Rivista Anarchica Online
Ma non c'è solo la N
di Ugo Dessy
La scienza asservita al potere ha approntato per la guerra del futuro armi tanto micidiali e
impietose da sembrare partorite dalla mente stessa di Satana. Perfino l'arma nucleare, con la sua
apocalittica potenza distruttiva, appare più "umana" se paragonata alle nuove armi per lo
sterminio di massa costituite da agenti patogeni disgregatori della vita. Pur partorite da lucide
scientifiche menti della razza umana, la ragione e il buon senso dei popoli si rifiutano di credere,
perché neppure possono concepirle, che esistano armi come quelle che alcuni scienziati hanno
descritto, ammonendo i potenti e avvertendo l'umanità che stiamo precipitando in un baratro, nel
cui fondo è la fine di tutto. Di queste armi, le più rozze, già in parte e in minime dosi
sperimentate, sono quelle chimiche.
Costituite da sostanze altamente tossiche, nebulizzate su piccole o vaste superfici, determinano in
breve tempo una morte atroce. Una tra le più vecchie di queste armi è l'iprite, un liquido che
evapora lentamente diffondendosi nell'atmosfera circostante. Ai tedeschi spetta il titolo d'infamia
per averla usata per primi durante la prima carneficina mondiale. Nonostante il metodo
rudimentale di diffusione - l'iprite veniva lanciata sul nemico in bombe-barattolo - gli effetti
furono ugualmente micidiali e così atroci da sollevare sdegno e riprovazione nell'opinione
pubblica mondiale. In un solo attacco con quel gas nel 1918 sul fronte francese, nella località
Ypres-St-Quintin, si ebbero 85 morti immediate, 7.000 uomini fuori combattimento e un numero
molto superiore a questo di decessi successivi per le conseguenze tossiche del gas inalato.
È vero che durante la prima carneficina mondiale i tedeschi usarono i gas soltanto contro i
militari; ma è anche vero che successivamente le nuove strategie belliche, correlate alle nuove
armi, hanno coinvolto nelle stragi anche le popolazioni. I primi a inaugurare il concetto di guerra
totale furono gli italiani, i quali, durante la campagna coloniale del 1935/36, usarono l'iprite
contro la popolazione abissina, per fiaccarne la resistenza. Attualmente, sia con la scoperta e la
produzione di nuove e più micidiali sostanze tossiche, sia con le innovazioni tecnologiche che
consentono ai mezzi aerei la nebulizzazione di grandi quantità dell'agente tossico prescelto, la
guerra chimica assume aspetti distruttivi immensamente superiori che nel passato. Alcuni nuovi
composti chimici da guerra sono noti, come l'LSD e i gas nervini; altri sono tenuti sotto il segreto
militare, come il composto che si nasconde dietro la sigla TM3-215, prodotto negli USA, del
quale peraltro si conoscono gli effetti, che sono stati così descritti: "Perdita di muco nasale,
difficoltà di respiro, senso di oppressione toracica, restringimento della pupilla, oscuramento
della vista, emissione di bava, sudorazione eccessiva, nausea, vomito, crampi, emissione
involontaria di urina e di feci, contrazioni dei muscoli a scatto, convulsioni e barcollamento, mal
di capo, confusione mentale, sonnolenza, spasmo agonico, cessazione del respiro e morte". La
descrizione degli effetti sull'uomo, in seguito alla inalazione del TM3-215, è stata fatta dal
Fètizon, docente di termodinamica, e dal Magat, docente di chimica fisica, entrambi della Facoltà
di Scienze di Orsay, in un loro saggio del 1968, "L'arsenale tossico". Le nuove armi chimiche hanno lo scopo
di eliminare l'uomo o distruggere il suo habitat o tutte e
due le cose insieme. È noto l'uso della diossina nei composti defolianti, che gli USA hanno
impiegato in Indocina, che hanno desertificato vaste zone boscose. Esperimenti con LSD -
secondo gli Autori appena citati - sono stati fatti su di un contingente di truppa della NATO,
immettendo la sostanza allucinogena nel caffè del mattino. Sono stati minuziosamente registrati
gli effetti sul comportamento di queste cavie umane e descritti in un documento dello SHAPE, lo
stato maggiore NATO. Sulla questione, il Fétizon e il Magat osservano che "dal punto di vista
militare, gli aggressivi chimici offrono il vantaggio di poter essere usati contro il nemico nella
sua collettività, militari e civili, senza però recar danno agli edifici e all'equipaggiamento bellico.
