Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 11 nr. 95
ottobre 1981


Rivista Anarchica Online

Euromissili
di Pippo Gurrieri

Nel mese d'agosto, mentre l'Italia consumava alla meno peggio le attese vacanze il Consiglio dei Ministri, per bocca del Ministro della Difesa, il socialista Lagorio, annunciava d'aver deciso di "ospitare" nel suolo italiano la base NATO per 112 missili a testata nucleare "Cruise", meglio conosciuti come "euromissili". Territorio prescelto: Comiso, in Sicilia sud orientale, a due passi dalla costa del canale di Sicilia, di fronte al grande golfo formato da Tunisia e Libia. "Comiso è stata scelta perché ha un aeroporto, una grande area demaniale e una buona rete viaria" dichiarerà in seguito Lagorio.
Ma nella cittadina iblea la popolazione è subito scattata in allarme; la base, oltre al pericolo atomico, comporterà conseguenze gravi per la vita sociale, espropri, corruzione, caro-vita, repressione; istintivamente viene rifiutata ma sin dal primo momento una marea di notizie contrastanti, volutamente ambigue, parte integrante di una ben orchestrata campagna, hanno cercato di confondere le idee; secondo stampa e TV l'operazione sarà indolore, non conterrà rischi di nessun genere, anzi, si apriranno strade per uno sviluppo economico impensato con l'arrivo degli americani e dei dollari.
I partiti locali hanno messo in atto la commedia del rifiuto campanilistico, limitatasi poi alla protesta perché il governo regionale non è stato avvisato prima e a chiedere lo spostamento altrove della base; da soli nell'ambito parlamentare, coi radicali, i comunisti rifiuteranno, a modo loro, gli euromissili. Ovunque gli equilibri politici nazionali verranno imposti, tanto che in alcuni grossi capoluoghi come Bologna, entreranno in crisi le stesse giunte rosse.
A due mesi dall'inizio dell'affare, i maggiori quotidiani non scrivono più nulla, la TV e la radio tacciono, cercando di imporre l'idea del tutto scontato. Le fragili iniziative dei comunisti (raccolte di firme, marce pacifiste, interpellanze parlamentari) vengono regolarmente boicottate e zittite. Per giunta, abbiamo assistito al bluff della notizia dell'istallazione di una centrale nucleare nella stessa zona; notizia il cui unico fondamento era quello di far ripiegare la popolazione e le "teste dure" su un solo male; una settimana dopo Spadolini assicura che la centrale verrà costruita altrove....
In questa sporca vicenda il PSI rappresenta a tutti gli effetti la punta avanzata dell'avventurismo americano, e i suoi Lagorio, Lauricella (presidente dell'Assemblea Regionale Siciliana), come gli stessi esponenti locali Catalano (sindaco di Comiso) e Nicastre (segretario provinciale di Ragusa) sono i fautori della battaglia istituzionale per imporre le decisioni di Reagan e dell'Alleanza Atlantica, anche a costo di mettere in discussione gli equilibri del sottopotere.
Al centro del Mediterraneo, di fronte alla Libia, passaggio obbligato per qualsiasi flotta, la Sicilia ha un'importanza strategica che possiamo definire "naturale". Per gli americani si tratta solo di passare dalla colonizzazione alla militarizzazione dell'isola, ovvero di completare la conquista imperialista iniziata quarant'anni fa col famoso sbarco. È un processo naturale dell'imperialismo quello di assoggettare una determinata nazione economicamente e culturalmente, disintegrare l'unità esistente tra gli sfruttati (un buon sistema è sempre stato la deportazione al nord; un altro il saccheggio del patrimonio storico-culturale), asservire in questa opera le fasce di borghesia ed il parassitismo per utilizzarli come gendarmi autoctoni degli interessi capitalistici. A quest'opera aveva finora pensato lo Stato italiano, in Sicilia, in Sardegna, in tutto il Mezzogiorno. Che adesso il lavoro lo continuino gli americani cambia poco o niente. Alle basi logistiche o militari in senso stretto, di Testa dell'Acqua, Monte Lauro, Ispica, Porto Palo, Marzamemi, Augusta, Sigonella, Falconara, Favignana, Pantelleria e Lampedusa si aggiungerà, da com'è nei progetti NATO, la base missilistica di Comiso, la più moderna ed importante base NATO d'Europa, la cui messa in opera è prevista per il 1984.
