Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 14 nr. 120
giugno 1984


Rivista Anarchica Online

Il telefono nero
di Harald Steiner

«Schwarzhörer», in tedesco, è un gioco di parole; «Schwarz» significa nero, mentre «Hörer significa ascoltatore. Uno «Schwarzhörer» quindi, nell'accezione comune, è una persona che usa la radio e il televisore ma non paga le tasse previste dallo Stato. Contro questo nutrito gruppo di persone si forma ogni tanto una sostenuta quanto inefficace campagna pubblica, nella quale un volto simile a quello di un diavolo con delle grandissime orecchie rappresenta simbolicamente lo «Schwarzhörer». Questo omino è stato adottato come mascotte anche dal notiziario anarchico di Vienna, trasmesso telefonicamente.
«Schwarzhörer» però può anche essere usato quando ci si riferisce a una persona che ascolta discorsi «in nero», cioè anarchici, per telefono. Per comprendere la terza accezione del termine «Schwarzhörer» occorre però conoscere un particolare peculiare delle cabine telefoniche austriache: su questi telefoni c'è un pulsante che dev'essere schiacciato per venir ascoltati dall'interlocutore. Se non lo si schiaccia, non è necessario pagare, si può però ascoltare. Lo «Schwarzhörer» dunque è anche una persona che non schiaccia il pulsante rosso, e quindi non paga!

Uno strumento diverso
Questo termine così ricco di significati viene usato già da due anni e mezzo da un gruppo di una dozzina di anarchici (o comunque vicini all'anarchismo) per il loro notiziario quotidiano, della durata di quattro minuti. La maggior parte del gruppo redazionale è costituita da studenti, un terzo sono donne. Lo «Schwarzhörer» può essere fruito contemporaneamente da cinque ascoltatori al massimo: grazie al grande numero di punti di «distribuzione», lo «Schwarzhörer» è riuscito ad abbattere il ghetto in cui normalmente gli strumenti di informazione anarchica vengono relegati e a crearsi una discreta fama.
L'Austria è uno Stato di monopolì. Ne risente anche il settore della stampa: non esiste infatti una stampa democratica. Il mercato è dominato da giornali come «Boulevard», «Kronenzeitung» e il «Kurier». La «Kronenzeitung» raggiunge in uno stato con 7 milioni e mezzo di abitanti la tiratura di oltre un milione di copie al giorno, e rappresenta dunque proporzionalmente il quotidiano più diffuso nel mondo. Informazione politica in questo giornale non c'è, viceversa vi si trovano storie scandalistiche, intrattenimento, campagna politica e sport. Il «Kurier» ha metà del mercato del «Kronenzeitung»: a questi giornali si affianca la stampa di partito (la cui tiratura è bassa) mentre in provincia ci sono alcune piccole testate locali sotto l'egida e l'influsso della Chiesa.
Anche la radio e la televisione soggiaciono al monopolio. Vi è un'unica società statale autorizzata a servirsi di questi strumenti e non lascia assolutamente spazio a forme di giornalismo democratico o quantomeno culturale. Da più di quattro anni il leader della campagna elettorale di Strauss è direttore generale della radio e con i suoi uomini occupa le posizioni chiave: per esempio, il corrispondente dall'Italia, Alfons Dalma, è stato in passato uno dei capi degli ustascia (fascisti) della Croazia.
Di fronte a questa situazione non stupisce il fatto che la necessità di un notiziario quotidiano alternativo sia sentita con notevole forza in tutta la sinistra. Il sistema e il modo più semplice per dar luogo a un simile notiziario quotidiano è stato quello di un notiziario telefonico.