Essi quindi, tra l'altro, evitano il problema della ricostruzione postbellica che produsse così gravi
difficoltà dopo la seconda guerra mondiale. Quest'ultima considerazione diventerebbe
importantissima nel caso di una guerra intrapresa per conquistare spazio vitale per l'eccesso di
popolazione". E ancora: "Gli aggressivi chimici sono meno spettacolari delle bombe nucleari e,
normalmente, vengono considerati con minore apprensione; sono invece potentissime armi per la
distruzione di massa e come tali dovrebbero essere messe al bando e sottoposte a controllo.... La
sopravvivenza dell'umanità, tuttavia, dipende da questa come da tutte le altre armi". L'arma
batteriologica nella storia remota, era conosciuta e usata esclusivamente dalle divinità,
quando intervenendo nei conflitti tra uomini decidevano di sostenere una parte su un'altra. O
anche quando irati per le turpitudini umane mandavano sulla terra terribili pestilenze. Apollo
diffuse nel campo degli Achei un morbo misterioso, perché questi avevano offeso un suo
sacerdote. E dovette essere un'ecatombe, che non risparmiò neppure gli animali - a sentire
Omero: "Prima i giumenti e i presti veltri assalse, poi le schiere a ferir prese, vibrando le
mortifere punte; onde per tutto degli esanimi corpi ardean le pire". Jahvé, dal canto suo, dimostrò
una grande conoscenza e capacità d'uso delle armi biologiche, quando - come dice la Bibbia - per
ottenere la liberazione del suo popolo mandò tra gli Egiziani paurosi malanni. Su indicazioni del
suo vendicativo Dio, Mosé prese delle "faville di fornace" e "sparse quelle verso il cielo; e da
esse nacquero negli uomini e negli animali ulcere dalle quali germogliavano bolle". In tempi attuali, la scienza
degli uomini supera di gran lunga quella degli dei. Qualunque
moderno stregone assoldato dal potere può "fare la magia", mandare la peste e sterminare i
nemici. Insieme alle armi atomiche e chimiche, quelle biologiche costituiscono la trilogia di
guerra nota con la sigla ABC - ritenuta dagli strateghi l'arma assoluta nella guerra totale.
Stralcio dalla voce relativa al manuale La stratégie pubblicato da Charles Henri Favrod nel
1975,
alcuni brani esplicativi: "Gli argomenti invocati dagli strateghi partigiani della utilizzazione degli agenti
biologici in
tempo di guerra sono i seguenti: le tecniche per la loro realizzazione sono, comparate con quelle
che la fabbricazione delle armi atomiche esige, semplici e assai poco costose, alla portata di
qualsiasi paese in grado di produrre dei vaccini. Gli agenti biologici si propagano
spontaneamente tra i membri di una popolazione colpita e una quantità minima è sufficiente per
ottenere risultati su grande scala. L'unità di produzione di piccole dimensioni può essere
facilmente dissimulata e la dispersione degli agenti infettivi non necessita di un costoso arsenale
di missili, di sottomarini o di bombardieri. Infine, un attacco biologico eventuale colpirà
unicamente la popolazione, lasciando intatte le vie di comunicazione, i ponti, le navi, eccetera.
