, te la faremo pagare»

Orazio Valastro, anarchico catanese emigrato in Francia per sfuggire al mandato di cattura della magistratura militare per diserzione (per lo stesso reato ha già scontato due brevi periodi di detenzione all'inizio dell'82), è stato oggetto di un grave episodio di violenza, intimidazione e provocazione da parte di individui sicuramente appartenenti alle forze dell'ordine francesi. Il 19 luglio è stato prelevato dalla casa di amici nella quale si trovava, a Eclassan (un piccolo villaggio nell'Ardèche), trasportato in aperta campagna, tenuto sotto la minaccia di una pistola, «interrogato» sui legami che secondo i tre dovrebbe avere con i gruppi terroristici Action Directe ed i Colp. I tre hanno anche cercato di «reclutarlo», proponendogli di infiltrarsi negli ambienti lottarmatisti di Parigi al fine di identificare i responsabili dell'uccisione di due poliziotti avvenuta due anni orsono. Alla fine Valastro è stato condotto ad una stazione ferroviaria e rilasciato.
Qualche giorno dopo si sono rifatti vivi per telefono, rinnovando le minacce in caso di mancata «collaborazione».
Valastro e la sua compagna Nerina Scuderi hanno inoltrato esposti alla magistratura francese ed hanno informato i giornali.