Rivista Anarchica Online
Euromissili
di Pippo Gurrieri
Nel mese d'agosto, mentre l'Italia consumava alla meno peggio le attese vacanze il Consiglio dei
Ministri, per bocca del Ministro della Difesa, il socialista Lagorio, annunciava d'aver deciso di
"ospitare" nel suolo italiano la base NATO per 112 missili a testata nucleare "Cruise", meglio
conosciuti come "euromissili". Territorio prescelto: Comiso, in Sicilia sud orientale, a due passi
dalla costa del canale di Sicilia, di fronte al grande golfo formato da Tunisia e Libia. "Comiso è
stata scelta perché ha un aeroporto, una grande area demaniale e una buona rete viaria" dichiarerà
in seguito Lagorio. Ma nella cittadina iblea la popolazione è subito scattata in allarme; la base, oltre al
pericolo
atomico, comporterà conseguenze gravi per la vita sociale, espropri, corruzione, caro-vita,
repressione; istintivamente viene rifiutata ma sin dal primo momento una marea di notizie
contrastanti, volutamente ambigue, parte integrante di una ben orchestrata campagna, hanno
cercato di confondere le idee; secondo stampa e TV l'operazione sarà indolore, non conterrà
rischi di nessun genere, anzi, si apriranno strade per uno sviluppo economico impensato con
l'arrivo degli americani e dei dollari. I partiti locali hanno messo in atto la commedia del rifiuto campanilistico,
limitatasi poi alla
protesta perché il governo regionale non è stato avvisato prima e a chiedere lo spostamento
altrove della base; da soli nell'ambito parlamentare, coi radicali, i comunisti rifiuteranno, a modo
loro, gli euromissili. Ovunque gli equilibri politici nazionali verranno imposti, tanto che in alcuni
grossi capoluoghi come Bologna, entreranno in crisi le stesse giunte rosse. A due mesi dall'inizio dell'affare, i
maggiori quotidiani non scrivono più nulla, la TV e la radio
tacciono, cercando di imporre l'idea del tutto scontato. Le fragili iniziative dei comunisti (raccolte
di firme, marce pacifiste, interpellanze parlamentari) vengono regolarmente boicottate e zittite.
Per giunta, abbiamo assistito al bluff della notizia dell'istallazione di una centrale nucleare nella
stessa zona; notizia il cui unico fondamento era quello di far ripiegare la popolazione e le "teste
dure" su un solo male; una settimana dopo Spadolini assicura che la centrale verrà costruita
altrove.... In questa sporca vicenda il PSI rappresenta a tutti gli effetti la punta avanzata dell'avventurismo
americano, e i suoi Lagorio, Lauricella (presidente dell'Assemblea Regionale Siciliana), come gli
stessi esponenti locali Catalano (sindaco di Comiso) e Nicastre (segretario provinciale di Ragusa)
sono i fautori della battaglia istituzionale per imporre le decisioni di Reagan e dell'Alleanza
Atlantica, anche a costo di mettere in discussione gli equilibri del sottopotere. Al centro del Mediterraneo, di
fronte alla Libia, passaggio obbligato per qualsiasi flotta, la Sicilia
ha un'importanza strategica che possiamo definire "naturale". Per gli americani si tratta solo di
passare dalla colonizzazione alla militarizzazione dell'isola, ovvero di completare la conquista
imperialista iniziata quarant'anni fa col famoso sbarco. È un processo naturale dell'imperialismo
quello di assoggettare una determinata nazione economicamente e culturalmente, disintegrare
l'unità esistente tra gli sfruttati (un buon sistema è sempre stato la deportazione al nord; un altro il
saccheggio del patrimonio storico-culturale), asservire in questa opera le fasce di borghesia ed il
parassitismo per utilizzarli come gendarmi autoctoni degli interessi capitalistici. A quest'opera
aveva finora pensato lo Stato italiano, in Sicilia, in Sardegna, in tutto il Mezzogiorno. Che adesso
il lavoro lo continuino gli americani cambia poco o niente. Alle basi logistiche o militari in senso
stretto, di Testa dell'Acqua, Monte Lauro, Ispica, Porto Palo, Marzamemi, Augusta, Sigonella,
Falconara, Favignana, Pantelleria e Lampedusa si aggiungerà, da com'è nei progetti NATO, la
base missilistica di Comiso, la più moderna ed importante base NATO d'Europa, la cui messa in
opera è prevista per il 1984. La militarizzazione del territorio, finora molto limitata per la non
centralità delle basi esistenti, è
destinata ad estendersi modo mastodontico, e la stessa caratteristica dei Cruise (missili movibili
che in caso di uso vengono trasportati nel raggio di centinaia di chilometri) imporrà la
costruzione di vie interne e strutture d'appoggio in tutta l'isola, non solo materiali, ma anche
politiche. Come già fecero quando sbarcarono nel '43, gli americani utilizzeranno il folto
sottobosco di gruppi mafiosi da anni operanti nell'isola in stretto contatto con i servizi segreti.