Per questa ragione la guerra biologica ha potuto essere definita negli Stati Uniti con
l'eufemismo 'guerra non distruttiva'". Con la scoperta di nuove tecnologie, la scienza ha affinato le sue
conoscenze sul piano della
medicina, in fisiologia e biologia. Le scoperte nel mondo batteriologico di agenti infettivi e di
vaccini e sostanze immunizzanti, che avrebbero dovuto esclusivamente giovare all'uomo e al suo
sviluppo civile, liberandolo da quei flagelli naturali in gran parte conseguenti a condizioni di vita
miserabili, sono state invece rivolte contro lo stesso uomo, per tenerlo vieppiù incatenato allo
sfruttamento. E quando la scienza, come quella attuale, asservita al militarismo, perde la sua
ragione di essere, che è quella di conservare e potenziare la vita, per diventare fonte di
distruzione e di morte, allora è una scienza da rifiutare, è una scienza da combattere. Per la
scienza, nel caso specifico, si tratta di predisporre l'uso pratico e sistematico - calcolando ogni
fattore di rischio, ogni elemento ambientale - di microrganismi nocivi o tossine, adeguato alle
contingenti necessità degli strateghi della guerra, per eliminare temporaneamente o
definitivamente il nemico nel suo insieme e/o il suo patrimonio alimentare, allevamento e
colture. L'arma batteriologica è insidiosa e micidiale; contro di essa non esiste difesa in quanto
chi è colpito non conosce l'agente infettivo specifico né ha potuto o può più
immunizzarsi. Non è un mistero che i paesi "civili" spendono annualmente somme considerevoli, dietro
il
paravento umanitario della medicina, per la ricerca e la sperimentazione di armi per la guerra
biologica. È risaputo che negli Anni Cinquanta l'URSS era all'avanguardia in questi studi e che
gli USA si sono dati da fare per recuperare il terreno perduto. Nel solo 1964, infatti, gli USA
hanno speso circa 150 milioni di dollari per ottenere in laboratorio nuovi agenti infettivi da
contrapporre a quelli approntati dai comunisti. Questa competizione scientifica tra le due
superpotenze, che è il caso di dire creano nuove e più micidiali specie di agenti
infettivi, supera
ogni fantasia che mente malata può concepire. Sulla efficacia bellica dell'arma biologica, il
colonnello dell'Armata Rossa - citato dal microbiologo svedese Carl Göran Héden - ebbe a
dichiarare: "Gli studi più recenti ci permettono di stabilire un confronto tra eventuali perdite
dovute ad armi convenzionali, aggressivi chimici ed energia nucleare da una parte, e perdite
dovute ad agenti biologici dall'altra; affermiamo perciò che una guerra biologica avrebbe oggi
conseguenze più gravi di qualsiasi altra". Gli effetti "sperimentali" di una guerra moderna
combattuta con le armi silenziose e subdole del
condizionamento psicologico, di quella guerra che il potere ha dovunque dichiarato ai popoli per
assoggettarli totalmente in modo nuovo e scientifico, già si vedono nell'apatia, nella
sonnolenza,
nella remissività della gente attuale. E, parallelamente, questa constatazione può farsi per gli
effetti di una guerra chimica e batteriologica già in atto sperimentalmente, visibili nella
diminuita
resistenza umana agli attacchi di agenti infettivi e nella diffusione allarmante di forme nuove di
cancri e leucemie. Perciò sarebbe il caso che il lettore insonnolito, condizionato a confondere
la
realtà con la fantasia, si desse di tanto in tanto il classico pizzicotto, per rendersi conto che
stiamo parlando di fatti purtroppo spiacevoli per tutti e per ciascuno. È inutile voler pensare che
queste armi da pazzi esistano soltanto nelle menti degli scrittori di fantascienza o in quelle dei
denigratori della civiltà. Abbiamo numerose testimonianze di scienziati non insigniti di onorificenze
governative,
testimonianze documentate che i mass-media si guardano bene dal pubblicizzare, sulla corsa agli
armamenti biologici in atto tra le due superpotenze, cui partecipano di conserva i rispettivi