L'esempio di Zurigo
Per quanto ne sappiamo, il telefono è stato usato per la prima volta come mezzo di comunicazione per la sinistra all'Università di Zurigo. Nel 1975 sorse un'iniziativa in alternativa a un quotidiano socialsta che diede origine a questo sistema telefonico. Questo notiziario zurighese acquistò una certa importanza nel movimento antinucleare. Nel corso dei disordini zurighesi dell'inizio degli anni '80 fu il massimo strumento di comunicazione del movimento. In quegli anni mille ascoltatori al giorno non costituivano davvero un'eccezione.
L'idea venne fatta propria dai viennesi in quel periodo; spesso essi si recavano a Zurigo per seguire la rivolta giovanile di Zurigo e si resero conto dell'importanza di un simile notiziario telefonico anche per Vienna. Il 10 dicembre 1981, quindi, anche a Vienna si iniziò a redarre il notiziario telefonico, lo «Schwarzhörer».
Per sette mesi fu possibile ascoltare il notiziario telefonico a questo numero, esattamente fino al 30 giugno 1982. La possibilità di realizzare autonomamente e liberamente queste trasmissioni erano certamente limitate: gli strumenti tecnici venivano messi a disposizione dagli uffici delle Poste e Telegrafi e si trovavano appunto in questi uffici. Questo significava che lo «Schwarzhörer» poteva fare una sola trasmissione al giorno (e anche questa veniva messa in rete con notevole ritardo). Inoltre durante il fine settimana il quotidiano non poteva comunque essere redatto. Al di là di tutto questo c'era poi un controllo del contenuto, quindi una sorta di pre-censura effettuata dagli incaricati delle Poste. Questa situazione, naturalmente, presentava anche dei vantaggi: era semplice da usare e in ogni caso sensibilmente più economica rispetto alla soluzione odierna.
Dopo qualche mese emerse il desiderio di rendersi indipendenti. Ma questa decisione fu sottratta allo «Schwarzhörer» nel maggio 1982: la direzione postelegrafonica statale, con un chiaro gesto di censura, annullò il contratto allo «Schwarzhörer».
Cosa era accaduto? Impressionati dal successo dello «Schwarzhörer» (che aveva raggiunto la media di 500 fruitori al giorno), anche i neonazisti austriaci si erano fatti allettare dall'idea e avevano stipulato un contratto con la direzione delle Poste. Questo notiziario nazista rappresentava qualcosa di negativo, ma ben presto i rappresentanti comunisti e di sinistra presero atto della sua esistenza e lanciarono una campagna. La direzione dell'ente telefonico sospese quindi il contratto con i neonazisti, stabilendo però che questo provvedimento sarebbe valso anche per i militanti di sinistra dello «Schwarzhörer». Fu presto trovata una scusa, un pretesto: in un notiziario relativo a una dimostrazione erano state citate delle parole che a giudizio delle autorità erano «oscene». Possibilità di reagire non ve ne erano, per cui allo staff dello «Schwarzhörer» non rimase che attrezzarsi per istituire un proprio apparato tecnico.
931-631 è il numero telefonico di Vienna al quale, a partire dal 17 maggio 1983, è possibile sentire lo «Schwarzhörer». La strada per giungere a questo risultato è stata dura. Il direttore generale delle poste Uebleis aveva dichiarato, in occasione di una campagna di solidarietà nella quale erano state raccolte 3.000 firme, che non ci sarebbe mai più stato un quotidiano telefonico. Si temeva ormai che i redattori dello «Schwarzhörer», tutti conosciuti per nome dagli addetti alle Poste, non avrebbero più ottenuto non solo un numero abbreviato, ma nemmeno un numero telefonico normale. Certamente le Poste e Telegrafi sarebbero comunque state costrette, in virtù del regime monopolistico, a concedere questi numeri, ma a causa della risaputa esuberanza di richieste, sicuramente quella dello «Schwarzhörer» sarebbe slittata all'infinito.
