Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 12 nr. 101
maggio 1982


Rivista Anarchica Online

Abdel racconta
di Abdel A.

Come sei giunto agli ideali libertari?
Ho cominciato negli anni '70. Come la maggior parte dei militanti di sinistra ho già avuto esperienza nel Partito Comunista tunisino; e poiché non s'era d'accordo col partito, che è nato negli anni '20, sulle sue posizioni storiche (essenzialmente nei riguardi della colonizzazione, perché a quell'epoca il PC era filo-colonialista, voleva una Tunisia ed un Maghreb, in generale, francesi), si sono dunque condannate le sue posizioni e un gran numero di militanti ha provato a organizzarsi in un nuovo movimento di sinistra. Negli anni '70 abbiamo conosciuto, nella regione in cui vivevo, un insegnante di filosofia che ci ha aiutato a conoscere il pensiero di estrema sinistra, il pensiero marxista... Quindi, a poco a poco, su scala nazionale, c'è stata la creazione, nel '66-'67, dei Gruppi di Studio e d'Azione Socialista, gruppi che si definiscono di estrema sinistra e in cui si trovano militanti maoisti, trotzkisti, tutti quelli cioè che si rifanno alla sinistra e che rifiutano le posizioni del PC.... Dagli anni '72-'73, il gruppo diventa sempre più importante; poi si costituisce l'organizzazione "Lavoratori Tunisini" che ha cominciato a militare in Francia e che ha avuto una grande eco in Tunisia dove è considerata come la principale organizzazione di estrema sinistra. In quel periodo io, come parecchi altri, avevo criticato (e critico tuttora) le sue posizioni "militariste" e il tipo di rapporti esistenti tra i militanti: comitato centrale, militanti di base... Il ruolo dei militanti di base sarebbe quello di eseguire le decisioni del comitato centrale composto da poche persone...

In quest'organizzazione, i quadri erano composti generalmente da studenti o da lavoratori?
Erano essenzialmente studenti perché sono loro che possono accedere al pensiero rivoluzionario e socialista in genere. C'è stato qualche tentativo di integrare dei lavoratori che alla fine è fallito perché, nel paese, la coscienza operaia è essenzialmente "tradeunionista", il che non permette il nascere di una coscienza politica. C'erano anche dei funzionari pubblici che si contavano sulle dita di una mano. A varie riprese sono stato tacciato di trotzkista perché avevo criticato le decisioni del comitato centrale; poi, in seguito a diversi processi, l'organizzazione si è sgretolata. Infine, al termine del '74, ho lasciato l'organizzazione perché non corrispondeva a ciò che io volevo, all'attività rivoluzionaria che volevo portare avanti. Per parecchi anni si è rimasti in attesa, in quanto né il trotzkismo né l'anarchismo erano sufficientemente sviluppati (non c'erano molti libri, visto che lo stalinismo dell'organizzazione soffocava tutte le tesi che non fossero quelle staliniane) e, per questo, ognuno ha cercato la sua strada individualmente. Attraverso alcune persone che erano emigrate in Francia ed in Europa, si sono potuti leggere Pannekoek, Castoriadis, ecc... Poi, un anarco-sindacalista ci ha permesso di conoscere Bakunin, Kropotkin... e, da quel momento, ha cominciato ad emergere un movimento autogestionario che rifiuta lo stalinismo e che opta per quelli che si possono chiamare i Consigli Operai. Così, a partire dagli anni '80, alcuni gruppi che si richiamano ai Consigli Operai hanno cominciato ad operare e sono presenti soprattutto nell'ambiente studentesco. Adesso cominciano ad entrare negli ambienti operai, soprattutto tra i sindacalisti perché ci sono stati moltissimi anarco-sindacalisti che son ritornati in patria; comincia a nascere, principalmente a partire dall'insurrezione del 26 gennaio 1978...

Degli anarco-sindacalisti tunisini?
Dei tunisini che erano emigrati in Francia...

Che cosa rappresentano questi gruppi anarco-sindacalisti?
Numericamente, non sono molto importanti. Ma ci sono moltissimi tunisini che sono tuttora consigliari, che militano nelle organizzazioni in Francia o che hanno operato in organizzazioni come l'Internazionale Situazionista o "Socialisme ou Barbarie". Altri continuano a lavorare in un modo o nell'altro, fanno soprattutto traduzioni di testi consigliari in arabo... Altri ancora si sono ritirati. La nuova generazione di consigliari è una generazione di studenti che, come me, hanno già avuto un passato, hanno militato in organizzazioni staliniste e che, alla fine, vogliono agire non in quanto anarchici ma in quanto persone che rifiutano di essere alle dipendenze del comunismo stalinista. Nel 1980, si è tentata un'esperienza con una decina di persone (studenti soprattutto): si è creata una piccola organizzazione "Per i Consigli Operai", che raggruppava insieme anarchici e trotzkisti. Non ha funzionato perché, in effetti, le divergenze all'interno di quel gruppo, tra anarchici e trotzkisti, erano grandissime. Ma non si può dire che il movimento anti-stalinista di sinistra in Tunisia sia davvero predominante, qualche breccia comincia a crearsi e io credo possibile che un movimento anarchico possa vedere la luce, anche se avrà enormi difficoltà; e queste difficoltà provengono principalmente dal carattere delle società in cui si vive: sono società totalitarie, quindi nemmeno la democrazia, nel senso borghese del termine, è permessa. Non si riescono a trovare gruppi anarchici (o trotzkisti o di estrema sinistra... poco importa), che vendano i loro libri. L'attività si svolge essenzialmente nella clandestinità e quelli che si permettono di parlare in pubblico sono, per gli anarchici, gli anarco-sindacalisti perché, per principio, i sindacalisti sono tollerati.