La militarizzazione del territorio, finora molto limitata per la non centralità delle basi esistenti, è destinata ad estendersi modo mastodontico, e la stessa caratteristica dei Cruise (missili movibili che in caso di uso vengono trasportati nel raggio di centinaia di chilometri) imporrà la costruzione di vie interne e strutture d'appoggio in tutta l'isola, non solo materiali, ma anche politiche. Come già fecero quando sbarcarono nel '43, gli americani utilizzeranno il folto sottobosco di gruppi mafiosi da anni operanti nell'isola in stretto contatto con i servizi segreti. Ma non è escluso che la Sicilia divenga anche teatro di scontri fra le tendenze filo libiche di cui è piena, ed i mercenari della NATO. Da tempo si parla di finanziamenti di Gheddafi a gruppi fascisti e separatisti, mentre Palermo e Catania pullulano di organizzazioni culturali filoarabe (Lega Siculo-Araba, la rivista "Sicilia Oggi" ed altre). Quindi la Sicilia come prolungamento della guerra guerreggiata fra USA e Libia? Anche questo è possibile.
Comiso, cittadina di 25.000 abitanti, è situata al centro di una zona agricola fra le più ricche dell'Isola: prodotti in serra e giardini di aranci ne fanno un centro agricolo ricco che richiama un'immigrazione dall'interno di circa 6.000 persone. Il problema occupazionale è quindi molto secondario; se un problema c'era era dato dalla difficoltà di esportare i suoi prodotti per la cronica mancanza di sistemi di trasporto funzionanti. L'aeroporto militare "Magliocco", fino al '70 usato a scopi commerciali, dopo la sua chiusura ha accentuato questi problemi. Adesso è stato designato a divenire un grande hangar di 200 ettari per contenere i 112 missili a testata nucleare.
Sulla struttura della base ne sono state dette di tutti i colori: si è parlato all'inizio dell'esproprio di 300 ettari e di utilizzare le colline per costruirvi i sotterranei che dovranno contenere i missili, e questo corrisponde ad un terreno con circa 500 case, e 5.000 abitanti da mandare via; si è fatta la cifra di 15.000 militari americani in arrivo, per poi parlare di soli 1.200 più le famiglie e 200 militari italiani, mentre "assicurano": niente espropri in quanto i 200 ettari del "Magliocco" sono sufficienti. La spesa si aggira sui 200 miliardi. Si ciancia di sviluppo ad una popolazione che lo sviluppo se lo è costruito con le sue lotte e le sue fatiche, mentre il MSI prepara un convegno, sempre a Comiso, per "puntualizzare i problemi vecchi e nuovi che debbono essere risolti perché Comiso, con la funzione assunta nell'ambito dell'Occidente, possa veramente essere il simbolo dei valori di libertà e di sviluppo economico e civile che stanno alla base dell'Alleanza Atlantica".