Ma non è escluso che la Sicilia divenga anche teatro di scontri fra le tendenze filo libiche di cui è
piena, ed i mercenari della NATO. Da tempo si parla di finanziamenti di Gheddafi a gruppi
fascisti e separatisti, mentre Palermo e Catania pullulano di organizzazioni culturali filoarabe
(Lega Siculo-Araba, la rivista "Sicilia Oggi" ed altre). Quindi la Sicilia come prolungamento
della guerra guerreggiata fra USA e Libia? Anche questo è possibile. Comiso, cittadina di 25.000
abitanti, è situata al centro di una zona agricola fra le più ricche
dell'Isola: prodotti in serra e giardini di aranci ne fanno un centro agricolo ricco che richiama
un'immigrazione dall'interno di circa 6.000 persone. Il problema occupazionale è quindi molto
secondario; se un problema c'era era dato dalla difficoltà di esportare i suoi prodotti per la
cronica mancanza di sistemi di trasporto funzionanti. L'aeroporto militare "Magliocco", fino al
'70 usato a scopi commerciali, dopo la sua chiusura ha accentuato questi problemi. Adesso è stato
designato a divenire un grande hangar di 200 ettari per contenere i 112 missili a testata nucleare. Sulla struttura
della base ne sono state dette di tutti i colori: si è parlato all'inizio dell'esproprio di
300 ettari e di utilizzare le colline per costruirvi i sotterranei che dovranno contenere i missili, e
questo corrisponde ad un terreno con circa 500 case, e 5.000 abitanti da mandare via; si è fatta la
cifra di 15.000 militari americani in arrivo, per poi parlare di soli 1.200 più le famiglie e 200
militari italiani, mentre "assicurano": niente espropri in quanto i 200 ettari del "Magliocco" sono
sufficienti. La spesa si aggira sui 200 miliardi. Si ciancia di sviluppo ad una popolazione che lo
sviluppo se lo è costruito con le sue lotte e le sue fatiche, mentre il MSI prepara un convegno,
sempre a Comiso, per "puntualizzare i problemi vecchi e nuovi che debbono essere risolti perché
Comiso, con la funzione assunta nell'ambito dell'Occidente, possa veramente essere il simbolo
dei valori di libertà e di sviluppo economico e civile che stanno alla base dell'Alleanza
Atlantica". Ma se dai socialisti ai fascisti il coro è unanime, la popolazione pensa ai sacrifici di tanti anni
per
dare un avvenire all'agricoltura, teme giustamente che gli espropri si faranno, non vuol sentirne
di dormire con i 112 missili a testata nucleare da 200 kilotoni l'uno, piazzati dietro l'uscio, e non
vuol sentir parlare di guerra; ma immagina anche l'ascesa dei prezzi, il caro-alloggi, l'irruenza
della cultura americana, la corruzione e la droga che si allargheranno in un batter d'occhio, e
riparla della sua "rivoluzione", il 5 gennaio 1945, quando si rifiutò di riandare in guerra, si armò
e combattè l'esercito italiano, fece di Comiso una Repubblica popolare indipendente, per poi
cadere in un bagno di sangue. È un ricordo ma è anche una minaccia che i servizi speciali
filoamericani dell'"Espresso", de "La Sicilia" e di tutta la stampa di regime, non riusciranno a
cancellare. Ridotti a meri esecutori della politica dei vertici, le strutture politiche si apprestano a
divenire le basi logistiche del comando americano; i politici saranno i fiduciari delle direttive
militari, gli apologeti della pace armata ed il braccio ufficiale della repressione. Il PCI si appresta
invece a divenire il fedele oppositore, la necessaria forza di coagulo e spegnimento delle
