Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 14 nr. 120
giugno 1984


Rivista Anarchica Online

Handicap e controllo sociale
di I partecipanti alla commissione handicap

I partecipanti francesi, italiani, belgi, spagnoli, hanno ritenuto molto importante che nell'ambito del Reseau sia esistita una commissione riguardante le politiche sociali per i minori ed il lavoro con i soggetti portatori di handicap.
Constatiamo a tutt'oggi che ci sono più minori internati in strutture segregative che adulti (200.000 solo in Francia), la maggior parte dei quali provengono dalle classi sociali disagiate. Rileviamo inoltre una tendenza a considerare i minori in difficoltà, terreno di sperimentazione delle nuove tecniche «psy». Non è un caso che i minori e i soggetti portatori di handicap siano le prime vittime di un tale sistema di controllo sociale, avendo loro meno potere e meno contrattualità per affermarsi; in rapporto all'adulto in difficoltà hanno ancora meno possibilità di esprimere la propria opposizione.
E' importante ricollegare la storia dell'esclusione nelle strutture segreganti, con la situazione attuale. Precedentemente venivano rinchiusi coloro che presentavano devianze sociali, oggi le prime vittime dell'esclusione sono i minori che non hanno un «buon rendimento» come unico mezzo d'integrazione.
Desideriamo affrontare sinteticamente i differenti temi emersi durante i lavori della commissione.
1) Noi diciamo no alla parcellizzazione dei bisogni e delle risposte date. Troppo spesso la sola preoccupazione è quella di dare una risposta tecnica, nel senso della normalizzazione: vita all'interno della famiglia, integrazione scolastica, alloggio, lavoro, tempo libero. Queste risposte non devono essere un fine in sé ma una tappa nella lotta per il cambiamento della quotidianità. A tutt'oggi il minore è fatto oggetto di appropriazione da parte della scuola, delle istituzioni psichiatriche e sociali, che trasformano l'infanzia in difficoltà in «merce» per il circuito istituzionale. Queste pratiche determinano un rigonfiamento artificiale dell'infanzia marginalizzata.
2) Rifiuto della «certificazione di handicap» e dell'invalidità che ne consegue come requisito per ottenere «aiuti» economici, pedagogici, tecnici, ecc., come occasione per inventare posti di lavoro per i nuovi disoccupati.
3) Rifiuto delle categorie diagnostiche nosografiche come approccio alla persona, bensì ricostruzione della sua biografia tenendo conto delle sue modalità di espressione. Il portatore di handicap è qualcuno che è socialmente controllato che diviene veicolo di controllo per tutte le persone che lo circondano. Allo stesso modo il minore è oggi controllato diagnosticamente e diviene l'oggetto di appropriazione dei tecnici.
4) No alla riabilitazione come normalizzazione, ma abilitazione come creazione di occasioni e di spazi all'interno della vita quotidiana per realizzarsi ed autodeterminarsi.
5) Noi denunciamo tutte le forme di contenzione fisica e farmacologica, di manipolazione «psy» e di sopraffazione, che si esercitano nei confronti dei minori e dei soggetti portatori di handicap. Questa violenza ingiustificata di cui è vittima il minore sta alla base della delinquenza che poi riproduce.
6) Si riafferma che la scuola deve essere realmente di tutti. Diciamo no a tutte le forme di scuola e di insegnamento speciale; il minore deve frequentare la scuola di competenza territoriale. In questo senso ribadiamo la necessità di lottare contro la selezione per una politica di non esclusione, così come ribadiamo la necessità di lottare contro ogni forma di risposta speciale (trasporti, laboratori protetti, ecc.). Infatti le istituzioni segregative non sono solo quelle totali ma ogni situazione separata legata alla stigmatizzazione di una differenza.
7) No al ricovero. La spesa pubblica deve essere riconvertita per attivare interventi nel contesto di vita quotidiana. Gli interventi sanitari non devono e non possono essere separati da quelli socioassistenziali. Segnaliamo il pericolo della riproduzione della stessa logica che è alla base delle istituzioni totali nei nuovi servizi.
8) Il lavoro con i minori ed i soggetti portatori di handicap deve svolgersi nel pieno rispetto delle soggettività evitando allo stesso tempo il rischio di creare un alibi per una pratica di abbandono, soprattutto dopo l'obbligo scolastico.
9) La gravità non è determinabile oggettivamente ma è in rapporto alle condizioni di esistenza, essendo correlata alle inadeguatezze ambientali e al non pieno utilizzo di tutti gli ausili e delle risorse della comunità.
10) Sottolineamo l'importanza delle diverse esperienze che hanno concretizzato una pratica di collocamento al lavoro dei soggetti portatori di handicap e delle lotte contro tutte le leggi e le normative che ostacolano questo diritto.
11) Noi denunciamo le leggi speciali per i minori e sentiamo l'esigenza impellente di un approfondimento su tale problematica al fine di arrivare a redigere delle proposte per un vero diritto dei minori.
12) Esigiamo la chiusura dei carceri minorili.
In conclusione sottolineamo l'importanza del Reseau di assemblare le occasioni/esperienze più diverse ma comuni negli obiettivi di non internamento e non abbandono.
Noi ci costituiamo come coordinamento permanente articolato nelle diverse realtà nazionali.