Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 9 nr. 76
estate 1979


Rivista Anarchica Online

Il compromesso ingiallito
di Emilio Cipriano

Un'estate di lavoro, quella del 1979, per i politici italiani. Ma alla fine, fatto il governo, tutti sono partiti per il meritato riposo. Certo Cossiga non era proprio l'ideale, ma serviva per colmare i bollenti spiriti di Bettino Craxi sonoramente trombato dalle resistenze democristiane. Tra le invenzioni della classe politica italiana adesso possiamo annoverare un altro reperto archeologico: il governo di tregua. Inesauribile fantasia.
Gli aspetti grotteschi della cronaca politica ormai non si contano più, perfino i commentatori degli organi di stampa si trovano in difficoltà nel tentativo di imbonire il pubblico. D'altro canto la situazione di stallo permane. Le elezioni, pur registrando un consistente calo del P.C.I. e una sostanziale stasi della D.C., hanno mantenuto inalterati i rapporti di forza in Parlamento, non certo modificati dalla lieve crescita dei partiti minori. Così il famoso ricorso anticipato alle urne non ha sbloccato la situazione, anzi, registrando un 14% di non votanti e schede bianche o nulle, ha messo in luce una salutare frattura tra società civile e istituzioni. Questa percentuale, la più elevata registrata in questi anni, è ancora più significativa se si tiene conto della sua composizione di sinistra e giovanile.
Il P.C.I., punito alle elezioni, ha anticipato i suoi avversari prima della riapertura delle Camere: Berlinguer sul settimanale ideologico Rinascita ha rilanciato l'ipotesi del compromesso storico. Le ragioni che spingono Berlinguer a questo passo sono molteplici e non ultima la necessità di riaffermare la validità di una scelta politica a cui è strettamente legato il suo nome e il suo prestigio all'interno del partito.
I dirigenti comunisti si sono resi conto che rimanere ancora in situazione intermedia - né al governo né all'opposizione - diviene sempre più pericoloso in termini di consenso elettorale, soprattutto di fronte ad una D.C. che, maestra nei giochi di palazzo, riesce a scaricare sullo scomodo interlocutore il costo politico del crescente scontento popolare.
Per uscire dalla crisi economica e per impostare una efficiente politica economica Berlinguer ritiene che l'unica alternativa risieda nel compromesso storico perché è convinto che "Le forze conservatrici dell'Italia degli anni '80 dimostrano la stessa cecità e incapacità politica che l'editoriale di Rinascita (redatto da Togliatti nel 1946, n.d.r.) denunciò allora? La stessa incapacità, persino nel difendere seriamente i loro interessi? Direi proprio di sì?".
Quindi il P.C.I. si presenta come forza politica in grado di salvaguardare anche gli interessi delle forze conservatrici, visto che queste sono cieche e non lo sanno fare "seriamente". Le profferte amorose non si fermano qui. Berlinguer ripropone la disponibilità per una "politica di austerità" che comporterebbe un coinvolgimento della classe operaia in un programma di cogestione: "E ci rendiamo conto che anche per la classe operaia il cessare di dare per scontato che i problemi dell'accumulazione e della produzione siano lasciati in mano e comunque risolti dai capitalisti e il prendere invece coscienza che oggi è suo dovere storico assumerli su se stessa e farli propri (nell'ambito di certi fini e di certi obiettivi) richiede una scala diversa delle proprie esigenze e rivendicazioni, implica certamente un salto politico e culturale, comporta l'acquisizione di quella che oggi, con moda discutibile, viene chiamata cultura di governo".
Sacrifici e autosfruttamento per salvare l'Italia e rilanciare l'economia, dunque. I termini della proposta berlingueriana sono chiari, così chiari che Berlinguer può retoricamente domandarsi: "È possibile che nessuno dentro la D.C., dopo la morte di Moro, dimostri di intendere che questo è il banco di prova per tutti e che, per ciò che la riguarda, è in gioco il suo ruolo e forse la sua essenza di partito popolare e democratico?".
La D.C. però non è in grado di dare una risposta chiara, stante l'eterogeneità della sua composizione, e la condiscendenza mostrata da Zaccagnini non coinvolge tutto il partito. Per di più molti democristiani rifiutano l'ipotesi del compromesso non solo per "l'ottusità del pragmatismo, le miserie del qualunquismo, i calcoli brevi dell'opportunismo" indicati da Berlinguer, ma perché hanno compreso che l'abbraccio con il P.C.I. si rivelerà mortale per la D.C. e tramonterà definitivamente l'egemonia scudo-crociata. In pratica Berlinguer vorrebbe che il potere (cioè la D.C.) rinunciasse alle sue prerogative. Finché ci saranno margini di manovra la D.C. farà di tutto per sfuggire al pretendente troppo focoso. Tutte le alchimie governative saranno utilizzate per ritardare quanto più possibile il "tragico evento". Anzi, in questo frangente la D.C. ha saputo prevenire la mossa dell'avversario imbastendo una grossa campagna pubblicitaria anticomunista con la famosa "operazione profughi vietnamiti". L'idea era azzeccata. Si è potuto fare dell'anticomunismo su fatti concreti, sorreggendo il tutto con una ben orchestrata campagna pubblicitaria. I comunisti hanno incassato il colpo e le loro controffensive hanno fatto poca presa: personaggi compromessi con il regime fascista, bottegai, ceto medio improduttivo, ecc.. Anche perché non è completamente vero e perché l'aspetto criminale del genocidio è troppo scoperto per poter essere occultato con giustificazioni ideologiche. Ma se l'idea era azzeccata, non altrettanto è stata la sua realizzazione. Si è trattato di un salvataggio "all'italiana", infatti per recuperare poco meno di un migliaio di profughi si sono spesi miliardi su miliardi. Per di più i profughi provengono quasi tutti da "campi" della Malaysia e pochissimi sono quelli raccolti effettivamente in mare. Quindi un mezzo insuccesso che diverrà completo visto che a coordinare tutta l'operazione è stato nominato l'on. Zamberletti che in fatto di profughi si è fatto un'ottima esperienza in Friuli. Benedetto sottogoverno.
Ma il ridicolo di cui sanno coprirsi i governanti non riesce a divertirci più di tanto perché nel frattempo l'inflazione ha ripreso la sua corsa verso l'alto e sono cominciati a fioccare i licenziamenti. Buon autunno.

Emilio Cipriano