espressioni dell'incazzatura popolare. La sua caratteristica di partito "occidentale" e parlamentare
non prevede alcuna forma incisiva di lotta. Dall'altro, la prostituzione intellettuale si calerà come branco
di sciacalli sulle vittime delle
manovre, e lavorerà a giustificare ogni operazione. Ma se può sembrare irrealizzabile una lotta
a questo ennesimo progetto di morte, a noi, anarchici,
libertari, compagni rivoluzionari, pare possibile, oltre che necessaria. È una lotta innanzitutto
contro il fatalismo che si annida in molti fra i compagni stessi, colpiti dalla propaganda di regime
e sbattuti al muro della loro impotenza. Farci sentire "piccoli e soli" in questo momento è ciò che
vogliono i nemici di classe, prima di passare alla repressione vera e propria, forti dell'apparato
americano e delle moderne tecniche che porteranno nell'isola. È un grosso limite il dare per
scontato che la decisione NATO sia ineluttabile. Alla NATO avranno fatto i loro conti e preso in
considerazione le eventuali contromisure da attuare verso casi di ribellioni locali. Ma sappiamo
che la via della ribellione e della protesta diffusa è l'unica che si impone oggi per affermare il
nostro diritto alla vita e alla lotta. Sin dallo stesso giorno del fatidico annuncio, la sinistra rivoluzionaria e gli
anarchici della zona
sud-orientale, che già da tempo si incontravano a Comiso per preparare l'intervento contro le
decisioni governative, ha cominciato ad intervenire. La stessa sera il centro di Ragusa venne
ricoperto di manifesti contro la NATO e la guerra firmati "Gruppo Promotore contro
l'installazione della base missilistica a Comiso". Nei giorni successivi tutta la provincia fu
ricoperta dagli stessi manifesti che, proprio a Comiso, furono fatti sparire dal PCI che vi attaccò i
suoi sopra. Da Ragusa fino a Gela e Niscemi furono fatte sottoscrizioni per affrontare le prime
spese, pagare un numero unico dal titolo "Contro la guerra", frutto dell'impegno collettivo, e
portare a fondo la campagna contro la base. Nel frattempo cominciarono ad organizzarsi le prime
manifestazioni: un primo comizio a Comiso trattenne in piazza per un'ora e mezza centinaia di
persone e alla fine, 120.000 lire vennero consegnate ai compagni spontaneamente da decine di
contadini e semplici compagni. Il 29 a Ragusa i compagni sfilarono addirittura dietro la
processione di San Giovanni muniti di cartelli controinformativi, mentre altri volantinavano alla
folla stupita. La stessa azione venne ripetuta a Monterosso Almo la domenica successiva. Nel
frattempo le riunioni s'ingrossano, compagni da varie parti dell'isola e del continente si mettono
in contatto. Settembre viene dedicato ai comizi nei paesi e all'agitazione capillare. Per l'11
ottobre a Comiso è previsto un convegno nazionale contro l'istallazione della base, al quale sono
invitate decine di riviste e giornali del movimento, gruppi politici e individualità impegnati nella
lotta di classe antimperialista e antimilitarista. Il convegno e tutte le azioni che lo precedono
intendono diffondere in modo più diffuso possibile la protesta contro i progetti di morte dei
Signori della Guerra al fine di giungere al più presto alla organizzazione di dimostrazioni
popolari capaci di contrastare i piani della NATO.
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