Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 14 nr. 120
giugno 1984


Rivista Anarchica Online

Mentre avanza la reazione
di Stefano Fabbri

Nella Commissione «Tossicodipendenze, strutture ed interventi» del Reseau ci siamo trovati vari operatori che si occupano di questo problema da tempo, rappresentanti alcune realtà di base e servizi pubblici di assistenza, di diverse località.
La prima cosa di cui ci si è resi conto, senza eccezioni, è stata la marginalità nella quale, rispetto al resto del Convegno, siamo stati costretti. A differenza degli altri gruppi di studio, il nostro non annunciava già nel programma grossi nomi di spicco ed è rimasto oggettivamente schiacciato, quale appendice amorfa, nel contesto generale. Scarsa quindi la partecipazione anche delle situazioni nazionali, abbiamo subito fatto i conti con una logica di chiusura nei nostri confronti dovuta ad un disegno organizzativo quanto meno ambiguo. Disegno partorito forse da quella stessa logica che già anima movimenti para-istituzionali quali «Medicina», «Magistratura» e, per l'appunto, «Psichiatria Democratica» ed in primis uno dei suoi ispiratori, Cancrini, che mentre si pongono, da una parte, il problema della salvaguardia della legge 180 sulla questione (peraltro aperta, scottante e di grande attualità) della tossicodipendenza, sposano, più o meno acriticamente, o confermano, dando sfoggio di grande insensibilità, quelle manovre retrive e comunque di stampo reazionario che vogliono fare del problema un nuovo terreno di sperimentazione e realizzazione di pratiche repressi ve, della coazione e di forme preoccupanti di psichiatrizzazione.
Il dibattito ha preso il via dall'analisi dell'iniziativa privata, la quale sempre più presente ed arrogante, mentre tende ad avocarsi ogni aspetto «sociale» della «assistenza» si sottrae, fin troppo protetta, all'interazione del corpo sociale. E questo proprio mentre dall'interno di Comunità Terapeutiche emergono spesso menages coattivi e di destrutturazione e distruzione della personalità.
Contemporaneamente permane e si aggrava la disinformazione. L'opinione pubblica viene sempre più fuorviata sotto i colpi di un vero e proprio bombardamento terroristico, per effetto del quale ogni nota reale è distorta e resa approssimativa, secondo i dettami dello scandalismo più becero, teso a spostare l'attenzione esclusivamente sui fattori di «pericolosità sociale» e «devianza» del «fenomeno», invece che sulle questioni di fondo. Ecco che nelle trasmissioni televisive, giornalisti sportivi e sedicenti filosofi, si avvicendano a dire la loro, vomitando una sequela di dabbenaggini dalle quali emergono solo i casi più eclatanti, utile cortina fumogena, prezioso sfondo per «l'esperto» di turno. Tutto il contenzioso viene così addomesticato e reso asettico: anche le sporadiche apparizioni dei protagonisti diretti sono inserite a sostanziare l'idea di fondo della necessità del controllo sociale, velato da un ipocrito pietismo.
Nessuna discussione sulle sostanze, ad esempio sul metadone, sui danni che apporta al metabolismo e nel periodo di «disassuefazione». I mass-media evitano sistematicamente ogni accenno alle tesi che sostanziano la liberalizzazione o la immissione in farmacopea dell'eroina, non si fa menzione del modo in cui l'istituzione ha affrontato le tossicodipendenze, medicalizzandone tutti gli aspetti, e dello stato allucinante in cui versano i servizi di assistenza, nei quali si verificano situazioni spiacevoli per gli utenti, e dove solo la buona volontà di alcuni pionieristici operatori, in casi eccezionali, ha limitato danni altrove normali e creato diversi presupposti (come dimostra
anche la ricerca in atto, commissionata dalla Provincia di Roma e condotta a tappeto per conto della Cooperativa «Bravetta '80» da alcuni compagni fra cui il sottoscritto). Si tace, per quanto riguarda le Comunità Terapeutiche, sugli effetti di dipendenza che queste generano, sulla loro separatezza dal contesto esistenziale, su speculazioni e casi di sfruttamento. Non emergono mai problemi legati alla strozzatura della sperimentazione, alle chiusure burocratiche e alle leggi-capestro. Il protagonismo giovanile, la crisi derivata dalla criminalizzazione dei Movimenti di lotta, dalla chiusura degli spazi di autogestione socio-culturale, l'analisi stessa della diffusione delle droghe pesanti, come risposta repressiva sortita dalle strutture del dominio, restano fuori dalla porta.
Queste ed altre cose sono state indicate nella relazione conclusiva del gruppo di lavoro, della quale io stesso ho dato lettura pubblica alla fine del Convegno e che riteniamo significativo riportare integralmente.


