Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 10 nr. 80
febbraio 1980


Rivista Anarchica Online

Il medioevo prossimo venturo
di Luciano Lanza

Potrà sembrare enfatico: con gli arresti del 7 aprile, del 21 dicembre e del 24 gennaio si chiude un ciclo storico. Certo prendere delle date come momento conclusivo di un processo storico-sociale è quasi sempre arbitrario, ma la storia è fatta anche di date. L'impero romano era già caduto quando nel 476 i barbari deposero Romolo Augustolo, comunque è a quell'atto formale che noi facciamo riferimento per contrassegnare la fine di un periodo storico.
Così oggi il generale Dalla Chiesa, novello Odoacre, con i suoi blitz chiude formalmente un'epoca: la rivolta nata nel '68, e anche in questo caso la progettualità, la rivolta, gli ideali del '68 sono già morti, o sopravvivono solo in piccole sette messianiche. Il parallelo storico è, beninteso, più impressionistico che reale, ma sicuramente fonte di riflessione. Se oggi la polizia viene rafforzata, ha la licenza di arrestare, di sparare, con assoluta impunità, se le misure restrittive vengono approvate con tanta tracotanza, non è forse perché il potere può godere in qualche misura di un consistente consenso?
Tutto questo è ancora più drammatico se pensiamo che poco più di dieci anni fa persino i sindacati erano costretti a chiedere il disarmo della polizia e a spingersi su lotte sempre più avanzate. Questi, e molti altri ancora, sono segni evidenti che il contesto sociale e politico è cambiato radicalmente di qualità.
Lo sfacelo della sinistra rivoluzionaria viene ratificato non solo dall'azione giudiziaria dei magistrati filo-P.C.I., quanto dall'incapacità del movimento a rispondere adeguatamente, contrattaccando il potere, mettendone in rilievo la sua criminalità istituzionale. Le cause di questa disgregazione sono molteplici, è ovvio, però un agente di accelerazione (ma in parte anche di creazione) del fenomeno è sicuramente la lotta armata. Questa ha prodotto una divaricazione del movimento: solo un'esigua minoranza ha abbracciato la logica clandestina lottarmatista, mentre la stragrande maggioranza è ripiegata su posizione neoriformiste o è piombata in un inconcludente "privato" che va dal "misticismo orientale" al "rock del sabato sera".
Di fronte a questa situazione desolante, a questa mancanza di intervento sociale, si sviluppa l'azione sempre più marcata del potere giudiziario poliziesco a cui il potere politico ha delegato la soluzione delle sue crisi oggi sempre più simili a congiure di palazzo.
Per giudicare la validità di una teoria - è pratica scientifica corrente - si deve valutare se questa, una volta messa in pratica, ha prodotto gli effetti supposti. La strategia della lotta armata prevedeva di costringere il potere a restringere, o ad annullare, gli spazi democratici sulla spinta di azioni sempre più violente che elevassero i "livello di scontro". Questa involuzione autoritaria avrebbe innescato la risposta violenta di ampi strati della classe lavoratrice e si sarebbe avuto l'evento rivoluzionario.
La realtà ha invece dimostrato che la strategia della lotta armata, oggi, in Italia, non porta ad un evento rivoluzionario, ma che l'involuzione autoritaria dello stato si muove su un elevato grado consenso. Ma ancora più sconfortante è constatare che, di fatto, il consenso ai valori dell'attuale società esiste anche tra i sedicenti rivoluzionari, altrimenti come spiegare il fiorire di delatori (Fioroni è solo il caso più clamoroso e il più mitomane), di accuse e di contro-accuse di denuncie pubbliche? Non si tratta solo di faide interne. Da tutto questo emerge una pratica comportamentale che riconosce allo stato il diritto di regolare i conflitti, di punire, di sorvegliare. L'atteggiamento garantistico di molti degli autonomi arrestati non è forse il riconoscimento di una potenziale imparzialità dello stato? Si può obiettare che la posizione di prigionieri giustifichi questa dissonanza tra idee professate (l'idealismo diffuso, ecc.) e condotta giudiziaria. Ma anche in questo caso se è comprensibile l'aspetto umano e individuale bisogna riconoscere che sotto il profilo politico il garantismo non si concilia affatto con i valori alternativi precedentemente propugnati. Da questo salto logico la strategia dell'area dell'autonomia esce perdente, riprova ne è la scarsa presa della campagna politica per la liberazione di Negri e compagni.
Arduo trarre delle considerazioni conclusive dall'analisi abbozzata. Il rischio di fare il solito fervorino di chiusura aleggia già nell'area. Però non è affatto sicuro che ci aspetti un tetro medioevo (riprendendo il parallelo storico di prima). La caduta dei miti, l'avanzata delle orde barbariche di Dalla Chiesa, la violenza dei guerriglieri del marx-leninismo non ha chiuso tutti gli spazi d'azione, anzi, paradossalmente, fanno riscoprire il valore delle tematiche libertarie. Il pessimismo della ragione, certo, ma anche l'ottimismo della volontà.