Gli anarco-sincadalisti militano nei sindacati, in Tunisia, e sotto quale forma? E si dichiarano anarco-sindacalisti? Come cercano di mascherarlo?
No, non possono dichiararsi anarco-sincadalisti visto lo statuto dei diritti politici nel paese. Qui non sono permesse organizzazioni che non si riferiscono al Fronte Nazionale. Gli anarco-sindacalisti non militano nella legalità ma esistono. Aderiscono all'unico sindacato esistente nel paese: l'Unione Generale dei Lavoratori Tunisini (UGTT), e si possono riconoscere come anarco-sindacalisti per le loro proposte di soluzione dei problemi quotidiani.

Ci sono altri movimenti di tendenza libertaria negli altri paesi del Maghreb?
Non in Marocco, in cui tutto il movimento di estrema sinistra è un movimento maoista; ci sono anche dei trotzkisti. In Algeria la situazione è un po' diversa. Il fatto che ci siano moltissimi berberi, quindi una minoranza nazionale e anche il fatto che l'immigrazione è molto più importante, ha permesso dei contatti più stretti tra gli immigrati e i radicali di ogni tendenza che vivono in Francia. Conosco alcuni anarchici, anche individualisti. L'idea dell'autogestione non è un'idea tanto estranea alla storia dell' Algeria perché, durante il movimento di liberazione nazionale, agli inizi del '62, i contadini e gli operai hanno costruito sistemi autogestionari. Quei sistemi erano difesi ad esempio dai consigliari e, tra gli altri, dall' Internazionale Situazionista. E c'è moltissima gente che ha seguito il movimento autogestionario.

Che cosa occorre fare adesso perché il movimento libertario s'ingrandisca?
Secondo me, occorre fare un lavoro teorico, contribuire alla formazione dei giovani. Credo che ci sia, in Tunisia ad esempio, un rifiorire di giovani che sono anarchici ante-litteram. Sono anarchici nella loro vita quotidiana, nel rifiuto dello Stato, nel rifiuto di Dio e non lo sanno, non possiedono una teoria elaborata che permetta loro di approfondire la loro ribellione. Credo che se ci si rivolgesse ai giovani, si potrebbe contribuire alla creazione di un movimento anarchico formidabile. C'è un problema gravissimo nei paesi mussulmani: il problema dell'integralismo, dell'Islam. Moltissimi giovani sono manipolati da seguaci mussulmani, da gente che sfrutta la rivolta giovanile in un senso sostanzialmente negativo. Perciò, ci sono parecchie difficoltà per parlare ai giovani di problemi tabù, tanto più che l'estrema sinistra ora rifiuta di affrontare il problema religioso. Soltanto i libertari o i radicali portano avanti la lotta a livello religioso morale. Si ritiene che questo non porti a grandi risultati, che non ci si possa avvicinare se si pone il problema della religione, mentre per me, tra i punti che mi hanno spinto ad adottare il pensiero libertario, è stata essenzialmente proprio questa contestazione radicale non solo dello Stato in quanto Stato ma anche di Dio. In una situazione in cui il problema rimane sostanzialmente tabù, soprattutto in presenza di quello che viene chiamato rinnovamento islamico, dell'ondata del khomeinismo... Per gli anarchici, c'è molto da lavorare, il lavoro teorico per cercare di raggiungere i giovani, essenzialmente i giovani ribelli. L'anno scorso e anche quest'anno, le scuole sono rimaste chiuse per più di tre mesi; si assiste in questo periodo alla nascita di un movimento liceale, un movimento studentesco (il primo è nuovo) e se c'è materiale teorico necessario, si può contribuire all'emergere del movimento libertario.

Puoi parlarci del tuo arresto, perché e come è avvenuto?
Sono stato arrestato il 26 gennaio 1980, in piena celebrazione degli avvenimenti dell'insurrezione del 26 gennaio '78. In quel momento, ero insegnante ed essendo anche sindacalista, non sapevo perché mi avessero arrestato: se per lotte sindacali o per altro. Gli sbirri sono entrati nel liceo e, davanti agli alunni, mi hanno portato via. Hanno cominciato a torturarmi, a domandarmi a quale organizzazione appartenevo, eccetera. Poiché non dicevo niente (non sapevo perché mi avevano arrestato), mi hanno mostrato dei testi che non avevo redatto io stesso: testi teorici, lezioni di socialismo nei paesi totalitari, volantini che riguardavano l'aumento dei prezzi e dei salari, quindi dei testi che fanno parte del gruppo "Per i Consigli Operai". E, in quel momento, ho saputo che altri compagni erano stati arrestati nello stesso momento perché avevano fatto delle scritte per sostenere la lotta autonoma della classe operaia. Per questo fummo arrestati: per un gruppo di lavoro teorico e di propaganda. Sono stato condannato a un anno, un operaio che era con me a otto mesi e gli altri sono stati rilasciati perché, in quel periodo, il paese ha avuto l'operazione di Gasfa. Ci sono state 15 esecuzioni e delle pressioni internazionali (Francia e USA soprattutto) sul governo perché avviasse un processo di "democraticizzazione". Col risultato che alcuni tra noi sono stati rilasciati e, dopo qualche mese di prigione, amnistiati.