Il manicomio riciclato

Dopo due giorni di dibattito all'interno del Reseau di Alternativa alla Psichiatria, ci sembra importante proporre alcune ipotesi di riflessione pratico-teorica su un tema che, a nostro avviso, rappresenta per motivi forse diversi ed anche tra loro contradditori, la questione sociale più importante del nostro tempo.
1) La politica dell'emergenza che oggi viene proposta dal Governo, dai mass-media, dagli organismi più diversi rappresenta, in modo molto chiaro, il tentativo di riproporre uno stato di necessità che, lungi dall'affrontare in termini concreti il problema della «dipendenza» (comprendendo in questo termine tutta la problematica dei comportamenti di dipendenza così diffusi da essere ormai cultura del quotidiano), riporta, sul terreno separato delle istituzioni repressive e/o sanitarie, la questione della devianza giovanile. Ben si affianca, tra l'altro, questa «emergenza» all'emergenza economica del taglio alla spesa pubblica, che nella separazione tra sanitario ed assistenziale, propone una logica di servizi sanitari specialistici e tecnicamente raffinati, delegando ad un privato, sempre più invadente, tutta la problematica assistenziale.
2) La teoria dell'emergenza ha conquistato anche organismi sindacali, partitici e movimenti istituzionali, che pure si dicono impegnati in una pratica di trasformazione. In altro modo non può spiegarsi l'atteggiamento di quanti oggi a fianco ed in contemporanea alla difesa della legge 180 accettano in modo totalmente acritico, quando addirittura non se ne fanno promotori, proposte di legge che, psichiatrizzando la tossicodipendenza, ripropongono un riciclaggio del manicomio e della sua ideologia punitiva e segregante.
Ed è così che la tossicodipendenza diviene, anche per gli operatori, terreno separato rispetto alla complessità delle problematiche sull'emarginazione, di cui discutere solo in certi luoghi, senza accettare la compromissione e/o l'incontro su altri terreni .. Anche questo Reseau è un segnale, certamente da assumere, di come il «sequestro» della tossicodipendenza dalla problematica giovanile sia un dato generalizzato. Nasce così, dalla cultura dell'emergenza, una conflittualità tra fasce sociali più deboli, fino a ieri alla ricerca di complicità e reciproca alleanza contro il potere, che si trovano oggi su fronti separati, artificiosamente creati da una informazione attentamente manipolata e distorta: ne fa fede la logica del sospetto e l'incitamento alla delazione che, di fatto, crea un «clima di caccia alle streghe» le cui vittime, come la storia insegna, sono sempre i più deboli.
3) L'intervento dello Stato sulle tossicodipendenze, fondandosi sull'equazione tossicodipendente = malato, ha determinato l'attuale situazione che, nel fallimento dei servizi pubblici, ridotti ad essere solo luogo di distribuzione del sostitutivo prima enfatizzato e poi demonizzato, individua nella delega indiscriminata al privato e nell'assunzione della sua logica, la soluzione del problema. La comunità terapeutica, esplicitazione più chiara di questa delega, racchiude in sé la contraddizione, che fino ad oggi era stata della psichiatria, tra abbandono e controllo, nel momento in cui si rivolge solo a chi è disposto ad adattarsi alle sue regole, segregandolo e separandolo, e non incidendo, così, sulla realtà territoriale che resta terreno di intervento per le istituzioni repressive. Già oggi, prima ancora dell'approvazione delle nuove leggi, il carcere rappresenta l'unica risposta concreta per i tossicodipendenti, se è vero, come è vero, che il 30% della popolazione detenuta è rappresentato da tossicodipendenti, e che molti pretori, utilizzando l'art. 650 del c.p., dispongono ricoveri coatti per tossicodipendenti.
4) A fronte di questa situazione, riteniamo importante che quanti, operatori o no, sono impegnati nella lotta contro tutte le forme di emarginazione, assumano l'obiettivo di proporre servizi che, individuando nella tossicodipendenza uno degli aspetti della questione giovanile, si propongano come luoghi di lotta contro la miseria del territorio, che è miseria economica e culturale, luoghi cioè dove i bisogni di aggregazione, socializzazione e protagonismo dei giovani trovino spazi per esprimersi fino a divenire, al di là ed oltre pretese scientificità, il terreno di verifica pratica su cui l'organizzazione del servizio e la sua stessa operatività deve misurarsi e continuamente modificarsi.
E' per tali motivi che riteniamo importante che il reseau di alternativa alla psichiatria faccia proprie le tematiche qui proposte istituendo una commissione permanente per le tossicodipendenze che si assuma il compito di elaborare un documento comune a tutti i paesi presenti nel Reseau, da proporre come raccomandazioni ai parlamentari europei per la difesa e la tutela dei diritti dei tossicodipendenti contro qualsiasi ipotesi di coazione e/o criminalizzazione.

I partecipanti alla Commissione n° 9