Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 11 nr. 93
giugno 1981 - luglio 1981


Rivista Anarchica Online

I mass-media anarchici

Cari compagni,
queste note vorrebbero essere un contributo, per quanto modesto, per il dibattito (impostato da Melandri su "A" 90) sulle pubblicazioni della coop. editrice A.
Quando, da anarchico, mi trovo a criticare il modo in cui è strutturato il processo comunicativo nella società odierna pongo soprattutto l'accento sulla gestione centralizzata dei mezzi e degli strumenti per far cultura, sull'ineguale (e per la maggior parte di noi inesistente) possibilità d'accesso alle fonti di produzione del sapere sociale: come terapia pongo la necessità di dare a tutti la reale ed uguale possibilità di esprimersi e di incidere sugli sviluppi evolutivi della società. D'altronde non posso fare a meno di constatare come questo desiderio libertario egualitario proiettato in un'ipotetica realtà al di là da venire, sia oggettivamente ed inevitabilmente negato OGGI all'interno appunto dello stesso movimento che se ne fa portatore: la disparità di mezzi economici, la possibilità di vivere ed agire in ambienti più o meno ricchi di stimoli e possibilità (il paesino o la metropoli) creano che lo si voglia o no una certa diseguaglianza all'interno dello stesso movimento anarchico: una diseguale possibilità di incidere sul corso del movimento libertario, una certa "divisione del lavoro" con la formazione di "caste intellettuali" sia pur non esplicitamente dichiarate o coscientemente vissute. Si potrebbe forse affermare che tali "nodi di potere" sono di fatto inesistenti perché, sviluppando teorie e pratiche anarchiche contengono in se stessi i presupposti della propria autodissoluzione: il rischio è però quello di creare il più mostruoso dei poteri il più inanalizzabile e nascosto: il Potere anarchico (come perpetuarsi della diversa capacità-possibilità di incidere influenzare, condizionare).
Una possibile soluzione potrebbe essere una serie di "giornali amorfi" di pagine bianche alla disposizione di tutti; ma esiste già il bollettino del C.d.A. e nessuno ci scrive... e d'altronde non si può certo negare a chi lo voglia di farsi il proprio giornale, di seguire una propria linea redazionale... ed ecco che il problema si riduce ancora una volta alla solita disparità di mezzi economici per cui io posso al massimo fare un ciclostilato locale e i compagni di Milano una rivista su scala nazionale con due potenziali auditorii evidentemente differenti. D'altronde in ultima analisi non si può negare che esistano individui con capacità intellettuali ed esperienza maggiori di altri e quindi in grado di dare un maggior apporto costruttivo: che conseguenze trarre da ciò?
In conclusione non mi sembra di poter trovare una soluzione che non sia quella proposta da Melandri (la formazione del famoso cordone ombelicale) pur rivelandone le ambiguità: un gruppo ristretto di persone che diventa l'interlocutore privilegiato dell'intero movimento anarchico, grazie al monopolio pressoché totale della "grande stampa" anarchica.
Fraterni saluti

Marco B. (Rovellasca)