satelliti. Questa corsa viene spiegata partendo dal concetto moderno di guerra, la cui strategia è
fondata sulla difesa-offesa globale, che, superando lo scontro fra eserciti, coinvolge con gli
eserciti anche le popolazioni. Nessuna arma come quella biologica è la più idonea a sterminare o
a mettere fuori uso o a terrorizzare militari e civili insieme. Sul piano tattico - sempre secondo le
moderne strategie militari - l'arma biologica lascia ampie libertà di manovra per le sue stesse
caratteristiche. A esempio, il periodo di incubazione della malattia diffusa in territorio nemico o
anche la possibilità di utilizzare in territorio infetto contingenti di occupazione immunizzanti. Si
ritiene molto valido - sempre ai fini della guerra - l'uso di queste armi in caso di operazioni
controrivoluzionarie in un determinato paese. È certo che numerose di queste armi sono pronte
all'uso. Si conoscono le relazioni immunologiche e biochimiche tra l'agente di infezione e la sua
vittima e si conoscono speciali metodi di trattamento genetico dei batteri e dei virus che possono
produrre micidiali infezioni contro le quali non esistono terapie - mentre, in conseguenza, si
stanno sviluppando le tecniche per la produzione su vasta scala sia di specifici nuovi agenti
infettivi che dei loro vaccini. Si conoscono infine esattamente le dosi sufficienti per infettare
l'uomo; e ciò fa presupporre che siano stati fatti esperimenti anche su cavie umane,
probabilmente su prigionieri politici in isolamento. Un buon numero di agenti infettivi possono essere
disseminati con il metodo dell'aerosol e
assunti dall'uomo per inalazione. Sulla particolare virulenza di alcuni agenti si fa l'esempio della
F. tubarensis (detto la febbre dei conigli), di cui sono sufficienti 25 cellule assorbite per
inalazione per diffondere una epidemia estremamente debilitante, quando non mortale. Per
provocare invece la febbre del Queensland, anch'essa estremamente debilitante, basta inalare una
sola particella di Riktesia burneti. A proposito della R. burneti, l'Héden scrive
che "teoricamente
parlando" - cioè non calcolando la dispersione e la degradazione del virus in ambiente favorevole
- "3 grammi di tessuto embrionale di pulcino sarebbero sufficienti a contenere la dose attiva per
una infezione di portata mondiale". C'è chi sostiene - senza essere pessimista - che se finora le
armi biologiche non sono state usate, ciò non è dipeso da questioni morali, dalla riprovazione che
l'uomo dovrebbe provare davanti all'uso di mezzi turpi nell'ammazzare il suo prossimo, ma
principalmente dal fatto che non se ne è presentata la necessità e che ancora non si erano bene
risolti tutti i problemi inerenti al loro uso, compresi i sistemi di difesa con l'immunizzazione. C'è
anche chi sostiene - forse con un po' di pessimismo - che "in piccolo" siano già state usate, in
particolare dopo le due ultime guerre mondiali. Si fa riferimento in particolare, alla spaventosa
epidemia influenzale del 1918-20, nota con il nome di Spagnola, che causò milioni di decessi,
e
le varie Asiatiche, influenze di vastissima diffusione, estremamente debilitanti, apparse negli anni
successivi alla seconda carneficina mondiale. A conoscere il cinismo e la malizia del potere nei suoi atti di
conservazione e ristabilizzazione,
sorge legittimo il dubbio che tali epidemie siano state scientificamente diffuse nel popolo per
fiaccarne la forza rivoluzionaria in quegli anni di massacri, di disoccupazione, di fame: alla
diffusione nel 18-20 del virus della rivoluzione socialista in Russia è verosimile che
l'internazionale dei padroni abbia opposto la diffusione del virus reazionario della Spagnola.
Simili illazioni sono più fondate di quanto non possa sembrare a un esame superficiale della
natura del potere e della sua storia intessuta di orrori. In verità si hanno notizie anche di recenti
esercitazioni militari fatte "sul vivo" con armi batteriologiche e non sempre con batteri innocui.
