Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 10 nr. 85
estate 1980


Rivista Anarchica Online

Ma Galli continua
a cura della Redazione

Quando ha iniziato lo sciopero della fame il 12 maggio, pesava 67 chili, non certo tanto per il suo metro e 70 d'altezza: ora, passata la metà d'agosto, è poco sopra i 50 chili. E continua a calare. Con la sua voce pacata, il compagno Sandro Galli ci tiene a parlare soprattutto delle ragioni e del significato della sua lotta, tesa ad ottenere l'abrogazione dell'obbligo del giuramento di fedeltà alle leggi dello Stato (Codice Rocco compreso, sottolinea Galli) per tutti i dipendenti statali. Già nel '75 lui si rifiutò di giurare e per questo l'anno successivo si ritrovò disoccupato, "decaduto" dall'incarico di insegnante. Nel '77 ha potuto riprendere l'insegnamento, prima come precario, quindi passato per legge "d'ufficio": ma quando si è trattato di giurare, ancora una volta Galli si è rifiutato. E per portare all'attenzione dell'opinione pubblica antifascista le ragioni del suo rifiuto e l'esigenza dell'abrogazione di quel giuramento, ha iniziato lo sciopero della fame. Dopo circa un mese e mezzo, in seguito a ripetuti collassi che hanno fatto temere per la sua vita, Galli è stato ricoverato d'urgenza all'ospedale, ma anche lì non ha mai sospeso la sua lotta. L'ho solo attenuata dal 29 giugno al luglio, per ricostruire le difese immunologiche del sangue - precisa - ma dal 10 luglio in poi ho ripreso ad attuare lo sciopero della fame "duro", nutrendomi solo con acqua e zuccheri.
All'epoca del suo ricovero in ospedale, il "caso Galli" è balzato agli onori della cronaca e all'attenzione dei politici, amministratori locali, associazioni varie, che non hanno voluto perdere una buona occasione per apparire aperti e democratici, facendo leva sull'aspetto riformatore della lotta di Galli. Il sindaco comunista di Bologna, Zangheri, si è particolarmente dato da fare, mettendo un pullman del comune a disposizione di una delegazione di amici e compagni di Galli che è andata a Roma ed in parte è stata ricevuta dal presidente della repubblica Pertini; ha scritto un articolo di simpatia e sostegno su "La Repubblica"; si è fatto promotore dell'abrogazione del giuramento per gli statali di Bologna (e la cosa si sta allargando all'intera regione Emilia Romagna). Pertini ha poi telefonato a Galli in ospedale, restando a lungo a colloquio con lui: anche a lui - precisa Galli - non ho potuto che confermare la mia volontà di continuare lo sciopero della fame fino all'effettivo raggiungimento dell'abrogazione del giuramento. E questa abrogazione non c'è ancora stata, nonostante che un telex del 23 giugno a firma del ministro dell'istruzione, il d.c. Adolfo Sarti, ampiamente ripreso dai giornali, abbia potuto far credere, nella sua stesura farisaica e burocratica, che Galli avesse ottenuto il suo scopo. Come ben chiarito nel numero di luglio/agosto del periodico anarchico emiliano-romagnolo La questione sociale (quasi interamente dedicato al "caso Galli"), quel telex e l'interpretazione che ne hanno dato i mass-media costituiscono un mortale inganno ed un'ignobile manovra per raggirare e deridere la gente. È stato detto che il ministro aveva disposto l'abrogazione del giuramento, mentre in realtà si è limitato ad invitare le autorità locali a sospendere l'obbligo per il solo Galli in via provvisoria, in attesa di ricevere il parere in merito del Consiglio di Stato. Il che, è evidente, è una cosa ben diversa.
In una lettera aperta ai compagni, scritta il 25 luglio, due settimane cioè dopo la ripresa dello sciopero "duro", Galli si dichiara convinto che questo attacco all'istituto fascista del giuramento per affermare le libertà fondamentali di tutti, sia la continuazione dell'impegno che i compagni, ognuno secondo le proprie possibilità e volontà, hanno da sempre prestato. Ho pensato anche che fosse una risposta all'attacco repressivo dei governanti che inizialmente si era concretato con la carcerazione dei compagni (...). In questo mio impegno antifascista hanno rilievo i fatti e non le parole e sappiamo che il pensiero del compagno che opera non si esprime a parole né con esse si trasmette (...). Nel nostro colloquio, Galli sottolinea con forza che la sua non è e non deve essere considerata una lotta di tipo sindacale, tesa com'è ad affermare una questione di libertà, ed anche la diffusione del nostro pensiero e del metodo di lotta anarchico.
Alcuni compagni hanno espresso scetticismo sulla sproporzione tra l'obiettivo della lotta (l'abrogazione del giuramento) e la posta in gioco (la vita stessa di un compagno). È davvero così importante questa questione del giuramento? Per Galli, non c'è dubbio: innanzitutto il giuramento ti esclude come lavoratore libero e ti rende a tutti gli effetti un coatto; considera poi che così viene sancito il tuo obbligo di eseguire qualsiasi ordine di un superiore (a meno che non sia palesemente in contrasto con altre leggi) come nell'ambito militare; e poi tutto ciò fa parte di quel retaggio legislativo fascista (Codice Rocco in testa) che è divenuto parte della normativa della repubblica nata dalla resistenza. In ogni caso, io non ho mai chiesto niente a nessuno, questa lotta la sto portando avanti con la mia posizione specifica di Sandro Galli. Nella sua citata lettera ai compagni, Sandro chiarisce ulteriormente il suo pensiero in proposito: mi dispiace che i compagni siano preoccupati per le mie condizioni di salute e che il mio impegno a continuare la lotta coerente con le mie convinzioni anarchiche possa procurare loro un ulteriore stato di ansia, ma spero di cuore che si possa evitare di ragionare solo in termini di vita o di morte, ma piuttosto in termini di metodo e coerenza con il pensiero anarchico. Per chiarire la sua posizione, Galli ci tiene a precisare la sua estraneità al comitato che si è costituito intorno alla sua lotta e che se n'è fatto paladino soprattutto in campo istituzionale, facendo fruttare quei contatti che tradizionalmente noi anarchici non abbiamo, appunto perché non ci interessano.
In ogni caso, già si sa di insegnanti che hanno inviato ai loro superiori lettere di revoca del giuramento a suo tempo prestato, in esplicita concordanza e solidarietà con la lotta di Galli. Da solo, insomma, l'anarchico Sandro Galli è riuscito a muovere le acque stagnanti, a far discutere, a far riflettere, a mettere in discussione una pratica servile, un compromesso di cui forse molti nemmeno avevano coscienza. Da solo, assistito unicamente dal padre, in una Bologna deserta dei suoi cittadini e pur ricolma dello sgomento e della rabbia per l'orribile strage del 2 agosto, Sandro prosegue la sua lotta. Non hai pensato di sospenderla, all'indomani di quella bomba che ha seminato tanta morte, proprio qui a Bologna, accentrando tutta l'attenzione della gente e dei mass-media? - gli chiedo prima di por fine al nostro colloquio. Comprendo quello che vuoi dire: io credo però che proprio questa strage, di chiara matrice, richieda l'intensificazione del nostro impegno antifascista. Ed io mi sento sempre più impegnato ad andare avanti.
Da solo, davanti al muro di gomma dell'ipocrisia e della sordità dei governanti (ma io non ho mai creduto che le forze clerico-fasciste avrebbero mai rinunciato ad una qualsiasi iniziativa pur di impedire quest'abrogazione - sostiene Galli), prosegue il suo sciopero della fame. Fino a quando potrà continuare?