Ma se dai socialisti ai fascisti il coro è unanime, la popolazione pensa ai sacrifici di tanti anni per dare un avvenire all'agricoltura, teme giustamente che gli espropri si faranno, non vuol sentirne di dormire con i 112 missili a testata nucleare da 200 kilotoni l'uno, piazzati dietro l'uscio, e non vuol sentir parlare di guerra; ma immagina anche l'ascesa dei prezzi, il caro-alloggi, l'irruenza della cultura americana, la corruzione e la droga che si allargheranno in un batter d'occhio, e riparla della sua "rivoluzione", il 5 gennaio 1945, quando si rifiutò di riandare in guerra, si armò e combattè l'esercito italiano, fece di Comiso una Repubblica popolare indipendente, per poi cadere in un bagno di sangue. È un ricordo ma è anche una minaccia che i servizi speciali filoamericani dell'"Espresso", de "La Sicilia" e di tutta la stampa di regime, non riusciranno a cancellare. Ridotti a meri esecutori della politica dei vertici, le strutture politiche si apprestano a divenire le basi logistiche del comando americano; i politici saranno i fiduciari delle direttive militari, gli apologeti della pace armata ed il braccio ufficiale della repressione. Il PCI si appresta invece a divenire il fedele oppositore, la necessaria forza di coagulo e spegnimento delle espressioni dell'incazzatura popolare. La sua caratteristica di partito "occidentale" e parlamentare non prevede alcuna forma incisiva di lotta.
Dall'altro, la prostituzione intellettuale si calerà come branco di sciacalli sulle vittime delle manovre, e lavorerà a giustificare ogni operazione.
Ma se può sembrare irrealizzabile una lotta a questo ennesimo progetto di morte, a noi, anarchici, libertari, compagni rivoluzionari, pare possibile, oltre che necessaria. È una lotta innanzitutto contro il fatalismo che si annida in molti fra i compagni stessi, colpiti dalla propaganda di regime e sbattuti al muro della loro impotenza. Farci sentire "piccoli e soli" in questo momento è ciò che vogliono i nemici di classe, prima di passare alla repressione vera e propria, forti dell'apparato americano e delle moderne tecniche che porteranno nell'isola. È un grosso limite il dare per scontato che la decisione NATO sia ineluttabile. Alla NATO avranno fatto i loro conti e preso in considerazione le eventuali contromisure da attuare verso casi di ribellioni locali. Ma sappiamo che la via della ribellione e della protesta diffusa è l'unica che si impone oggi per affermare il nostro diritto alla vita e alla lotta.
Sin dallo stesso giorno del fatidico annuncio, la sinistra rivoluzionaria e gli anarchici della zona sud-orientale, che già da tempo si incontravano a Comiso per preparare l'intervento contro le decisioni governative, ha cominciato ad intervenire. La stessa sera il centro di Ragusa venne ricoperto di manifesti contro la NATO e la guerra firmati "Gruppo Promotore contro l'installazione della base missilistica a Comiso". Nei giorni successivi tutta la provincia fu ricoperta dagli stessi manifesti che, proprio a Comiso, furono fatti sparire dal PCI che vi attaccò i suoi sopra. Da Ragusa fino a Gela e Niscemi furono fatte sottoscrizioni per affrontare le prime spese, pagare un numero unico dal titolo "Contro la guerra", frutto dell'impegno collettivo, e portare a fondo la campagna contro la base. Nel frattempo cominciarono ad organizzarsi le prime manifestazioni: un primo comizio a Comiso trattenne in piazza per un'ora e mezza centinaia di persone e alla fine, 120.000 lire vennero consegnate ai compagni spontaneamente da decine di contadini e semplici compagni. Il 29 a Ragusa i compagni sfilarono addirittura dietro la processione di San Giovanni muniti di cartelli controinformativi, mentre altri volantinavano alla folla stupita. La stessa azione venne ripetuta a Monterosso Almo la domenica successiva. Nel frattempo le riunioni s'ingrossano, compagni da varie parti dell'isola e del continente si mettono in contatto. Settembre viene dedicato ai comizi nei paesi e all'agitazione capillare. Per l'11 ottobre a Comiso è previsto un convegno nazionale contro l'istallazione della base, al quale sono invitate decine di riviste e giornali del movimento, gruppi politici e individualità impegnati nella lotta di classe antimperialista e antimilitarista. Il convegno e tutte le azioni che lo precedono intendono diffondere in modo più diffuso possibile la protesta contro i progetti di morte dei Signori della Guerra al fine di giungere al più presto alla organizzazione di dimostrazioni popolari capaci di contrastare i piani della NATO.