In questa situazione fu di grandissimo aiuto la libreria anarchica «Monte Verita». Si dichiarò infatti disposta a richiedere a proprio nome le 5 linee telefoniche che erano necessarie e mise a disposizione per la redazione un locale libero annesso alla libreria. In tal modo veniva schivato il problema del mantenimento del segreto di fronte all'ente postelegrafonico. Il problema finanziario (abbiamo dovuto stanziare circa 4 milioni di lire per le apparecchiature tecniche, inoltre ci sono circa 170.000 lire di spese mensili) non è stato a tutt'oggi risolto e rappresenta un buco piuttosto notevole nelle tasche dei collaboratori dello «Schwarzhörer». Un mezzo di comunicazione come un notiziario telefonico non dispone evidentemente di alcuna entrata, ma solamente delle spese, che alla lunga non possono essere sostenute dai collaboratori stessi. Per questo, di tanto in tanto, vengono indette delle campagne di sostegno o vengono organizzati dei concerti il cui incasso viene devoluto allo «Schwarzhörer»: ma entrambi questi mezzi hanno risolto solo parzialmente la carenza di denaro.
Mentre inizialmente le trasmissioni avevano un taglio amatoriale e richiedevano un lungo periodo di preparazione, ora è subentrata una fase di maggior professionalizzazione. La redazione, che consta di dodici persone, si trova una volta alla settimana e suddivide il lavoro per la settimana successiva: uno staff composto da una a tre persone prepara il nastro per il giorno corrispondente, nastro che normalmente viene cambiato a mezzanotte. Naturalmente questo piano di lavoro subisce delle modifiche in occasione di eventi imprevisti, ad esempio quando viene occupata una casa, la polizia carica un corteo di dimostranti e cose simili. In questi casi la redazione si riunisce tempestivamente: sono state approntate fino a sette edizioni al giorno, in casi del genere.
La prima occasione per una simile attività frenetica fu data dallo sgombro, ad opera della polizia, del centro giovanile GaGa (gli «autonomi» viennesi) alla fine del giugno 1983. Questo centro autogestito era stato conquistato negli anni precedenti dal movimento giovanile, ma nell'ultimo anno si era trasformato in dormitorio di emergenza, un punto di riferimento per sballati e drogati. Ciononostante sussistevano alcune attività indipendenti di sinistra e il centro aveva fama d'essere di sinistra e rivoluzionario. Lo sgombero a sorpresa e l'immediata demolizione dello stabile da parte dell'amministrazione cittadina mobilitò grande parte della sinistra viennese che tenne al centro dell'attenzione, per un paio di settimane, il problema del centro giovanile con dimostrazioni, rappresentazioni di sostegno, ecc.: il caso fu anche al centro dei notiziari dello «Schwarzhörer». I quotidiani fornirono il numero telefonico dello «Schwarzhörer», aggiungendo naturalmente che si trattava di confusionari e sobillatori, generando un tal numero di chiamate da mettere a dura prova la capacità ricettiva dello «Schwarzhörer». Ora, a un anno di distanza, il tema tornerà ben presto d'attualità: sono ormai alle porte i processi nei confronti delle settanta persone arrestate al centro «GaGa».
Altro momento importante nella storia dello «Schwarzhörer» fu costituito dalla visita del Papa a Vienna nel settembre 1983, nonché dalle manifestazioni di opposizione organizzate dagli «autonomi» per questo spettacolo religioso e nazionale. Questa campagna di opposizione iniziò già in luglio e vide, oltre alla partecipazione, anche un notevole sostegno da parte dello «Schwarzhörer», sia come individui, sia come strumento di informazione. Vennero distribuiti dei volantini all'uscita dalle chiese, si vendettero magliette con la scritta «Papa, fuori!», furono allestiti dei «centri di consulenza» sempre all'uscita dalle chiese, in posizioni centrali e, momento culminante, una serie di dimostrazioni delle quali la più nutrita, durante il periodo di visita del «capo della Chiesa» vide ben 1.500 manifestanti per strada.
Anche questa campagna, sicuramente positiva, ha avuto dei risvolti negativi. Alcune persone sono sotto processo per vilipendio alla religione: fra questi, vi sono anche due collaboratori dello «Schwarzhörer».

(traduzione di Marco Zapparoli)