Scrive il già citato microbiologo Héden: "Si parla... di un attacco sperimentale, simulato,
che avrebbe interessato il 75% delle truppe
nemiche ma anche 600 mila civili della popolazione neutrale o chiaramente alleata". E ancora,
più particolarmente, "la possibilità di disperdere agenti biologici su vaste zone è stata
dimostrata sperimentalmente usando particelle inerti o spore di bacteri innocui. Per esempio, un
pulviscolo di particelle inorganiche (da 200 chilogrammi di materiali per un tratto di costa
lungo 250 chilometri) si diffuse nell'entroterra per un'area di circa 80 mila chilometri quadrati
entro i quali la dose inalata variava da un minimo di 15 a un massimo di 15 mila particelle al
minuto. Un altro esperimento: 600 litri di spore batteriche in sospensione furono vaporizzati dal
ponte di una nave lungo una rotta di 3 chilometri a 3 chilometri dalla costa, mantenendosi ad
angolo retto con il vento di terra. La situazione meteorologica favoriva il gonfiarsi e il diluirsi
della nube di aerosol eppure essa potè essere seguita per circa 37 km e si ritrovarono dosi
infette fin dentro gli edifici per un'area di 250 chilometri quadrati". Le strategie militari prevedono modi
diversi di impiego degli agenti biologici, utilizzando i più
disparati vettori: atmosferici, come il vento, animali, come la zanzara, o meccanici, come navi o
aerei dotati di potenti nebulizzatori - questi ultimi, a parere dei militari, poco affidabili perché
facilmente intercettabili dalla difesa del paese attaccato. La tattica privilegiata è quella più
semplice e più subdola dell'impiego di agenti-sabotatori in veste di normali turisti. Essi
punterebbero sui settori nevralgici: trasporti, approvvigionamento, serbatoi di acqua potabile,
allevamenti, sede di governo, quartier generale delle forze armate, comunicazioni, eccetera, che
risentirebbero per primi gli effetti dell'attacco, con la conseguente paralisi del paese. Si fa notare
che un simile attacco, ben condotto, non necessita di una dichiarazione ufficiale di guerra,
evitando così tutte le complicazioni che questa comporta sia sul piano dei rapporti internazionali
che delle possibili risposte del paese attaccato o di suoi eventuali alleati. La microbiologia, come si accennava
precedentemente, è giunta a livelli altissimi di conoscenza
e di manipolazione. Intervenendo sul piano genetico si possono produrre nuovi virus (o bacteri)
contro i quali ovviamente non si hanno difese, se non da parte di chi li ha prodotti. Alcune
infezioni richiedono cure immediate, un intervento ai primi sintomi, per evitare il decesso del
malato. Così il carbonchio e la peste polmonare, con mortalità del 100% se non si interviene
entro le ventiquattro ore dall'assunzione del microbo. È chiaro che in caso di simili infezioni può
salvarsi soltanto chi è già immunizzato o chi può disporre con immediatezza di specifiche
terapie. È anche da sottolineare che una ulteriore pericolosità di queste armi consiste nella
facilità
con cui possono essere prodotte, per i bassi costi e per la relativa semplicità di impiego. Anche
un paese con scarsità di mezzi e di tecniche, può, volendo, scatenare il finimondo. Si dice, infatti,
che l'arma biologica è la principale arma del povero, del sottosviluppato che non può permettersi
il lusso di un armamentario nucleare. L'arma biologica può definirsi un terribile micidiale
strumento di offesa a portata di mano e contro la quale è difficilissima la difesa. Ma è possibile -
e in questa direzione si muovono le ricerche delle superpotenze - che i paesi tecnologicamente
più avanzati portino i loro studi e le loro scoperte nel campo della microbiologia a livelli tali da
individuare una vastissima gamma di specie di agenti infettivi e i relativi processi di
immunizzazione. Concludendo con le deliranti ipotesi degli strateghi della guerra, si consiglia l'uso
delle armi
batteriologiche dopo l'attacco nucleare: esse risulterebbero estremamente micidiali, poiché le
radiazioni del fall-out riducono le difese immunologiche naturali dell'individuo. In pratica, i
sopravvissuti al nucleare riceverebbero il colpo di grazia con una pioggia di bacteri-spray. Ce n'è
quanto basta per farci dubitare seriamente dell'attributo di civile dato pomposamente a questa era
tecnologica e a farci considerare altrettanto seriamente la necessità e l'urgenza di una
sollevazione in massa contro gli assertori della guerra - da considerarsi alla stregua di
pericolosissimi maniaci da ricoverare urgentemente in cliniche di riumanizzazione.
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